Quartetto di cime tra Sasso Gordona e Generoso
Commento di
michea82
Deborah mi ha davvero sorpreso in questa "micheata". E non sono stato io a "fargliela fare". Lei stessa ha puntato in alto. Con motivazione ed entusiasmo.
Sinteticamente abbiamo percorso un itinerario di rara bellezza e valore storico toccando numerose cime (a mio avviso 4 montagne, ma secondo la mappa si contano più vette), passando dalla bucolica valle di Muggio alle cime innevate del Generoso, in una giornata che è sembrata infinita e fuori dal tempo.
Video: [/drive.google.com/file/d/1JkPxcltUv_4URPjSgKj6P8fDB-lEtlZ4/v...]
Poncione di Cabbio e Sasso Gordona (1263 m e 1410 m)
Inizialmente l'idea era di salire semplicemente sul Sasso Gordona. Poi ci siamo fatti prendere la mano, o forse meglio dire "il piede". Già in fase pianificatoria ma di più sul posto.
Partenza da casa alle 06.00 in auto e, a piedi, da Muggio alle 07.10. Subito perdiamo la traccia in paese. Non capiamo da che parte dobbiamo salire nel nucleo. Prima a destra, poi a sinistra. Dopo diversi tentativi, finalmente, ad esclusione, troviamo il sentiero.
Consapevoli della lunghezza del giro ci avviamo blandi, ma prendiamo subito un buon ritmo. La bassa quota è tutta un'altra cosa. Chiacchierando risaliamo veloci la Val Luasca e presto siamo fuori dai boschi, nei pressi dell'Alpe Bonello. Qui un cane ci fa le feste. Quindi ci spostiamo, dopo breve snack, all'omonimo Passo.
Qui decidiamo (io non osavo proporlo, ma è stata lei a volerlo) di aggiungere all'itinerario il Poncione di Cabbio che è dinnanzi a noi. Ebbene invece di aggirarlo, come inizialmente previsto, procediamo dritti dal crinale, sul lato italiano, perché in quello svizzero ci sono recinzioni da scavalcare. Dalla cima, raggiunta in poco tempo, ammiriamo il Sasso Gordona. Dobbiamo discendere di una sessantina di metri, transitare dal Rifugio Prabello e risalire lungo la cresta ovest. È un sentiero in parte attrezzato con catene, piuttosto ripido, da percorrere con rispetto e cautela. Poco prima delle 10.00 siamo in vetta e ci prendiamo la prima pausa.
Il Sasso Gordona visto dal Rifugio Prabello

Pizzo della Croce (1491 m)
Sul Sasso Gordona si respira aria di primavera nonostante sia ancora molto freddo. La vista spazia sulle vicine Orobie, la Val d'Intelvi e sul Monte Generoso. È proprio quest'ultimo il nostro obiettivo finale. Appare lontano e non conosciamo i sentieri per raggiungerlo. Ma gli sviluppatori di swisstopo hanno avuto la lungimiranza di includere il territorio confinale italiano nelle mappe. La scala è 1/50000 ma per noi è sufficiente ad individuare strade e sentieri. Scendere da est è troppo lungo, implicherebbe troppi saliscendi per raggiungere Piano delle Alpi. Ritorniamo al Rifugio Prabello da dove siamo arrivati. Evitiamo da nord il Poncione di Cabbio mediante un sentiero italiano che punta diretto al Passo Bonello. Da qui scendiamo ulteriormente tramite una strada sterrata fino a Pian delle Alpi. Siamo nel punto più basso dell'escursione, ovvero a 970, escludendo il punto di partenza (Muggio) e il ponte sulla Breggia sotto Muggio.
È mezzogiorno, abbiamo fame, ma sappiamo che fermarci adesso e mangiare ci affaticherebbe. Il Generoso è ancora lontano. Raggiungerlo implica ancora molta salita e svariati chilometri.
Ora dovremmo aggirare da sud o da nord il Pizzo della Croce che ci separa da Orimento, ai piedi del Generoso. Cosa facciamo? Beh, non lo aggiriamo affatto e lo includiamo nella nostra escursione. È panoramico e ci consente di "tagliare" nonostante l'aggiunta di 520 metri di dislivello. In realtà nutro molti dubbi sul fatto di aver accorciato l'itinerario. Il desiderio di conquistare montagne mi ha indotto a raccontarmi che transitando in vetta lo sviluppo sarebbe stato più contenuto. L'importante è crederci. E quando si è in due la credenza assume maggiore influenza. Inoltre la perdita di quota tra la vetta e Orimento è di soli 200 m.
Comunque, grazie alla tipologia di percorso (ad anello), presso ogni tappa del percorso avremmo sempre potuto decidere di interrompere e di ritornare a Muggio, questo ci ha concesso di proseguire senza porci troppi dilemmi. E così, dopo uno spuntino flash, iniziamo la lunga salita. Ermogna ci affascina con i suoi prati e il laghetto. Risaliamo ripidi pendii erbosi un po' a caso. Cerchiamo la dorsale S e la seguiamo fuori sentiero, o su un sentiero non segnato. Osserviamo molte trincee della linea Cadorna. Tocchiamo un'anticima (Le Crocette) e poi siamo in vetta, non senza fatica. Sono le 14:00, 7 ore di impegno finora. Pranziamo ammirando il Generoso da vicino e tutto il gruppo del Pizzo di Gino. È la pausa più lunga, una cinquantina di minuti. Foto di rito. E coccole di rito,
Debbee ne ha bisogno ora che le spetta la montagna più imponente e si è anche alzato un gelido vento che ci congela.
Il Generoso visto dal Pizzo della Croce

Monte Generoso (1701 m)
La discesa dopo pranzo l'abbiamo pensata e studiata non a caso. Ci permette di digerire e di assorbire le energie necessarie. Partire in salita dopo una lunga pausa a quell'ora è tosto. Seguiamo la dorsale NW che verte a Orimento, un piccolo agglomerato quotato 1275 m. Riusciamo ad ottenere un caffè e riprendiamo il nostro cammino. Siamo a nord del Monte Generoso e compare la neve sul terreno.
Scegliamo la Via Alta che risale la cresta nord. L'alternativa è un sentiero a mezzacosta sul versante orientale. Dapprima il sentiero risale l'ultimo tratto della valle in falsopiano e ci conduce alle sorgenti della Breggia (non mi sono accorto di essere passato dalle stesse se non quando ho scaricato la traccia e posizionato i waypoints). Poi verte a sud seguendo il crinale, con una una pineta sulla destra, pendii erbosi alternati a boschi sulla sinistra. Su pendenza contenuta e terreno innevato progrediamo tranquillamente senza ciaspole o ramponi (questi ultimi portati per sicurezza). Deborah mostra segni evidenti di stanchezza. Un ritorno sarebbe attuabile ma comunque molto lungo. E anche lei è desiderosa di completare l'anello. Da qui fino alla vetta le porto lo zaino e dopo la Cima della Piancaccia, quando davvero è stanca le faccio bere mezzo litro di Isostar e la faccio riposare spesso. Presso la Cima di Piancaccia il paesaggio assume connotati alpini e invernali. Il Generoso è spettacolare. Saltiamo la cima successiva (quota 1644) aggirandola da est su un traverso. Saltiamo anche la ferrata e le 2 cime intermedie mantenendoci sul sentiero estivo. Giunti sotto la vetta non vi sono tracce che la aggirino da sud, sul sentiero facile, e la neve è ripida. Il tratto finale è attrezzato con cavi rivestiti di gomma. La difficoltà grazie ad essi è contenuta (T3 +), ci sono scalini di roccia e soltanto in un paio di passaggi si è davvero esposti. Occorre tenersi con forza alla fune e usare le mani per arrampicare e in meno di dieci minuti siamo in vetta (senza funi la difficoltà e il rischio sarebbero ben più marcati).
Il Generoso dalla Cima della Piancaccia

Tratto finale del Generoso da nord

"Ma tu sei quello di hikr?"
Così esordisce
Snoopy74, un ragazzo gentile appostato su una delle panchine dalla vetta. Si sta godendo la serata (sono passate le 18:00) cucinandosi la cena con tanto di fornello. Non ci conosciamo ma mi riconosce come utente della piattaforma dal tipo di escursione che ho svolto. Conosce abbastanza il mio modo di andare in montagna da associare il me reale alla mia identità hikr.
E cosa poteva succedere di meglio sulla più ambita vetta della giornata se non che una buonanima mi offrisse dello Scotch Whisky torbato?
Meritata pausa contemplativa e di scambio con Olivier.
La densa foschia ci preclude parte della vista che il Generoso normalmente offre ma aumenta la suggestività dell'ambiente. I colori e il panorama accarezzano i nostri occhi e colmano le nostre anime.
I nostri corpi sono stanchi ma non ce ne importa ormai più niente. Ora è discesa. Discesa permeata da soddisfazione.
Salutiamo
Snoopy74 e via si riparte.
Discesa a Muggio
Ovviamente cerchiamo la via più breve che dovrebbe essere Roncapiano. Ma Muggio resta pur sempre lontano dalla vetta per due escursionisti in cammino da 12 ore. Consapevoli fin dall'inizio di rischiare di scendere al buio abbiamo portato le frontali. Le abbiamo utilizzate dopo Roncapiano.
La discesa non presenta difficoltà, si sviluppa dapprima sul pendio meridionale erboso, attraversa alcuni caratteristici alpeggi, tocca il paese di Roncapiano, si addentra nei boschi e raggiunge un ponte sulla Breggia, il luogo più basso in assoluto, 601 m. La pioviggine ci accompagna su più tratti (come il nevischio più in alto).
Superata la Breggia, risaliamo di una sessantina di metri e lasciamo il sentiero direttamente nel punto di partenza, presso 2 lavatoi e un parcheggio.
Sono le 21.20 e abbiamo completato l'anello.
Commento di
Debbee
A distanza di 4 giorni, ancora stento a credere di aver compiuto davvero quest’impresa con le mie gambe. Ho alzato parecchio l’asticella, questa volta. Questo giro ha stravolto i miei concetti di distanza e spazi, ampliando le mie prospettive. Certo, ho sempre fatto dei gran bei giri, anche da sola, ma mai così estremi. Eppure, mi sento di dire che, semplicemente, basta crederci e avere accanto una persona che crede in te (beh ok, anche 2h di marcia senza zaino fanno comodo, e l’Isostar ha il suo perché!).
Insomma, sono fiera del risultato e di aver contribuito attivamente all’aggravarsi del numero di km di distanza e dei metri di dislivello totali. Questa giornata é stata incredibilmente lunga e intensa, di quelle che ti fanno sentire profondamente viva.
Non aggiungo altro, che in fondo le riflessioni di Michea sono anche le mie.

Deborah mi ha davvero sorpreso in questa "micheata". E non sono stato io a "fargliela fare". Lei stessa ha puntato in alto. Con motivazione ed entusiasmo.
Sinteticamente abbiamo percorso un itinerario di rara bellezza e valore storico toccando numerose cime (a mio avviso 4 montagne, ma secondo la mappa si contano più vette), passando dalla bucolica valle di Muggio alle cime innevate del Generoso, in una giornata che è sembrata infinita e fuori dal tempo.
Video: [/drive.google.com/file/d/1JkPxcltUv_4URPjSgKj6P8fDB-lEtlZ4/v...]
Poncione di Cabbio e Sasso Gordona (1263 m e 1410 m)
Inizialmente l'idea era di salire semplicemente sul Sasso Gordona. Poi ci siamo fatti prendere la mano, o forse meglio dire "il piede". Già in fase pianificatoria ma di più sul posto.
Partenza da casa alle 06.00 in auto e, a piedi, da Muggio alle 07.10. Subito perdiamo la traccia in paese. Non capiamo da che parte dobbiamo salire nel nucleo. Prima a destra, poi a sinistra. Dopo diversi tentativi, finalmente, ad esclusione, troviamo il sentiero.
Consapevoli della lunghezza del giro ci avviamo blandi, ma prendiamo subito un buon ritmo. La bassa quota è tutta un'altra cosa. Chiacchierando risaliamo veloci la Val Luasca e presto siamo fuori dai boschi, nei pressi dell'Alpe Bonello. Qui un cane ci fa le feste. Quindi ci spostiamo, dopo breve snack, all'omonimo Passo.
Qui decidiamo (io non osavo proporlo, ma è stata lei a volerlo) di aggiungere all'itinerario il Poncione di Cabbio che è dinnanzi a noi. Ebbene invece di aggirarlo, come inizialmente previsto, procediamo dritti dal crinale, sul lato italiano, perché in quello svizzero ci sono recinzioni da scavalcare. Dalla cima, raggiunta in poco tempo, ammiriamo il Sasso Gordona. Dobbiamo discendere di una sessantina di metri, transitare dal Rifugio Prabello e risalire lungo la cresta ovest. È un sentiero in parte attrezzato con catene, piuttosto ripido, da percorrere con rispetto e cautela. Poco prima delle 10.00 siamo in vetta e ci prendiamo la prima pausa.
Il Sasso Gordona visto dal Rifugio Prabello

Pizzo della Croce (1491 m)
Sul Sasso Gordona si respira aria di primavera nonostante sia ancora molto freddo. La vista spazia sulle vicine Orobie, la Val d'Intelvi e sul Monte Generoso. È proprio quest'ultimo il nostro obiettivo finale. Appare lontano e non conosciamo i sentieri per raggiungerlo. Ma gli sviluppatori di swisstopo hanno avuto la lungimiranza di includere il territorio confinale italiano nelle mappe. La scala è 1/50000 ma per noi è sufficiente ad individuare strade e sentieri. Scendere da est è troppo lungo, implicherebbe troppi saliscendi per raggiungere Piano delle Alpi. Ritorniamo al Rifugio Prabello da dove siamo arrivati. Evitiamo da nord il Poncione di Cabbio mediante un sentiero italiano che punta diretto al Passo Bonello. Da qui scendiamo ulteriormente tramite una strada sterrata fino a Pian delle Alpi. Siamo nel punto più basso dell'escursione, ovvero a 970, escludendo il punto di partenza (Muggio) e il ponte sulla Breggia sotto Muggio.
È mezzogiorno, abbiamo fame, ma sappiamo che fermarci adesso e mangiare ci affaticherebbe. Il Generoso è ancora lontano. Raggiungerlo implica ancora molta salita e svariati chilometri.
Ora dovremmo aggirare da sud o da nord il Pizzo della Croce che ci separa da Orimento, ai piedi del Generoso. Cosa facciamo? Beh, non lo aggiriamo affatto e lo includiamo nella nostra escursione. È panoramico e ci consente di "tagliare" nonostante l'aggiunta di 520 metri di dislivello. In realtà nutro molti dubbi sul fatto di aver accorciato l'itinerario. Il desiderio di conquistare montagne mi ha indotto a raccontarmi che transitando in vetta lo sviluppo sarebbe stato più contenuto. L'importante è crederci. E quando si è in due la credenza assume maggiore influenza. Inoltre la perdita di quota tra la vetta e Orimento è di soli 200 m.
Comunque, grazie alla tipologia di percorso (ad anello), presso ogni tappa del percorso avremmo sempre potuto decidere di interrompere e di ritornare a Muggio, questo ci ha concesso di proseguire senza porci troppi dilemmi. E così, dopo uno spuntino flash, iniziamo la lunga salita. Ermogna ci affascina con i suoi prati e il laghetto. Risaliamo ripidi pendii erbosi un po' a caso. Cerchiamo la dorsale S e la seguiamo fuori sentiero, o su un sentiero non segnato. Osserviamo molte trincee della linea Cadorna. Tocchiamo un'anticima (Le Crocette) e poi siamo in vetta, non senza fatica. Sono le 14:00, 7 ore di impegno finora. Pranziamo ammirando il Generoso da vicino e tutto il gruppo del Pizzo di Gino. È la pausa più lunga, una cinquantina di minuti. Foto di rito. E coccole di rito,

Il Generoso visto dal Pizzo della Croce

Monte Generoso (1701 m)
La discesa dopo pranzo l'abbiamo pensata e studiata non a caso. Ci permette di digerire e di assorbire le energie necessarie. Partire in salita dopo una lunga pausa a quell'ora è tosto. Seguiamo la dorsale NW che verte a Orimento, un piccolo agglomerato quotato 1275 m. Riusciamo ad ottenere un caffè e riprendiamo il nostro cammino. Siamo a nord del Monte Generoso e compare la neve sul terreno.
Scegliamo la Via Alta che risale la cresta nord. L'alternativa è un sentiero a mezzacosta sul versante orientale. Dapprima il sentiero risale l'ultimo tratto della valle in falsopiano e ci conduce alle sorgenti della Breggia (non mi sono accorto di essere passato dalle stesse se non quando ho scaricato la traccia e posizionato i waypoints). Poi verte a sud seguendo il crinale, con una una pineta sulla destra, pendii erbosi alternati a boschi sulla sinistra. Su pendenza contenuta e terreno innevato progrediamo tranquillamente senza ciaspole o ramponi (questi ultimi portati per sicurezza). Deborah mostra segni evidenti di stanchezza. Un ritorno sarebbe attuabile ma comunque molto lungo. E anche lei è desiderosa di completare l'anello. Da qui fino alla vetta le porto lo zaino e dopo la Cima della Piancaccia, quando davvero è stanca le faccio bere mezzo litro di Isostar e la faccio riposare spesso. Presso la Cima di Piancaccia il paesaggio assume connotati alpini e invernali. Il Generoso è spettacolare. Saltiamo la cima successiva (quota 1644) aggirandola da est su un traverso. Saltiamo anche la ferrata e le 2 cime intermedie mantenendoci sul sentiero estivo. Giunti sotto la vetta non vi sono tracce che la aggirino da sud, sul sentiero facile, e la neve è ripida. Il tratto finale è attrezzato con cavi rivestiti di gomma. La difficoltà grazie ad essi è contenuta (T3 +), ci sono scalini di roccia e soltanto in un paio di passaggi si è davvero esposti. Occorre tenersi con forza alla fune e usare le mani per arrampicare e in meno di dieci minuti siamo in vetta (senza funi la difficoltà e il rischio sarebbero ben più marcati).
Il Generoso dalla Cima della Piancaccia

Tratto finale del Generoso da nord

"Ma tu sei quello di hikr?"
Così esordisce

E cosa poteva succedere di meglio sulla più ambita vetta della giornata se non che una buonanima mi offrisse dello Scotch Whisky torbato?
Meritata pausa contemplativa e di scambio con Olivier.
La densa foschia ci preclude parte della vista che il Generoso normalmente offre ma aumenta la suggestività dell'ambiente. I colori e il panorama accarezzano i nostri occhi e colmano le nostre anime.
I nostri corpi sono stanchi ma non ce ne importa ormai più niente. Ora è discesa. Discesa permeata da soddisfazione.
Salutiamo

Discesa a Muggio
Ovviamente cerchiamo la via più breve che dovrebbe essere Roncapiano. Ma Muggio resta pur sempre lontano dalla vetta per due escursionisti in cammino da 12 ore. Consapevoli fin dall'inizio di rischiare di scendere al buio abbiamo portato le frontali. Le abbiamo utilizzate dopo Roncapiano.
La discesa non presenta difficoltà, si sviluppa dapprima sul pendio meridionale erboso, attraversa alcuni caratteristici alpeggi, tocca il paese di Roncapiano, si addentra nei boschi e raggiunge un ponte sulla Breggia, il luogo più basso in assoluto, 601 m. La pioviggine ci accompagna su più tratti (come il nevischio più in alto).
Superata la Breggia, risaliamo di una sessantina di metri e lasciamo il sentiero direttamente nel punto di partenza, presso 2 lavatoi e un parcheggio.
Sono le 21.20 e abbiamo completato l'anello.
Commento di

A distanza di 4 giorni, ancora stento a credere di aver compiuto davvero quest’impresa con le mie gambe. Ho alzato parecchio l’asticella, questa volta. Questo giro ha stravolto i miei concetti di distanza e spazi, ampliando le mie prospettive. Certo, ho sempre fatto dei gran bei giri, anche da sola, ma mai così estremi. Eppure, mi sento di dire che, semplicemente, basta crederci e avere accanto una persona che crede in te (beh ok, anche 2h di marcia senza zaino fanno comodo, e l’Isostar ha il suo perché!).
Insomma, sono fiera del risultato e di aver contribuito attivamente all’aggravarsi del numero di km di distanza e dei metri di dislivello totali. Questa giornata é stata incredibilmente lunga e intensa, di quelle che ti fanno sentire profondamente viva.
Non aggiungo altro, che in fondo le riflessioni di Michea sono anche le mie.
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