Cima Presanella - Via Monte Nero
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Partiamo presto da Malga Vallina e il primo tratto fino al Rifugio Segantini ci permette di scaldare per bene le gambe. La giornata per il momento è stupenda ma purtroppo già in tarda mattinata saliranno alcune nebbie.
In rifugio chiedo alcune informazioni sulla possibilità di scendere dalla Val Nardis e poi transitare dal Passo dei Quattro Cantoni. Forse per evitare qualsiasi rogna il rifugista ci sconsiglia quel versante di discesa, sostenendo che ci si mette un'ora e mezza in più rispetto alla discesa per la via di salita, che ci sono da risalire 300 metri di dislivello, che nel pomeriggio danno temporali ... sarà ... ma alla fine nessuna di queste dichiarazione risulterà vera!
Qui si potrebbe aprire il classico dibattito sui consigli dati dai local ma probabilmente questa volta il rifugista volevo solo evitare che ci andassimo ad incasinare in una discesa meno sicura rispetto alla vita di salita e il meteo non è una scienza esatta. Anche perchè poi in realtà in altri report si sosteneva che aveva dato chiare ed utili informazioni sulla ferrata e sulla salita alla Presanella .... magari era un altro rifugista.
In ogni caso riprendiamo la nostra ascesa seguendo i chiari bolli dietro al rifugio che ci portano a transitare sul filo di una bella morena. Poi inizia il tratto tra roccioni e pietre con numerossimi ometti che possono mettere in confusione sulla migliore via di salita ... qualche comodo ma purtroppo brevissimo tratto innevato permette di evitare le pietraie e alla fine ci ritroviamo all'inizio del traverso da effettuare sulla Vedretta del Monte Nero (consiglio di indossare il caschetto subito visti i numerosi sassi che cadono lungo il ghiacciaio). Iniziamo a traversare su ghiaccio duro che si riesce a passare solo per la presenza di detriti rocciosi sulla superficie. Qui sarebbe stato meglio montare subito i ramponi senza stare a farsi troppo problemi.
Finito il traverso inizia la ferrata. Cambio assetto e subito si parte con un breve ma poco appigliato tratto per raggiungere i primi gradini di ferro ... e qui mi domando perchè non aggiungere un gradino piuttosto che costringere tutti a tirarsi su uno spezzone di corda posizionato a posteriori ... chissà?
Il primo tratto di ferrata è bello e piacevole ed in breve si giunge ad un colletto da cui bisogna scendere sempre seguendo i saldi cavi della ferrata. Dopo la "calata" si mette piede su quello che dovrebbe essere un ghiacciaio ma oggi di neve, che farebbe tanto comodo per evitare le pietraie, proprio non ne vedremo!
Risaliamo con calma la pietraia e poi una sorta di canalino per giungere sulla dorsale principale a poca distanza dalla vetta del Monte Nero.
Si prosegue su terreno più tranquillo fino a ritrovarsi in vista del Bivacco che si raggiunge solo dopo un breve tratto di ferrata che costringe a scendere e poi risalire. Dal Bivacco la cima è davvero vicina ma anche qui l'assenza totale di neve ci costringe a muoverci su pietre che rallentano il passo. Alla fine entrambi contenti riusciamo a toccare la vetta quando ormai la maggior parte delle persone è già scesa (anche se non è per nulla tardi).
Dopo un momento di sosta per godersi il momento e permettere al compagno di riprendere un po' di forze, inizio a pensare alla discesa. La voglia di fare la variante di discesa è tanta e quasi casualmente leggo le indicazioni di un depliant scaricato proprio dal sito del Rifugio Segantini che indica chiaramente che la risalita al Passo dei Quattro Cantoni non sarà assolutamente di 300 metri come detto dal rifugista ma molto meno essendoci un taglio (anche segnato da ometti e forse bolli) che punta quasi direttamente al Passo. Il meteo sembra abbastanza sicuro e con l'assenza di neve andrà a finire che i tempi di percorrenza lungo le pietraie saranno gli stessi dell'andata.
Decidiamo quindi per tentare la variante di discesa lungo la Val Nardis.
Dalla cima torniamo brevemente sui nostri passi per poi individuare un sentierino di terriccio che scende ripido nella giusta direzione. Più sotto troviamo degli ometti che seguiamo fin quando arriviamo ad un tratto innevato. Indossati ramponi e picozza scendiamo su ghiaccio che nel primo tratto richiede attenzione. La neve dura poco e ben presto ci ritroviamo nuovamente su pietre e rocce a seguire gli ometti che ci conducono con un lungo traverso verso due grossi roccioni già ben visibili anche dalla vetta della Presanella.
Dopo i roccioni si continua a scendere per ritrovarsi a "solcare" un bellissimo e comodo tratto sopra una morena. Verso quota 2800 bisogna stare all'occhio per individuare gli ometti (e alcuni bolli rossi) che si spostano a sinistra (direzione di discesa) e si inizia a traversare verso il Passo. Il terreno è sempre pietroso ma non differente da quello che avremmo incontrato scendendo lungo la via "normale". Anzi, l'impressione, è che questa discesa sia più scorrevole ... ma è proprio un'impressione "a pelle", forse dettata anche dal voler motivare maggiormente la nostra scelta.
Si prosegue su pietre, aggirando quelle più grosse, sempre seguendo la linea suggerita dagli ometti, fin quasi sotto la verticale del passo dove d'improvviso appiano dei segnavia bianco-rossi che in breve ci conducono al passo. Inizia la discesa vera e propria, prima su terreno ancora un pochino impervio per poi diventare man mano più scorrevole fino a ritrovarci entusiasti al rifugio con davanti una meritata fetta di torta. Non ci resta che tornare alla macchina dopo questa bellissima giornata e per farlo optiamo per il sentiero 219 per chiudere simbolicamente l'anello.
In rifugio chiedo alcune informazioni sulla possibilità di scendere dalla Val Nardis e poi transitare dal Passo dei Quattro Cantoni. Forse per evitare qualsiasi rogna il rifugista ci sconsiglia quel versante di discesa, sostenendo che ci si mette un'ora e mezza in più rispetto alla discesa per la via di salita, che ci sono da risalire 300 metri di dislivello, che nel pomeriggio danno temporali ... sarà ... ma alla fine nessuna di queste dichiarazione risulterà vera!
Qui si potrebbe aprire il classico dibattito sui consigli dati dai local ma probabilmente questa volta il rifugista volevo solo evitare che ci andassimo ad incasinare in una discesa meno sicura rispetto alla vita di salita e il meteo non è una scienza esatta. Anche perchè poi in realtà in altri report si sosteneva che aveva dato chiare ed utili informazioni sulla ferrata e sulla salita alla Presanella .... magari era un altro rifugista.
In ogni caso riprendiamo la nostra ascesa seguendo i chiari bolli dietro al rifugio che ci portano a transitare sul filo di una bella morena. Poi inizia il tratto tra roccioni e pietre con numerossimi ometti che possono mettere in confusione sulla migliore via di salita ... qualche comodo ma purtroppo brevissimo tratto innevato permette di evitare le pietraie e alla fine ci ritroviamo all'inizio del traverso da effettuare sulla Vedretta del Monte Nero (consiglio di indossare il caschetto subito visti i numerosi sassi che cadono lungo il ghiacciaio). Iniziamo a traversare su ghiaccio duro che si riesce a passare solo per la presenza di detriti rocciosi sulla superficie. Qui sarebbe stato meglio montare subito i ramponi senza stare a farsi troppo problemi.
Finito il traverso inizia la ferrata. Cambio assetto e subito si parte con un breve ma poco appigliato tratto per raggiungere i primi gradini di ferro ... e qui mi domando perchè non aggiungere un gradino piuttosto che costringere tutti a tirarsi su uno spezzone di corda posizionato a posteriori ... chissà?
Il primo tratto di ferrata è bello e piacevole ed in breve si giunge ad un colletto da cui bisogna scendere sempre seguendo i saldi cavi della ferrata. Dopo la "calata" si mette piede su quello che dovrebbe essere un ghiacciaio ma oggi di neve, che farebbe tanto comodo per evitare le pietraie, proprio non ne vedremo!
Risaliamo con calma la pietraia e poi una sorta di canalino per giungere sulla dorsale principale a poca distanza dalla vetta del Monte Nero.
Si prosegue su terreno più tranquillo fino a ritrovarsi in vista del Bivacco che si raggiunge solo dopo un breve tratto di ferrata che costringe a scendere e poi risalire. Dal Bivacco la cima è davvero vicina ma anche qui l'assenza totale di neve ci costringe a muoverci su pietre che rallentano il passo. Alla fine entrambi contenti riusciamo a toccare la vetta quando ormai la maggior parte delle persone è già scesa (anche se non è per nulla tardi).
Dopo un momento di sosta per godersi il momento e permettere al compagno di riprendere un po' di forze, inizio a pensare alla discesa. La voglia di fare la variante di discesa è tanta e quasi casualmente leggo le indicazioni di un depliant scaricato proprio dal sito del Rifugio Segantini che indica chiaramente che la risalita al Passo dei Quattro Cantoni non sarà assolutamente di 300 metri come detto dal rifugista ma molto meno essendoci un taglio (anche segnato da ometti e forse bolli) che punta quasi direttamente al Passo. Il meteo sembra abbastanza sicuro e con l'assenza di neve andrà a finire che i tempi di percorrenza lungo le pietraie saranno gli stessi dell'andata.
Decidiamo quindi per tentare la variante di discesa lungo la Val Nardis.
Dalla cima torniamo brevemente sui nostri passi per poi individuare un sentierino di terriccio che scende ripido nella giusta direzione. Più sotto troviamo degli ometti che seguiamo fin quando arriviamo ad un tratto innevato. Indossati ramponi e picozza scendiamo su ghiaccio che nel primo tratto richiede attenzione. La neve dura poco e ben presto ci ritroviamo nuovamente su pietre e rocce a seguire gli ometti che ci conducono con un lungo traverso verso due grossi roccioni già ben visibili anche dalla vetta della Presanella.
Dopo i roccioni si continua a scendere per ritrovarsi a "solcare" un bellissimo e comodo tratto sopra una morena. Verso quota 2800 bisogna stare all'occhio per individuare gli ometti (e alcuni bolli rossi) che si spostano a sinistra (direzione di discesa) e si inizia a traversare verso il Passo. Il terreno è sempre pietroso ma non differente da quello che avremmo incontrato scendendo lungo la via "normale". Anzi, l'impressione, è che questa discesa sia più scorrevole ... ma è proprio un'impressione "a pelle", forse dettata anche dal voler motivare maggiormente la nostra scelta.
Si prosegue su pietre, aggirando quelle più grosse, sempre seguendo la linea suggerita dagli ometti, fin quasi sotto la verticale del passo dove d'improvviso appiano dei segnavia bianco-rossi che in breve ci conducono al passo. Inizia la discesa vera e propria, prima su terreno ancora un pochino impervio per poi diventare man mano più scorrevole fino a ritrovarci entusiasti al rifugio con davanti una meritata fetta di torta. Non ci resta che tornare alla macchina dopo questa bellissima giornata e per farlo optiamo per il sentiero 219 per chiudere simbolicamente l'anello.
Tourengänger:
Andrea!

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