Triangolino 2591 e Monte Zucchero 2735 - Invernale
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Tutto quello che c'è da sapere sullo zucchero:
lo zucchero è buono. Se lo si tiene come dessert bisogna prevedere almeno un primo. Io ho scelto il Triangolino e come secondo il canale NE dello Zucchero.
lo zucchero è buono. Se lo si tiene come dessert bisogna prevedere almeno un primo. Io ho scelto il Triangolino e come secondo il canale NE dello Zucchero.
Il menu è stato costoso. Fortunatamente non in termini di soldi (tranne per il parcheggio), bensì per il tempo e il dispendio di forze.
Il digestivo infine mi è stato servito sopra Puscennegro: al tramonto mi sono smarrito e mi sono ritrovato a gestire dirupi da aggirare a causa di una vecchia traccia, che swisstopo mi ha proposto, e che io ho ciecamente seguito.
Il conto è arrivato a Sonogno con ben 14 franchi di parcheggio pur essendo fuori stagione, senza turisti e con l'area di parcheggio praticamente vuota. Speriamo che l'importo venga utilizzato a buon fine.
Il Monte Zucchero dal versante NE

Il progetto
L'obiettivo del tour sono Triangolino e Monte Zucchero assieme. Chiaramente dico sempre che vado a tentare almeno una delle due vette tenendo l'altra come remota possibilità aggiuntiva, ma in testa ho un piano molto chiaro: le voglio fare tutte e due.
Oltre al Brenna ci sono poche relazioni sul Triangolino e scarse informazioni sulla salita allo Zucchero da nord, tranne quelle di
Poncione che ha toccato entrambe le cime in estate e ha svolto la salita dal versante NE allo Zucchero. Lui e Moreno Mozzetti della SEV saranno le mie fonti di informazioni utili nella pianificazione. Soltanto dopo l'escursione ho avuto il piacere di leggere la relazione di
Basodino il quale descrive bene la discesa dal versante NE dello Zucchero.
Le incognite sono almeno due: un rischio valanghivo al confine tra moderato e marcato nei versanti E/O/N sopra i 2200 m e un itinerario (quello del versante NE dello Zucchero) di cui non mi sono chiari i passaggi da affrontare e le pendenze da sostenere. Scelgo di salire per primo al Triangolino per portarmi a casa la vetta più remota e per affrontare in salita la parte con più incognite e presumibilmente più difficile che corrisponde al Monte Zucchero qualora lo valutassi fattibile.
Riuscirò a realizzare i miei piani ma lo Zucchero mi terrà in scacco diverse ore e durante il rientro smarrirò il sentiero della via normale da Sonogno.
La traccia indicativa fatta per salire allo Zucchero da NE

Avvicinamento
Mi incammino alle 06.15 da Sonogno. Non incontrerò anima viva nelle prossime 13 ore. Nemmeno nel villaggio stesso.
Mi inoltro nella Valle Redorta su strada asfaltata per raggiungere Fracèd. Al ponte imbocco il sentiero che costeggia il fiume sul lato opposto a quello della strada. Pervengo a Fracèd riattraversando il ponte. Il sentiero percorso fino a qui è un po' inutile nel contesto specifico: mi rallenta con i suoi saliscendi. Se si ha in mente un'escursione di 20 km è più saggio tenersi sulla strada.
Da Fracèd inizia il vero e proprio sentiero e si guadagna finalmente quota. Il sole presto mi accarezza la pelle e l'aria è decisamente primaverile. A Puscennegro, splendida località, apro l'anello: proseguo lungo la Valle di Redorta ignorando le indicazioni per il Monte Zucchero e seguendo quelle per il Passo di Redorta.
Puscennegro 1326 m

Quando mi immetto nell'Alpe di Redorta alla mia sinistra si delineano bene il Triangolino e il versante NE dello Zucchero, entrambi innevati fin dalle pendici. Tra me e l'ampio vallone alla base delle cime c'è un grande scalino da superare: la traccia invernale passerebbe in pieno sullo scalino (300 m circa), ma mancando la neve sotto i 2000 metri questa via presenta troppi problemi secondo la mia valutazione visiva. Ci sono rocce, cespugli, placche, alberi, tronchi, nevai, cascate di ghiaccio, ruscelli semi-congelati. Mi avvicino per individuare un passaggio che possa essermi sfuggito da più lontano ma presto ritorno sul sentiero. Questo si fa molto ripido (ecco perchè la traccia invernale non passerebbe da quello estivo che seguo) ma senza neve non ci sono difficoltà. Il sentiero estivo si porta a ridosso della frastagliata cresta di collegamento tra Triangolino e Corona di Redorta. Presso una quota di circa 1840 m il sentiero devia definitivamente nel ripido canale per il Passo di Redorta. Io invece seguo una traccia abbastanza evidente che si inoltra nel vallone sottostante il Triangolino.
Il sole mi riscalda parecchio, sudo molto, rimango in maglietta anche ben oltre i 2000 metri. Indosso le ciaspole, la neve ora è uniforme.
Triangolino 2591 m visto da Fornaa 2006 m

La neve è portante, il passo fluido, l'escursione piacevole. Passo da Fornaa (che è costituito da una cascina di sassi e da una baita in legno). Proseguo la salita e la pendenza si fa gradualmente più accentuata fino alla quota di 2500m. Qui la situazione cambia: la neve alterna punti con ghiaccio da scalfire in superfice ad accumuli nei quali si sprofonda notevolmente. La pendenza accentuata mi impone di cambiare assetto: piccozza e ramponi. Raggiungo la Bocchetta.
Triangolino 2591 m
La cresta è breve, il dislivello inferiore ai 70-80 metri. Seguo la cornice prestando attenzione e mi tengo sul filo della cresta, la quale presenta facili passaggi rocciosi da arrampicare (max II). In estate si può rimanere più sulla destra nel pendio erboso, ma per me ora è più sicura la cresta. Devo soltanto essere prudente in quanto sull'altro versante è esposta.
Alle 12.30 sono finalmente in vetta!
Cresta per il Triangolino

Monte Zucchero 2735 m dal versante NE
Mi trattengo una ventina di minuti per mangiare. Ora è freddo.
Discendo con attenzione la cresta fino alla bocchetta. Da qui con delicatezza eseguo un traverso lungo la quota 2500 m dove constato che il pendio è piuttosto carico. Questo è il punto di maggiore criticità per quanto riguarda il rischio di valanghe. .
Mi porto alla base del canale molto rallentato dallo sprofondamento negli accumuli di neve. La prima sezione è piuttosto ripida (stimo sui 45 gradi) ma la neve è portante.
Al primo salto di roccia posso aggirare sulla sinistra proseguendo sulla neve ( breve tratto 50/55 gradi), il ghiaccio è spesso presente in superficie e devo romperlo con forza. Quindi mi inoltro in una seconda sezione meno ripida ma sono rallentato dalla neve. Raggiunto il secondo salto di roccia aggiro nuovamente a sinistra e mi porto sopra una breve crestina. Ora sono su pendenze contenute e privo di esposizione rilevante ma subentra il problema della neve: dal ghiaccio vivo si ritorna agli accumuli sfondosi oltre a qualche profondo buco tra i sassi. Questo mi rallenta in modo considerevole. Probabilmente ho impiegato almeno un'ora tra la quota 2600 e la 2700. Per evitare la neve (ci sarebbero ulteriori pendii da risalire con facilità sopra di me) punto ad un diedro apparentemente semplice. Quando raggiungo il passaggio chiave mi accorgo che non è banale: sono 2 o 3 metri da arrampicare su roccette ricoperte di neve o gelate. Mi ricorda il passaggio finale del Campanitt. Nel caso di quest'ultimo tuttavia il passaggio era più breve ma il pendio sottostante estremamente ripido. Qui sono abbastanza tranquillo, c'è da arrampicare ma non ci si sente su una parete esposta: aiutandomi con la piccozza, le mani nude e i denti mi isso al di sopra del diedro e finalmente raggiungo il piccolo plateau sottostante la vetta.
Passaggio chiave (qui sembra piano)

Ho una grande problematica di sprofondamento che mi perseguita fino alla vetta stessa, che raggiungo tramite una breve crestina.
Sono le 15.20 e sono sullo Zucchero!
La cima è una lunga cresta sommitale dotata di un grande omino di rocce, diversi piccoli omini e una piccola croce di legno.
Monte Zucchero 2535 m

Discesa dalla via normale con alcuni errori
Dopo una meritata pausa mi accingo ad affrontare la lunga discesa su Sonogno.
Riesco a seguire i bolli bianco-rossi fino alla Bocchetta di Mügaia. Inizialmente discendo un ampio pendio dalla pendenza sostenuta. Il sentiero poi devia a sinistra affrontando un breve salto in un canaletto e portandosi poi su una dorsale che si mantiene fino alla Bocchetta. Qui indosso le ciaspole poichè la neve è abbondante. Il primo tratto di discesa è ripido. Sento un whum di assestamento quando ormai sono già fuori dal tratto ripido. Nei pressi della quota 2100 perdo la traccia e mi trovo ad affrontare un salto costituito da placche. Per non perdere tempo eseguo un traverso su cenge erbose con le ciaspole ai piedi per riportarmi sulla neve. Controllando la mappa ritrovo presto la traccia nei pressi dell'Alpe di Mügaia.
La neve sparisce soltanto nei pressi di Büsoo, dove mi fermo e tolgo finalmente le ciaspole e l'hartva.
Mi rifornisco di acqua nei ruscelli (ho finito ben 3 litri liquidi) e mi fiondo nel sentiero che prosegue nel bosco. Ci saranno ancora alcune macchie di neve.
A 1600 metri il sentiero ritorna verso sud per aggirare una vasta linea dirupata, ma swisstopo mi ha proposto come traccia un vecchio sentiero. Ignaro di ciò quando vedo che il sentiero non scende ma punta verso Cortign retrocedo e seguo la traccia del mio telefono: questa mi condurrà in una zona piuttosto impervia. Dovrò eseguire diversi tentativi su false tracce fino ad individuare ciò che resta della vecchia traccia, la quale discende un tratto estremamente ripido (T5 +).
Consiglio di evitare questa variante.
Una volta superata la linea di marcata pendenza discendo dritto su Puscen Negro, quindi proseguo per Fracèd e, stavolta, su strada cammino tranquillamente nella penombra fino a Sonogno.
La birra fresca mi attende alla macchina.
Tratto da evitare


Video
/www.instagram.com/reel/Cp8a8Gkqr9S/?igshid=YmMyMTA2M2Y=
Il conto è arrivato a Sonogno con ben 14 franchi di parcheggio pur essendo fuori stagione, senza turisti e con l'area di parcheggio praticamente vuota. Speriamo che l'importo venga utilizzato a buon fine.
Il Monte Zucchero dal versante NE

Il progetto
L'obiettivo del tour sono Triangolino e Monte Zucchero assieme. Chiaramente dico sempre che vado a tentare almeno una delle due vette tenendo l'altra come remota possibilità aggiuntiva, ma in testa ho un piano molto chiaro: le voglio fare tutte e due.
Oltre al Brenna ci sono poche relazioni sul Triangolino e scarse informazioni sulla salita allo Zucchero da nord, tranne quelle di


Le incognite sono almeno due: un rischio valanghivo al confine tra moderato e marcato nei versanti E/O/N sopra i 2200 m e un itinerario (quello del versante NE dello Zucchero) di cui non mi sono chiari i passaggi da affrontare e le pendenze da sostenere. Scelgo di salire per primo al Triangolino per portarmi a casa la vetta più remota e per affrontare in salita la parte con più incognite e presumibilmente più difficile che corrisponde al Monte Zucchero qualora lo valutassi fattibile.
Riuscirò a realizzare i miei piani ma lo Zucchero mi terrà in scacco diverse ore e durante il rientro smarrirò il sentiero della via normale da Sonogno.
La traccia indicativa fatta per salire allo Zucchero da NE

Avvicinamento
Mi incammino alle 06.15 da Sonogno. Non incontrerò anima viva nelle prossime 13 ore. Nemmeno nel villaggio stesso.
Mi inoltro nella Valle Redorta su strada asfaltata per raggiungere Fracèd. Al ponte imbocco il sentiero che costeggia il fiume sul lato opposto a quello della strada. Pervengo a Fracèd riattraversando il ponte. Il sentiero percorso fino a qui è un po' inutile nel contesto specifico: mi rallenta con i suoi saliscendi. Se si ha in mente un'escursione di 20 km è più saggio tenersi sulla strada.
Da Fracèd inizia il vero e proprio sentiero e si guadagna finalmente quota. Il sole presto mi accarezza la pelle e l'aria è decisamente primaverile. A Puscennegro, splendida località, apro l'anello: proseguo lungo la Valle di Redorta ignorando le indicazioni per il Monte Zucchero e seguendo quelle per il Passo di Redorta.
Puscennegro 1326 m

Quando mi immetto nell'Alpe di Redorta alla mia sinistra si delineano bene il Triangolino e il versante NE dello Zucchero, entrambi innevati fin dalle pendici. Tra me e l'ampio vallone alla base delle cime c'è un grande scalino da superare: la traccia invernale passerebbe in pieno sullo scalino (300 m circa), ma mancando la neve sotto i 2000 metri questa via presenta troppi problemi secondo la mia valutazione visiva. Ci sono rocce, cespugli, placche, alberi, tronchi, nevai, cascate di ghiaccio, ruscelli semi-congelati. Mi avvicino per individuare un passaggio che possa essermi sfuggito da più lontano ma presto ritorno sul sentiero. Questo si fa molto ripido (ecco perchè la traccia invernale non passerebbe da quello estivo che seguo) ma senza neve non ci sono difficoltà. Il sentiero estivo si porta a ridosso della frastagliata cresta di collegamento tra Triangolino e Corona di Redorta. Presso una quota di circa 1840 m il sentiero devia definitivamente nel ripido canale per il Passo di Redorta. Io invece seguo una traccia abbastanza evidente che si inoltra nel vallone sottostante il Triangolino.
Il sole mi riscalda parecchio, sudo molto, rimango in maglietta anche ben oltre i 2000 metri. Indosso le ciaspole, la neve ora è uniforme.
Triangolino 2591 m visto da Fornaa 2006 m

La neve è portante, il passo fluido, l'escursione piacevole. Passo da Fornaa (che è costituito da una cascina di sassi e da una baita in legno). Proseguo la salita e la pendenza si fa gradualmente più accentuata fino alla quota di 2500m. Qui la situazione cambia: la neve alterna punti con ghiaccio da scalfire in superfice ad accumuli nei quali si sprofonda notevolmente. La pendenza accentuata mi impone di cambiare assetto: piccozza e ramponi. Raggiungo la Bocchetta.
Triangolino 2591 m
La cresta è breve, il dislivello inferiore ai 70-80 metri. Seguo la cornice prestando attenzione e mi tengo sul filo della cresta, la quale presenta facili passaggi rocciosi da arrampicare (max II). In estate si può rimanere più sulla destra nel pendio erboso, ma per me ora è più sicura la cresta. Devo soltanto essere prudente in quanto sull'altro versante è esposta.
Alle 12.30 sono finalmente in vetta!
Cresta per il Triangolino

Monte Zucchero 2735 m dal versante NE
Mi trattengo una ventina di minuti per mangiare. Ora è freddo.
Discendo con attenzione la cresta fino alla bocchetta. Da qui con delicatezza eseguo un traverso lungo la quota 2500 m dove constato che il pendio è piuttosto carico. Questo è il punto di maggiore criticità per quanto riguarda il rischio di valanghe. .
Mi porto alla base del canale molto rallentato dallo sprofondamento negli accumuli di neve. La prima sezione è piuttosto ripida (stimo sui 45 gradi) ma la neve è portante.
Al primo salto di roccia posso aggirare sulla sinistra proseguendo sulla neve ( breve tratto 50/55 gradi), il ghiaccio è spesso presente in superficie e devo romperlo con forza. Quindi mi inoltro in una seconda sezione meno ripida ma sono rallentato dalla neve. Raggiunto il secondo salto di roccia aggiro nuovamente a sinistra e mi porto sopra una breve crestina. Ora sono su pendenze contenute e privo di esposizione rilevante ma subentra il problema della neve: dal ghiaccio vivo si ritorna agli accumuli sfondosi oltre a qualche profondo buco tra i sassi. Questo mi rallenta in modo considerevole. Probabilmente ho impiegato almeno un'ora tra la quota 2600 e la 2700. Per evitare la neve (ci sarebbero ulteriori pendii da risalire con facilità sopra di me) punto ad un diedro apparentemente semplice. Quando raggiungo il passaggio chiave mi accorgo che non è banale: sono 2 o 3 metri da arrampicare su roccette ricoperte di neve o gelate. Mi ricorda il passaggio finale del Campanitt. Nel caso di quest'ultimo tuttavia il passaggio era più breve ma il pendio sottostante estremamente ripido. Qui sono abbastanza tranquillo, c'è da arrampicare ma non ci si sente su una parete esposta: aiutandomi con la piccozza, le mani nude e i denti mi isso al di sopra del diedro e finalmente raggiungo il piccolo plateau sottostante la vetta.
Passaggio chiave (qui sembra piano)

Ho una grande problematica di sprofondamento che mi perseguita fino alla vetta stessa, che raggiungo tramite una breve crestina.
Sono le 15.20 e sono sullo Zucchero!
La cima è una lunga cresta sommitale dotata di un grande omino di rocce, diversi piccoli omini e una piccola croce di legno.
Monte Zucchero 2535 m

Discesa dalla via normale con alcuni errori
Dopo una meritata pausa mi accingo ad affrontare la lunga discesa su Sonogno.
Riesco a seguire i bolli bianco-rossi fino alla Bocchetta di Mügaia. Inizialmente discendo un ampio pendio dalla pendenza sostenuta. Il sentiero poi devia a sinistra affrontando un breve salto in un canaletto e portandosi poi su una dorsale che si mantiene fino alla Bocchetta. Qui indosso le ciaspole poichè la neve è abbondante. Il primo tratto di discesa è ripido. Sento un whum di assestamento quando ormai sono già fuori dal tratto ripido. Nei pressi della quota 2100 perdo la traccia e mi trovo ad affrontare un salto costituito da placche. Per non perdere tempo eseguo un traverso su cenge erbose con le ciaspole ai piedi per riportarmi sulla neve. Controllando la mappa ritrovo presto la traccia nei pressi dell'Alpe di Mügaia.
La neve sparisce soltanto nei pressi di Büsoo, dove mi fermo e tolgo finalmente le ciaspole e l'hartva.
Mi rifornisco di acqua nei ruscelli (ho finito ben 3 litri liquidi) e mi fiondo nel sentiero che prosegue nel bosco. Ci saranno ancora alcune macchie di neve.
A 1600 metri il sentiero ritorna verso sud per aggirare una vasta linea dirupata, ma swisstopo mi ha proposto come traccia un vecchio sentiero. Ignaro di ciò quando vedo che il sentiero non scende ma punta verso Cortign retrocedo e seguo la traccia del mio telefono: questa mi condurrà in una zona piuttosto impervia. Dovrò eseguire diversi tentativi su false tracce fino ad individuare ciò che resta della vecchia traccia, la quale discende un tratto estremamente ripido (T5 +).
Consiglio di evitare questa variante.
Una volta superata la linea di marcata pendenza discendo dritto su Puscen Negro, quindi proseguo per Fracèd e, stavolta, su strada cammino tranquillamente nella penombra fino a Sonogno.
La birra fresca mi attende alla macchina.
Tratto da evitare


Video
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Tourengänger:
Michea82

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