Pietra Parcellara... Laddove l'Emilia non è più paranoica.
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Mi son salvato. Mi son salvato dal Veglione burrascoso e festaiolo, e la cosa non era scontata se il 31 Dicembre lo passi con Piero "Il Cinghiale", già volto noto di Hikr e militante severo del Collettivo Gambero Rosso, ma soprattutto uomo altrettanto noto per aver dato alle stampe il manuale mascellare dal titolo: "Come ti disosso uno stinco di Maiale in tre mosse".
Mi son salvato e ora sono a Donceto, in Val Trebbia, zona di vini e di montagne selvagge, ma anche terra con una tradizione culinaria figlia di un tempo perduto, di un tempo in cui sangue e colesterolo andavano maledettamente a braccetto; "Monsieur" Colesterolo era tale a sua insaputa, mentre il sangue sapeva da dove veniva... Donceto e spero, eccome se spero, spero che questo tempo si estingua presto, come spero che arterie e vene ritornino presto libere da occlusioni grassoformi che portano il nome di Lipidi Steroidei. Spero, e intanto maledetta tradizione, maledetti insaccati!
Donceto ore 15, ci sono alcune macchine parcheggiate lungo la strada, mentre cammino, sulla sinistra e al solito posto, un cartello è posizionato da alcuni anni lungo la staccionata di una casa, la scritta recita: "vendesi vino". Cammino spedito, passo oltre, stanotte ho sconfitto il forte esercito dei Saccharomyces Bayanus e ora non voglio ritornare sul campo di battaglia, il fetido odore della morte è ancora appiccicato sulla mia pelle, ed io, da vero duellante, oggi onorerò le gesta dello sconfitto, onorerò il Capo dei Saccharomyces, tale Quercus Suber, altrimenti conosciuto come Tappo di Sughero.
Strano trovarsi il I° Gennaio lungo il vecchio asfalto di Donceto, strano per chi pensa che il I° Gennaio sia la Giornata Mondiale del Picco Glicemico, e quindi, equiparabile alla giornata mondiale della minestra in brodo vegetale e delle gambe distese verso la bocca del caminetto.
Lo "famo strano" questo I° di Gennaio , lo famo al freddo (ma neanche troppo) e lo famo al calar del Sole, quando gli ultimi raggi colpiscono diretti come un "jab" le rocce abrasive della Pietra Parcellara, piccola elevatura montuosa ma dotata di grande sinuosità. Come dicevo prima, cammino spedito, non certo come uno skyrunner, ma spedito, la piccola croce di vetta sembra vicina ma per toccarla con mano e ad un orario decente a livello visivo devi sgambettare per bene.
Cammino spedito, e mentre mi avvicino alla "schiena" rocciosa posso già ammirare il dualismo cromatico, un dualismo fatto di grande impronta visiva; a Nord l'ombra sulla parete incute timore, impone rispetto quando non severità, poi c'è la vista a Sud, dove la parete "giallo incendio" modifica la percezione, altera il pensiero e lo porta con una traiettoria di lettura tutta personale verso una polluzione pomeridiana.
Arrivo in men che non si dica al Passo, ignoro sulla sinistra il sentiero che porta alla Pietra Marcia mentre seguendo verso destra mi porto all'attacco della cresta rocciosa, laddove ora ci si inerpica con elegante serpentina.
Mi sento leggero, la mente è sgombera da pensieri altri, solo l'intestino pretende sfiati, ma questo lo metti in conto se hai mangiato tutta notte come un socialista. Seguo la bollatura, qua e la m'invento passi di danza fuori ordinanza, ma nulla che portino a sortite pericolose, qua, per quanto la cresta non sia di difficile lettura non puoi permetterti di fare il cazzaro, non nei due o tre punti particolarmente esposti. Devi usare l'intelligenza o per lo meno lo shivaismo tantrico.
Mi son salvato e ora sono a Donceto, in Val Trebbia, zona di vini e di montagne selvagge, ma anche terra con una tradizione culinaria figlia di un tempo perduto, di un tempo in cui sangue e colesterolo andavano maledettamente a braccetto; "Monsieur" Colesterolo era tale a sua insaputa, mentre il sangue sapeva da dove veniva... Donceto e spero, eccome se spero, spero che questo tempo si estingua presto, come spero che arterie e vene ritornino presto libere da occlusioni grassoformi che portano il nome di Lipidi Steroidei. Spero, e intanto maledetta tradizione, maledetti insaccati!
Donceto ore 15, ci sono alcune macchine parcheggiate lungo la strada, mentre cammino, sulla sinistra e al solito posto, un cartello è posizionato da alcuni anni lungo la staccionata di una casa, la scritta recita: "vendesi vino". Cammino spedito, passo oltre, stanotte ho sconfitto il forte esercito dei Saccharomyces Bayanus e ora non voglio ritornare sul campo di battaglia, il fetido odore della morte è ancora appiccicato sulla mia pelle, ed io, da vero duellante, oggi onorerò le gesta dello sconfitto, onorerò il Capo dei Saccharomyces, tale Quercus Suber, altrimenti conosciuto come Tappo di Sughero.
Strano trovarsi il I° Gennaio lungo il vecchio asfalto di Donceto, strano per chi pensa che il I° Gennaio sia la Giornata Mondiale del Picco Glicemico, e quindi, equiparabile alla giornata mondiale della minestra in brodo vegetale e delle gambe distese verso la bocca del caminetto.
Lo "famo strano" questo I° di Gennaio , lo famo al freddo (ma neanche troppo) e lo famo al calar del Sole, quando gli ultimi raggi colpiscono diretti come un "jab" le rocce abrasive della Pietra Parcellara, piccola elevatura montuosa ma dotata di grande sinuosità. Come dicevo prima, cammino spedito, non certo come uno skyrunner, ma spedito, la piccola croce di vetta sembra vicina ma per toccarla con mano e ad un orario decente a livello visivo devi sgambettare per bene.
Cammino spedito, e mentre mi avvicino alla "schiena" rocciosa posso già ammirare il dualismo cromatico, un dualismo fatto di grande impronta visiva; a Nord l'ombra sulla parete incute timore, impone rispetto quando non severità, poi c'è la vista a Sud, dove la parete "giallo incendio" modifica la percezione, altera il pensiero e lo porta con una traiettoria di lettura tutta personale verso una polluzione pomeridiana.
Arrivo in men che non si dica al Passo, ignoro sulla sinistra il sentiero che porta alla Pietra Marcia mentre seguendo verso destra mi porto all'attacco della cresta rocciosa, laddove ora ci si inerpica con elegante serpentina.
Mi sento leggero, la mente è sgombera da pensieri altri, solo l'intestino pretende sfiati, ma questo lo metti in conto se hai mangiato tutta notte come un socialista. Seguo la bollatura, qua e la m'invento passi di danza fuori ordinanza, ma nulla che portino a sortite pericolose, qua, per quanto la cresta non sia di difficile lettura non puoi permetterti di fare il cazzaro, non nei due o tre punti particolarmente esposti. Devi usare l'intelligenza o per lo meno lo shivaismo tantrico.
Si, mi sento leggero, soprattutto quando cammino su terreno asciutto ed invitante, mi sento leggero quando il calore della roccia riscalda i polpastrelli, e mi sento leggero quando finalmente svuoto parte della sacca vescicale... e tanti saluti all'aperitivo, al vino bianco, al vino rosso ed infine alla birra che sino alle due di notte hanno irrorato l'ugola.
Oramai ho preso confidenza col terreno, ho preso talmente tanta confidenza che ho perso la percezione del tempo e non sento per nulla la fatica dell'arrampicata. Ma nello stesso momento in cui non vorresti che finisse la salita spunta la croce, piccola ma piena d'orgoglio per essere stata posta su questa bella cima. La cima oggi è illuminata, come un set hollywoodiano, cui gli attori involontari, i pochi escursionisti presenti, sono solo comparse di un film poche volte visto sugli schermi, e tra queste comparse manca Lei, la "Regina Cercona", la simpatica canaglia che accoglie tutti/e con il suo manto bianco bollato da macchie nere... Dove sei piccola capretta agè? Ti ho portato del cibo che tanto ti fa felice, palesati, fammi sentire il tuo "profumo".
Intanto raggiungo la sommità. 1h30. Il sole declina oltre il Monte Lesima e gli ultimi raggi s'infrangono sulla croce e oltre, verso la pianura e le Alpi, con le cime che anche da qua so riconoscere per sagoma e nome. Ciao M. Rosa, ciao Grigne, e ciao all'Arera e alla Presolana. No Monte Baldo, non preccuparti, ho riconosciuto anche te.
Poi lo sguardo si sofferma su una piccola "immaginetta" sigillata alla croce... ecco la dolce capretta. Porca miseria, noo, ci hai lasciati! Hai lasciato noi umani al nostro infame destino mentre tu ancora una volta ti sei portata avanti. Ti vorrò bene per sempre piccola, sei stata la mascotte della Pietra Parcellara e non ti dimenticherò mai.
Oramai sta facendo buio, il mio desiderio di vedere un Tramonto Infuocato è stato esaudito, altro non pretendo. Riparto. Ciao amica capretta, ciao Pietra Parcellara.
Scendo veloce sino all'Oratorio della Parcellara, e da qua, con un sentiero mai fatto ma evidente e bollato, attraverso un breve bosco che costeggia i piedi della Pietra e sono di nuovo al Passo, già incrocio di sentieri. Ora con frontale accesa ritorno a Donceto, affrontando nell'ordine prima il buio pesto del bosco, poi gli animali selvatici che si fanno gioco del sottoscritto ed infine la vescica, che ancora una volta abbandona scorie tanniniche e schiume saccarometriche.
Rieccomi all'auto. Tutt'attorno il buio mi circonda anche se sono in paese, accendo la mia Greena. Gli scarponi sono nel baule, non gridano "vendetta" come quando faccio gironi chilometrici, riposano tranquilli e anche le mie narici sono felici.
Mi fermo a Perino, conosco un bar/birreria molto carino e mi fermo per corroborarmi. Mangio qualcosa di veloce, la televisione è sintonizzata su Radio Freccia e diffonde musica a volume accettabile. Mi rilasso con John Denver e poi con Bruce Springsteen. Bagno, annego l'ugola con una birra media. Crepi l'avarizia... ma si salvi la prostata.
Esco dal locale, riavvio la Greena. La radio è accesa ma da queste parti non si sente manco la potente Radio Maria. Spengo la radio, canto io.
Arrivederci Pietra Parcellara, ciao dolce capretta... "Cercavo in teee, eheeeee, la tenerezza che non ho, la compresione che non so, trovare in questo mondo stupidooo. Arrivederci amore ciao...". https://www.youtube.com/watch?v=B57Zz1GUbOc
A' la prochaine! Menek il Lupus in Fabula
Intanto raggiungo la sommità. 1h30. Il sole declina oltre il Monte Lesima e gli ultimi raggi s'infrangono sulla croce e oltre, verso la pianura e le Alpi, con le cime che anche da qua so riconoscere per sagoma e nome. Ciao M. Rosa, ciao Grigne, e ciao all'Arera e alla Presolana. No Monte Baldo, non preccuparti, ho riconosciuto anche te.
Poi lo sguardo si sofferma su una piccola "immaginetta" sigillata alla croce... ecco la dolce capretta. Porca miseria, noo, ci hai lasciati! Hai lasciato noi umani al nostro infame destino mentre tu ancora una volta ti sei portata avanti. Ti vorrò bene per sempre piccola, sei stata la mascotte della Pietra Parcellara e non ti dimenticherò mai.
Oramai sta facendo buio, il mio desiderio di vedere un Tramonto Infuocato è stato esaudito, altro non pretendo. Riparto. Ciao amica capretta, ciao Pietra Parcellara.
Scendo veloce sino all'Oratorio della Parcellara, e da qua, con un sentiero mai fatto ma evidente e bollato, attraverso un breve bosco che costeggia i piedi della Pietra e sono di nuovo al Passo, già incrocio di sentieri. Ora con frontale accesa ritorno a Donceto, affrontando nell'ordine prima il buio pesto del bosco, poi gli animali selvatici che si fanno gioco del sottoscritto ed infine la vescica, che ancora una volta abbandona scorie tanniniche e schiume saccarometriche.
Rieccomi all'auto. Tutt'attorno il buio mi circonda anche se sono in paese, accendo la mia Greena. Gli scarponi sono nel baule, non gridano "vendetta" come quando faccio gironi chilometrici, riposano tranquilli e anche le mie narici sono felici.
Mi fermo a Perino, conosco un bar/birreria molto carino e mi fermo per corroborarmi. Mangio qualcosa di veloce, la televisione è sintonizzata su Radio Freccia e diffonde musica a volume accettabile. Mi rilasso con John Denver e poi con Bruce Springsteen. Bagno, annego l'ugola con una birra media. Crepi l'avarizia... ma si salvi la prostata.
Esco dal locale, riavvio la Greena. La radio è accesa ma da queste parti non si sente manco la potente Radio Maria. Spengo la radio, canto io.
Arrivederci Pietra Parcellara, ciao dolce capretta... "Cercavo in teee, eheeeee, la tenerezza che non ho, la compresione che non so, trovare in questo mondo stupidooo. Arrivederci amore ciao...". https://www.youtube.com/watch?v=B57Zz1GUbOc
A' la prochaine! Menek il Lupus in Fabula
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Menek

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