Val Qualido: la Stalla Ovale


Publiziert von cai56 , 4. November 2020 um 20:14. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum: 1 November 2020
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 5:30
Aufstieg: 1115 m
Abstieg: 1090 m
Strecke:Andata e ritorno 14,55 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano ad Ardenno lungo le statali 36 e 38; subito dopo il ponte sul torrente Masino svoltare a sinistra e risalire tutta la Valmasino fino a San Martino. Parcheggio gratuito presso il campo sportivo. Per esaurimento dei posti anche a pagamento a noi è toccato scendere fino al Campeggio Sasso Remenno.

In una giornata che in Val di Mello dire affollata è minimizzare (mancano, per ovvie considerazioni climatiche, solo i bagnanti), si salva solo la Val Qualido. D'altro canto la maggior parte dei passanti non ne sospetta nemmeno l'esistenza (e tantomeno del ramo orientale) a causa della soglia alta ed angusta, benchè l'altissima parete sinistra - peraltro con una prospettiva ingannatoria - sia già ben visibile all'altezza del Sasso Remenno.  
La Val Qualido antecedentemente agli anni '970 (prime salite alpinistiche di vie rimaste storiche: "Paolo Fabbri 43", "La spada nella roccia", "Mellodramma", "Il paradiso può attendere", ...) veniva percorsa solo dai pastori Melàt (originari del comune di Mello) per raggiungere e caricare gli insospettabili pascoli alti: per questo scopo, qui e altrove in zona, avevano allestito e attrezzato passaggi anche vertiginosi per poter collegare lingue di bosco o pascolo attraverso lisce placche di roccia rendendole praticabili al bestiame. Ora di queste attrezzature (ponti, staccionate, passerelle) non rimane più nulla al di fuori di qualche buco nella pietra e pochi pioli di ferro: rimangono però, ed anche ben saldi, muri a secco, scalinate e terrapieni. L'Alpe Qualido, misera e quasi invisibile (si tratta solo di cavità scavate sotto enormi massi) per l'esigenza di sfuggire alle valanghe che battono quel pendio, non aveva una stalla che potesse ricoverare i circa 60 capi  bovini che poteva caricare: agli inizi del XX secolo un temporale immane ne disperse o uccise molti trascinandoli giù per il ramo orientale della Val Qualido (Valle della Mazza). In seguito a questo disastro, ad uno dei pastori - Alessio della Mina - venne l'idea di svuotare lo spazio sotto uno dei massi più ampi e, in due o tre stagioni di lavoro, ricavò il "Camarun", che noi chiamiamo ora Stalla Ovale. 
"Avevano tolto circa 600 metri cubi di terra e sassi d’ogni dimensione, ricavando un vano di forma ovale, lungo una ventina di metri, alto nel punto massimo quattro metri e largo circa sette. La grande stalla ovale fu poi rifinita con un pavimento in acciottolato dotato di scoli per i liquami; su tutto il perimetro interno fu disposta una lunga mangiatoia di larice, con fori appositi ove legare circa 50 mucche, i vitellini erano invece tenuti liberi, al centro della stalla. Alcune feritoie verso valle provvedevano a lasciar passare aria e luce, mentre tutto il perimetro, compresa la porzione interna a monte, fu chiuso con un solido muro a secco. Infine, un grosso tronco di larice, disposto in centro alla sala, quasi a sostenere il monolitico tetto, serviva a reggere un piccolo tavolato sospeso che fungeva da fienile. (Cit. Giuseppe "Popi" Miotti)".
Attualmente la stalla ha subito un grave danneggiamento per una frana che occupa circa un quarto della superficie e ne ostacola l'accesso: parte del muro a secco di fondo è crollato e fatica a contenere il relativo terrapieno, con anche un paio di blocchi in posizione estremamente precaria.
Peccato che all'ERSAF, che comunque vi organizza visite guidate, a fronte di tanti altri meritori interventi non abbiano per ora ancora pensato ad un rapido ripristino di questo fragile monumento.

Dal parcheggio del campo sportivo di S.Martino (che noi, partendo dal piazzale esterno del Campeggio Sasso Remenno, abbiamo raggiunto seguendo la bella pista ciclo-pedonale), appena prima del ponte in uscita dal paese, seguendo le indicazioni, si volge a destra imboccando il sentierino che dà accesso pedonale alla Val di Mello, evitando di percorrere la strada carrozzabile a pedaggio dell'altro versante. Il sentiero - molto stretto e accidentato - attraversa, anche con tratti ripidi, il bosco umido che va a concludersi nei primi prati della Val di Mello. Scorrendo fra i numerosi massi isolati (molto frequentati per il bouldering nella bella stagione), si raggiunge il piccolo agglomerato di baite di Cà di Carna. Attraversato il ponte, si imbocca - senza alcuna indicazione - l'evidente sentiero che troviamo quasi di fronte e si comincia a salire nella rada boscaglia, dove compaiono i primi bolli CAI. La traccia, sempre ripida quando non ripidissima lungo tutto il vallone, si porta a risalire uno splendido bosco di faggi lasciando sulla destra la deviazione per il vicino "Trapezio d'Argento" (popolare struttura d'arrampicata con anche una via tra le più facili della Val di Mello); la salita è spesso agevolata da lunghe scalinate, terrapieni e tornanti artificiali: qua e là si incontra anche qualche segno di "comodità melàt", in forma di piccoli ripari sotto-roccia. Gradualmente si arriva ad entrare nella soglia della Val Qualido: sul fondo scorre un torrente soggetto a piene violente e, a sinistra, si innalza bruscamente la famosa parete est del Monte Qualido; sul versante opposto, molto più erboso e boscoso, si interseca il nostro sentiero in cerca del passaggio più efficace: il vero ostacolo di tutta la valle è un lastrone ("pioda") molto ripido ed inaggirabile. I Melàt l'hanno risolto con quattro netti traversi ove necessario attrezzati a scale, sfruttando cenge naturali, scavandone nettamente alcune o rinforzandone altre con pali e zolle di erba "vìsega". Oltrepassato un tratto a prato paludoso (non c'è più nessuno che, nel proprio interesse, pensi a incanalare gli scoli d'acqua...), il sentiero attraversa il torrente con l'aiuto di una corda tesa fra le due rive e torna a risalire un rado bosco, portandosi non lontano dal riparo (noto fra gli alpinisti come "Hotel Qualido") che sta alla base del punto più alto (circa 800m) della parete. La pendenza va quindi diminuendo e più comodamente si sale ai prati del "Cavalet", sella erbosa dove i due rami della Val Qualido convergono a monte della "Mongolfiera" (anticamente "la Mazza"); le segnalazioni proseguono verso l'alto in direzione del traverso del Sentiero Roma, ma, facendo attenzione a qualche ometto di pietre ed a sbiaditissime verniciate, noi dobbiamo spostarci senza sentiero verso destra, dove una frana di blocchi, con il graduale avvicinamento, mostra la presenza di opere umane. La prima struttura che si incontra è un riparo dotato di porta e terrazzo erboso sul davanti, poco sopra una seconda stanza con piccola "dependance" sulla sinistra, poi finalmente il "Camarun": l'ingresso sembra ostruito da una frana, ma, per il momento, si può ancora accedere comodamente all'incredibile locale. 
Ritorno per la via di salita.

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (12)


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Poncione hat gesagt:
Gesendet am 5. November 2020 um 13:27
Ambiente davvero magnifico e che colori... Queste storie ed opere del passato ricordano un pò quelle narrate di una ben nota valle del Ticino... la vita in montagna era durissima per tutti i valligiani di qualunque valle, nessuna esclusa.
Bella relazione.

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 5. November 2020 um 20:37
Grazie. Conosco un po' la situazione simile della Val Bavona per averne letto su qualche libro del Brenna,
E, se già non lo conosci, devi per forza leggere "Il fondo del sacco" di Plinio Martini.
Ciao Marco

danicomo hat gesagt:
Gesendet am 5. November 2020 um 14:43
Bella.....
Pensa che, anni fa, ci son passato accanto senza sospettare la presenza di quella meraviglia...
Sarà da doverci tornare...

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 5. November 2020 um 20:40
Lo stesso è accaduto a noi una ventina di anni fa: se non lo sai, non vedi nemmeno l'alpe.
Torna alla svelta perchè la frana è brutta.
Ciao

sciurapina hat gesagt:
Gesendet am 5. November 2020 um 17:09
Credo che dovresti parlare con DVDS ne uscirebbe l ispirazione per una bella canzone. Tipo "La Stala Uval . Storia de fadighi de gent che gheven i ball "

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 5. November 2020 um 20:41
Le suddette di dimensioni megalitiche...

Daniele66 hat gesagt:
Gesendet am 5. November 2020 um 21:34
Molto interessante...Complimenti...Daniele66

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 6. November 2020 um 09:27
Fortemente consigliabile...

Emanuela hat gesagt:
Gesendet am 6. November 2020 um 15:07
Ciao!
I vostri giri sono sempre molto interessanti!

Oltre all'aspetto naturalistico, anche a noi interessa molto il risvolto storico e umano che si cela dietro questi ambienti, dove gli uomini, nonostante il pericolo, con fatiche e ingegno sono riusciti a far sopravvivere i loro animali e di contro anche le loro famiglie.

Colgo l’occasione per fare anche mio il consiglio del libro che hai dato a Poncione.

E visto che ci sono, sai dirmi se ci sono libri dove vengono narrate le vicende su come sono state ideate, e poi realizzate vie di comunicazioni come ad esempio il “nostro” sentiero del Cardinello, ma anche altre vie di transito sull’arco alpino?

Buone montagne!
Emanuela

p.s.: tantissimi anni fa (forse 25) , in prossimità del famoso “Bidet della Contessa” in Val di Mello, abbiamo preso un sentierino (inizialmente segnato) che ci ha portati alti in Val Qualido; la giornata era gelida (metà maggio) così abbiamo mangiato il nostro spuntino al riparo in una cavità che non era naturale (forse la vostra stalla?!)

Abbiamo poi proseguito facendo un lungo giro circolare senza sentiero, aggirando salti di roccia e scendendo su piode inclinate fino ad arrivare ad uno di questi traversi precari attrezzati dall’uomo.

Non mi pare sia lo stesso percorso che avete fatto voi: sai forse dirmi qualcosa in più?

Grazie

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 6. November 2020 um 17:35
Ciao.
Fra i libri-guida sulle grandi vie alpine trovi qualcosa fuori catalogo da Lyasis Edizioni.
Per situazioni analoghe alla Val di Mello ci sono i libri sulla Val Bavona di Giuseppe Brenna.
Riguardo alla tua vecchia gita, mi dai indicazioni che sembrano contrastanti:
- Sentiero segnalato per la Val Qualido è uno solo, quello della relazione.
- Sentiero (non segnalato) ne troviamo anche un altro che, con passaggi delicati, risale la Valle della Mazza; inizialmente sfrutta la cengia di accesso allo Scoglio delle Metamorfosi e prosegue sotto la Mongolfiera sbucando proprio sui prati sotto l'Alpe Qualido.
Marco

Emanuela hat gesagt: RE:
Gesendet am 16. November 2020 um 14:37
Ciao Marco,
grazie per le indicazioni sui libri-guida!

In merito alla vecchia gita, hai ragione tu: noi abbiamo preso una traccia di sentiero che saliva a sx, un po' prima di trovare l' indicazione che tu dici, trovata al termine del giro circolare un bel po’ dopo aver messo piede sul piano.

Ricordo che prima dei lunghi traversi e prima di trovare quella “caverna” dove ci siamo riparati, abbiamo attraversato un torrente con una portata decente (era metà maggio) dal letto piuttosto largo: potrebbe essere la Val Mazza come dici?

In ultimo ricordo benissimo di essere giunti allo "Scoglio delle Metamorfosi"…mi era piaciuto il nome, ma non ricordo proprio di essere mai sbucata sui prati sotto l'alpe Qualido.

Mi farebbe piacere ricevere qualsiasi tipo di informazione per comporre il puzzle di questa gita piuttosto avventurosa.

Buone montagne a voi,
Emanuela







cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 16. November 2020 um 16:40
L'unico libro che descrive un po' questo itinerario è:
"Val di Mello 9000 metri sopra i prati" di Paolo Masa e Jacopo Merizzi.
Ciao
Marco


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