Fòpp, una splendida non-cima!
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Questo percorso è un'ottima e più corta alternativa all'itinerario 1499 del volume 2 delle alpi ticinesi.
Il Fòpp ha il fascino della salita fatta da pochissime persone.
Tutto l'itinerario è poco frequentato ad esclusione dei proprietari delle varie cascine.
A Pozzoü e dintorni sono salito almeno una decina di volte senza mai incontrare alcun escursionista.
La cima ha valore quasi zero ma il percorso di accesso è bellissimo!
Non serve fare vette altisonanti per vedere le meraviglie della natura,
anche in posti apparentemente banali si può rimanere estasiati.
Nel 2019 sono stati fatti lavori di disboscamento rovinando, solo in parte,
il bellissimo bosco di abeti.
Si comincia a camminare da 400 m di quota proprio in fianco all'autostrada.
Il largo sentiero iniziale conduce a Catto e coincide con il pezzo più brutto dell'itinerario.
La mulattiera a gradini risulta indigesta in discesa,
ma è soprattutto il rumore nefasto dell'autostrada a renderlo fastidioso.
Se vogliamo, questo ci può servire da monito, per capire cosa rappresentiamo noi per la natura.
Totalmente dissociati da lei, ne risultiamo inutili, fastidiosi e dannosi.
Da Catto si segue il lungo sentiero turistico che parte da Altirolo (O Chironico)
ed arriva fino a Faidal ed oltre. E' l'unico tratto in cui si può pensare
di incontrare qualche escursionista.
Da subito si intuisce quali bellezze la natura abbia in serbo di regalare ai viandanti.
Il bosco, inizialmente misto, lascia ben presto spazio ad estese abetaie.
Dopo aver superato la forra del torrente Cramosina, dell'omonoma
selvaggia valle, e il bivio per Piodella, purtroppo si incontra il primo scempio
regalatoci dai boscaioli.
Dopo 730m. circa da Catto, a quota 710 m parte la deviazione per Pozzoü, incrocio da non perdere!
Da questo punto la valutazione escursionistica passa da un elementare T2 ad un T3,
semplicemente perchè non esistono più segnalazione e le diverse diramazioni
non sono quindi guidate.
A quota 990 m. circa il sentiero comincia un lungo traverso in direzione S fino ad arrivare
alla baita isolata di Fragera (1033m.), primo bivio non segnalato.
Attenzione! La CN indica la partenza del sentiero per Pozzoü qualche metro oltre la costruzione,
ma invece si trova dieci metri circa prima della stessa.
Arrivato a ridosso della cascina, ma poco sopra, esso piega decisamente verso NW.
Il rumore dell'autostrada è poco più di un bisbiglio che ogni tanto tenta di farsi sentire,
ma il posto è talmente bello da non lasciare strascichi negativi.
Da quota 1160m. si costeggia una lunga parete rocciosa che si supera,
nel passaggio chiave, grazie ad una bella scalinata.
Arrivati alla fine di tale parete si ritorna verso S, dove al punto quotato 1233m. e a DX,
si vede chiaramente il proseguo del sentiero.
(la CN lo posiziona invece, erroneamente, al di là della visibile
prima cascina di Pozzoü).
Esso sale per pochi metri fino ad un altro bivio, si tiene la SX (andando dritti il sentiero porta
a Cagnecch, in Val Cramosina), ed in breve si raggiungono le penultime baite
dell'alpeggio.
Per individuare il proseguo del percorso bisogna risalire di pochi metri il prato,
direzione S, stando nel bordo dei tronchi resi monchi dai boscaioli,
finchè la traccia torna visibile.
In caso di difficoltà nel reperire il sentiero bisogna seguire la canna nera dell'acqua che per un lungo tratto lo costeggerà.
Rientrato nel bosco di abeti, il sentiero prosegue lungamente verso S con qualche tornante
fino ai ruderi di Büsan.
Da notare che la mia vecchia cartina topografica datata 1989, di tale tratto non fa menzione.
Esso proseguiva fino al primo canalino e poi risaliva incerto, direttamente fino all'alpe di Fòpp.
Di tale sentiero non vi è più traccia, le continue slavine lo rovinavano ogni anno,
per questo motivo è stato abbandonato.
Arrivati quindi ai ruderi di Büsan, altro bel balcone sulla Val leventina,
si deve costeggiare il bordo del prato e risalire un ripido bosco dove il sentiero è poco visibile.
Comincia poi un lungo traverso in direzione N (altro bellissimo posto) fino alla cascina isolata
dell'Alpe del Fòpp...una meraviglia dietro l'altra!
Poco prima di scendere a tale baita, si prende l'evidente sentiero che sale a SX
fino ad un pianoro di q. 1885m (circa) su cui ci si affaccia sulla Val Nedro.
Con mia grande sorpresa, alla base della cresta E del Fòpp sono stati costruiti
dei ripari valanghivi con annesso sentierone.
Al primo tornante di quota 1992m, si prende la traccia che, entrando in Val Nedro,
scende a Pescim.
Tutto cambia repentinamente. Il comodo sentiero lascia il posto ad un esile traccia tenuta viva dai cacciatori. I cespugli tagliati indicano chiaramente il suo sviluppo, ma nei tratti fuori
dal bosco, il sentiero non esiste praticamente quasi più.
Camminando "male" per quasi 240m, in leggera discesa, si "intuisce" un canale
sommerso da bassi cespugli (nel 2000 quando sono salito, ce n'erano ben pochi).
Si risale questo ripidissimo pendio, attaccandosi spesso all'erba e ai cespugli per progredire (T4).
Quando si esce sui prati si risale l'ultima erta china fino ad arrivare in vetta.
Brenna indica come luogo di salita il versante opposto (SW), credo che le difficoltà
siano simili.
Arrivato in cima mi aspettavo di vedere la bellissima cresta rocciosa che spesso avevo sognato.
Ma ricordi e realtà purtroppo non si sono rivelati uguali, ne sono rimasto deluso.
A parte questa nota negativa, il paesaggio e il percorso di accesso mi hanno soddisfatto pienamente!!
Mi sono sentito felice ed appagato, 3,30 ore di fatica per arrivare ma ne è davvero valsa la pena!
Quattro foto e subito sono ripartito.
La discesa, delicata nella parte alta causa la forte pendenza, l'ho fatta spesso
seduto a quattro zampe. Poi volendo evitare un ostico passaggio roccioso fatto in salita
(per superarlo mi ero attaccato anche ai ciuffi d'erba) sono sceso più a SX rispetto all'andata.
Con gioia ho trovato un traccia di animali, che superata una pietraia, si è inoltrata nel bosco
facendomi scoprire una più comoda alternativa di salita:
ritornando quindi a ritroso alla quota 1992, primo tornante del sentierone,
anzichè entrare in Val Nedro, si prosegue verso i ripari valanghivi.
Esattamente al tornante che gira a DX verso il secondo riparo,
si svolta a SX entrando in un prato.
Al termine dello stesso si ritrova un sentierino e lo si segue fino ad una piccola radura.
Il sentiero rientra nel bosco di fianco ad un abete appoggiato ad un altro morto.
In quel punto ma sopra di qualche metro, nel bordo esterno della radura si vede un apertura
tra gli alberi, la traccia da seguire parte da lì.
Sale per un po' fino ad arrivare alla pietraia descritta in precedenza. Non resta che salire,
fino a cominciare la traversata che porta verso W in vetta.
Questa variante evita almeno 100 m. di dislivello, proprio nel tratto imboscato e peggiore.
Non sono andato a controllare la fine del "sentierone" per vedere se potesse esserci
un'alternativa ancora migliore:
ero a corto d'aqua, volevo scendere velocemente!
Lungo tutto il fianco della montagna non ho incontrato nessuno,
tutte le baite erano chiuse, io ero l'unico rappresentante della mia razza!...
...Essere in vetta, sapendo che sotto di me, per 1800m non c'era nessuno
poteva diventare un pensiero inquietante!
Eppure, in simbiosi con la natura, mi sono sentito per 6,30 ore un perfetto, "isolato" uomo dei boschi!
Il richiamo primitivo ed affascinate del "selvatico" mi attira ancora,
con meno coraggio di un tempo lo affronto e lo domo...
ululo agli abeti la paura esorcizzata ...tornare a casa è dolce ora...!!!!
Ultima nota:
da quando Suunto ha cambiato app, non VOGLIO scaricare la traccia GPS.
Se l'itinerario è fatto in Svizzera, disegno il percorso direttamente su cartina.
Quando si tratta di sentiero è preciso, altrove chiaramente no!
Il Fòpp ha il fascino della salita fatta da pochissime persone.
Tutto l'itinerario è poco frequentato ad esclusione dei proprietari delle varie cascine.
A Pozzoü e dintorni sono salito almeno una decina di volte senza mai incontrare alcun escursionista.
La cima ha valore quasi zero ma il percorso di accesso è bellissimo!
Non serve fare vette altisonanti per vedere le meraviglie della natura,
anche in posti apparentemente banali si può rimanere estasiati.
Nel 2019 sono stati fatti lavori di disboscamento rovinando, solo in parte,
il bellissimo bosco di abeti.
Si comincia a camminare da 400 m di quota proprio in fianco all'autostrada.
Il largo sentiero iniziale conduce a Catto e coincide con il pezzo più brutto dell'itinerario.
La mulattiera a gradini risulta indigesta in discesa,
ma è soprattutto il rumore nefasto dell'autostrada a renderlo fastidioso.
Se vogliamo, questo ci può servire da monito, per capire cosa rappresentiamo noi per la natura.
Totalmente dissociati da lei, ne risultiamo inutili, fastidiosi e dannosi.
Da Catto si segue il lungo sentiero turistico che parte da Altirolo (O Chironico)
ed arriva fino a Faidal ed oltre. E' l'unico tratto in cui si può pensare
di incontrare qualche escursionista.
Da subito si intuisce quali bellezze la natura abbia in serbo di regalare ai viandanti.
Il bosco, inizialmente misto, lascia ben presto spazio ad estese abetaie.
Dopo aver superato la forra del torrente Cramosina, dell'omonoma
selvaggia valle, e il bivio per Piodella, purtroppo si incontra il primo scempio
regalatoci dai boscaioli.
Dopo 730m. circa da Catto, a quota 710 m parte la deviazione per Pozzoü, incrocio da non perdere!
Da questo punto la valutazione escursionistica passa da un elementare T2 ad un T3,
semplicemente perchè non esistono più segnalazione e le diverse diramazioni
non sono quindi guidate.
A quota 990 m. circa il sentiero comincia un lungo traverso in direzione S fino ad arrivare
alla baita isolata di Fragera (1033m.), primo bivio non segnalato.
Attenzione! La CN indica la partenza del sentiero per Pozzoü qualche metro oltre la costruzione,
ma invece si trova dieci metri circa prima della stessa.
Arrivato a ridosso della cascina, ma poco sopra, esso piega decisamente verso NW.
Il rumore dell'autostrada è poco più di un bisbiglio che ogni tanto tenta di farsi sentire,
ma il posto è talmente bello da non lasciare strascichi negativi.
Da quota 1160m. si costeggia una lunga parete rocciosa che si supera,
nel passaggio chiave, grazie ad una bella scalinata.
Arrivati alla fine di tale parete si ritorna verso S, dove al punto quotato 1233m. e a DX,
si vede chiaramente il proseguo del sentiero.
(la CN lo posiziona invece, erroneamente, al di là della visibile
prima cascina di Pozzoü).
Esso sale per pochi metri fino ad un altro bivio, si tiene la SX (andando dritti il sentiero porta
a Cagnecch, in Val Cramosina), ed in breve si raggiungono le penultime baite
dell'alpeggio.
Per individuare il proseguo del percorso bisogna risalire di pochi metri il prato,
direzione S, stando nel bordo dei tronchi resi monchi dai boscaioli,
finchè la traccia torna visibile.
In caso di difficoltà nel reperire il sentiero bisogna seguire la canna nera dell'acqua che per un lungo tratto lo costeggerà.
Rientrato nel bosco di abeti, il sentiero prosegue lungamente verso S con qualche tornante
fino ai ruderi di Büsan.
Da notare che la mia vecchia cartina topografica datata 1989, di tale tratto non fa menzione.
Esso proseguiva fino al primo canalino e poi risaliva incerto, direttamente fino all'alpe di Fòpp.
Di tale sentiero non vi è più traccia, le continue slavine lo rovinavano ogni anno,
per questo motivo è stato abbandonato.
Arrivati quindi ai ruderi di Büsan, altro bel balcone sulla Val leventina,
si deve costeggiare il bordo del prato e risalire un ripido bosco dove il sentiero è poco visibile.
Comincia poi un lungo traverso in direzione N (altro bellissimo posto) fino alla cascina isolata
dell'Alpe del Fòpp...una meraviglia dietro l'altra!
Poco prima di scendere a tale baita, si prende l'evidente sentiero che sale a SX
fino ad un pianoro di q. 1885m (circa) su cui ci si affaccia sulla Val Nedro.
Con mia grande sorpresa, alla base della cresta E del Fòpp sono stati costruiti
dei ripari valanghivi con annesso sentierone.
Al primo tornante di quota 1992m, si prende la traccia che, entrando in Val Nedro,
scende a Pescim.
Tutto cambia repentinamente. Il comodo sentiero lascia il posto ad un esile traccia tenuta viva dai cacciatori. I cespugli tagliati indicano chiaramente il suo sviluppo, ma nei tratti fuori
dal bosco, il sentiero non esiste praticamente quasi più.
Camminando "male" per quasi 240m, in leggera discesa, si "intuisce" un canale
sommerso da bassi cespugli (nel 2000 quando sono salito, ce n'erano ben pochi).
Si risale questo ripidissimo pendio, attaccandosi spesso all'erba e ai cespugli per progredire (T4).
Quando si esce sui prati si risale l'ultima erta china fino ad arrivare in vetta.
Brenna indica come luogo di salita il versante opposto (SW), credo che le difficoltà
siano simili.
Arrivato in cima mi aspettavo di vedere la bellissima cresta rocciosa che spesso avevo sognato.
Ma ricordi e realtà purtroppo non si sono rivelati uguali, ne sono rimasto deluso.
A parte questa nota negativa, il paesaggio e il percorso di accesso mi hanno soddisfatto pienamente!!
Mi sono sentito felice ed appagato, 3,30 ore di fatica per arrivare ma ne è davvero valsa la pena!
Quattro foto e subito sono ripartito.
La discesa, delicata nella parte alta causa la forte pendenza, l'ho fatta spesso
seduto a quattro zampe. Poi volendo evitare un ostico passaggio roccioso fatto in salita
(per superarlo mi ero attaccato anche ai ciuffi d'erba) sono sceso più a SX rispetto all'andata.
Con gioia ho trovato un traccia di animali, che superata una pietraia, si è inoltrata nel bosco
facendomi scoprire una più comoda alternativa di salita:
ritornando quindi a ritroso alla quota 1992, primo tornante del sentierone,
anzichè entrare in Val Nedro, si prosegue verso i ripari valanghivi.
Esattamente al tornante che gira a DX verso il secondo riparo,
si svolta a SX entrando in un prato.
Al termine dello stesso si ritrova un sentierino e lo si segue fino ad una piccola radura.
Il sentiero rientra nel bosco di fianco ad un abete appoggiato ad un altro morto.
In quel punto ma sopra di qualche metro, nel bordo esterno della radura si vede un apertura
tra gli alberi, la traccia da seguire parte da lì.
Sale per un po' fino ad arrivare alla pietraia descritta in precedenza. Non resta che salire,
fino a cominciare la traversata che porta verso W in vetta.
Questa variante evita almeno 100 m. di dislivello, proprio nel tratto imboscato e peggiore.
Non sono andato a controllare la fine del "sentierone" per vedere se potesse esserci
un'alternativa ancora migliore:
ero a corto d'aqua, volevo scendere velocemente!
Lungo tutto il fianco della montagna non ho incontrato nessuno,
tutte le baite erano chiuse, io ero l'unico rappresentante della mia razza!...
...Essere in vetta, sapendo che sotto di me, per 1800m non c'era nessuno
poteva diventare un pensiero inquietante!
Eppure, in simbiosi con la natura, mi sono sentito per 6,30 ore un perfetto, "isolato" uomo dei boschi!
Il richiamo primitivo ed affascinate del "selvatico" mi attira ancora,
con meno coraggio di un tempo lo affronto e lo domo...
ululo agli abeti la paura esorcizzata ...tornare a casa è dolce ora...!!!!
Ultima nota:
da quando Suunto ha cambiato app, non VOGLIO scaricare la traccia GPS.
Se l'itinerario è fatto in Svizzera, disegno il percorso direttamente su cartina.
Quando si tratta di sentiero è preciso, altrove chiaramente no!
Tourengänger:
Gabrio

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