Monte Stabio centrato, e l'Alta Guardia? Mancata...più della cima potè l'insolazione!
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A soli 9 gg di distanza dal primo tentativo di salita all’Alta Guardia oggi riproviamo e rilanciamo la “sfida” a questa cima sconosciuta, e lo facciamo con un a giornata calda e afosa, ma prima dell’Alta Guardia abbiamo in mente di fare altro, il Monte Stabio sembra bello… pensiamo in grande e partiamo.
Prendiamo il sentiero conosciuto, “Irene Gatti”, e con un passo abbastanza veloce ci portiamo al Pian di Campo e subito dopo al Pian del Zuf dove intercettiamo il sentiero 79 che proviene dai Piani d’Astrio. Percorrendo questa sterrata passiamo prima dalla Malga Stabio di Sotto e poi dalla Malga Stabio di Sopra dove ignoriamo la deviazione per l’Alta Guardia per prendere il sentiero che porta nel vicino Vendolaro Zucconi, un pianoro isolato dove le Marmotte rifuggono dalla presenza umana.
Oltrepassato il pianoro ora si comincia a salire il primo “muro”, fortunatamente il sentiero progredisce zigzagando così che la salita risulta più fattibile del previsto. Sormontato anche il secondo strappo ora la traccia comincia a viaggiare in un ambiente tipicamente alpino, arrivati al terzo risalto più roccioso ma breve lo superiamo sino a spuntare al carinissimo Lago della Sorba. In questo tratto c’è una zona attrezzata che a me sinceramente risulta di difficile comprensione a livello di utilità, ma c’è e chi vuole può usare le catene per tirarsi sù, io per divertirmi un po ho proseguito su semplici roccette con passaggi si e no di I°.
Da questo punto le Porte di Stabio e l’omonima cima fanno bella mostra di se, visto che il dislivello per arrivare alla nostra meta è di circa 150 metri ci prendiamo il tempo di fare qualche foto e di rinfrescarci un attimo, essendo in tenuta “Poncione” la pelle comincia già ad avere un colorito poco simpatico.
Abbassata la temperatura corporea ora con passo costante puntiamo verso il Passo, passiamo prima su semplici roccette e poi su bel sentiero arriviamo alle Porte dove il panorama comincia ad “aprirsi”, presa la cresta per il Monte Stabio in meno di 10 minuti siamo in vetta a goderci il meraviglioso panorama; sulla cresta ci sono un paio di passaggi di I°, evitabili se si esce dalla traccia per proseguire su ripido pendio erboso, ma io sinceramente ve lo sconsiglio e ho trovato molto semplice la “via normale”. L’esposizione c’è ma è quasi impercettibile. 3h45 al netto di una pausa.
Siamo soli, e dopo aver firmato il libro di vetta cerchiamo di accomodarci al meglio su questo cucuzzolo, estasiati dalla fantastica visuale ora non ci resta che pranzare velocemente visto l’impossibilità di rimanere sotto un sole particolarmente caldo. Intanto io continuo a fare il figo restando mezzo svestito… la crema solare? Tsè, son capaci tutti ad usarla!
Nonostante le temperature impossibili non siamo affaticati e come da prima idea decidiamo di puntare verso l’Alta Guardia, dovendo affrontare una discesa che ci porterà intorno ai 1900 mt abbiamo tutto il tempo di verificare la nostra condizione una volta giunti alla Malga Stabio di Sopra. Scendiamo piuttosto velocemente e spesso ci rinfreschiamo lungo i meandri del torrente, giunti nei pressi della malga decidiamo che si, ce la possiamo fare… Alta Guardia aspettaci!
Risaliamo un ripido pendio erboso dove la bollatura spesso non c’è o se c’è depista, se aggiungiamo che la traccia a volte svanisce capite voi che non ci resta che “navigare a vista” per guadagnare la cresta. Fatto questo bello strappo ora puntiamo in direzione Est, su percorso non obbligato, ma noi preferiamo rimanere sul filo di cresta.
Il caldo ora è pazzesco e di qualche agognata folata d’aria manco se ne parla, la tortura arriva a picchi insopportabili quando dal semipaglione salgono delle vere e proprie bolle di calore. E’ una estenuante Via Crucis ma per fortuna il saliscendi è quasi impercettibile, avendo sempre la nostra meta nel mirino proseguiamo sino a giungere sulla Cima Somale, una elevazione erbosa quasi dirimpettaia dell’Alta
Guardia, da qua bisogna perdere quasi 100 metri di quota per raggiungere la forcella, da lì, in maniera ripida ed insidiosa si sale sulla cima.
Faccio il waypoint e poi tiro un sospiro. Si riparte, un passo, due passi, tre passi… oh cazzo, non sto più in piedi! Lascio le bacchette e poi giù lo zaino dalla schiena, mi ritrovo seduto per terra. Azz, un’insolazione… avanti con l’acqua e qualche zucchero di facile assorbimento, la rotazione degli occhi passa da un bellissimo strabismo di Venere ad uno strabismo Gasparriano, in soldoni, un occhio punta verso la Palestina mentre l’altro mira decisamente verso il Brasile.
Mi riprendo velocemente, con la meta sempre lì, a 30 minuti di cammino, valutato il da farsi decidiamo per una onorevole resa; di acqua ce n’è rimasta poca, la morsa del caldo attanaglia la gola e la pelle ha una gradazione di colore che proprio bello non è, si passa da un rosso Ferrari ad un rosso porpora, il livello rosso Ducati sulla scala dei rossi vuol dire che adesso sto sfiorando l’ incendio doloso.
A parte l’incidente di percorso siamo comunque soddisfatti di ciò che abbiamo fatto finora, ripresa la strada del ritorno un ripidissimo canalone ci porterebbe direttamente alla visibile Malga Stabio di Sotto, facendoci risparmiare un tot di strada, ma l’ipotesi è quasi subito cassata, parchè rischiare su questo paglione quando la via sicura è quella che conosciamo? Prima di cambiare idea puntiamo spediti sino al nostro punto di discesa… la Malga Stabio di Sopra sembra lontana ma la discesa è talmente ripida che ci arriviamo in poco tempo.
Le difficoltà ora sono terminate e psicologicamente è un altro andazzo, non fosse che il sole picchia decisamente forte ritornare alla macchina sarebbe cosa facile, ma con questa caldana anche i brevi saliscendi sembrano montagne insormontabili… vediamo la macchina e siamo contenti, contenti lo siamo ancor di più quando per le mani stringiamo la nostra agognata birra. To the next Alta Guardia…
Nota 1): Bello sto giro e bella la zona, cosa che già sapevamo; la salita al M. Stabio è consigliata per tanti validi motivi, certo, la strada è lunghetta ma poi la soddisfazione è tanta. Le semplici difficoltà si concentrano tutte nell’ultimo tratto, quello più roccioso, ma sinceramente nulla di che. Detto questo, ci fosse stata una temperatura gradevole avremmo portato a casa anche la seconda meta.
Nota 2): …Svengo.
SVENGO. (dedicata alla vita).
La testa mi rimbalza e adesso mi trattengo,
il cervello è bello cotto per questo io lo spengo,
perché rischiare oltre se la vita va a ramengo?
A’ la prochaine! Menek, Rosa
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