Ripiego deluxe alla Punta della Valletta 3090
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Sin d'ora mi scuso per le foto tutte di traverso. Ho provato in mille modi a raddrizzarle ma non c'è verso. Chi volesse vederle giuste dovrebbe cliccare su "vedi foto nella sua dimensione originale".
Ebbene sì, la Punta della Valletta da Pila Aosta, oggi è stata una scelta forzatamente di ripiego. L'idea originale era la gettonata Becca di Nona ma la mancanza di segnalazioni e una programmazione praticamente assente da parte del sottoscritto hanno causato il fail.
Ripiego deluxe tuttavia dicevo perché questa cima ha regalato un anello piuttosto impegnativo in ambiente severo e solitario consentendo oltrepiu' di aggiungere due cime minori.
Le cose sono andate più o meno così:
Parcheggiata l'auto alla stazione di arrivo della funivia di Pila, mi incammino alla luce della frontale seguendo il sentiero 16 che subito si perde anche a causa della presenza di una pista di downhill. Decido allora di salire per direttissima le piste mantenendomi sulla verticale dettata dal tracciato della seggiovia al Chamole'.
La salita è durissima, complicata anche dalla presenza di una forte umidità. Ciononostante in un'ora copro i 500 metri di dislivello e arrivo alla stazione di Monte. Qui nessuna indicazione, decido di recarmi al vicino e idilliaco lago di Chamole', ben deserto vista l'ora. Ci sono pannelli ma della mia meta che peraltro vedo non si fa voce.
Vado verso l'alpe Combue', ad un bivio decido di restare alto e pervengo su un crestone molto panoramico. Quello che vedo è tuttavia poco invitante. Un profondo vallone mi divide dalla mia montagna e il tempo passa.
Ravano un po' sulla cresta sin che mi determino a scendere e tornare al lago: ho perso un'ora e caricato le gambe di almeno 150 metri di dislivello e mi è chiaro che la Becca di Nona continuerò a vederla da lontano e in fotografia.
Al lago, il segnava per il Colle Chamole' suggerisce l'opzione della punta della Valletta, non mi resta che eleggere tale cima a rinnovata meta.
Comodi tornanti risalgono un costone prativo sino al Colle. Da qui è possibile scendere in breve al rifugio Arbolle e andare al lontano Monte Emilius. Io piego a destra e comincio a risalire una costa rapidissima, resa scivolosa dal bagnato. Più di una volta devo tornare sui miei passi per ritrovare la traccia, uscire dal seminato qui può essere molto pericoloso. Esco infine su prati dove troneggia una croce. Sarebbe troppo bello essere già arrivati , questa croce indica la Punta Tete Noire a quota 2820.
Uno spiraglio nella nebbia mi indica la via, sarà una via di cresta piuttosto lunga in cui si alternano salite dure a pianori, tratti comodi a pietraie dove non sempre la via da seguire è evidente. La cresta si mantiene abbastanza larga, pochi i punti esposti e la via tocca una seconda vetta intermedia, il Monte Belleface a quota 2968.
L'arrivo in cima è molto emozionante, vuoi perché lo è sempre, vuoi per l'incredibile solitudine e silenzio che circondano questo bricco, vuoi per le nebbie fitte che ovattano tutto.
La cima è costitutuita dal basamento della Croce ove occorre sedersi ,altro spazio non ce n'è.
Sul versante opposto il sentiero continua attrezzato da ferrata sino ad un colle.
Io scendo per la via di salita e percorro la cresta a ritroso sino alla Tete Noire dove individuo una via discesa opposta quella che mi ha portato qui.
Per 800 metri di dislivello scendo un versante sempre ripido in cui si alternano praterie e giogaie sino ad arrivare proprio davanti alla stazione di Monte della seggiovia che dati i tempi e la stanchezza mi determino a prendere per arrivare comodamente seduto a ritrovare l'auto dopo sei ore e mezzo di entusiasmante montagna.
I tempi sono comprensivi degli errori e di 30 minuti di pause complessive.
Il dislivello contempla gli errori ed è detratto di 500 metri in discesa, quelli fatti in seggiovia.
Sviluppo: 13 km circa; SE: 28 km circa.
Ebbene sì, la Punta della Valletta da Pila Aosta, oggi è stata una scelta forzatamente di ripiego. L'idea originale era la gettonata Becca di Nona ma la mancanza di segnalazioni e una programmazione praticamente assente da parte del sottoscritto hanno causato il fail.
Ripiego deluxe tuttavia dicevo perché questa cima ha regalato un anello piuttosto impegnativo in ambiente severo e solitario consentendo oltrepiu' di aggiungere due cime minori.
Le cose sono andate più o meno così:
Parcheggiata l'auto alla stazione di arrivo della funivia di Pila, mi incammino alla luce della frontale seguendo il sentiero 16 che subito si perde anche a causa della presenza di una pista di downhill. Decido allora di salire per direttissima le piste mantenendomi sulla verticale dettata dal tracciato della seggiovia al Chamole'.
La salita è durissima, complicata anche dalla presenza di una forte umidità. Ciononostante in un'ora copro i 500 metri di dislivello e arrivo alla stazione di Monte. Qui nessuna indicazione, decido di recarmi al vicino e idilliaco lago di Chamole', ben deserto vista l'ora. Ci sono pannelli ma della mia meta che peraltro vedo non si fa voce.
Vado verso l'alpe Combue', ad un bivio decido di restare alto e pervengo su un crestone molto panoramico. Quello che vedo è tuttavia poco invitante. Un profondo vallone mi divide dalla mia montagna e il tempo passa.
Ravano un po' sulla cresta sin che mi determino a scendere e tornare al lago: ho perso un'ora e caricato le gambe di almeno 150 metri di dislivello e mi è chiaro che la Becca di Nona continuerò a vederla da lontano e in fotografia.
Al lago, il segnava per il Colle Chamole' suggerisce l'opzione della punta della Valletta, non mi resta che eleggere tale cima a rinnovata meta.
Comodi tornanti risalgono un costone prativo sino al Colle. Da qui è possibile scendere in breve al rifugio Arbolle e andare al lontano Monte Emilius. Io piego a destra e comincio a risalire una costa rapidissima, resa scivolosa dal bagnato. Più di una volta devo tornare sui miei passi per ritrovare la traccia, uscire dal seminato qui può essere molto pericoloso. Esco infine su prati dove troneggia una croce. Sarebbe troppo bello essere già arrivati , questa croce indica la Punta Tete Noire a quota 2820.
Uno spiraglio nella nebbia mi indica la via, sarà una via di cresta piuttosto lunga in cui si alternano salite dure a pianori, tratti comodi a pietraie dove non sempre la via da seguire è evidente. La cresta si mantiene abbastanza larga, pochi i punti esposti e la via tocca una seconda vetta intermedia, il Monte Belleface a quota 2968.
L'arrivo in cima è molto emozionante, vuoi perché lo è sempre, vuoi per l'incredibile solitudine e silenzio che circondano questo bricco, vuoi per le nebbie fitte che ovattano tutto.
La cima è costitutuita dal basamento della Croce ove occorre sedersi ,altro spazio non ce n'è.
Sul versante opposto il sentiero continua attrezzato da ferrata sino ad un colle.
Io scendo per la via di salita e percorro la cresta a ritroso sino alla Tete Noire dove individuo una via discesa opposta quella che mi ha portato qui.
Per 800 metri di dislivello scendo un versante sempre ripido in cui si alternano praterie e giogaie sino ad arrivare proprio davanti alla stazione di Monte della seggiovia che dati i tempi e la stanchezza mi determino a prendere per arrivare comodamente seduto a ritrovare l'auto dopo sei ore e mezzo di entusiasmante montagna.
I tempi sono comprensivi degli errori e di 30 minuti di pause complessive.
Il dislivello contempla gli errori ed è detratto di 500 metri in discesa, quelli fatti in seggiovia.
Sviluppo: 13 km circa; SE: 28 km circa.
Tourengänger:
rochi
Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
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