Corno di Mud: il Monte Rosa all'improvviso e un clarinetto che suona
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Con il compagno di mille avventure
POLI89 e la new entry Mattia, organizziamo oggi un'ascensione al Corno di Mud, Valsesia.
Alle 6.30, lasciata l'auto in uno dei numerosi parcheggi liberi di Rima, ci incamminiamo tra le strette vie di questo paese magistralmente tenuto ed individuiamo senza difficoltà i segnavia recanti la nostra destinazione intermedia, il Colle di Mud ove, a breve distanza, risiede peraltro il rifugio Ferioli.
Ci alziamo con buoni tornanti in un bosco, risalito il quale, ad un bivio, seguiamo il sentiero 296 (o solo 96) abbandonando la via per il Tagliaferro da me percorsa qualche anno fa.
Presto raggiungiamo l'alpe Valmontasca ben carica di bovini e nella nebbia continuiamo a salire su pista ottima verso l'alpe Vorco dove è presente l'unica possibilità di rifornimento acqua sul percorso.
Nell'atmosfera ovattata intercettiamo pure un grande stambecco che ci controlla dall'alto di un tetto di piode!
Saliamo ancora tra i prati e, quando la pista diventa un comodo traverso, usciamo dalle nebbie e restiamo folgorati dalla visione dell'immensa parete del Tagliaferro che incombe sulle nostre teste.
Tra un mare di rododendri individuiamo pure il passo, poco più in alto.
Lo raggiungiamo senza fatica e troviamo un masso con ometto e freccia a destra che indica l'inizio della traccia per la nostra meta finale. Proprio all'inizio c'è qualche problema con la pista che si dirama continuamente. Consiglio di salire sempre senza farsi tentare da traversi pianeggianti.
Con un po' di ravano ritroviamo la retta via più in alto e con un minimo di attenzione al terreno e agli ometti è ora impossibile sbagliare. Certo le pendenze sono adesso da ginocchia in gola e continueranno così per tutto il pendio, superiore ai cinquecento metri di dislivello.
L'uscita in cresta coincide con il punto più alto del Corno Mud dove c'è una Croce.
Proprio qui, alzando gli occhi sinora tenuti bassi per la fatica, la visione del Monte Rosa è improvvisa e impressionante, come nemmeno la ricordavo dalla vetta del Tagliaferro.
Restiamo rimbambiti per qualche istante davanti a così dolorosa bellezza, poi organizziamo la nostra breve permanenza in vetta fatta dei soliti rituali.
A questi, se ne aggiunge oggi uno inaspettato quanto gradito: Mattia, affermato musicista, estrae dallo zaino una clarinetto e, nel silenzio della montagna, intona due, tre pezzi che in questo contesto hanno un effetto tanto emozionante da aggrovigliare lo stomaco.
È però tempo di ritornare e mestamente percorriamo la via di discesa senza difficoltà tecniche (non c'è più neve) per raggiungere l'auto sei ore e mezza dopo la partenza.
Sviluppo: 15 km circa; SE: 29 km circa.
Tempi comprensivi di una buona ora di pause.

Alle 6.30, lasciata l'auto in uno dei numerosi parcheggi liberi di Rima, ci incamminiamo tra le strette vie di questo paese magistralmente tenuto ed individuiamo senza difficoltà i segnavia recanti la nostra destinazione intermedia, il Colle di Mud ove, a breve distanza, risiede peraltro il rifugio Ferioli.
Ci alziamo con buoni tornanti in un bosco, risalito il quale, ad un bivio, seguiamo il sentiero 296 (o solo 96) abbandonando la via per il Tagliaferro da me percorsa qualche anno fa.
Presto raggiungiamo l'alpe Valmontasca ben carica di bovini e nella nebbia continuiamo a salire su pista ottima verso l'alpe Vorco dove è presente l'unica possibilità di rifornimento acqua sul percorso.
Nell'atmosfera ovattata intercettiamo pure un grande stambecco che ci controlla dall'alto di un tetto di piode!
Saliamo ancora tra i prati e, quando la pista diventa un comodo traverso, usciamo dalle nebbie e restiamo folgorati dalla visione dell'immensa parete del Tagliaferro che incombe sulle nostre teste.
Tra un mare di rododendri individuiamo pure il passo, poco più in alto.
Lo raggiungiamo senza fatica e troviamo un masso con ometto e freccia a destra che indica l'inizio della traccia per la nostra meta finale. Proprio all'inizio c'è qualche problema con la pista che si dirama continuamente. Consiglio di salire sempre senza farsi tentare da traversi pianeggianti.
Con un po' di ravano ritroviamo la retta via più in alto e con un minimo di attenzione al terreno e agli ometti è ora impossibile sbagliare. Certo le pendenze sono adesso da ginocchia in gola e continueranno così per tutto il pendio, superiore ai cinquecento metri di dislivello.
L'uscita in cresta coincide con il punto più alto del Corno Mud dove c'è una Croce.
Proprio qui, alzando gli occhi sinora tenuti bassi per la fatica, la visione del Monte Rosa è improvvisa e impressionante, come nemmeno la ricordavo dalla vetta del Tagliaferro.
Restiamo rimbambiti per qualche istante davanti a così dolorosa bellezza, poi organizziamo la nostra breve permanenza in vetta fatta dei soliti rituali.
A questi, se ne aggiunge oggi uno inaspettato quanto gradito: Mattia, affermato musicista, estrae dallo zaino una clarinetto e, nel silenzio della montagna, intona due, tre pezzi che in questo contesto hanno un effetto tanto emozionante da aggrovigliare lo stomaco.
È però tempo di ritornare e mestamente percorriamo la via di discesa senza difficoltà tecniche (non c'è più neve) per raggiungere l'auto sei ore e mezza dopo la partenza.
Sviluppo: 15 km circa; SE: 29 km circa.
Tempi comprensivi di una buona ora di pause.
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