Cima d'Aspra con variante "wild".
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Anche questa domenica decidiamo di non fare troppa strada, d'altronde oltre Gottardo il tempo non dovrebbe essere un granchè e Monica ha anche un impegno per cena. Ci troviamo alle 8 e raggiungiamo Gnosca, entriamo al ristorante Orello per acquistare il gettone per aprire la sbarra che chiude la strada che sale al Monte degli Stroppini ma il gestore ci dice che questo è in vendita solo nella bella stagione. Accidenti, non ci voleva. Fortunatamente un membro del Patriziato si offre di accompagnarci fino alla sbarra per aprirla, facciamo con lui i cento metri che ci separano dalla barriera e la sbarra si alza. Saliamo quindi per una stradina asfaltata e perfettamente mantenuta fino al parcheggio a 1000 metri di quota.
Ci prepariamo e partiamo, il sentiero nel primo tratto nel bosco è ghiacciato ma in breve siamo fra i prati di Piotella, dove c'è una chiesetta e quindi nel bellissimo alpeggio di Nàseri, un luogo posto in una posizione veramente incantevole: soleggiato e con una magnifica vista.
Saliamo alle ultime case seguendo le indicazioni bianco - rosse poi, vuoi perchè contempliamo il panorama, vuoi perchè stiamo conversando e scherzando, ci lasciamo sfuggire il segnavia decisivo e proseguiamo su un sentiero che ben presto diviene una semplice traccia, rapido consulto della cartina e, incauta, decisione: "possiamo salire su dritti finchè non ritroviamo il sentiero che passa sul costone".
Detto fatto, mettiamo mano alle piccozze perchè la pendenza è decisamente notevole e l'erba secca nasconde delle rocce spesso instabili e partiamo seguendo la massima pendenza, più in alto l'erba lascia spazio a delle grandi piodate di rocce metamorfiche con una pendenza sui 40°, Le betulle fanno quindi posto ai larici ed ai pini e, finalmente, ecco davanti a noi un paletto segnavia e le baite dell'Alpe Sessaldora. Un paio di conti: abbiamo fatto più di 400 metri di salita pressochè per la massima pendenza, probabilmente senza neppure risparmiare tempo. Vabbè: siamo entrambi soddisfatti e divertiti. Ci rilassiamo un attimo bevendoci del the e dando fondo alla frutta secca e ripartiamo seguendo il sentiero.
Saliamo sopra l'alpe, il percorso è bello in piedi ed attraversa un magnifico lariceto, quando ne usciamo vediamo la nostra cima e l'alpeggio omonimo poco sotto. Un ultimo sforzo e ci siamo. Decidiamo di raggiungere subito la vetta per poi ridiscendere qui per la nostra pausa pranzo.
Facciamo un traverso che ci porta ad una sella da cui svoltiamo verso Est per salire alla cima, qui tira un'aria gelida per cui indossiamo le nostre giacche a vento, poi depositiamo gli zaini e ci abbassiamo in direzione dell'anticima dove si trova la croce e da dove il panorama è indubbiamente migliore. Un po' di foto e poi, recuperati gli zaini, scendiamo al rifugio.
Breve visita all'interno, compilazione del quaderno del rifugio e poi ci mettiamo fuori per mangiare. Il cielo, finora piuttosto velato, si sta rasserenando e così possiamo mangiare scaldati dal sole.
Oggi, sarà l'atmosfera natalizia, abbiamo forse esagerato con i "generi di conforto": pane fatto in casa, formaggio d'alpe, marron glaces, panforte, un melograno già sgranato...non possiamo lamentarci.
Ripartiamo, scendiamo attraverso il lariceto, raggiungiamo l'Alpe Sessaldora e prendiamo da qui il sentiero che stamane non abbiamo percorso. È un bel sentiero, bello ripido ma ben segnato, cinquecento metri di discesa e siamo a Nàseri, finalmente ci rendiamo conto di dove stamane ci siamo sbagliati. Vabbè ci servirà per le prossime volte: in estate dovrebbe essere interessante salire al Gaggio dalla Cima d'Aspra passando per la Cimetta.
Scendiamo all'auto e ripassiamo dal ristorante: l'intento è di berci un caffè e di lasciarne uno pagato al Patrizio che stamane ci ha gentilmente assistito. Purtroppo il ristorante riaprirà alle 17...decisamente un po' troppo tardi.
Facciamo una breve sosta in paese per visitare la chiesa, o meglio quello che ne rimane, di san Giovanni Battista e poi via verso casa.
Bella gita, senza la nostra variante "wild" una tranquilla escursione valutabile T3, il nostro percorso fra T4- e T4+ a seconda dei tratti: pendenza sempre notevole, erba secca in quantità, rocce a volte malferme...comunque, come detto con una piccozza e con degli scarponi seri, ci si può solo divertire.
Ci prepariamo e partiamo, il sentiero nel primo tratto nel bosco è ghiacciato ma in breve siamo fra i prati di Piotella, dove c'è una chiesetta e quindi nel bellissimo alpeggio di Nàseri, un luogo posto in una posizione veramente incantevole: soleggiato e con una magnifica vista.
Saliamo alle ultime case seguendo le indicazioni bianco - rosse poi, vuoi perchè contempliamo il panorama, vuoi perchè stiamo conversando e scherzando, ci lasciamo sfuggire il segnavia decisivo e proseguiamo su un sentiero che ben presto diviene una semplice traccia, rapido consulto della cartina e, incauta, decisione: "possiamo salire su dritti finchè non ritroviamo il sentiero che passa sul costone".
Detto fatto, mettiamo mano alle piccozze perchè la pendenza è decisamente notevole e l'erba secca nasconde delle rocce spesso instabili e partiamo seguendo la massima pendenza, più in alto l'erba lascia spazio a delle grandi piodate di rocce metamorfiche con una pendenza sui 40°, Le betulle fanno quindi posto ai larici ed ai pini e, finalmente, ecco davanti a noi un paletto segnavia e le baite dell'Alpe Sessaldora. Un paio di conti: abbiamo fatto più di 400 metri di salita pressochè per la massima pendenza, probabilmente senza neppure risparmiare tempo. Vabbè: siamo entrambi soddisfatti e divertiti. Ci rilassiamo un attimo bevendoci del the e dando fondo alla frutta secca e ripartiamo seguendo il sentiero.
Saliamo sopra l'alpe, il percorso è bello in piedi ed attraversa un magnifico lariceto, quando ne usciamo vediamo la nostra cima e l'alpeggio omonimo poco sotto. Un ultimo sforzo e ci siamo. Decidiamo di raggiungere subito la vetta per poi ridiscendere qui per la nostra pausa pranzo.
Facciamo un traverso che ci porta ad una sella da cui svoltiamo verso Est per salire alla cima, qui tira un'aria gelida per cui indossiamo le nostre giacche a vento, poi depositiamo gli zaini e ci abbassiamo in direzione dell'anticima dove si trova la croce e da dove il panorama è indubbiamente migliore. Un po' di foto e poi, recuperati gli zaini, scendiamo al rifugio.
Breve visita all'interno, compilazione del quaderno del rifugio e poi ci mettiamo fuori per mangiare. Il cielo, finora piuttosto velato, si sta rasserenando e così possiamo mangiare scaldati dal sole.
Oggi, sarà l'atmosfera natalizia, abbiamo forse esagerato con i "generi di conforto": pane fatto in casa, formaggio d'alpe, marron glaces, panforte, un melograno già sgranato...non possiamo lamentarci.
Ripartiamo, scendiamo attraverso il lariceto, raggiungiamo l'Alpe Sessaldora e prendiamo da qui il sentiero che stamane non abbiamo percorso. È un bel sentiero, bello ripido ma ben segnato, cinquecento metri di discesa e siamo a Nàseri, finalmente ci rendiamo conto di dove stamane ci siamo sbagliati. Vabbè ci servirà per le prossime volte: in estate dovrebbe essere interessante salire al Gaggio dalla Cima d'Aspra passando per la Cimetta.
Scendiamo all'auto e ripassiamo dal ristorante: l'intento è di berci un caffè e di lasciarne uno pagato al Patrizio che stamane ci ha gentilmente assistito. Purtroppo il ristorante riaprirà alle 17...decisamente un po' troppo tardi.
Facciamo una breve sosta in paese per visitare la chiesa, o meglio quello che ne rimane, di san Giovanni Battista e poi via verso casa.
Bella gita, senza la nostra variante "wild" una tranquilla escursione valutabile T3, il nostro percorso fra T4- e T4+ a seconda dei tratti: pendenza sempre notevole, erba secca in quantità, rocce a volte malferme...comunque, come detto con una piccozza e con degli scarponi seri, ci si può solo divertire.
Tourengänger:
paoloski

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