Quasi Pizzo Bianco (3215 m)
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Il tempo è magnifico e alcuni amici sono libera per una nuova avventura. Recupero il prestigioso foglio di Bruno con la lista di cime da 3000 mt consigliate... seleziono il Pizzo Bianco per pura curiosità.
Non troviamo molte relazioni a riguardo, stamperemo quella di vienormali.it. Sembra tutto fattibile e non eccessivamente difficile.
Non partiamo prestissimo, ci incamminiamo dalla frazione di Macugnaga, Pecetto, alle 8.30. Seguiamo le indicazioni per il Belvedere poste poco prima la funivia. Percorriamo una strada sterrata fino raggiungere l'Alpe Burky, dove la funivia termina e inizia la seconda parte dell'impianto di risalita.
Da qui il sentiero si fa più stretto e sale ripidamente nel bosco mantenendosi sul lato destro degli impianti, il tutto bene segnato da vernice bianco-rossa. In poco sudato tempo arriviamo a Belvedere, dove potete fermarvi per un caffè (bar-ristorante).
Qui incontriamo qualche altro escursionista che, come noi, si dirige in direzione Rifugio Zamboni. Ancora qualche metro di sentiero per poi oltrepassare la grande morena sassosa in direzione nord e risalire su un sentiero quasi in cresta alla morena. Vediamo il Rifugio Zamboni e lo raggiungiamo in poco tempo.
Il Rifugio Zamboni è attualmente chiudo ma è presente il locale invernale con molti posti letto (almeno 10).
Breve pausa e proseguiamo passando dietro il rifugio, passando da una grande distesa erbosa caratterizzata da ruscelli e grossissimi massi, la Conca di Pedriola.
Da qui non troviamo più alcun segno di vernice ma seguiamo la relazione di vienormali. Sempre in direzione nord cerchiamo qualche riferimento, pensiamo di aver trovato il canale Chiovenda, un fiume immenso di sfasciume. alla base di quest'ultimo troviamo qualche segno giallo e degli ometti. Li seguiamo finché sono presenti, finché scompaiono e la traccia segue il nostro istinto. Ci manteniamo sul lato destro del canalone, preferendo, quando possibile, le roccione/placche più stabili. A volte siamo costretti a rimettere i piedi sullo sfasciume, così instabile da rallentare il passo e a volte renderlo quasi impossibile, a tratti preferiamo pure quella poca neve rimasta. Il tempo scorre veloce e noi avanziamo poco. Silvia si sente molto insicura su quel terreno, mancano ancora almeno 300 metri, è l'1, non siamo sicuri che quella che vediamo sia la cima del Pizzo Bianco... tenteremmo di attraversare il canalone, ora poco più piano, e raggiungere il colle prima della cima, ma tutte le precedenti considerazioni mi portano alla conclusione che saremmo arrivati all'auto alle 9 di sera, sempre se tutto fosse andato bene.
E' così che decidiamo di lasciar perdere e tornare indietro, non sarà sicuramente veloce. Infatti ci troviamo a disarrampicare qualche tratto e prestare moltissima attenzione al terreno che scivola sotto i nostri piedi, persino i massi grossi che sembrano anche più stabili. Ormai stanchi mentalmente, ci fermiamo al sole per una pausa pranzo assistendo ad uno dei paurosi fenomeni della natura: le frane,vedere polveroni e ghiaione cadere dalle pareti est del Monte Rosa è molto triste.
Ci rimettiamo in cammino e torniamo alla macchina per la via dell'andata arrivando alle 6 di sera.
Nella relazione ho omesso la bellezza del panorama mozzafiato, il versante est del Monte Rosa. Da sinistra a destra: punta Grober, la cresta Signal, Punta Gnifetti, Punta Zumstein, Punta Dufour, Nordend. Tutto incredibilmente splendido e purtroppo povero di neve, ma sotto una luce quasi divina. E vedere il sole scomparire dietro la Signal, non ha prezzo.
Ottima avventura, ma lascio una virgola, sperando di mettere un punto al più presto.
Non troviamo molte relazioni a riguardo, stamperemo quella di vienormali.it. Sembra tutto fattibile e non eccessivamente difficile.
Non partiamo prestissimo, ci incamminiamo dalla frazione di Macugnaga, Pecetto, alle 8.30. Seguiamo le indicazioni per il Belvedere poste poco prima la funivia. Percorriamo una strada sterrata fino raggiungere l'Alpe Burky, dove la funivia termina e inizia la seconda parte dell'impianto di risalita.
Da qui il sentiero si fa più stretto e sale ripidamente nel bosco mantenendosi sul lato destro degli impianti, il tutto bene segnato da vernice bianco-rossa. In poco sudato tempo arriviamo a Belvedere, dove potete fermarvi per un caffè (bar-ristorante).
Qui incontriamo qualche altro escursionista che, come noi, si dirige in direzione Rifugio Zamboni. Ancora qualche metro di sentiero per poi oltrepassare la grande morena sassosa in direzione nord e risalire su un sentiero quasi in cresta alla morena. Vediamo il Rifugio Zamboni e lo raggiungiamo in poco tempo.
Il Rifugio Zamboni è attualmente chiudo ma è presente il locale invernale con molti posti letto (almeno 10).
Breve pausa e proseguiamo passando dietro il rifugio, passando da una grande distesa erbosa caratterizzata da ruscelli e grossissimi massi, la Conca di Pedriola.
Da qui non troviamo più alcun segno di vernice ma seguiamo la relazione di vienormali. Sempre in direzione nord cerchiamo qualche riferimento, pensiamo di aver trovato il canale Chiovenda, un fiume immenso di sfasciume. alla base di quest'ultimo troviamo qualche segno giallo e degli ometti. Li seguiamo finché sono presenti, finché scompaiono e la traccia segue il nostro istinto. Ci manteniamo sul lato destro del canalone, preferendo, quando possibile, le roccione/placche più stabili. A volte siamo costretti a rimettere i piedi sullo sfasciume, così instabile da rallentare il passo e a volte renderlo quasi impossibile, a tratti preferiamo pure quella poca neve rimasta. Il tempo scorre veloce e noi avanziamo poco. Silvia si sente molto insicura su quel terreno, mancano ancora almeno 300 metri, è l'1, non siamo sicuri che quella che vediamo sia la cima del Pizzo Bianco... tenteremmo di attraversare il canalone, ora poco più piano, e raggiungere il colle prima della cima, ma tutte le precedenti considerazioni mi portano alla conclusione che saremmo arrivati all'auto alle 9 di sera, sempre se tutto fosse andato bene.
E' così che decidiamo di lasciar perdere e tornare indietro, non sarà sicuramente veloce. Infatti ci troviamo a disarrampicare qualche tratto e prestare moltissima attenzione al terreno che scivola sotto i nostri piedi, persino i massi grossi che sembrano anche più stabili. Ormai stanchi mentalmente, ci fermiamo al sole per una pausa pranzo assistendo ad uno dei paurosi fenomeni della natura: le frane,vedere polveroni e ghiaione cadere dalle pareti est del Monte Rosa è molto triste.
Ci rimettiamo in cammino e torniamo alla macchina per la via dell'andata arrivando alle 6 di sera.
Nella relazione ho omesso la bellezza del panorama mozzafiato, il versante est del Monte Rosa. Da sinistra a destra: punta Grober, la cresta Signal, Punta Gnifetti, Punta Zumstein, Punta Dufour, Nordend. Tutto incredibilmente splendido e purtroppo povero di neve, ma sotto una luce quasi divina. E vedere il sole scomparire dietro la Signal, non ha prezzo.
Ottima avventura, ma lascio una virgola, sperando di mettere un punto al più presto.
Tourengänger:
botticchio,
martynred


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Kommentare (8)