Monte Barone (2044m) da Piane di Rivò (985m)
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Partiamo dalla chiesetta di Piane di Rivò (985m), imboccando il sentiero G4 che risale ripido nel bosco. Si prende quota velocemente, fuoriuscendo dal bosco e raggiungendo la cresta che, in circa un'ora dalla partenza, porta alla Bocchetta di Gemevola (1425m). Qui, dritto davanti a noi si stacca il sentiero che, con tratti di arrampicata facile raggiungerebbe l'omonima cima. Noi la bypassiamo a sinistra, imboccando il sentiero che conduce direttamente alla Sella della Scaffa (1512). Questo tratto trasversa la montagna e, in alcuni tratti è ben attrezzato con corde fisse che facilitano la progressione nei punti più esposti.
Una volta raggiunta la sella la vista si apre sulla nostra meta: il monte Barone è lì davanti a noi avvolto tra le nuvole e, ai suoi piedi, l'omonimo rifugio. Vediamo alla nostra sinistra l'appuntita cima Pisavacca, ce la lasciamo alle spalle e puntiamo invece alla Punta delle Camosce, proprio davanti a noi, ignorando il comodo sentiero che scende in direzione del rifugio. Giunti non troppo distanti dalla cima, però, ci rendiamo conto che il passaggio per arrivare sulla vetta è più complesso di quello che ci aspettavamo. Così, seguendo una traccia appena visibile, tagliamo sulla sinistra (lasciandoci la cima delle Camosce a destra) e traversiamo il pendio fino a raggiungere la Bocchetta di Ponasca (1650m). Da qui imbocchiamo il ripido sentiero sempre ben visibile che risale le ultime pendici del monte Barone. Il cielo è sempre più coperto e inizia a piovigginare, così, una volta raggiunta la cima a quota 2044m, ripartiamo subito per la discesa. Immersi nella nuvola la vista è pressochè nulla e presto iniziamo a sentire anche dei tuoni in lontananza. Affrettiamo il passo e, ridiscesi alla Bocchetta di Ponasca, imbocchiamo il sentiero che a destra porta in circa 15 minuti al Rifugio Monte Barone (1610m). Il rifugio è chiuso, ma ci ripariamo in qualche modo dalla pioviggine e mangiamo qualcosa. Riprendiamo la discesa e, a un primo bivio, imbocchiamo il sentiero sulla sinistra che scende verso il Rifugio Ciota. La discesa è veloce e senza alcuna difficoltà. Superato il rifugio (dove ci siamo fermati a berci una meritata birra), giungiamo nuovamente alla chiesetta a le Piane, dove avevamo parcheggiato la macchina.
Una volta raggiunta la sella la vista si apre sulla nostra meta: il monte Barone è lì davanti a noi avvolto tra le nuvole e, ai suoi piedi, l'omonimo rifugio. Vediamo alla nostra sinistra l'appuntita cima Pisavacca, ce la lasciamo alle spalle e puntiamo invece alla Punta delle Camosce, proprio davanti a noi, ignorando il comodo sentiero che scende in direzione del rifugio. Giunti non troppo distanti dalla cima, però, ci rendiamo conto che il passaggio per arrivare sulla vetta è più complesso di quello che ci aspettavamo. Così, seguendo una traccia appena visibile, tagliamo sulla sinistra (lasciandoci la cima delle Camosce a destra) e traversiamo il pendio fino a raggiungere la Bocchetta di Ponasca (1650m). Da qui imbocchiamo il ripido sentiero sempre ben visibile che risale le ultime pendici del monte Barone. Il cielo è sempre più coperto e inizia a piovigginare, così, una volta raggiunta la cima a quota 2044m, ripartiamo subito per la discesa. Immersi nella nuvola la vista è pressochè nulla e presto iniziamo a sentire anche dei tuoni in lontananza. Affrettiamo il passo e, ridiscesi alla Bocchetta di Ponasca, imbocchiamo il sentiero che a destra porta in circa 15 minuti al Rifugio Monte Barone (1610m). Il rifugio è chiuso, ma ci ripariamo in qualche modo dalla pioviggine e mangiamo qualcosa. Riprendiamo la discesa e, a un primo bivio, imbocchiamo il sentiero sulla sinistra che scende verso il Rifugio Ciota. La discesa è veloce e senza alcuna difficoltà. Superato il rifugio (dove ci siamo fermati a berci una meritata birra), giungiamo nuovamente alla chiesetta a le Piane, dove avevamo parcheggiato la macchina.
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