Regagno (m.1627), Cima di Fojorina (m.1810), Torrione di Valsolda (m.1805)
Saltato, per banali motivi, il giro del giorno prima in Valgrande mi rifaccio con gli interessi proponendo all'amica Paola una gita nella mia amata Valsolda, ove non era mai stata prima.
Partiamo, come per quasi tutte le escursioni della selvaggia valle, da Dasio, seguendo il classico sentiero n.3 - quello delle quattro valli - passando da Ranco (con breve deviazione nella gola del Soldo) e l'Alpe Serte, direzionandoci verso il suggestivo Passo Stretto, che dà accesso alla Val Rezzo. Non solchiamo, tuttavia, la valle e saliamo nel bellissimo bosco di faggi, quindi di larici, verso l'Alpe Fiorina, luogo veramente stupendo e in cui è difficile non fermarsi a respirare.
Mangiucchiato qualcosina e fatta scorta d'acqua (la temperatura è comunque perfetta) ripartiamo alla volta della nostra prima cima, l'isolato Regagno che separa proprio Val Rezzo e Valsolda, avvistando tre bei camosci. Giunti all'evidente forcella (bolli rosso/giallo su un faggio) usciamo dal sentiero marcato per il Passo di Fojorina e per un bel sentierino invaso da neve dura compiamo lo strappetto verso il colletto. Da qui si attraversa a sinistra e in breve ci troviamo davanti alla bifida vetta: saliamo per ripidi prati e roccette sulla prima, panoramica ma "incompleta", e dopo esser scesi all'intaglio raggiungiamo la seconda e più alta, con vista superlativa che si apre anche sul Lario.
Tornati alla forcella, anzichè seguire il sentiero marcato per il Passo di Fojorina, decidiamo di fare la bella cresta a balze erbose e rocciose per la Punta m.1717, la quale pur non difficile ci dà comunque da fare per presenza di neve dura e passaggi nel complesso divertenti. Giunti al Passo non resta che compiere l'ultima salita per la Cima di Fojorina, ove incontriamo due escursionisti in relax e un motociclista (!). Mangiamo qui, al riparo dal vento - nel frattempo fattosi insistente e freddo - e potremmo già iniziare la discesa... Ma, dopo che gliene avevo parlato, Paola non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire il Torrione, bello fresco lì davanti a noi: ovviamente non faccio resistenza e obbedisco...
In breve, seguendo il versante nord del Torrione, ci portiamo sotto le sue bellissime pareti, salendo prima sulla punta orientale - tramite un evidente intaglio da salire e poi scendere sul lato Valsolda, quindi un ripido canalino invaso da neve e ripidi prati - poi su quella "classica" occidentale (la corda legata alla pianta è sempre lì...), ad ammirare panorami oggi davvero eccellenti, a partire da un Ceresio luccicante di luce e riflessi.
Benchè l'intenzione fosse quella di fare un anello passando anche dal Monte Pradè e le Cime di Noga, preferisco - sapendo che avremmo "nuotato" nel fogliame - scendendo dal Torrione, "riparare" nuovamente verso l'Alpe Fiorina passando dalla Bocchetta del Boj e a fianco della sua misteriosa torre (non quotata ne nominata) che strapiomba per centinaia di metri sul Passo Stretto. Compiuto il lungo traverso in saliscendi siamo ancora all'Alpe Fiorina a far scorta d'acqua ed energie, perchè la discesa è ancora lunga. Ripercorrendo il sentiero dell'andata - ma senza ripassare dalla gola - giungiamo alla mulattiera per Ranco e accendiamo le frontali, giungendo a Dasio poco prima delle 18,00.
Giro meraviglioso, che alla fine Paola ha un po' sentito (per forza, vista la lunghezza, il dislivello e il tipo di percorso effettuato) senza mai tirarsi indietro in nulla... bravissima. Ma non so se mi seguirà ancora dopo questa mazzata, o mi eviterà scrupolosamente... Ai posteri l'ardua sentenza.
Avanti così.
Partiamo, come per quasi tutte le escursioni della selvaggia valle, da Dasio, seguendo il classico sentiero n.3 - quello delle quattro valli - passando da Ranco (con breve deviazione nella gola del Soldo) e l'Alpe Serte, direzionandoci verso il suggestivo Passo Stretto, che dà accesso alla Val Rezzo. Non solchiamo, tuttavia, la valle e saliamo nel bellissimo bosco di faggi, quindi di larici, verso l'Alpe Fiorina, luogo veramente stupendo e in cui è difficile non fermarsi a respirare.
Mangiucchiato qualcosina e fatta scorta d'acqua (la temperatura è comunque perfetta) ripartiamo alla volta della nostra prima cima, l'isolato Regagno che separa proprio Val Rezzo e Valsolda, avvistando tre bei camosci. Giunti all'evidente forcella (bolli rosso/giallo su un faggio) usciamo dal sentiero marcato per il Passo di Fojorina e per un bel sentierino invaso da neve dura compiamo lo strappetto verso il colletto. Da qui si attraversa a sinistra e in breve ci troviamo davanti alla bifida vetta: saliamo per ripidi prati e roccette sulla prima, panoramica ma "incompleta", e dopo esser scesi all'intaglio raggiungiamo la seconda e più alta, con vista superlativa che si apre anche sul Lario.
Tornati alla forcella, anzichè seguire il sentiero marcato per il Passo di Fojorina, decidiamo di fare la bella cresta a balze erbose e rocciose per la Punta m.1717, la quale pur non difficile ci dà comunque da fare per presenza di neve dura e passaggi nel complesso divertenti. Giunti al Passo non resta che compiere l'ultima salita per la Cima di Fojorina, ove incontriamo due escursionisti in relax e un motociclista (!). Mangiamo qui, al riparo dal vento - nel frattempo fattosi insistente e freddo - e potremmo già iniziare la discesa... Ma, dopo che gliene avevo parlato, Paola non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire il Torrione, bello fresco lì davanti a noi: ovviamente non faccio resistenza e obbedisco...
In breve, seguendo il versante nord del Torrione, ci portiamo sotto le sue bellissime pareti, salendo prima sulla punta orientale - tramite un evidente intaglio da salire e poi scendere sul lato Valsolda, quindi un ripido canalino invaso da neve e ripidi prati - poi su quella "classica" occidentale (la corda legata alla pianta è sempre lì...), ad ammirare panorami oggi davvero eccellenti, a partire da un Ceresio luccicante di luce e riflessi.
Benchè l'intenzione fosse quella di fare un anello passando anche dal Monte Pradè e le Cime di Noga, preferisco - sapendo che avremmo "nuotato" nel fogliame - scendendo dal Torrione, "riparare" nuovamente verso l'Alpe Fiorina passando dalla Bocchetta del Boj e a fianco della sua misteriosa torre (non quotata ne nominata) che strapiomba per centinaia di metri sul Passo Stretto. Compiuto il lungo traverso in saliscendi siamo ancora all'Alpe Fiorina a far scorta d'acqua ed energie, perchè la discesa è ancora lunga. Ripercorrendo il sentiero dell'andata - ma senza ripassare dalla gola - giungiamo alla mulattiera per Ranco e accendiamo le frontali, giungendo a Dasio poco prima delle 18,00.
Giro meraviglioso, che alla fine Paola ha un po' sentito (per forza, vista la lunghezza, il dislivello e il tipo di percorso effettuato) senza mai tirarsi indietro in nulla... bravissima. Ma non so se mi seguirà ancora dopo questa mazzata, o mi eviterà scrupolosamente... Ai posteri l'ardua sentenza.
Avanti così.
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