Il Pizzo Spadolazzo e tutti i suoi laghetti
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Una zona per noi ben conosciuta, ma qua e là e senza una continuità che solo un'escursione ad anello può fornire. Al Bivacco Suretta, escluso da questo giro ma molto vicino, ci andavamo spesso con gli sci in primavera quando altrove le condizioni non erano ancora di pendii scarichi; al Pizzo Spadolazzo ci eravamo saliti in condizioni invernali e la situazione della cresta sommitale con un'ampia cornice ci aveva fatto dimenticare di guardarci attorno. E comunque in tutte queste situazioni la "contemplazione" dei tanti e bellissimi laghi era stata impossibile soprattutto per l'innevamento: grave mancanza perchè sono tutti veramente splendidi e, anche e soprattutto, pochissimo frequentati. Infatti in una serenissima giornata di agosto tutti gli escursionisti erano concentrati sulla cima del Pizzo Spadolazzo o sparsi sul sentiero di accesso più breve dall'Alpe Suretta: altrove nessuno!
Dall'imbocco della pista sterrata si prosegue fino ad oltrepassare il torrente della Val Suretta, dove si trovano le indicazioni per il bivacco; il sentiero sale serpeggiante nel pascolo sassoso, attraversando vari rigagnoli e portandosi ad un vago ripiano superiore dove tende a dirigersi sulla destra (Alpe Spluga). La salita affronta un traverso ascendente piuttosto regolare che avvicina ad una parete di rocce verticali e rossastre, per poi andare ad attraversare una piccola distesa di massi; a questo punto la pendenza diminuisce nettamente arrivando al ripiano sabbioso da cui, specialmente in primavera, va a formarsi la cascata del Suretta, il cui torrente - in questa stagione ridotto a ben poca cosa - prende origine dalle nevi del Ghiacciaio di Suretta Sud. Le indicazioni, dopo aver accostato il laghetto di Q2520, si avviano su pietraia anche piuttosto ripida al corridoio che introduce al Passo Suretta (Pass da Suretta), semplice apertura nell'oceano di sassi che ricopre a questa quota ambedue i versanti. Dalla Svizzera (Val Ursaregl, laterale della Val da Niemet) non sembra salire alcuna traccia e nemmeno sembrano visibili marcature a vernice; le mappe (OSM) riportano un passaggio verso la Bocchetta di Pinirocolo, ma è più teorico che frequentato. La bollatura italiana si addentra brevemente in territorio elvetico salendo a destra fra grossi massi su di un dosso roccioso a picco sulla stupenda conca del Lago Ghiacciato, con la sua forma irregolare blu intenso incisa fra le pietre multicolori. Qui si apre il punto più tecnico dell'escursione con la ripida discesa - assistita da catene corrimano - in un canalino umido fino all'altezza della riva del lago; si continua poi verso destra su pietrame più comodo fino a potersi affacciare al margine del ripiano che costituisce l'apertura del Passo del Lago Nero (Pass di Lai Nero), sporta in verticale sul Lago Nero che sarà l'ultimo bacino della giornata. La traccia affronta a questo punto la facile salita della dorsale settentrionale dell'anticima nord del Pizzo Spadolazzo, dove si trova un ometto di sassi ed un'incisione cruciforme a modo di cippo confinario. Il passaggio alla vetta principale, identificata con una croce metallica, avviene dapprima lungo la comoda cresta, poi, dove questa si affonda verso est su lastronate compatte, segue un esposto sentierino che scende di vari metri attraverso il versante occidentale di terriccio e rocce friabili per salire da ultimo al basamento del manufatto. Il sentiero di discesa, per lungo tratto ripido e di pietrame smosso, oltrepassata una spalla moderatamente più solida, si accavalla numerose volte alla teorica linea di confine fino a raggiungere, su terreno più erboso, un nuovo laghetto (Q2276). [Occorre far notare che la Carta Nazionale Svizzera, pur senza nominarne alcuno, riporta almeno altri sedici laghetti - senza contare quelli rappresentati come temporanei stagionali - fra il Passo Suretta ed il Passo d'Emet]. Dopo questo specchio d'acqua il sentiero scende verso il bivio con la via al Passo d'Emet percorrendo suggestivi corridoi erbosi fra estesi affioramenti di lastroni rocciosi, che talora arrivano a formare profondi avvallamenti; al piano, compresa fra le baite dell'Alpe Macolini (o d'Emet) e la conca del Lago d'Emet, la traccia si volge ad evitare la direzione verso il Rifugio Bertacchi per intraprendere a destra la traversata in semipiano della testata della Valle Scalcoggia fin quasi a raggiungere i muri di sostegno della cava degli Andossi. A questo punto, non molto visibile nel pascolo, si distacca sulla destra in salita una traccia erbosa che, poco oltre inizia a manifestare una efficace bollatura bianco/rossa. Il sentierino sale gradualmente fino ad un ripiano leggermente paludoso, per poi incrementare la pendenza fra le piodate che infittiscono; sempre più roccioso, arriva a valicare una dorsale che rappresenta il margine più elevato della conca del Lago Nero. La discesa sulla riva avviene esclusivamente attraversando una distesa di blocchi, ben indirizzati dai frequenti segni a vernice; una volta raggiunte le sponde del lago, ci si accorge che questo fa parte della rete di rifornimento dell'invaso di Montespluga: il livello delle acque, tramite la costruzione di tre piccole dighe, qualora superasse una certa altezza, verrebbe regolato tramite uno scarico in galleria verso il fondovalle. Una traccia a filo d'acqua segue il perimetro occidentale del bacino fino a confluire nel sentiero Suretta-Passo del Lago Nero, seguendo il quale, a larghe curve dissestate, oltrepassato un rudere e l'imbocco di una galleria di servizio, scende di quota fino al livello dei pascoli; qui volge nettamente a sinistra pianeggiando in direzione dell'Alpe Suretta. Un sentierino verso destra scende direttamente al parcheggio.
Dall'imbocco della pista sterrata si prosegue fino ad oltrepassare il torrente della Val Suretta, dove si trovano le indicazioni per il bivacco; il sentiero sale serpeggiante nel pascolo sassoso, attraversando vari rigagnoli e portandosi ad un vago ripiano superiore dove tende a dirigersi sulla destra (Alpe Spluga). La salita affronta un traverso ascendente piuttosto regolare che avvicina ad una parete di rocce verticali e rossastre, per poi andare ad attraversare una piccola distesa di massi; a questo punto la pendenza diminuisce nettamente arrivando al ripiano sabbioso da cui, specialmente in primavera, va a formarsi la cascata del Suretta, il cui torrente - in questa stagione ridotto a ben poca cosa - prende origine dalle nevi del Ghiacciaio di Suretta Sud. Le indicazioni, dopo aver accostato il laghetto di Q2520, si avviano su pietraia anche piuttosto ripida al corridoio che introduce al Passo Suretta (Pass da Suretta), semplice apertura nell'oceano di sassi che ricopre a questa quota ambedue i versanti. Dalla Svizzera (Val Ursaregl, laterale della Val da Niemet) non sembra salire alcuna traccia e nemmeno sembrano visibili marcature a vernice; le mappe (OSM) riportano un passaggio verso la Bocchetta di Pinirocolo, ma è più teorico che frequentato. La bollatura italiana si addentra brevemente in territorio elvetico salendo a destra fra grossi massi su di un dosso roccioso a picco sulla stupenda conca del Lago Ghiacciato, con la sua forma irregolare blu intenso incisa fra le pietre multicolori. Qui si apre il punto più tecnico dell'escursione con la ripida discesa - assistita da catene corrimano - in un canalino umido fino all'altezza della riva del lago; si continua poi verso destra su pietrame più comodo fino a potersi affacciare al margine del ripiano che costituisce l'apertura del Passo del Lago Nero (Pass di Lai Nero), sporta in verticale sul Lago Nero che sarà l'ultimo bacino della giornata. La traccia affronta a questo punto la facile salita della dorsale settentrionale dell'anticima nord del Pizzo Spadolazzo, dove si trova un ometto di sassi ed un'incisione cruciforme a modo di cippo confinario. Il passaggio alla vetta principale, identificata con una croce metallica, avviene dapprima lungo la comoda cresta, poi, dove questa si affonda verso est su lastronate compatte, segue un esposto sentierino che scende di vari metri attraverso il versante occidentale di terriccio e rocce friabili per salire da ultimo al basamento del manufatto. Il sentiero di discesa, per lungo tratto ripido e di pietrame smosso, oltrepassata una spalla moderatamente più solida, si accavalla numerose volte alla teorica linea di confine fino a raggiungere, su terreno più erboso, un nuovo laghetto (Q2276). [Occorre far notare che la Carta Nazionale Svizzera, pur senza nominarne alcuno, riporta almeno altri sedici laghetti - senza contare quelli rappresentati come temporanei stagionali - fra il Passo Suretta ed il Passo d'Emet]. Dopo questo specchio d'acqua il sentiero scende verso il bivio con la via al Passo d'Emet percorrendo suggestivi corridoi erbosi fra estesi affioramenti di lastroni rocciosi, che talora arrivano a formare profondi avvallamenti; al piano, compresa fra le baite dell'Alpe Macolini (o d'Emet) e la conca del Lago d'Emet, la traccia si volge ad evitare la direzione verso il Rifugio Bertacchi per intraprendere a destra la traversata in semipiano della testata della Valle Scalcoggia fin quasi a raggiungere i muri di sostegno della cava degli Andossi. A questo punto, non molto visibile nel pascolo, si distacca sulla destra in salita una traccia erbosa che, poco oltre inizia a manifestare una efficace bollatura bianco/rossa. Il sentierino sale gradualmente fino ad un ripiano leggermente paludoso, per poi incrementare la pendenza fra le piodate che infittiscono; sempre più roccioso, arriva a valicare una dorsale che rappresenta il margine più elevato della conca del Lago Nero. La discesa sulla riva avviene esclusivamente attraversando una distesa di blocchi, ben indirizzati dai frequenti segni a vernice; una volta raggiunte le sponde del lago, ci si accorge che questo fa parte della rete di rifornimento dell'invaso di Montespluga: il livello delle acque, tramite la costruzione di tre piccole dighe, qualora superasse una certa altezza, verrebbe regolato tramite uno scarico in galleria verso il fondovalle. Una traccia a filo d'acqua segue il perimetro occidentale del bacino fino a confluire nel sentiero Suretta-Passo del Lago Nero, seguendo il quale, a larghe curve dissestate, oltrepassato un rudere e l'imbocco di una galleria di servizio, scende di quota fino al livello dei pascoli; qui volge nettamente a sinistra pianeggiando in direzione dell'Alpe Suretta. Un sentierino verso destra scende direttamente al parcheggio.
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