Il posto giusto, nella giornata giusta, con le persone giuste: Monte Adamello 3539 mt.
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Monte Adamello, per noi che abitiamo a Est Lombardia è la "montagna", ma credo sia una delle "vette" più importante delle Alpi, grazie anche all'omonimo ghiacciaio che al contempo risulta essere il più esteso delle Alpi italiane; sin da bambino il nome di questo monte risuonava nei miei timpani come uno Jambè ad una festa afro, e tutte le volte che risalivo la Valcamonica la sua struttura incombeva come una figura mitologica e inarrivabile, ma...
E' organizzata da tempo questa uscita, il nocciolo principale è formato da Matteo, Debora, Camilla e da Rosa


Si cena (bene) poi scambiamo quattro chiacchiere, fuori il cielo si è pulito dalle nubi e le stelle risplendono come un vestito stampato di lustrini posto in una discoteca dove le luci son soffuse, una volta entrati nella bassa, stretta e affollata camerata si da il via al "Do", ma non di petto... e tanti saluti all'ossigeno.
Non ho dormito tutta notte, forse per la quota o forse per paura di morire soffocato dai "gas di scarico", la sveglia è puntata alle 4, ma già un'ora prima sento altre sveglie suonare, anche se nessuno si alza. Geniali.
Ci troviamo tutti/e in sala pranzo, fra i tanti abbiamo il piacere di conoscere Chicco Ghidoni (campione di Ultra Trail), ci intratteniamo a far due/quattro/sei ciacole, intanto a gruppi di 4/5 la gente s'incammina lasciando semi vuoto il rifugio, e noi lì come dei pirla...Oh, gnar@ sveglia, o partiamo col sole che ci illumina d'immenso.
Frontali accese e via, troppo via, e saltiamo la deviazione per il Pantano del Miller, poi riprendiamo il sentiero giusto e con passo abbastanza sostenuto raggiungiamo e superiamo i vari gruppetti partiti quasi mezz'ora prima di noi. Dopo il Pantano la traccia s'impenna ancora di più tra ganne e terreno instabile e con un'ultimo sforzo siamo all'attacco della Terzulli. Breve sosta, calziamo l'imbrago e dai che si spinge...
La partenza sembra più complicata del previsto, forse perchè partiamo a "freddo", poi tutto si fa meno problematico, tranne un paio di passaggini. Sbuchiamo al Passo dell'Adamello e lo spettacolo si fa unico; il sole illumina la vedretta pensile posta alla nostra destra, poco sopra spunta il Corno Miller. Scendiamo di qualche metro sino a mettere i piedi sul ghiacciaio vivo. Qua con più o meno facilità calziamo i ramponi e poi avanziamo, se il ghiacciaio "scricchiola" in compenso è solcato infiniti ruscelletti che disegnano finti sentieri, restando "alti", come se fossimo sulla mitica "parabolica" del circuito di Monza, affrontiamo 300/400 metri quasi piani che ci separano dalla zona rocciosa. Ma attenzione gente, in questa zona "piovono pietre", una di queste sfiora la nostra amica Camilla. Minchia che rischio!
Tolti i ramponi saliamo un po a random, puntando verso la cresta, qua e la gli "ometti" sono utili affinchè non si prendano deviazioni balorde, e intanto si sale, con la baldanza sempre meno giovanile, fa caldo e la quota si fa sentire. Emiliano è davanti a me di qualche metro, "Dome, vedo la Croce", ottimo amico mio. Poco prima della vetta Emi si ferma: "Dome, devi essere il primo a salirci, son troppi anni che sogni questa cima"... Grazie Emi, ma compattiamoci tutt@, voglio arrivarci con questo bel gruppo coeso. E così è... L'Emozione è forte. Il Mondo sembra piccolo, pure l'Himalaya lo immagino piccolo. Sotto l'infinito ghiacciaio si colora di Aperol... una fetta d'arancia, del Prosecco, selz e il "Pirlo" (aperitivo di Brescia) è servito!
Le foto si sprecano, quasi ci dimentichiamo di pranzare, lo sguardo spazia all'infinito grazie al cielo quasi terso, vorremmo fermarci sino a notte ad ammirare tale spettacolo della Natura ma la discesa da affrontare ci obbliga a restringere i tempi. E dai che si ritorna, in mezzo al vaffanculo ammasso di massi che si ammassano. Ricalziamo i ramponi, decisamente meglio di quanto fatto all'andata, stiamo attenti al "piovono pietre" e siamo di nuovo al Passo. Qua scendiamo ancora per la Terzulli, alternative non ne esistono, o se esistono le vede solo Emiliano. Disarrampicare è un'arte e io non sono Dalì, ma scendo, scendiamo.
Ritornati all'attacco della ferrata sembra quasi di aver vinto al Superenalotto, ci diamo il "cinque alto", o l'high five per gli esterofili, ma la discesa è ancora lunga, immensamente lunga. Tolto l'imbrago scendiamo su traccia instabile, poi ancora una breve ganna, incrociamo un gruppo di Stambecchi che occupano parte del sentiero, rimangono calmi e si fanno immortalare in tutta la loro bellezza, li ringraziamo per essersi palesati e tanti saluti alla prossima. Ma non qua!!!
Con le gambe sempre più legnose sbuchiamo sulla cementata, qua con una dolce discesa ci portiamo ancora al Rif. Gnutti dove ci aspetta da stamattina Debora, qua beviamo una poco etica Coca-Cola e mangiamo un dolcetto gentilmente offerto da Camilla, salutiamo gli astanti, ringraziamo i simpatici rifugisti e "nom"...
Riaffrontiamo in discesa le Scale del Miller, una rottura di coglioni mai finita se sei di ritorno dall'Adamello. Quando arriviamo alla Malga Premassone è quasi buio e il Ponte del Guat non è dietro l'angolo; le ultime forze ci lasciano in prossimità dell'auto e il pensiero ci riporta agli alpinisti incrociati il giorno prima, ci spogliamo a fatica, sembra che il gesso ci scorra nelle vene. Però siamo felici, anche quando un'arzillo signore ci attacca una "pezza mustruosa", con tale "pezza" potremmo costruire una vela per la Amerigo Vespucci. Ma siamo ai titoli di coda, una coda che si prolunga sino alle 23:00, orario di arrivo a Brescia.
A casa, dopo la doccia, io e Emi riusciamo a berci un tè farcito da qualche biscotto, poi si va a nanna, il lavoro mi aspetta il giorno dopo come una Iena mentre addenta la carne putrescente. Non sono omofobo, sia chiaro, ma dormire accanto ad Emiliano non è stata una bella esperienza, avrei preferito aver vicino un'Emiliana, una Petra, una Roberta. Moana! Oppure anche Ilona... Ma non c'è spazio per i sogni proibiti, a questo punto l'importante è non sentire il russare "dell'Uomo venuto dalla Valganna". Finale: Nonostante questi stupidi imprevisti, mille di questi giorni e di queste Emozioni...
Nota 1): Un immenso Grazie alle amiche/ci che hanno condiviso con me questa esperienza, e scusate per le foto a random.
Nota 2): Emozioni... alla Eric.
ADAMELLO.
Se adesso colgo un fiore non vuol dir che son baccello,
lo colgo per amore o forse perchè è bello,
pensandoci un po meglio lascio il fiore per il pisello.
Adamello,
non faccio più cazzate e punto al dislivello,
virando verso est per qualcosa di più bello,
la cima non la dico ma fa pendant col ritornello.
Adamello,
in cinque con l'imbrago facciamo un bel drappello,
mentre il sesto si è fermato con tutto il suo fardello,
ragazzi tutti in piedi e disegnamo col pastello.
Il quadro che ho davanti non ha trucchi e ne tranello, intingo il mio pennello e grido Adamello!
A' la prochaine! Menek
Poncione
Splendido Adamello, davvero. Già ammirato relativamente da vicino meno di un anno fà dalla vicina Cima Plem, era impossibile non tornare. Gli stambecchi di allora li rivedo anche stavolta, con accresciuta emozione. Salita lunga ed elaborata, forse unica per varietà, che vede come momento topico la Via Terzulli, via attrezzata in buona parte evitabile con piccole varianti creative (il granito qui ha tenuta fantastica e anche sulle placche più inclinate e semi verticali è un piacere procedere...), utili soprattutto in discesa. Il ghiacciaio dell'Adamello non ha sicuramente una bella cera, ma pur sempre di spettacolo grandioso si tratta.
Un grosso grazie a Rosa e Domenico per l'invito - immenso piacere condividere la "loro" cima - e un saluto a Matteo e la bravissima Camilla, nostri compagni "di cordata".
Avanti così. ;)
A casa, dopo la doccia, io e Emi riusciamo a berci un tè farcito da qualche biscotto, poi si va a nanna, il lavoro mi aspetta il giorno dopo come una Iena mentre addenta la carne putrescente. Non sono omofobo, sia chiaro, ma dormire accanto ad Emiliano non è stata una bella esperienza, avrei preferito aver vicino un'Emiliana, una Petra, una Roberta. Moana! Oppure anche Ilona... Ma non c'è spazio per i sogni proibiti, a questo punto l'importante è non sentire il russare "dell'Uomo venuto dalla Valganna". Finale: Nonostante questi stupidi imprevisti, mille di questi giorni e di queste Emozioni...
Nota 1): Un immenso Grazie alle amiche/ci che hanno condiviso con me questa esperienza, e scusate per le foto a random.
Nota 2): Emozioni... alla Eric.
ADAMELLO.
Se adesso colgo un fiore non vuol dir che son baccello,
lo colgo per amore o forse perchè è bello,
pensandoci un po meglio lascio il fiore per il pisello.
Adamello,
non faccio più cazzate e punto al dislivello,
virando verso est per qualcosa di più bello,
la cima non la dico ma fa pendant col ritornello.
Adamello,
in cinque con l'imbrago facciamo un bel drappello,
mentre il sesto si è fermato con tutto il suo fardello,
ragazzi tutti in piedi e disegnamo col pastello.
Il quadro che ho davanti non ha trucchi e ne tranello, intingo il mio pennello e grido Adamello!
A' la prochaine! Menek

Splendido Adamello, davvero. Già ammirato relativamente da vicino meno di un anno fà dalla vicina Cima Plem, era impossibile non tornare. Gli stambecchi di allora li rivedo anche stavolta, con accresciuta emozione. Salita lunga ed elaborata, forse unica per varietà, che vede come momento topico la Via Terzulli, via attrezzata in buona parte evitabile con piccole varianti creative (il granito qui ha tenuta fantastica e anche sulle placche più inclinate e semi verticali è un piacere procedere...), utili soprattutto in discesa. Il ghiacciaio dell'Adamello non ha sicuramente una bella cera, ma pur sempre di spettacolo grandioso si tratta.
Un grosso grazie a Rosa e Domenico per l'invito - immenso piacere condividere la "loro" cima - e un saluto a Matteo e la bravissima Camilla, nostri compagni "di cordata".
Avanti così. ;)
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