Passo Canale e Pianèla di ros
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L'accesso valchiavennasco all'Alta Via del Lario nel tratto compreso fra Sasso Canale e Pizzo Ledù ha, nella teoria rappresentata da obsolete pubblicazioni, almeno quattro punti di passaggio: nella pratica l'unico facilmente percorribile è questo del Passo Canale, benchè nella parte bassa la ricerca del sentiero nella foresta di faggi rappresenti la maggior difficoltà di tutta l'escursione. Noi poi ci siamo spinti fino alla vicina Pianèla di ros per poter ammirare le due splendide vedute verso nord e verso sud. L'ambiente è comunque sempre molto selvaggio, attraverso luoghi formalmente abbandonati dalla pastorizia ormai da molti decenni e frequentato in stagione praticamente dai soli cacciatori. [Un'indicazione per raggiungere da nord la Pianèla di ros si può trovare qui: itinerAlp - Pienela di Ros (google.com) ].
Quando all'inizio di settembre eravamo ancora in zona per raggiungere la Bocchetta di Campo, l'aver notato al punto di partenza delle belle paline nuove con esaurienti indicazioni ci aveva particolarmente rincuorato circa lo stato della cura dei sentieri, ma... ahimè la "valorizzazione" si esaurisce appena ci si allontana dai luoghi non raggiungibili da mezzi meccanici: la bollatura a vernice, quando ancora reperibile, è quella risalente al termine degli anni '980, quando tutta la Valchiavenna fu interessata da una generale rinfrescata escursionistica seguita dalla pubblicazione di una succinta ma efficace guida ("Sentieri ed escursioni facili in Valchiavenna", G.Lisignoli e F.Giacomelli, ed. Rotalit).
In corrispondenza del piazzaletto di parcheggio sono presenti solo le indicazioni per l'Alpe Manco, per cui bisogna invece ignorarle salendo a sinistra lungo una traccia erbosa che attraversa nei prati fino ad incontrare il sentiero che proviene da una cappelletta votiva a valle; si procede verso destra raggiungendo un gruppetto di baite dove si trovano le indicazioni. Da qui si segue nell'erba una vaga traccia che si dirige a Sud con un traverso pianeggiante; poi, entrando fra i primi faggi secolari, i segni di passaggio si affievoliscono e, quando la foresta si infittisce, cominciano le difficoltà di orientamento: si segue con attenzione la lunga sequenza di ripidi tornanti aiutati dai rarissimi residui di vernice e dagli ometti di pietre (ne abbiamo costruiti praticamente uno ad ogni inversione di direzione) ed evitando le numerose false deviazioni delle piste degli ungulati. Si arriva infine nuovamente in un ambiente più luminoso, su di un crestone (prosecuzione a restringersi della spalla boscosa appena percorsa) a margine di un vallone roccioso (Valle Casenda); in alto è già riconoscibile la baita solitaria dell'Alpe Cortesella: la si raggiunge tramite un sentiero sassoso inconfondibile dove inaspettatamente sono ricomparsi i segnali a vernice e, al culmine, una palina indicante anche la digressione verso destra all'Alpe Campedello (Val Mengasca). Il sentiero prosegue in diagonale verso Sudovest fra ontani e rododendri sempre più invadenti entrando gradualmente nel vallone sottostante il Sasso Canale: a salita ormai addolcita e con l'attraversamento di alcuni tratti franosi - oltre un baitello di emergenza e un alto ometto di pietre - si raggiunge una vasta frana di blocchi che mimetizza quanto resta delle baite dell'isolata Alpe Canale. Le segnalazioni accompagnano poi a risalire il vallone soprastante mantenendo la destra fra liste di pascolo sempre più sottili e distese di pietrame preponderanti; la traccia poi si allontana dalla base delle rocce del Sasso Campedello per attraversare il solco che va restringendosi verso il passo: si percorre quindi il versante ai piedi della cresta nord-ovest del Sasso Canale lungo una serie di comode cenge che accompagnano fino all'intaglio del Passo Canale. La cresta, percorsa dalle tracce di sentiero dell'Alta Via del Lario, è discretamente comoda e costituisce il culmine dei ripidi pascoli dell'alta Valle di Bares: si prosegue verso ovest in continua blanda discesa fra erbe e lastroni per qualche centinaio di metri finchè si raggiunge, oltrepassata una costolatura rocciosa, l'inaspettato ripiano della Pianèla di ros. E' un pianoro incassato rispetto alla dorsale e si affaccia specialmente a nord verso tutta la piana di Chiavenna oppure, con poca risalita, verso sud ed il Lago di Como con le prealpi circostanti.
Ritorno per la via di andata. Sotto il Passo Canale è conveniente (vecchissimi bolli) evitare le cenge usate in salita ed usufruire del canalino centrale di sottile detrito che consente qualche veloce "sciata". Sempre utile, inoltre, ricordarsi di costruire ometti nel tratto di foresta iniziale.
Quando all'inizio di settembre eravamo ancora in zona per raggiungere la Bocchetta di Campo, l'aver notato al punto di partenza delle belle paline nuove con esaurienti indicazioni ci aveva particolarmente rincuorato circa lo stato della cura dei sentieri, ma... ahimè la "valorizzazione" si esaurisce appena ci si allontana dai luoghi non raggiungibili da mezzi meccanici: la bollatura a vernice, quando ancora reperibile, è quella risalente al termine degli anni '980, quando tutta la Valchiavenna fu interessata da una generale rinfrescata escursionistica seguita dalla pubblicazione di una succinta ma efficace guida ("Sentieri ed escursioni facili in Valchiavenna", G.Lisignoli e F.Giacomelli, ed. Rotalit).
In corrispondenza del piazzaletto di parcheggio sono presenti solo le indicazioni per l'Alpe Manco, per cui bisogna invece ignorarle salendo a sinistra lungo una traccia erbosa che attraversa nei prati fino ad incontrare il sentiero che proviene da una cappelletta votiva a valle; si procede verso destra raggiungendo un gruppetto di baite dove si trovano le indicazioni. Da qui si segue nell'erba una vaga traccia che si dirige a Sud con un traverso pianeggiante; poi, entrando fra i primi faggi secolari, i segni di passaggio si affievoliscono e, quando la foresta si infittisce, cominciano le difficoltà di orientamento: si segue con attenzione la lunga sequenza di ripidi tornanti aiutati dai rarissimi residui di vernice e dagli ometti di pietre (ne abbiamo costruiti praticamente uno ad ogni inversione di direzione) ed evitando le numerose false deviazioni delle piste degli ungulati. Si arriva infine nuovamente in un ambiente più luminoso, su di un crestone (prosecuzione a restringersi della spalla boscosa appena percorsa) a margine di un vallone roccioso (Valle Casenda); in alto è già riconoscibile la baita solitaria dell'Alpe Cortesella: la si raggiunge tramite un sentiero sassoso inconfondibile dove inaspettatamente sono ricomparsi i segnali a vernice e, al culmine, una palina indicante anche la digressione verso destra all'Alpe Campedello (Val Mengasca). Il sentiero prosegue in diagonale verso Sudovest fra ontani e rododendri sempre più invadenti entrando gradualmente nel vallone sottostante il Sasso Canale: a salita ormai addolcita e con l'attraversamento di alcuni tratti franosi - oltre un baitello di emergenza e un alto ometto di pietre - si raggiunge una vasta frana di blocchi che mimetizza quanto resta delle baite dell'isolata Alpe Canale. Le segnalazioni accompagnano poi a risalire il vallone soprastante mantenendo la destra fra liste di pascolo sempre più sottili e distese di pietrame preponderanti; la traccia poi si allontana dalla base delle rocce del Sasso Campedello per attraversare il solco che va restringendosi verso il passo: si percorre quindi il versante ai piedi della cresta nord-ovest del Sasso Canale lungo una serie di comode cenge che accompagnano fino all'intaglio del Passo Canale. La cresta, percorsa dalle tracce di sentiero dell'Alta Via del Lario, è discretamente comoda e costituisce il culmine dei ripidi pascoli dell'alta Valle di Bares: si prosegue verso ovest in continua blanda discesa fra erbe e lastroni per qualche centinaio di metri finchè si raggiunge, oltrepassata una costolatura rocciosa, l'inaspettato ripiano della Pianèla di ros. E' un pianoro incassato rispetto alla dorsale e si affaccia specialmente a nord verso tutta la piana di Chiavenna oppure, con poca risalita, verso sud ed il Lago di Como con le prealpi circostanti.
Ritorno per la via di andata. Sotto il Passo Canale è conveniente (vecchissimi bolli) evitare le cenge usate in salita ed usufruire del canalino centrale di sottile detrito che consente qualche veloce "sciata". Sempre utile, inoltre, ricordarsi di costruire ometti nel tratto di foresta iniziale.
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