Punta Rossa della Grivola (3630 m)
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Della Punta Rossa della Grivola ricordo un rapporto di un po’ di anni fa di ivanbutti e soci: con i suoi 3630 metri è una delle cime ‘escursionistiche’ più alte e per questo fa gola a molti. La quota per me non è che un numero (ragion per cui non ho mai fatto quattromila, né la cosa mi interessa) ma in questa mia estate di “assaggi” valdostani ci sta di scegliere anche delle mete più ‘classiche’, come questa e come è stato qualche giorno fa l’Emilius. L’idea che ci sta sotto è di fare una cima per valle.
Parto in direzione di Valnontey, ma nel buio della notte sbaglio e finisco con la macchina verso Lillaz. Poco male, faccio inversione, torno a Cogne e stavolta prendo la strada giusta. A questo punto il sole è già sorto e parto con le scarpette sul sentiero che porta al Rifugio Vittorio Sella, con i suoi mille tornanti. La salita è redditizia ed il cielo terso. Al rifugio mi fermo giusto il tempo di sgranocchiare un paio di crostatine e riprendo. Purtroppo, nonostante, come dicevo, il cielo sopra di me è sereno, nella direzione in cui sto andando vedo delle nuvole minacciose, che soffiano proprio dal Colle della Rossa. Maledizione. Non mi do per vinto, ad ogni modo, e proseguo lungo il sentiero che porta al colle. Me lo ricordo bene, ci passai qui nel 2015 con un amico e la mia ex. Volevamo fare la Punta Rossa, ma una nevicata recente e la mancanza di attrezzatura da parte loro ci impedì di andare oltre il colle. Oggi è tutta un’altra storia, ovviamente. L’unico peccato può essere di arrivare in vetta in mezzo alle nuvole e non vedere nulla. Per questo chiedo ad un gruppo che incrocio un po’ sotto al colle com’era il tempo dall’altra parte. Loro mi rispondono che sta migliorando, e questo mi rincuora. Al colle metto gli scarponi. Mentre li sto calzando, arriva un ragazzo, anche lui da solo, in assetto da trail. Anche lui sta andando alla Rossa, ed allora ci incamminiamo insieme. Il sentiero lungo il versante E si vede chiaramente, dobbiamo solo studiare come arrivare all’attacco, scendendo per una decina di metri. La Rossa è esattamente alla nostra sinistra, ma bisogna fare una U per portarsi nel punto in cui si può accedere facilmente alla cresta. Cresta che, in realtà, una volta aggiratala, si mostra più una dorsale, apparentemente senza problemi. Nella realtà, c’è un breve tratto con delle placche che scivolano verso il sottostante ghiacciaio, ma niente di più. Arrivo in cima, un paio di minuti dopo il mio compagno di viaggio, che aveva seguito il sentiero, più lungo ma meno ripido, per arrivare in cresta. Io, al contrario avevo preso una via più diretta. C’è un po’ di gente in vetta, come c’era da immaginarsi, la maggior parte in scarpette. Le nuvole nacsondono un po’ del panorama, ma neanche più di tanto. Scendiamo, stavolta seguendo anch’io il sentiero. Arrivati nuovamente al colle, incominciamo a parlare di una meta (la Tresenta) che mi piacerebbe fare nei prossimi giorni, e ne approfitto per chiedere informazioni. Per caso, uno di quelli che era lì al Colle dice che lui c’è stato (a sua volta in solitaria) proprio qualche giorno fa. Mi rassicura sul fatto che sia fattibile e alla mia portata. A questo punto, non resta che scendere. Lui vorrebbe andare dal versante opposto rispetto a quello da cui tutti siamo arrivati, ma non sa com’è. Io gli dico che lo conosco perché, proprio quella volta che venni qui con la mia ex, scendemmo proprio da lì, quindi sapevo bene dove andare. L’unica parte penosa era la risalita da Cogne a Valnontey, che allora facemmo lungo la pista da fondo. Gli propongo quindi di andarci assieme, e così partiamo. Tante chiacchiere, su montagna, alpinismo, Val d’Aosta. Poi, una volta arrivati a Cogne, non parliamo più. Dopo 20 e passa chilometri siamo stanchi tutti e due. Lo vedo andare come un treno in salita. Ho capito che non vede l’ora che sia finita, e lo capisco bene. Anch’io, oggi, sono un po’ provato. Fortunatamente, alla fine siamo alla macchina, e ci salutiamo.

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