Alpe In Cima - Val Gronda


Publiziert von atal , 5. Juli 2020 um 17:23.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum: 4 Juli 2020
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 9:00
Aufstieg: 1100 m
Abstieg: 1100 m

L'Alpe In Cima (IGM Alpe Cima 1985 m) è un alpetto abbandonato in panoramica e remota posizione su una costa secondaria che si dirama dalla dorsale SE della Punta Ventularo, cima raramente visitata che separa la selvatica Val Sassolenda dal solco principale della Val Gronda.

L'Alpe In Cima fa parte di quella categoria di alpetti che stupiscono per l'improbabile collocazione e che più di altri fanno capire quanto le condizioni materiali di vita siano mutate nell'arco di pochi decenni.

Lo raggiungeremo salendo da Mezzanaccio (1294 m), la più alta delle frazioni di Rassa, dapprima seguendo il sentiero, non ufficiale ma segnalato, che raggiunge prima la baita riattata dell'alpe Costa delle Vacche e quindi quella di Sl'Asu (IGM Sull'Asino 1745 m), dove i segni hanno termine. Da Sl'Asu si risale l'erta dorsale soprastante senza più una vera e propria traccia.

Dall'Alpe In Cima saliremo ancora alla bocchetta senza nome (circa 2080 m) che mette in collegamento le Valli Gronda e Sassolenda, per poi traversare all'Alpe Scarpia, su percorso completamente cancellato e soffocato dalla vegetazione.

Avvertenze
Il percorso coincide con il tracciato della Carta Svizzera. Da Sl'Asu (Sull'Asino) all'Alpe Scarpia non c'è segnaletica di alcun tipo e il sentiero non è più riconoscibile come tale ma, qualche tratto è segnato dal passaggio degli animali.
Il traverso dalla bocchetta sopra l'alpe In Cima all'Alpe Scarpia è completamente imboscato e presenta dei passaggi esposti in cui è comunque sempre possibile aggrapparsi alle piante.

Il perccorso
Parto con Ferruccio da Rassa, scenografica località situata alla confluenza del torrente Gronda con il Sorba. Ci incamminiamo lungo la strada asfaltata (nei mesi di Luglio e Agosto il transito con automezzi è riservato ai proprietari della baite) che si inoltra nella Val Gronda fino al suo termine. Proseguiamo lungo la mulattiera toccando i nuclei di Rassetta e Fontana. Al termine di quest'ultimo paesino, prendiamo il sentiero che sale a destra e in breve raggiunge Mezzanaccio, che ospita una bella chiesa decorata e alcune grandi case ancora utilizzate.

Saliamo su un sentierino che passa accanto ad una costruzione dell'acquedotto. Subito dopo si presenta un bivio (non segnalato), dove imbocchiamo la cengia che traversa a sinistra (Ovest) e superiamo il Rio Brughera. Sul versante opposto del canale, risaliamo la ripida sponda in parte franata e raggiungiamo una più comoda faggeta dove si incontra che un sentiero che traversa in piano.
Superato un canalino, la traccia sembra perdere quota e la abbandoniamo, per salire con percorso libero nel bosco, fino a (ri)trovare il sentiero che sale a tornanti, segnalato anche da qualche segno rosso sbiadito, e più in alto, da cartellini gialli inchiodati ai tronchi. Arriviamo così alla baita rimodernata di Costa delle Vacche e quindi, con percorso talvolta nascosto nell'erba alta, a quella di Sl'Asu, dove il sentiero ha termine. Sorprende trovare in un luogo come questo una vera e propria casa, ristrutturata, curata e rifinita nei particolari.

Saliamo la ripida dorsale aggirando i tratti rocciosi fino ad un colletto alla testata di un canale che scende a SO (ometto). A Est si vede ii poggio successivo, dove troviamo i resti dell'Alpe In Cima: una baita con ancora mezzo tetto di piode e una stalla azzerata. Sulla costa accanto all'alpe si notano delle rocce piatte nella classica collocazione dell'altare e infatti, come si poteva immaginare, ci sono delle incisioni ma purtroppo sono in pessimo stato...

Siamo su un vero e proprio nido d'aquila, con ampia visuale sulla val Gronda. Difficile per noi oggi immaginare la fame d'erba di chi un tempo saliva fino a qui.

A Nord dell'alpe c'è la testata del Rio Brughera, che avevamo attraversato nei pressi di Mezzanaccio, con le sue sorgenti. Mentre sono intento ad assaggiare l'acqua che bagna uno scivolo di pietra, Ferruccio richiama la mia attenzione su un aspide intento a dileguarsi alle mie spalle con movimenti eleganti.
Risaliamo il ripido vallone dal erboso e, con faticosi passi, guadagniamo il colletto sulla cresta spartiacque con la Sassolenda. Dal valico (poco meno di 2100 m di quota), vista notevole sulle valli a Nord e a Sud, sulla sbilenca costruzione rocciosa del Bricco del Vallè e sulla baita dell'alpe In Cima, ora circondata da un aura luminosa che sembra richiamare l'attenzione sul suo splendido isolamento. La cima del Picco Ventularo è nascosta dalla nubi, e così il Corno Rosso o Pietra Luce e la Punta Ciciozza o Sivella, le sommità della repulsiva costiera che incombe sui pascoli della Sassolenda con pendii, in parte franati, misti di ripida erba a rocce rugginose.

Per oggi quindi salire più alto non avrebbe molto senso e decidiamo di tentare l'incerta traversata in direzione dell'Alpe Scarpia. Dal punto in cui siamo appare chiaro che non c'è alcuna evidenza del percorso di un tempo ma appare anche evidente il colletto a cui puntare, dove una vaga traccia incide debolmente un pendio di rododendri. Prima di arrivarci bisogna però superare un fitto alneto, perdendo quota per costeggiare in basso una parete rocciosa, poco sopra un salto. Dal colletto successivo appare il prossimo, che, pur non solcato da tracce, sembra essere l'unica via di uscita. Anche in questo caso si scende nella giungla tra rocce scivolose, per poi risalire tra rododendri e ortiche. La presenza di queste ultime, dovuta a ricchezza di azoto nel terreno, paradossalmente conforta perché è indice di frequentazione animale.
Un esposto traverso e finalmente si scende, su terreno più agevole, ai pendii prossimi all'Alpe Scarpia, dove ci attende una splendida fioritura che comprende anche aquilegie, gigli martagoni e sassifraghe dei graniti.

Ci immettiamo sul sentiero segnalato che, con una serie di guadi e tratti fortemente inerbiti (con abbondanza di ortiche...) ci riporta nella civiltà in località Piana. Qui, anziché scendere a prendere subito la strada asfaltata, traversiamo a Ortigoso su uno dei sentieri dell'arte e quindi facciamo ritorno a Rassa, dove si chiude questo interessante anello.

Tourengänger: atal
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (2)


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ChristianR hat gesagt:
Gesendet am 6. Juli 2020 um 08:27
Bellissimo percorso aereo che, sorprendentemente, offre la possibilità di migliorare la tua conoscenza della botanica (così vicino alla vegetazione è importante). È sempre bene conoscere il nome della pianta che ha permesso di evitare di cadere nel vuoto.

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 6. Juli 2020 um 13:23
Si torna a casa odorosi di felci e di ortiche, stanchi ma soddisfatti e soprattutto con la consapevolezza di aver trovato un nuovo amico: Google Lens!


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