Colma di Premosello (1728 m) da Colloro
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Destinazione di oggi, azzardata a detta di amici che conoscono meglio la zona, è il Pizzo Proman (2098 m). Due testardi come noi, Massimo ed io, decidiamo di andare comunque e vedere com'è la situazione.
Arriviamo a Colloro, non chiedetemi che strada abbiamo fatto perché io dormivo, cercando di recuperare le 2 ore di sonno. Posso però dirvi che mi son svegliata su vicino un bacino, con un sbarra (alzata) che delimitava il divieto di accesso.
Prendiamo proprio questa strada sterrata fino a trovare l'indicazione del "Madonna di Lut", saliamo i gradini e tagliamo i tornanti seguendo questo sentiero. Bella la vista sulla catena montuosa da questa piccola chiesetta, immersa in un curato giardino dell'Eden. Da qui seguiamo per il sentiero A40, direzione Alpe La Piana.
Le sorgenti d'acqua non mancano e non mancheranno fino poco dopo l'Alpe La Motta. La grande presenza d'acqua la si nota anche dallo splendente verde che circonda questi alpeggi.
Alpe La Piana sembra un alpeggio ancora abitato, ogni baita in pietra è curata, vasi di fiori alle porte, gente che stende i panni, insomma... mi sembra di sognare!
Andiamo oltre e per non bastare ecco un altro alpeggio quasi al pari livello, Alpe La Motta.
Da qui la vera salita ha inizio.
Incontriamo un signore ad un bivio, quello che porta direttamente all'Alpe Stavelli, che ci smorza l'entusiasmo dicendoci che non saremmo mai riusciti ad arrivare al Pizzo Proman, causa ghiaccio in un punto molto esposto. Sconfortata riprendiamo il sentiero classico, da qui in poi fonti d'acqua assenti. Per il primo tratto il sentiero è ancora all'ombra degli alberi, ma, superata una fontanella in marmo (non so se in funzione), è esposto alla piena luce e calore del sole. Un immenso pratone secco da cavalcare per arrivare alla Colma. Una salita costante che ci toglie il fiato e fa urlare le nostre gambe. E' Aprile e l'allenamento è ancora lontano...
Arrivati alla Colma di Premosello non possiamo rimanere abbagliati dalla bellezza del panorama e del carinissimo bivacco, sempre aperto. Davanti a noi la selvaggia e misteriosa Val Grande.
Alcuni escursionisti provano a fare due passi sul sentiero che conduce al Pizzo Proman, ma tempo 10 minuti se ne tornano indietro confermando la poca sicurezza del tracciato. Decidiamo così di meritarci una lunga pausa, con pisolo incluso.
Bene, ricaricati, riscendiamo dal sentiero fino ad incontrare una piccola traccia che pare condurre all'Alpe Stavelli. Giunti a quest'alpe incontriamo il signore che ci invita a bere un caffè nella sua baita. Ci racconta degli alpeggi della zona, del suo mestiere (nulla a che vedere con l'alpeggio), del passato di questo versate della valle, tutto molto interessante. Ed i miei occhi a cuoricino quando mi comunica che la vicina baita è in vendita... Prima o poi una, non so dove, sarà mia.
Dopo un'altra ora di chiacchiere, scendiamo fino Alpe La Piana e chiediamo conferma del sentiero alternativo per il rientro. Come avevamo intuito, facciamo dietro front verso Alpe La Motta, e appena usciti da Alpe La Piana svoltiamo per un sentierello a sinistra (nessuna indicazione presente). Si supera un serbatoio d'acqua, color verde, immerso nel terreno, e si giunge all'Alpe Agaroli. Qui svoltare a sinistra e notare il grande ciliegio con tronco curvo.
Bellissimo sentiero, molto più selvaggio ed isolato, ricoperto di fogliame e immerso in alberi e sassi. A darci un piccolo spavento anche una vipera. L'assenza di segnavia freschi e pochissimi ometti rende il tutto più giocoso, individua la via corretta! Nulla di impossibile ed arriviamo all'Alpe La Colla. Proseguendo dritto si prende il sentiero che porta diretto alla macchina passando per più alpeggi/baite disabitate. Il sentiero di ritorno è molto più veloce, ovviamente più ripido di quello dell'andata, ma non eccessivo, e sempre ben segnalato.
Giornata e zona favolosa, anche se il dubbioso obiettivo non è stato raggiunto.
Il tempo indicato nel sommario include le pause, il tempo effettivo in movimento è stato indicativamente di 4 ore e mezza.
CI TORNEREMO!
Arriviamo a Colloro, non chiedetemi che strada abbiamo fatto perché io dormivo, cercando di recuperare le 2 ore di sonno. Posso però dirvi che mi son svegliata su vicino un bacino, con un sbarra (alzata) che delimitava il divieto di accesso.
Prendiamo proprio questa strada sterrata fino a trovare l'indicazione del "Madonna di Lut", saliamo i gradini e tagliamo i tornanti seguendo questo sentiero. Bella la vista sulla catena montuosa da questa piccola chiesetta, immersa in un curato giardino dell'Eden. Da qui seguiamo per il sentiero A40, direzione Alpe La Piana.
Le sorgenti d'acqua non mancano e non mancheranno fino poco dopo l'Alpe La Motta. La grande presenza d'acqua la si nota anche dallo splendente verde che circonda questi alpeggi.
Alpe La Piana sembra un alpeggio ancora abitato, ogni baita in pietra è curata, vasi di fiori alle porte, gente che stende i panni, insomma... mi sembra di sognare!
Andiamo oltre e per non bastare ecco un altro alpeggio quasi al pari livello, Alpe La Motta.
Da qui la vera salita ha inizio.
Incontriamo un signore ad un bivio, quello che porta direttamente all'Alpe Stavelli, che ci smorza l'entusiasmo dicendoci che non saremmo mai riusciti ad arrivare al Pizzo Proman, causa ghiaccio in un punto molto esposto. Sconfortata riprendiamo il sentiero classico, da qui in poi fonti d'acqua assenti. Per il primo tratto il sentiero è ancora all'ombra degli alberi, ma, superata una fontanella in marmo (non so se in funzione), è esposto alla piena luce e calore del sole. Un immenso pratone secco da cavalcare per arrivare alla Colma. Una salita costante che ci toglie il fiato e fa urlare le nostre gambe. E' Aprile e l'allenamento è ancora lontano...
Arrivati alla Colma di Premosello non possiamo rimanere abbagliati dalla bellezza del panorama e del carinissimo bivacco, sempre aperto. Davanti a noi la selvaggia e misteriosa Val Grande.
Alcuni escursionisti provano a fare due passi sul sentiero che conduce al Pizzo Proman, ma tempo 10 minuti se ne tornano indietro confermando la poca sicurezza del tracciato. Decidiamo così di meritarci una lunga pausa, con pisolo incluso.
Bene, ricaricati, riscendiamo dal sentiero fino ad incontrare una piccola traccia che pare condurre all'Alpe Stavelli. Giunti a quest'alpe incontriamo il signore che ci invita a bere un caffè nella sua baita. Ci racconta degli alpeggi della zona, del suo mestiere (nulla a che vedere con l'alpeggio), del passato di questo versate della valle, tutto molto interessante. Ed i miei occhi a cuoricino quando mi comunica che la vicina baita è in vendita... Prima o poi una, non so dove, sarà mia.
Dopo un'altra ora di chiacchiere, scendiamo fino Alpe La Piana e chiediamo conferma del sentiero alternativo per il rientro. Come avevamo intuito, facciamo dietro front verso Alpe La Motta, e appena usciti da Alpe La Piana svoltiamo per un sentierello a sinistra (nessuna indicazione presente). Si supera un serbatoio d'acqua, color verde, immerso nel terreno, e si giunge all'Alpe Agaroli. Qui svoltare a sinistra e notare il grande ciliegio con tronco curvo.
Bellissimo sentiero, molto più selvaggio ed isolato, ricoperto di fogliame e immerso in alberi e sassi. A darci un piccolo spavento anche una vipera. L'assenza di segnavia freschi e pochissimi ometti rende il tutto più giocoso, individua la via corretta! Nulla di impossibile ed arriviamo all'Alpe La Colla. Proseguendo dritto si prende il sentiero che porta diretto alla macchina passando per più alpeggi/baite disabitate. Il sentiero di ritorno è molto più veloce, ovviamente più ripido di quello dell'andata, ma non eccessivo, e sempre ben segnalato.
Giornata e zona favolosa, anche se il dubbioso obiettivo non è stato raggiunto.
Il tempo indicato nel sommario include le pause, il tempo effettivo in movimento è stato indicativamente di 4 ore e mezza.
CI TORNEREMO!
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