Val d'Otro con le sue frazioni- Valsesia
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Sempre piena di fascino la Val d'Otro, forse perchè legata alle genti walser, sapienti colonizzatori in epoca medievale di terre aspre, isolate ed impervie, con inverni che misero a dura prova anche le tempre più forgiate e l'organizzazione antropica più spartana ed essenziale. Erano terre poco gestite dalle popolazioni locali già esistenti, per cui gli insediamenti dei nuovi arrivati da Gressoney (in origine dal Vallese) furono visti come opportunità di far fruttare terreni e risorse altrimenti poco utilizzati, in cambio di esenzioni fiscali o concessioni in affitto ereditario. Inizialmente gli insediamenti agro-pastorali dei walser in Otro avevano carattere permanente, ma a seguito di mutate condizioni climatiche la gestione invernale divenne ad un certo punto talmente critica in queste zone da dover convenire a compromesso, secondo l'istituzione del "maggengo" in una accezione temporalmente rivisitata, che avrebbe lasciato la valle disabitata dalla vigilia di Natale fino a metà marzo, per vederla ripopolarsi più precisamente il giorno di S.Giuseppe (19 marzo).
La struttura architettonica di Otro è composta dalle tipiche abitazioni distinte in cinque piccole frazioni. Ma ciò che mi colpisce maggiormente sono le condizioni in cui si mostrano le baite ai nostri occhi: perfettamente conservate danno l'impressione di momentanea chiusura per un'uscita giornaliera. Sotto le panche esterne ciabatte e scarpe leggere per il cambio di calzature dopo la risalita, tendine alle finestre, ciotole di eriche, sdraio ripiegate alle pareti, scale accuratamente riposte, cataste di legna e legnetti sapientemente impilate pronte per l'uso...Rimango sempre colpita dagli spazi esterni di queste baite, i soppalchi di legno che le circondano quasi per intero, vere e proprie inclusioni all'abitazione vera e propria, funzionali all'epoca per essiccare i prodotti agricoli, spazi esterni vivibili tutto l'anno ed esteticamente pieni di carattere. Nella mente il ricordo delle meravigliose fioriture di geranei che li adornano nella bella stagione, quando la valle si anima di privilegiati villeggianti. Immagino ora la possibile vita di questa valle, nella quotidianità di un tempo, le relazioni improntate al mutuo soccorso e ad una conquistata autosufficienza che la vita di comunità può garantire. Mi immagino in una di queste baite..quella con la fontana con la faccia di lupo intagliata e la panchina vicino dove godersi il sole che si affaccia dal Corno Mud...o quella con un dedalo di soppalchi che la fanno assomigliare ad una casbah...davvero difficile scegliere..
Prima di ridiscendere nel bosco alzo ancora una volta gli occhi verso il Tagliaferro e lo sguardo intercetta per l'ultimo saluto della giornata l'Alpe Sattal, assolato osservatorio di prim'ordine su Alagna e la Val d'Otro,dove un personaggio dei giorni nostri dimora da diversi anni con la stessa tempra e la tenacia degli antichi coloni walser.

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