Monte Covreto (1594 m)
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Escursione nel Comune di Gambarogno in una giornata serena, priva di vento, con una marcata oscillazione termica.
Secondo il linguista Mario Gualzata (1897–1969) il toponimo covreto deriverebbe dal termine locale “crov”, che designa l’abete bianco.
Inizio dell’escursione: ore 8.30
Fine dell’escursione: ore 14:55
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1014 hPa
Velocità media del vento: 5 km/h
Temperatura alla partenza: 5°C
Isoterma di 0°C, ore 9.00: 2000 m
Temperatura al rientro: 10°C
Sorgere del sole: 7.37
Tramonto del sole: 16.45
Sveglia alle 5:45, partenza da casa alle 6:47, arrivo a Scaiano (325 m) alle 8:17, dopo 61,1 km d’auto.
Lasciata l’auto al posteggio gratuito sotto l’Oratorio di Scaiano, attestato dal 1591 e dedicato a San Bernardo di Chiaravalle, alle 8:30 mi avvio nelle viuzze acciottolate del paesino.
Un residente mi indirizza in uno dei diversi viottoli che dal nucleo salgono verso i Monti di Caviano. Dopo un centinaio di metri arrivo alla pista di atterraggio dell’elicottero, presso la partenza di una teleferica per il materiale. Potrei continuare lungo una comoda sterrata, sbarrata alle auto da una barriera, ma preferisco prendere la via diretta, su una scaletta che porta all’inizio dell’ardua mulattiera, molto ripida, che si sviluppa sul versante orografico destro della Valle di Dirinella.
In 55 min di cammino, su fondo lastricato, arrivo alla prima grande radura, in località Cento Campi, alla base dei ripidi pendii dei Monti di Caviano. Non c’è in giro nessuno, almeno finora. Attorno ai comignoli dei rustici non si vedono pennacchi di fumo; solo i campanellini di un branco di pecore, più in alto, danno un segno vitale. I Monti di Caviano sono noti al grande pubblico per la presenza di una baita con il tetto di paglia di segale, l’ultimo rimasto nel Canton Ticino. Si tratta di una ricostruzione per scopo storico e didattico. Per poterla mantenere è stata reintrodotta la coltivazione della segale. Le case con il tetto di paglia di Centocampi fungevano da stalla a pianterreno e da fienile al primo piano. La forte pendenza del tetto di paglia (60°) garantisce un facile scorrimento della neve e della pioggia, ma offre maggior appiglio al vento.
Nel Medioevo i tetti di paglia erano molto diffusi in tutto il mondo e anche nelle nostre città: a Bellinzona, a Zurigo, nel Canton Argovia, nel Veneto, in Val Cavargna, nella Foresta Nera, in Olanda …
Fonte: E. Waller: Historische Dächer der Schweiz und ihre Entwicklung zur heutigen Eindeckung. Zürich, Zürcher Ziegeleien AG, 1944.
Dopo la sosta culturale a Centocampi, riprendo la salita sulla ripida mulattiera. La suola in Vibram degli scarponi non offre una sicura aderenza alle lastre di pietra nascoste dalle foglie; i bastoncini oggi mi danno un aiuto importante. Quando è possibile cammino comunque ai lati della via, evitando i sassi. A circa 1150 m di quota comincia la copertura nevosa: paradossalmente il passo è più sicuro. Dopo 2 h e 15 min dalla partenza arrivo alla panoramica radura dove sorge il Rifugio Alpetto Caviano (1255 m), una proprietà del Patriziato di Caviano, che offre dieci posti letto. In questa stagione è purtroppo chiuso.
Il sottile strato di neve polverosa e il sole conferiscono un tocco poetico a questo magnifico poggio affacciato sul Lago Maggiore. A partire da questo punto il paesaggio diventa sempre più interessante. Continuo la camminata sul sentiero che in direzione sud attraversa una faggeta verso il confine di stato. La neve, soffice e secca, mi permette ora una veloce progressione.
Al Pian della Rogna (1346 m) il paesaggio è incantevole. Il sentiero esce dal bosco e continua in territorio italiano in una sorta di trincea fra gli steli della Poa pratensis, una graminacea molto alta. Tre colori dominano l’ambiente: il bianco della neve, il giallo delle graminacee secche e l’azzurro del cielo.
Con una brevissima deviazione raggiungo il Sasso Torricello (1423 m), sul cui culmine è infisso il cippo confinale 5. La meta principale della gita odierna è la cima del cupolone che mi si erge davanti. Il sentiero, innevato, risale il suo versante sud-ovest. Pervengo dapprima alla croce metallica e 70 m più avanti al Monte Covreto (1594 m).
Per la prima volta ho il piacere di vedere questa cima che vanta un panorama immenso. La carta nazionale riporta il nome “Covreto”, altre carte “Monte Covreto”, una versione che mi sembra più coerente.

Monte Covreto (1594 m)
Le buone condizioni meteo mi inducono a fermarmi in cima per ben 45 minuti, prima di riprendere la lunga discesa su Scaiano.
La salita al Monte Covreto da Scaiano mi è sembrata assai monotona, almeno fino al Rifugio Alpetto. La ripida mulattiera, con fondo di ciottoli e lastre, è attualmente ricoperta di foglie secche di faggio che la rendono molto sdrucciolevole sia in salita che in discesa. A partire dal Pian della Rogna il percorso diventa più piacevole e molto panoramico.
Tempo totale: 6 h 25 min
Tempo di salita: 3 h 35 min
Tempi parziali
Scaiano (325 m) – Monti di Caviano (667 m): 55 min
Monti di Caviano (667 m) – Rifugio Alpetto (1255 m): 1 h 20 min
Rifugio Alpetto (1255 m) – Monte Covreto (1594 m): 1 h
Dislivello in salita: 1289 m
Sviluppo complessivo: 11,75 km
Quota massima: 1594 m
Quota minima: 324 m
Difficoltà: T2
Coordinate Rifugio Alpetto: 704'370 / 106'210
Copertura della rete cellulare: Swisscom buona quasi ovunque, ballerina sulla vetta.
Libro di vetta: sì.

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