Monte Pravello (m 1012) e Poncione d'Arzo (m 1017) da Viggiù


Publiziert von Alberto C. , 3. Februar 2019 um 22:55.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:20 Januar 2019
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   I   Gruppo Lago Ceresio 
Zeitbedarf: 4:30
Aufstieg: 700 m
Abstieg: 700 m
Strecke:Viggiù, via ai Ronchi - Chiesa di Sant'Elia - Monte Sant'Elia - Monte Pravello - Poncione d'Arzo - Rifugio Monte Pravello - Batterie in caverna del Monte Orsa - Rezzara - Viggiù.

Una facile escursione fattibile tutto l’anno, che si svolge quasi interamente nel bosco. L’interesse è panoramico: belli gli scorci sul lago di Lugano,  e storico per la presenza dei resti (ben conservati) della Linea Cadorna, lungo il percorso di discesa.
 

 
LOCALITA' DI PARTENZA.    Viggiù, via Ai Ronchi (m 511).

ATTREZZATURA.  Normale da escursionismo. Meglio usare scarponcini alti.

DIFFICOLTÀ.    T2. Si svolge su larghi e agevoli  sentieri e mulattiere. Solo gli ultimi centro metri per la salita al Monte Pravello sono ripidi e su traccia di sentiero, comunque ben segnalata.
Migliorabile la segnaletica; in particolare lungo il percorso di  salita.

SALITA:     m 700.

DISCESA:  m 700.

QUOTA MASSIMA:  m 1017, alla cima del Poncione d’Arzo.

QUOTA MINIMA:  m 490, a Viggiù.

SVILUPPO:  km 11,3.

TEMPO DI CAMMINO EFFETTIVO:4 ore 25’.

TEMPO DI SALITA:  al Monte Pravello, 2 ore 15’.

TEMPO DI DISCESA2 ore 10’.    

DESCRIZIONE PERCORSO.    Parcheggiata l’auto si raggiunge via Sant’Elia che si percorre fine al ponte sul torrente Poaggia; poco oltre la si abbandona e si imbocca la vecchia mulattiera sulla destra che consente di tagliare via Sant’Elia accorciando il percorso. La Chiesa di Sant’Elia (m 665) la si raggiunge con circa 30 minuti di cammino; ma la si può raggiungere direttamente in auto percorrendo la medesima via Sant’Elia al cui termine c’è un parcheggio.
Dalla chiesa, imboccando il sentiero che si dirige vero nord, ci si porta sulla cima del Monte Sant’Elia (m 674), dove si devia in direzione nord-est percorrendo, su traccia di sentiero, la dorsale fino a raggiungere la stradina che proviene da Rezzara; la si percorre fino al secondo bivio, dove si tralascia la deviazione a sinistra e si prosegue per la salita percorrendo a mezza costa l’intero versante nord del Monte Orsa fino a raggiungere la spalla nord del Monte Pravello (m 900, palina segnaletica). Da qui, con un ripido sentiero che risale la spalla si raggiunge la cima del Monte Pravello (m 1012, ore 2.15 dalla partenza a Viggiù), dove sorge una garitta, oltre ad una palina di confine, una palina di segnaletica escursionistica, e un bel tavolo che invita ad una sosta per una rapida merenda.
Terminata la merenda, percorrendo la cresta che fa da confine fra Italia e Svizzera, in pochi minuti si arriva alla cima del Poncione d’Arzo (m 1015). Conquistata anche questa seconda cima, si fa ritorno nei pressi della cima del Pravello, dove si incontra la mulattiera militare che, fra camminamenti e trincee, ci porta al Rifugio Monte Pravello giusto in temo per un caffè: a chiusara della precedente merenda.
Lasciato il Rifugio si prosegue percorrendo la cresta del Monte Orsa fra i resti della “Linea Cadorna”: trincee, ridotte, casematte, rifugi, postazioni di cannoni, ecc.. Usciti dalla dall’ultima galleria: ingresso ovest del sistema difensivo del Monte Orsa, si prosegue lungo la stradina fino a raggiungere Rezzara, dove ci immette su via Sant’Elia che ci riporta a Viggiù.  
 
NEVE:Una leggera spolverata sopra gli ottocento metri.

METEO.  Cielo sereno, Vento assente. Temperatura alla partenza - 1°.

FREQUENTAZIONE: Abbastanza frequentata, considerata la stagione.

COMPAGNI:  Susanne e Maria.


NOTIZIE STORICHE.
 
Iniziamo dalla CHIESA DI SANT’ELIA. Sorge sulla sommità dell’omonimo monte, dove già nel 1095 sorgeva un edificio di culto dedicato al profeta. L’attuale chiesa risale al XVII secolo e si presenta a pianta rettangolare con due cappelle laterali, una per lato, oltre a quella dell’altare maggiore. L’interno è completamente affrescato.

Ora passiamo alla LINEA CADORNA.    Così è comunemente chiamato il “sistema difensivo italiano alla frontiera nord verso la Svizzera: un complesso di opere militari permanenti a carattere difensivo costruito per proteggere la Pianura Padana, e i suoi centri produttivi, da un eventuale attacco proveniente da nord. Il pericolo non era considerata la Svizzera verso la quale queste installazioni erano rivolte, ma, piuttosto da parte di Francia, Germania o Austria-Ungheria attraverso la violazione della neutralità elvetica.
L’idea di proteggersi fortificando il confine elvetico, allo Stato maggiore dell’Esercito Italiano venne subito dopo l’unificazione del Regno d’Italio, nel 1862. Pensarono ad una serie di forti muniti di batterie per bloccare eventuali tentativi di invasione lungo la dorsale Val d’Ossola-Lago Maggiore-Ceresio-Lario, con particolare attenzione alle grandi direttrici alpine del Gran San Bernardo, del Sempione, del Gottardo, dello Spluga, del Maloja, del Bernina, dello Stelvio e del Tonale. Il progetto non fu attuato a causa delle difficoltà finanziarie in cui versava il nuovo Stato (ed ora che è invecchiato, nulla è cambiato!).
Successivamente il progetto fu ripreso e abbandonato più volte, fino al 1911, quando fu proposto un nuovo schema difensivo della frontiera elvetica lungo le Alpi Orobie e la dorsale della Val d’Ossola. I lavori furono affidati lo stesso anno (odore di guerra nell’aria?), al Genio Militare, che iniziò ad allestire lo sbarramento Mera-Adda con la costruzione del Forte Montecchio Nord (Colico). I lavori continuarono a singhiozzo fino allo scoppio della 1^ Guerra Mondiale, quando subirono un’accelerazione per essere poi portati a termine con urgenza nel corso del conflitto. In quel momento (1915) il Capo di Stato Maggiore, generale Luigi Cadorna, temendo un’invasione tedesca della Svizzera, decise di rispolverare il vecchio progetto ottocentesco, opportunamente aggiornato, dando il via alla realizzazione di una linea fortificata dalla Val d’Ossola ai Passi Orobici, dai 600 metri, fino ad oltre 2000 metri di quota: la cosiddetta “Linea Cadorna”.
I numeri dell’opera: km 72 di trincee; 88 postazioni d’artiglieria, delle quali 11 in caverna; mq 25000 di baraccamenti; km 296 di strade e km 398 di mulattiere; 105 milioni di lire di spesa e un impego di 4000 uomini.
Le postazioni vennero presidiate solo nella parte iniziale del conflitto; ben preso, in particolare dopo la disfatta di Caporetto, la Linea Cadorna venne quasi totalmente abbandonata e tutto il materiale bellico e le truppe spostato sul fronte orientale. Rimase solo un presidio “leggero” affidato alla Guardia di Finanza.
Nel periodo antecedente la Seconda Guerra Mondiale il Regime fascista inizio la costruzione del cosiddetto “Vallo Alpino” che includeva dei lavori di manutenzione della Linea Cadorna.
In sostanza la Linea Cadorna non venne mai coinvolta da eventi bellici; fatta forse eccezione per uno scontro avvenuto in Valcuvia nel 1943 fra partigiani e preponderanti reparti nazi-fascisti, che ebbero la meglio.
Dopo il secondo conflitto mondiale la Linea venne definitivamente abbandonata. Oggi ne vengono recuperati, per lo più su iniziativa di gruppi di volontari locali, alcuni tratti meglio conservati a scopo di attrattiva turistica e come memoria storica. 

Tourengänger: Alberto C.


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