Le tre Pietre della Val Trebbia

Sembra incredibilmente tantissimo, ma mi ci sono voluti poco meno di 40 anni per arrivare a salire la Pietra Parcellara, e cioè da quando, finendo il servizio di leva all'ospedale militare di Piacenza, ne avevo sentito parlare per la prima volta. In effetti, avendo parecchio tempo libero, l'avevo cercata subito, ma - in assenza di mappe e ancor più di spiegazioni decenti - avevo vagato inutilmente fra i colli limitrofi: poi è arrivata la nevicata del 1985, poi sono tornato a casa. Una giornata limpida autunnale è senz'altro il momento migliore per arrivare qui: boschi, colline arate, vigneti, prati e rocce multicolori (calcari e serpentiniti) sono al meglio dei loro cromatismi, e questo anello è probabilmente il modo più soddisfacente per raccoglierli in un'unica escursione; senza dimenticare la piacevole - benchè troppo breve - salita della facile cresta sud-est della Pietra Parcellara e la visita alla esoterica sommità della Pietra Perduca. 


Dal piazzale di parcheggio ci si avvicina al viadotto della statale e, volgendo a sinistra, si trova l'imbocco del lungo ponte pedonale che attraversa la Trebbia (Passo del Perino); sulla riva opposta si affianca, sempre verso sinistra, tutta l'area di pertinanza del campo sportivo fino a trovare - altro sottopasso - la stradetta che sale alle case di Rondanera. Oltrepassate le cascine, la pista diventa sterrata e si addentra, con un bivio, verso una colata franosa di ghiaie; a questo punto - tutta la salita fino alla base della Pietra Parcellara è priva di indicazioni - occorre cercare sulla destra la confluenza di un sentierino che si addentra nel bosco di pino nero e roverella. A grandi linee la traccia percorre la dorsale destra che contiene il canale sassoso, ma occorre notare che è artificialmente molto tortuosa, essendo - e lo conferma la presenza di un paio di trampolini - anche un percorso di downhill per mtb. Raggiunto il punto di innesco della frana ghiaiosa, il sentiero la aggira verso sinistra andando ad attraversare un macereto di pietre serpentinose di dimensioni anche metriche; infine si raggiunge la carrozzabile sterrata che da Donceto sale alle contrade Gazzoli e Brodo. In corrispondenza del bivio che distingue le due destinazioni, si trova un tratturo che sale nei prati compresi in un'ampia ansa della strada; nei pressi di un casello si avvicinano un tornante sterrato e la prosecuzione del sentiero. Con un largo giro prima a sinistra e poi a destra si traversano le aride pendici meridionali della Pietra Marcia: raggiuntane la comoda dorsale, ci si trova a camminare a fianco di un rado filare di pini neri che bordano le scarpate orientali della montagna. La vetta, comunque mal delineata nella boscaglia, si caratterizza per due ripiani sommitali (pochi metri di differenza di quota) rispettivamente affacciati verso est e verso ovest. La traccia scende quindi fra i cespugli alla Sella di Pietra Marcia, dove convergono i due sentieri "ufficiali" di accesso alle Pietre; oltrepassato un affioramento calcareo, si risale alla base delle rocce della cresta sud-est della Pietra Parcellara. La salita, di nessuna difficoltà tecnica e con pochi tratti in modesta esposizione, si caratterizza per un divertente percorso dove spesso comunque occorre l'uso delle mani per mantenere l'equilibrio: si alternano brevi arrampicate lungo canalini coricati o paretine articolate a lunghi tratti di sentiero ghiaioso, posti allo sbocco dei numerosi canaloni della parete orientale. Un tratto di corda fissa fornisce fiducia nell'attraversamento di un lastrone inclinato, ed un secondo aiuta, con due anse a modo di maniglia e di gradino, nel scendere all'intaglio che precede la vetta; pochi semplici passi accompagnano fino al piazzaletto di cima che circonda la cuspide con croce. Attraverso il versante occidentale si dipana, non elementare e un poco esposto, il sentiero comune di salita: si scende velocemente, prestando attenzione al terreno instabile, lungo una traccia che appare talora ricavata su cenge scavate o per lo meno adattate ad un passaggio assiduo (è possibile che sulla vetta esistesse anticamente una fortificazione); si giunge infine al piano nei pressi di un oratorio antico, ma ripetutamente ricostruito. Pochi metri sotto la cappella si incrocia una strada sterrata che, seguita secondo le indicazioni, porta nei pressi della contrada Pietra e poi si dirige in discesa fra i colli fino alla base della Pietra Perduca; si tratta di un rilievo sempre serpentinitico, ma qui conglomeratico, molto rimaneggiato nella forma dagli scavi di passaggi, scalinate e canali per la raccolta delle acque piovane effettuati apparentemente fra il medio Neolitico e l'Età del Bronzo. Un vialetto a gradoni sale alla chiesa di Sant'Anna, ultima dedicazione di un edificio religioso risalente al XII secolo e più volte ricostruito; accanto alla chiesa si presenta una prima vasca di raccolta dell'acqua, dove confluiscono varie canaline e da cui parte una scaletta intagliata nel substrato che conduce alla cima, con una seconda vasca ed una terza abbozzata. E' probabile che le cisterne, a parte un tardivo utilizzo pratico da parte dei monaci, fossero la base per un culto dell'acqua di epoca pagana. Tornati alla base della Pietra Perduca, tramite un sentierino fra i prati si raggiungono le cascine di Montà, dove si trova la carrozzabile asfaltata che scende a Corbellino; qui si trova chiusa da una proprietà privata la carrareccia diretta per Donceto, per cui non si può evitare di raggiungerlo sull'asfalto. Da qui si scende fino al campo sportivo iniziale, dove si ripercorre il Passo del Perino.