Bivacco Sacchi e tre monti
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Da decenni non tornavo sull'Appennino e questa volta, incuriosito dalle caratteristiche geologiche e botaniche della zona lette qua e là, decidiamo di compiere un anello al confine fra le province di Piacenza, Parma e Genova che si rivela molto più interessante e soddisfacente del (erroneamente) previsto: non è necessario avvicinarsi o superare i 3000 metri di quota per trarre appagamento da un'escursione (come se non fosse ovvio...). Tutta l'area, benchè non superi i 1800 metri (o meglio, risulta così erosa da ormai non più superarli), è formata da circhi glaciali antichissimi con tutte le caratteristiche tipiche di cordoni morenici, laghi e torbiere; gli affioramenti rocciosi sono per la maggior parte di rocce serpentinose che, come noto, in base all'età delle fratture e della conseguente ossidazione, si presentano di colori variabili dal grigio-blu al rosso-arancione. Si cammina per ore attraverso (per noi "nordici") incredibili estensioni di foreste di faggio che lasciano talora spazio a radure di arbusteti di mirtillo; a quote più elevate, proprio qui sul Monte Nero, si riscontra l'unica stazione di pino mugo originale dell'intero Appennino (altrove si è artificialmente diffusa la forma alpina), che presenta - a quanto si legge sui tabelloni esplicativi all'inizio del percorso - caratteristiche intermedie col pino uncinato. Per quanto riguarda la fauna maggiore, a detta dei locali (che comunque camminano nei boschi con sonori campanelli appesi allo zaino), si riscontra una notevole riduzione del tanto vituperato cinghiale ad opera di ben ambientati ed organizzati gruppi di lupi.
Tutta l'escursione percorre vie che in stagione più opportuna e soprattutto nei giorni festivi risulta assai frequentata; tutti i sentieri sono indicati e bollati con precisione.
All'interno del tornante che forma il Passo Zovallo, accanto a tabelle esplicative del sito naturalistico, inizia in ripida salita una rudimentale pista sterrata (sentiero 001) che si addentra lungamente nella faggeta; si alternano vari tratti pianeggianti a brevi salite e qualche discesa, attraversando talora poco marcate vallette torrentizie di scarsa pendenza. Lasciato a sinistra il sentiero diretto per il Monte Nero, da cui torneremo, si continua con analoghe caratteristiche fino ad incontrare due torbiere: una di limitata superficie ancora con un buon strato di acqua, e la seconda, molto più ampia, ormai del tutto interrata; da qui si intraprende una salita molto sassosa - sembra di percorrere il greto di un torrente - che termina sulle rive del Lago Nero. Lo specchio d'acqua, benchè piuttosto esteso, risulta poco limpido per la limitata profondità, ma la presenza di cospicue ovature di rospo comune ne garantisce l'abbondante ossigenazione. Qui, invece di proseguire direttamente per il bivacco, compiamo una deviazione a destra in discesa per raggiungere la Fontana Gelata, una sorgente perenne a temperatura costante (6° C) che costituisce l'inizio convenzionale del torrente Nure. L'ambiente è suggestivo, fra blocchi di serpentino e muschi, ma ancora più impressionante diventerà salendo verso il non lontano Bivacco Sacchi: si sale - anche ripidamente - fra enormi massi, torrioni e guglie di roccia rugginosa dispersi nella foresta di faggi posta ai piedi del Groppo delle Ali. Il bivacco (oggettivamente sporco e squallidamente semivuoto, nonchè maleodorante) costituisce la base per la vicina Ferrata Mazzocchi (le prime attrezzature visibili sono quantomeno obsolete...) e per interessanti viette di roccia nei dintorni. Dal bivacco sale ripidissimo un sentierino che conduce fino ad una selletta senza nome compresa fra il Monte Bue ed il Groppo delle Ali: volgiamo a destra per raggiungere i vasti e panoramicissimi prati posti sulla sommità delle pareti del Groppo; da qui un bel sentierino serpeggiante nella foresta conduce fino alla base della cupola erbosa del Monte Bue, che qui coincide con una pista di servizio agli impianti sciistici della cima. Sulla vetta un enorme rifugio, un deposito dismesso e fatiscente e la confluenza di vari skilift; poco distante, una croce al vertice di una crestina terrosa dovrebbe essere la vera cima. Si scende quindi un pendio di ghiaietto (pista per Prato della Cipolla) fino ad una bocchetta con quadrivio di sentieri: si prosegue diritto lungo la traccia sterrata di servizio alle installazioni tecniche del Monte Maggiorasca, fino a raggiungerne la quasi-sommità (la vera cima è recintata attorno al gruppo di antenne) occupata dalla statua della Madonna di Guadalupe: estesissimo il panorama sulla Val d'Aveto. Dopo essere tornati al quadrivio, si procede verso destra praticamente in piano, fino a trovare - ancora a destra e non segnalato - il sentiero per la Sella Costazza (o Sella di Monte Bue). Inizialmente su ripido pascolo, poi definitivamente fra mughi e rocce rugginose e ruvide, si intraprende la salita della cresta ENE del Monte Nero: principalmente si cammina sul crinale, per poi scendere per brevi tratti sul versante settentrionale che domina la conca del Lago Nero. Sono pochi i passaggi dove occorre mantenere l'equilibrio con le mani e solo un breve canale-diedro è attrezzato con qualche metro di sottilissima fune metallica; la cima, ospitante la solita croce, è una piccola spianata affacciata sui ghiaioni meridionali della valletta secondaria detta Buca di Monte Nero. La discesa, che serpeggia attraverso i boschi settentrionali, è lunga e sempre agevole: terminata la fascia di mughi si rientra nella faggeta ad incontrare il bivio col sentiero 001, col quale si rientra alla partenza.
Tutta l'escursione percorre vie che in stagione più opportuna e soprattutto nei giorni festivi risulta assai frequentata; tutti i sentieri sono indicati e bollati con precisione.
All'interno del tornante che forma il Passo Zovallo, accanto a tabelle esplicative del sito naturalistico, inizia in ripida salita una rudimentale pista sterrata (sentiero 001) che si addentra lungamente nella faggeta; si alternano vari tratti pianeggianti a brevi salite e qualche discesa, attraversando talora poco marcate vallette torrentizie di scarsa pendenza. Lasciato a sinistra il sentiero diretto per il Monte Nero, da cui torneremo, si continua con analoghe caratteristiche fino ad incontrare due torbiere: una di limitata superficie ancora con un buon strato di acqua, e la seconda, molto più ampia, ormai del tutto interrata; da qui si intraprende una salita molto sassosa - sembra di percorrere il greto di un torrente - che termina sulle rive del Lago Nero. Lo specchio d'acqua, benchè piuttosto esteso, risulta poco limpido per la limitata profondità, ma la presenza di cospicue ovature di rospo comune ne garantisce l'abbondante ossigenazione. Qui, invece di proseguire direttamente per il bivacco, compiamo una deviazione a destra in discesa per raggiungere la Fontana Gelata, una sorgente perenne a temperatura costante (6° C) che costituisce l'inizio convenzionale del torrente Nure. L'ambiente è suggestivo, fra blocchi di serpentino e muschi, ma ancora più impressionante diventerà salendo verso il non lontano Bivacco Sacchi: si sale - anche ripidamente - fra enormi massi, torrioni e guglie di roccia rugginosa dispersi nella foresta di faggi posta ai piedi del Groppo delle Ali. Il bivacco (oggettivamente sporco e squallidamente semivuoto, nonchè maleodorante) costituisce la base per la vicina Ferrata Mazzocchi (le prime attrezzature visibili sono quantomeno obsolete...) e per interessanti viette di roccia nei dintorni. Dal bivacco sale ripidissimo un sentierino che conduce fino ad una selletta senza nome compresa fra il Monte Bue ed il Groppo delle Ali: volgiamo a destra per raggiungere i vasti e panoramicissimi prati posti sulla sommità delle pareti del Groppo; da qui un bel sentierino serpeggiante nella foresta conduce fino alla base della cupola erbosa del Monte Bue, che qui coincide con una pista di servizio agli impianti sciistici della cima. Sulla vetta un enorme rifugio, un deposito dismesso e fatiscente e la confluenza di vari skilift; poco distante, una croce al vertice di una crestina terrosa dovrebbe essere la vera cima. Si scende quindi un pendio di ghiaietto (pista per Prato della Cipolla) fino ad una bocchetta con quadrivio di sentieri: si prosegue diritto lungo la traccia sterrata di servizio alle installazioni tecniche del Monte Maggiorasca, fino a raggiungerne la quasi-sommità (la vera cima è recintata attorno al gruppo di antenne) occupata dalla statua della Madonna di Guadalupe: estesissimo il panorama sulla Val d'Aveto. Dopo essere tornati al quadrivio, si procede verso destra praticamente in piano, fino a trovare - ancora a destra e non segnalato - il sentiero per la Sella Costazza (o Sella di Monte Bue). Inizialmente su ripido pascolo, poi definitivamente fra mughi e rocce rugginose e ruvide, si intraprende la salita della cresta ENE del Monte Nero: principalmente si cammina sul crinale, per poi scendere per brevi tratti sul versante settentrionale che domina la conca del Lago Nero. Sono pochi i passaggi dove occorre mantenere l'equilibrio con le mani e solo un breve canale-diedro è attrezzato con qualche metro di sottilissima fune metallica; la cima, ospitante la solita croce, è una piccola spianata affacciata sui ghiaioni meridionali della valletta secondaria detta Buca di Monte Nero. La discesa, che serpeggia attraverso i boschi settentrionali, è lunga e sempre agevole: terminata la fascia di mughi si rientra nella faggeta ad incontrare il bivio col sentiero 001, col quale si rientra alla partenza.
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