Moncucco (m.1519) - Motto Croce (m.1184)
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A volte le disattenzioni portano buone cose...
Giro di ripiego, poichè le intenzioni erano altre, dunque passo direttamente alla descrizione di un'escursione nata in modo casuale e proseguita interamente senza cambio di registro.
Partenza da Due Cossani (m.552), da cui la segnaletica CAI invita a raggiungere Regordallo - il cui attacco della mulattiera è aggrovigliato tra rovi, erba alta e un grosso tronco caduto - e poi Pradecolo. La mulattiera, a tratti invasa, è complessivamente buona, seppur a tratti ridotta a sentiero. Poco prima dell'Alpe Pianello (ex-colonia) esso si perde tra prati devastati dai cinghiali e due costruzioni: un vicolo cieco, anche perchè tra le case è posto una specie di deposito (ma direi più discarica...) che non invita a passare lì in mezzo, pertanto esco transitando dalla stradina e uscendo sulla strada asfaltata, che seguo circa 200 metri sino al bivio per il Rifugio Dumenza, ove in teoria sarei dovuto sbucare col sentiero, avvolto in un'intricata teoria di felci. Bolli rossi comunque presenti... aguzzando la vista. ;)
Si prosegue transitando su asfalto al bivio per l'Alpe Chedo, ed entrando liberamente nella faggeta, poco più in basso del sentiero per Pradecolo, da cui parte un'altra forestale non marcata. Si procede nel solco della valle Arasio seguendo l'andamento della montagna e superata una prima valletta si riduce a stretto sentiero, il quale a tratti si trasforma in mulattiera, nel complesso ancora percorribile, finchè tutto va a perdersi nel nulla. Si procede per tracce più o meno fantasiose (qualche bollatura da boscaiolo confonde le idee) mantenendosi in quota sino a giungere nei pressi del secondo e più impervio impluvio, solcato da una cascatella in cui la traccia andrebbe a ficcarsi entrando in secca esposizione sulle rocce sottostanti. Oltre il torrente s'intuisce chiaramente un prosieguo del tracciato che con ogni evidenza sembra dirigersi verso le baite di Sarona, che s'intravvede tra le piante sull'altro lato della valle. Il passaggio è evidentemente rischioso, anche perchè la zona è abbastanza umida, perciò dopo aver tentato invano un attraversamento poco più alto decido di abbandonare l'abbozzo risalendo il ripidissimo ma pulito pendio in faggeta che mi riporta sulla "retta via" tra Alpone e Pradecolo, subito tralasciata per salire dritto per dritto ancora in faggeta verso il Monte Lema sapendo di trovare prima o poi il sentiero ufficiale. Tuttavia si incontra un primo sentiero trasversale che si dirige senza successo verso la Valle Arasio: lo seguo sino in fondo, torno sui miei passi per riprendere la libera salita fino ad incontrarne un secondo ancor più evidente. Intuisco che a destra toccherei la via normale, pertanto vado a sinistra: stavolta il sentierino prosegue bene ed entra effettivamente in valle Arasio offrendo vedute verso la Madonna della Guardia, l'Alpe Arasio e la Piana del Poncione procedendo in falsopiano per poi entrare nella fitta pineta, ove scopro che tale percorso ha un nome: Sentiero Carlino, inciso su un tronco. Finalmente sembra si decida a salire, ma fuori dalla pineta si riprende a serpeggiare a mezzacosta in ormai evidente direzione della via normale, presto raggiunta poco sopra dell'Alpe Pian di Runo (m.1337), verso cui mi dirigo tralasciando la vetta del Monte Lema, anche perchè inizia a piovere.
Già interessante di suo proseguo l'escursione percorrendo - dopo anni che me l'ero ripromesso - un sentiero indicato sulla vecchia carta IGM che rimanendo a mezzacosta del Monte Lema si dirige verso il Moncucco e l'Alpe di Dumenza. Il temuto ravano in realtà è una piacevole sorpresa perchè il sentiero è ampio e pulito, nella prima parte addirittura carrabile, entrando in faggeta per poi incontrare una zona più rada in cui un'ingegnosa scaletta in sasso risale un piccolo scoglio roccioso per raggiungere infine la riqualificata Alpe di Dumenza (m.1380), ove mi fermo a pranzare in compagnia di una simpatica coppia luinese incontrata qui.
Tornato indietro di pochi metri prendo l'evidente sentierino (bolli rossi) che risale in faggeta per poi sbucare sui ripidi prati che incontrano il sentiero proveniente da Astano e subito dopo nell'erba alta la vetta del Moncucco (m.1518).
La discesa ad Astano e Sessa tramite la Forcola (m.1118) è interrotta dalla breve salita e discesa sull'anonima e boscosa cima del Motto Croce (m.1184) la cui vetta è occupata da una vecchia postazione di caccia con scaletta ed una "esotica" sedia sdraio. ;)
Giunto infine in fondo alla cantonale a Madonna del Piano (m.267) intraprendo il lungo e piacevole sentiero in falsopiano che scorre in diversi tratti a fianco del fiume Tresa, giungendo ovviamente a Ponte Tresa (m.273) sulle sponde del Ceresio.
NB. Percorso improvvisato di ricerca nel complesso interessante e suggestivo in un continuo intersecarsi di sentieri noti e battuti ed altri sconosciuti o abbandonati. Molto bello soprattutto il (probabile) itinerario a semicerchio verso Sarona, sicuramente da rivedere.
Escursione valutabile T2-T3 ad eccezione di qualche tratto T4 prima dell'interruzione del tracciato verso Sarona.
Giro di ripiego, poichè le intenzioni erano altre, dunque passo direttamente alla descrizione di un'escursione nata in modo casuale e proseguita interamente senza cambio di registro.
Partenza da Due Cossani (m.552), da cui la segnaletica CAI invita a raggiungere Regordallo - il cui attacco della mulattiera è aggrovigliato tra rovi, erba alta e un grosso tronco caduto - e poi Pradecolo. La mulattiera, a tratti invasa, è complessivamente buona, seppur a tratti ridotta a sentiero. Poco prima dell'Alpe Pianello (ex-colonia) esso si perde tra prati devastati dai cinghiali e due costruzioni: un vicolo cieco, anche perchè tra le case è posto una specie di deposito (ma direi più discarica...) che non invita a passare lì in mezzo, pertanto esco transitando dalla stradina e uscendo sulla strada asfaltata, che seguo circa 200 metri sino al bivio per il Rifugio Dumenza, ove in teoria sarei dovuto sbucare col sentiero, avvolto in un'intricata teoria di felci. Bolli rossi comunque presenti... aguzzando la vista. ;)
Si prosegue transitando su asfalto al bivio per l'Alpe Chedo, ed entrando liberamente nella faggeta, poco più in basso del sentiero per Pradecolo, da cui parte un'altra forestale non marcata. Si procede nel solco della valle Arasio seguendo l'andamento della montagna e superata una prima valletta si riduce a stretto sentiero, il quale a tratti si trasforma in mulattiera, nel complesso ancora percorribile, finchè tutto va a perdersi nel nulla. Si procede per tracce più o meno fantasiose (qualche bollatura da boscaiolo confonde le idee) mantenendosi in quota sino a giungere nei pressi del secondo e più impervio impluvio, solcato da una cascatella in cui la traccia andrebbe a ficcarsi entrando in secca esposizione sulle rocce sottostanti. Oltre il torrente s'intuisce chiaramente un prosieguo del tracciato che con ogni evidenza sembra dirigersi verso le baite di Sarona, che s'intravvede tra le piante sull'altro lato della valle. Il passaggio è evidentemente rischioso, anche perchè la zona è abbastanza umida, perciò dopo aver tentato invano un attraversamento poco più alto decido di abbandonare l'abbozzo risalendo il ripidissimo ma pulito pendio in faggeta che mi riporta sulla "retta via" tra Alpone e Pradecolo, subito tralasciata per salire dritto per dritto ancora in faggeta verso il Monte Lema sapendo di trovare prima o poi il sentiero ufficiale. Tuttavia si incontra un primo sentiero trasversale che si dirige senza successo verso la Valle Arasio: lo seguo sino in fondo, torno sui miei passi per riprendere la libera salita fino ad incontrarne un secondo ancor più evidente. Intuisco che a destra toccherei la via normale, pertanto vado a sinistra: stavolta il sentierino prosegue bene ed entra effettivamente in valle Arasio offrendo vedute verso la Madonna della Guardia, l'Alpe Arasio e la Piana del Poncione procedendo in falsopiano per poi entrare nella fitta pineta, ove scopro che tale percorso ha un nome: Sentiero Carlino, inciso su un tronco. Finalmente sembra si decida a salire, ma fuori dalla pineta si riprende a serpeggiare a mezzacosta in ormai evidente direzione della via normale, presto raggiunta poco sopra dell'Alpe Pian di Runo (m.1337), verso cui mi dirigo tralasciando la vetta del Monte Lema, anche perchè inizia a piovere.
Già interessante di suo proseguo l'escursione percorrendo - dopo anni che me l'ero ripromesso - un sentiero indicato sulla vecchia carta IGM che rimanendo a mezzacosta del Monte Lema si dirige verso il Moncucco e l'Alpe di Dumenza. Il temuto ravano in realtà è una piacevole sorpresa perchè il sentiero è ampio e pulito, nella prima parte addirittura carrabile, entrando in faggeta per poi incontrare una zona più rada in cui un'ingegnosa scaletta in sasso risale un piccolo scoglio roccioso per raggiungere infine la riqualificata Alpe di Dumenza (m.1380), ove mi fermo a pranzare in compagnia di una simpatica coppia luinese incontrata qui.
Tornato indietro di pochi metri prendo l'evidente sentierino (bolli rossi) che risale in faggeta per poi sbucare sui ripidi prati che incontrano il sentiero proveniente da Astano e subito dopo nell'erba alta la vetta del Moncucco (m.1518).
La discesa ad Astano e Sessa tramite la Forcola (m.1118) è interrotta dalla breve salita e discesa sull'anonima e boscosa cima del Motto Croce (m.1184) la cui vetta è occupata da una vecchia postazione di caccia con scaletta ed una "esotica" sedia sdraio. ;)
Giunto infine in fondo alla cantonale a Madonna del Piano (m.267) intraprendo il lungo e piacevole sentiero in falsopiano che scorre in diversi tratti a fianco del fiume Tresa, giungendo ovviamente a Ponte Tresa (m.273) sulle sponde del Ceresio.
NB. Percorso improvvisato di ricerca nel complesso interessante e suggestivo in un continuo intersecarsi di sentieri noti e battuti ed altri sconosciuti o abbandonati. Molto bello soprattutto il (probabile) itinerario a semicerchio verso Sarona, sicuramente da rivedere.
Escursione valutabile T2-T3 ad eccezione di qualche tratto T4 prima dell'interruzione del tracciato verso Sarona.
Tourengänger:
Poncione

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