Hasta Appennino siempre!
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Questa volta invertiamo la rotta, anzichè andare verso nord ci dirigiamo verso sud.....e scopriremo che non si tratta assolutamente di un ripiego!
Partiamo io e Mauro lunedì pomeriggio, con tanto di cane al seguito, e arriviamo al Passo dello Zovallo, al confine delle provincie di Parma e Piacenza, tra la Val Nure e la Val Ceno, in serata.
Il Passo si trova a 1400 metri circa di quota, un bel posto per trascorrervi la notte soli soletti e al fresco, ed è da lì che parte il sentiero che intendiamo percorrere l'indomani e che ci porterà a salire tre cime e a scoprire una porzione di Appennino a noi completamente sconosciuta.
Trascorriamo una notte tranquilla, con la luce della luna che rischiara il paesaggio e il brulicare incessante delle lucciole che iniziano la loro danza pulsante con il calar del buio....poetico spettacolo a cui non siamo più abituati nella nostra luminosa e affollata pianura.
Il mattino ci accoglie con un sole caldo e smagliante, nonostante qualche nuvola inizi già a comparire in lontananza....
Imbocchiamo il sentiero al di là della strada che subito ci fa immergere in un'ombrosa e fresca faggeta e, seguendo le indicazioni per il Lago Nero, dopo aver superato una verdeggiante torbiera, arriviamo sulle rive dello specchio d'acqua che prende il nome dal monte che lo sovrasta....Nero....appunto.
E' un posto bellissimo per sostare ma noi, indefessi, proseguiamo ri-immergendoci nella frescura dei faggi, risalendo ripidamente verso le radure d'altura che preludono alla cima del Monte Bue, su cui sono installati degli impianti di risalita appena rinnovati che non "regalano" molto al paesaggio.
Dalla cima del Bue scendiamo di qualche decina di metri verso una sella, per poi risalire verso la sommità del Monte Maggiorasca, la più alta dell'Appennino, purtroppo anch'essa deturpata da un gruppo di antiestetiche antenne, ma che permette di godere di una bellissima vista verso la Valle dell'Aveto e che, a detta dei locali, permette di vedere il mare nei giorni di aria tersa.
Qui tocchiamo la provincia di Genova!
Dopo una piacevole chiacchierata con un simpatico e colto escursionista indigeno, che ci rende edotti su vari episodi occorsi nella zona nel lontano passato, transitando sempre dal Monte Bue, ci dirigiamo alla volta del Monte Nero, cima che ci riserva una salita un po' più impegnativa, su una cresta rocciosa, con qualche passaggino protetto da corde metalliche, in un ambiente decisamente alpino, immersi nell'unica popolazione di pino mugo presente nell'Appennino settentrionale, residuo dell'ultima glaciazione.
Raggiunta la sommità Borg, il nostro cane, getta la spugna, anche a causa delle spelature ai piedi che si è procurato correndo avanti e indietro come un matto su questo terreno "raspante".
Dalla cima si vede benissimo il Lago Nero e quest' ultima immagine aerea rappresenta la ciliegina sulla torta di questa bella ed appagante escursione.
Da qui si scende abbastanza rapidamente a valle in quanto il Monte Nero si affaccia direttamente sul Passo dello Zovallo, che si raggiunge in un'oretta o poco più di cammino.
Anche questa volta l'Appennino ci ha meravigliati per la bellezza e la varietà dei suoi paesaggi, a volte agresti e a volte rocciosi, sempre abbelliti da splendide faggete che in quota si arricchiscono di altre e innumerevoli essenze frammiste a diverse varietà di splendidi fiori.
Che altro aggiungere? Torneremo sicuramente......
Partiamo io e Mauro lunedì pomeriggio, con tanto di cane al seguito, e arriviamo al Passo dello Zovallo, al confine delle provincie di Parma e Piacenza, tra la Val Nure e la Val Ceno, in serata.
Il Passo si trova a 1400 metri circa di quota, un bel posto per trascorrervi la notte soli soletti e al fresco, ed è da lì che parte il sentiero che intendiamo percorrere l'indomani e che ci porterà a salire tre cime e a scoprire una porzione di Appennino a noi completamente sconosciuta.
Trascorriamo una notte tranquilla, con la luce della luna che rischiara il paesaggio e il brulicare incessante delle lucciole che iniziano la loro danza pulsante con il calar del buio....poetico spettacolo a cui non siamo più abituati nella nostra luminosa e affollata pianura.
Il mattino ci accoglie con un sole caldo e smagliante, nonostante qualche nuvola inizi già a comparire in lontananza....
Imbocchiamo il sentiero al di là della strada che subito ci fa immergere in un'ombrosa e fresca faggeta e, seguendo le indicazioni per il Lago Nero, dopo aver superato una verdeggiante torbiera, arriviamo sulle rive dello specchio d'acqua che prende il nome dal monte che lo sovrasta....Nero....appunto.
E' un posto bellissimo per sostare ma noi, indefessi, proseguiamo ri-immergendoci nella frescura dei faggi, risalendo ripidamente verso le radure d'altura che preludono alla cima del Monte Bue, su cui sono installati degli impianti di risalita appena rinnovati che non "regalano" molto al paesaggio.
Dalla cima del Bue scendiamo di qualche decina di metri verso una sella, per poi risalire verso la sommità del Monte Maggiorasca, la più alta dell'Appennino, purtroppo anch'essa deturpata da un gruppo di antiestetiche antenne, ma che permette di godere di una bellissima vista verso la Valle dell'Aveto e che, a detta dei locali, permette di vedere il mare nei giorni di aria tersa.
Qui tocchiamo la provincia di Genova!
Dopo una piacevole chiacchierata con un simpatico e colto escursionista indigeno, che ci rende edotti su vari episodi occorsi nella zona nel lontano passato, transitando sempre dal Monte Bue, ci dirigiamo alla volta del Monte Nero, cima che ci riserva una salita un po' più impegnativa, su una cresta rocciosa, con qualche passaggino protetto da corde metalliche, in un ambiente decisamente alpino, immersi nell'unica popolazione di pino mugo presente nell'Appennino settentrionale, residuo dell'ultima glaciazione.
Raggiunta la sommità Borg, il nostro cane, getta la spugna, anche a causa delle spelature ai piedi che si è procurato correndo avanti e indietro come un matto su questo terreno "raspante".
Dalla cima si vede benissimo il Lago Nero e quest' ultima immagine aerea rappresenta la ciliegina sulla torta di questa bella ed appagante escursione.
Da qui si scende abbastanza rapidamente a valle in quanto il Monte Nero si affaccia direttamente sul Passo dello Zovallo, che si raggiunge in un'oretta o poco più di cammino.
Anche questa volta l'Appennino ci ha meravigliati per la bellezza e la varietà dei suoi paesaggi, a volte agresti e a volte rocciosi, sempre abbelliti da splendide faggete che in quota si arricchiscono di altre e innumerevoli essenze frammiste a diverse varietà di splendidi fiori.
Che altro aggiungere? Torneremo sicuramente......
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patripoli
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