Capanna Alzasca (1734 m) e Lago d’Alzasca (1855 m)
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Lunga escursione nella Valle del Soladino, una laterale della Vallemaggia, fino al Lago d’Alzasca, considerato da molti il più bello del Ticino.
L’etimologia di Alzasca è oscura anche per i linguisti, tuttavia il suffisso –asco è sicuramente di antica origine ligure (prelatina).
Inizio dell’escursione: ore 7:25
Fine dell’escursione: ore 18:25
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1010 hPa
Velocità media del vento: 10 km/h
Temperatura alla partenza: 10,5°C
Temperatura alla Capanna Alzasca, ore 12.00: 13°C
Isoterma di 0°C, ore 9.00: 2800 m
Temperatura al rientro: 22,5°C
Sorgere del sole: 5.34
Tramonto del sole: 21.16
Sveglia alle 4.40, partenza da casa alle 5:40, arrivo a Someo (365 m) alle 7:05, dopo 83 km d’auto, compresa una sosta caffè di 10 min.
È una bellissima giornata, calda e leggermente ventilata: sono condizioni ideali per una gita in montagna.
Parcheggiata l’auto a valle della strada principale, in Via al Salécc, in uno spiazzo nel bosco golenale, alle 7:25 mi incammino seguendo le indicazioni di un segnavia artigianale per l’Alpe Soladino.
Dopo 360 m arrivo alla straordinaria nuova passerella sulla Maggia, inaugurata il 21 giugno 2015. Il manufatto, lungo 380 m, sostituisce la vecchia “pontina”, che si presentava in condizioni di degrado. A differenza di altri ponti sospesi, questo non dà problemi di vertigini, tuttavia, la forte oscillazione laterale mi crea una sensazione di nausea allo stomaco e “ballamento” di vista. All’altro capo del ponte il segnavia indica che per la Capanna Alzasca occorrono 4 h e 10 min di cammino. Seguo il sentiero pianeggiante nel bosco golenale, in direzione ovest-nord-ovest. Da una radura si scorge la parete rocciosa del Sasso Tròlcia, sulla quale alcuni alpinisti di fama mondiale hanno aperto delle vie d’arrampicata che raggiungono il grado 9b.
Dopo mezz’ora dalla partenza arrivo alla settecentesca Capèla da Pòss Parónc, oggetto di vandalismi da parte dei soliti ignoti idioti iconoclasti, ad un solo anno dal restauro. È stato l’ennesimo oltraggio nei confronti di tutti coloro che si impegnano nella salvaguardia del patrimonio culturale.
Ora inizia la salita. Il sentiero scalinato si sviluppa ai piedi della parete rocciosa del Sasso Tròlcia; esso impone al camminatore dei vertiginosi sguardi sul greto della Maggia.
Alle 8:25, dopo un’ora di cammino, mi ritrovo sul Ponte del Motto (564 m), il ponte inferiore sul torrente della Valle del Soladino, risalente agli anni 1770-71. Complessivamente l’opera è costata 2468 lire e 5 soldi. Il “capo mastro”, paragonabile all’ingegnere che ha la direzione dei lavori, percepiva una diaria giornaliera di 10 lire.
Il sentiero sfrutta delle cenge, sulle quali si è ricavato il passaggio per gli alpigiani e per il bestiame. A circa 610 m di quota mi ritrovo di fronte ad una grandiosa scalinata, che mi lascia stupito e incredulo. Si tratta della Scala d’Erta, un’opera titanica considerando i mezzi di allora, sufficientemente larga per far passare anche le mucche.
Alle 8:50 pervengo a La Capelóna (712 m), la grande cappella, che fungeva anche da luogo di sosta. All’interno dell’edificio, della dimensione di una stalla, e attraversata in senso longitudinale dal sentiero, sono conservati un affresco, attribuito a Giacomo Antonio Pedrazzi (1810-1879) che rappresenta la Madonna, Maria Maddalena e Sant’Antonio, nonché la scritta “Righetti Giovanni Ant. Fu Eustachio eresse questo ricovero che dedicò al comune l’anno 1858”.
Subito dopo la Capelóna un segnavia posto ad un bivio (714 m) indica le due vie per raggiungere la capanna: a sinistra occorrono 3 h 30 min, a destra 3 h. Prendo il sentiero che sale verso destra, corrispondente alla via normale. In una decina di minuti arrivo alla Capèla d’Armülf (760 m), che la mappa geo.admin.ch chiama erroneamente La Capelóna.
Il sentiero è sì faticoso, ma tutt’altro che monotono. Poco dopo arrivo infatti ai piedi di un’altra suggestiva scalinata, secondo me la più coinvolgente. Si tratta della Scaláda d la Campèia, che si intrufola fra due pareti rocciose verticali per condurre i viandanti allo sperone roccioso dove nel Seicento è stata edificata la Capèla d la Campèia (1030 m). I volti della Madonna e dei santi raffigurati sono completamente vandalizzati.
Al Corte di Sotto (1124 m) dell’Alpe Soladino, oltre a capre, asini e al caseificio, trovo inaspettatamente anche delle case di vacanza, alcune amache, e persino delle slackline piazzate. Da questo monte si può ammirare sul versante opposto della Valle del Soladino il Pizzo Cramalina (2321 m), che ho raggiunto l’anno scorso.
Il Monte Rotónda (1355 m) è adornato dalle ginestre in fiore. Su questi prati non ci sono animali al pascolo, per cui l’erba è già molto alta.
Una lunga traversa nel bosco di larici mi conduce al Corte di Fondo dell’Alpe Alzasca (1545 m). Quest’alpe è caricata con vacche nutrici e vitelli. Un cartello mette in guardia gli escursionisti: le vacche nutrici, per difendere i vitelli potrebbero attaccare le persone che si avvicinano troppo. Passo tranquillamente fra le bovine, senza movimenti bruschi. Non creo scompiglio: attraverso quindi il pascolo indenne, sul sentiero ufficiale.
Dopo 4 h 30 min dalla partenza da Someo arrivo alla bella Capanna Alzasca (1734 m) del CAS Locarno.

Capanna Alzasca (1734 m)
Sono accolto dal guardiano Urs. Mi mostra orgoglioso la moderna cucina, che sarà inaugurata fra pochi giorni. Scambio qualche chiacchiera con alcuni escursionisti, quindi riprendo il cammino per raggiungere il soprastante Lago d’Alzasca (1855 m), uno dei laghi alpini più belli del Ticino. L’acqua cristallina del lago offre un ottimo habitat alle trote fario e iridee.
La tentazione di un bagno rinfrescante è forte; mi limito ad un pediluvio, che dona comunque beneficio ai piedi, affaticati per gli undici km di salita su sassi e scalinate.
Tornato alla capanna Urs mi consiglia di scendere lungo il versante destro della valle. Accolgo il consiglio e alle 14:05 riprendo il cammino, passando dal Corte al Bosc’ètt dell’Alpe Arbèia (1518 m), e dall’Alp Piandalèir (1009 m), un vasto monte con 23 edifici. Il toponimo in Pián dal Èir lascerebbe supporre la presenza in passato di aceri (in dialetto èir o àiro). Attualmente i prati pullulano di Paradisia (Paradisea liliastrum).
Il sentiero ora si abbassa verso il Ponte della Fóndra (828 m), un ardito ponte in sasso, che nell’aspetto attuale venne edificato nel 1846. Il toponimo Fóndra significa “della profonda gola”; il manufatto, infatti, è sospeso sopra un orrido di settanta metri. Sul versante nord del ponte, la settecentesca Capèla dal Puntón, dedicata alla Madonna di Re, vegliava (e veglia) su chi si accingeva a percorrere questa valle pericolosa e impressionante.
Lungo il successivo tratto il sentiero taglia orizzontalmente il pendio scosceso e ripidissimo della montagna: non ci si può distrarre.
All’improvviso mi imbatto in un’interessante costruzione sottoroccia ai piedi di una grande sporgenza rocciosa. Gli alpigiani di Someo la chiamano al Splüi di Micöla. In passato serviva quale deposito coperto del fieno di bosco. Micöla è il nome di una famiglia Micola, estinta nel Settecento.
Alle 17:10 pervengo di nuovo a La Capelóna (712 m), dove riprendo il sentiero percorso questa mattina in salita.
La lunga e interessantissima escursione si conclude alle 18:25, dopo ben 11 ore di cammino, quasi ininterrotto.
Bibliografia consultata
1. Campo-Salvi Maurizia, Someo – Archivio dei nomi di luogo, Archivio di Stato del Cantone Ticino, Bellinzona, 2012.
2. Brenna Giuseppe, Alpi di Valle Maggia, Salvioni Editore, Bellinzona, 2020.
3. Zappa Flavio, Alpigiani, borradori e alpinisti nella Valle del Soladino, CAS Locarno, Armando Dadò, Locarno, 2011.
4. Bontognali Renato, Ferrari Carlito, Lettieri Rocco, Alpi e formaggi delle nostre montagne, Salvioni Editore, Bellinzona, 1997.
5. Grossi Plinio, Laghetti alpini della Svizzera italiana – Alzasca, Banca del Gottardo, Lugano, 2003.
Lo stimolo per questa escursione mi è stato dato da emanuele80 e dalla bravissima Martina, che ringrazio sentitamente.
Camminata alla scoperta della selvaggia ed aspra Valle del Soladino, in un incantevole scenario ambientale, che fino al secolo scorso era vissuto non per diletto ma per necessità. Solo chi percorre e vede con i propri occhi le gradinate e i ponti che portano agli alpeggi alti della valle, può rendersi conto, almeno in parte, della dura realtà quotidiana vissuta dai nostri avi. Questa osservazione permetterebbe forse di apprezzare ancor di più l’eredità paesaggistica e culturale che ci è stata lasciata.
Tempo totale: 11 h
Tempo di salita: 4 h 55 min
Tempi parziali
Someo (365 m) – Capèla d la Campèia (1030 m): 2 h
Capèla d la Campèia (1030 m) – Capanna Alzasca (1734 m): 2 h 30 min
Capanna Alzasca (1734 m) – Lago d’Alzasca (1855 m): 25 min
Lago d’Alzasca (1855 m) – Alp Piandalèir (1009 m) – Someo (365 m): 4 h 45 min
Dislivello in salita: 1507 m
Sviluppo complessivo: 22,5 km
Quota massima: 1863 m
Quota minima: 364 m
Difficoltà: T2+
Coordinate Capanna Alzasca: 688'700/125'080
Coordinate Lago d'Alzasca: 688'550 / 124'550
Copertura della rete cellulare: Swisscom buona

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