Malcantone Selvaggio. Poncione di Breno (m.1654)
|
||||||||||||||||
Partenza dalla stazione ferroviaria di Bioggio (m.294) alla volta di Cademario (m.762), che si raggiunge tramite strada forestale (sterrata) e quindi poderale (asfaltata), traversando una bellissima zona a vigne con splendido panorama sul luganese e le cime circostanti. Da Cademario, sempre su forestale, si perde quota giungendo all'ombreggiata depressione del Ponte di Vello (m.640), per poi risalire su sentiero a Breno (m.798). Fin qui una bella, ma alla lunga (2 ore) un pò monotona passeggiata. Dalla chiesa di Breno si godono begli scorci su Monte Lema e Poncione di Breno, che da qui appaiono singolarmente aguzzi e pronunciati.
Ora si tratta di avvicinare, ancora su larga strada forestale, l'Alpe di Mageno (m.1290) tra splendidi boschi di castagno, quindi faggio e pineta. A un certo punto un sentiero scorcia la forestale sbucando non molto prima dell'Alpe, ove ero già stato e dalla quale ricordavo si staccasse in piano un sentiero evidente ma non marcato in direzione del Poncione di Breno. In corrispondenza di tale taglio, trovo sul lato opposto un altro sentierino appena visibile che attraversa proprio nella direzione da me voluta: l'affronto, e non è neanche male seppur un pò invaso da felci e piante. Inizialmente procede in piano perdendo leggermente quota all'altezza di una placca, oltre la quale risale, sempre discretamente evidente e sempre più ripido.
Benchè si capisca chiaramente che questo sentiero sia ormai utilizzato solo dai caprioli (avvistati più in basso) e camosci (avvistati più in alto) procede con logica passando nei soli punti possibili. Qualche acrobazia per superare in elevazione alcune piante cadute, quindi mi ritrovo ad agganciarmi al sentiero di cui sopra nel momento in cui transita l'unica anima della giornata, un giovane cacciatore prodigo di informazioni e consigli. Il sentiero che sta (stiamo) percorrendo, partendo dall'Alpe di Mageno, attraversa con ampio arco, il versante E del Poncione di Breno congiungendosi all'itinerario proveniente dal Monte Lema e la Forcella d'Arasio, ma è abbandonato, più avanti "un pò brutto", e non più segnato sulla CNS. Gli comunico la mia intenzione di salire al Poncione di Breno da qui e, pur sconsigliandomelo perchè poco chiaro e perchè "più avanti si perde e bisogna saper dove passare", mi fa comunque presente di tenere come riferimento il masso squadrato ben visibile già dal basso, posto poco prima della cresta Lema-Tamaro.
Lo ringrazio e riparto, trovando poco dopo l'evidente traccia che si alza dal sentiero basso, in direzione del Poncione di Breno; il sentierino è piuttosto evidente, in un paio di punti tende a perdersi, ma poi si ritrova. La salita alterna strappi ripidi a traversi erbosi e man mano ho sott'occhio sia il riferimento datomi dal cacciatore, in alto a destra, sia il bel canale adocchiato da cui vorrei salire, che sembra la linea più logica per la vetta.
Il sentiero passa alla larga dal canale, e quando sparisce definitivamente nell'erba alta imprigionata dalla galaverna tocca a me aprirmi la strada seguendo le "vie" dei camosci, che a un certo punto avvisto qualche decina di metri davanti a me. Oltrepasso un primo dosso spostandomi gradualmente a sinistra in vista di un canale che sembra vicino ma continua a nascondersi dietro ulteriori colletti e speroni rocciosi di non facile aggiramento ne superamento. Quando credo finalmente d'esserci trovo tuttavia passaggi piuttosto complicati e pericolosetti, oltretutto in un ambiente reso viscido dalle gelate notturne: li valuto bene, ma alla fine - non sapendo cosa ci sarà dopo, perchè c'è un'ulteriore valletta da superare - a malincuore tralascio l'impresa riportandomi con insidioso traverso diagonale verso la cresta e il suo "riferimento".
Sbuco proprio sotto la vetta, appena sopra il sentiero Lema-Tamaro, e con ulteriore traversino a nord su sentierino sbuco sulla cresta SE, transitando sul canale erboso da cui sarei voluto salire... davvero ripidissimo, a ennesima dimostrazione che spesso la visuale in lontananza può ingannare. Pochi metri ed ecco il bell'omone di pietra (m.1654) ad accogliermi. Dopo cinque ore, di cui le ultime due di discreto ravano, posso consumare il pranzo e ripartire alla volta della forcella d'Arasio (m.1481) e del Monte Lema, di cui tralascio la cima per proseguire rapido verso Astano (m.631) e Sessa (m.394). Giunto infine alla Madonna del Piano (m.267) non mi resta - alla luce di un bel tre quarti di Luna - che percorrere il lungo ma delizioso sentiero per Ponte Tresa (m.273), ai bordi di un Tresa possente e reso magico dalla luce lunare.
NB. Salita selvaggia su una cima frequentata dalla via normale, ma meritevole se presa da questo versante. Tralasciando alcune impegnative "varianti" (T5+) da me effettuate per tentare l'approccio al canale, seguendo il "vecchio sentiero" indicatomi dal cacciatore si può valutare la salita T4/T4+. Da Bioggio all'Alpe Magino T1-T2, dal Poncione di Breno alla Madonna del Piano T2, da qui a Ponte Tresa T1.
Ora si tratta di avvicinare, ancora su larga strada forestale, l'Alpe di Mageno (m.1290) tra splendidi boschi di castagno, quindi faggio e pineta. A un certo punto un sentiero scorcia la forestale sbucando non molto prima dell'Alpe, ove ero già stato e dalla quale ricordavo si staccasse in piano un sentiero evidente ma non marcato in direzione del Poncione di Breno. In corrispondenza di tale taglio, trovo sul lato opposto un altro sentierino appena visibile che attraversa proprio nella direzione da me voluta: l'affronto, e non è neanche male seppur un pò invaso da felci e piante. Inizialmente procede in piano perdendo leggermente quota all'altezza di una placca, oltre la quale risale, sempre discretamente evidente e sempre più ripido.
Benchè si capisca chiaramente che questo sentiero sia ormai utilizzato solo dai caprioli (avvistati più in basso) e camosci (avvistati più in alto) procede con logica passando nei soli punti possibili. Qualche acrobazia per superare in elevazione alcune piante cadute, quindi mi ritrovo ad agganciarmi al sentiero di cui sopra nel momento in cui transita l'unica anima della giornata, un giovane cacciatore prodigo di informazioni e consigli. Il sentiero che sta (stiamo) percorrendo, partendo dall'Alpe di Mageno, attraversa con ampio arco, il versante E del Poncione di Breno congiungendosi all'itinerario proveniente dal Monte Lema e la Forcella d'Arasio, ma è abbandonato, più avanti "un pò brutto", e non più segnato sulla CNS. Gli comunico la mia intenzione di salire al Poncione di Breno da qui e, pur sconsigliandomelo perchè poco chiaro e perchè "più avanti si perde e bisogna saper dove passare", mi fa comunque presente di tenere come riferimento il masso squadrato ben visibile già dal basso, posto poco prima della cresta Lema-Tamaro.
Lo ringrazio e riparto, trovando poco dopo l'evidente traccia che si alza dal sentiero basso, in direzione del Poncione di Breno; il sentierino è piuttosto evidente, in un paio di punti tende a perdersi, ma poi si ritrova. La salita alterna strappi ripidi a traversi erbosi e man mano ho sott'occhio sia il riferimento datomi dal cacciatore, in alto a destra, sia il bel canale adocchiato da cui vorrei salire, che sembra la linea più logica per la vetta.
Il sentiero passa alla larga dal canale, e quando sparisce definitivamente nell'erba alta imprigionata dalla galaverna tocca a me aprirmi la strada seguendo le "vie" dei camosci, che a un certo punto avvisto qualche decina di metri davanti a me. Oltrepasso un primo dosso spostandomi gradualmente a sinistra in vista di un canale che sembra vicino ma continua a nascondersi dietro ulteriori colletti e speroni rocciosi di non facile aggiramento ne superamento. Quando credo finalmente d'esserci trovo tuttavia passaggi piuttosto complicati e pericolosetti, oltretutto in un ambiente reso viscido dalle gelate notturne: li valuto bene, ma alla fine - non sapendo cosa ci sarà dopo, perchè c'è un'ulteriore valletta da superare - a malincuore tralascio l'impresa riportandomi con insidioso traverso diagonale verso la cresta e il suo "riferimento".
Sbuco proprio sotto la vetta, appena sopra il sentiero Lema-Tamaro, e con ulteriore traversino a nord su sentierino sbuco sulla cresta SE, transitando sul canale erboso da cui sarei voluto salire... davvero ripidissimo, a ennesima dimostrazione che spesso la visuale in lontananza può ingannare. Pochi metri ed ecco il bell'omone di pietra (m.1654) ad accogliermi. Dopo cinque ore, di cui le ultime due di discreto ravano, posso consumare il pranzo e ripartire alla volta della forcella d'Arasio (m.1481) e del Monte Lema, di cui tralascio la cima per proseguire rapido verso Astano (m.631) e Sessa (m.394). Giunto infine alla Madonna del Piano (m.267) non mi resta - alla luce di un bel tre quarti di Luna - che percorrere il lungo ma delizioso sentiero per Ponte Tresa (m.273), ai bordi di un Tresa possente e reso magico dalla luce lunare.
NB. Salita selvaggia su una cima frequentata dalla via normale, ma meritevole se presa da questo versante. Tralasciando alcune impegnative "varianti" (T5+) da me effettuate per tentare l'approccio al canale, seguendo il "vecchio sentiero" indicatomi dal cacciatore si può valutare la salita T4/T4+. Da Bioggio all'Alpe Magino T1-T2, dal Poncione di Breno alla Madonna del Piano T2, da qui a Ponte Tresa T1.
Tourengänger:
Poncione
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (18)