Lago della Manzina Mt. 2785
|
||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
E’ l’ultima escursione della ns. vacanza bormina e dato che ci trasferiremo in Alta Pusteria per continuare le ns. vacanze, oggi scegliamo qualcosa di leggero.
Decidiamo per il Lago della Manzina.
Certo è un delitto fermarsi solo al lago e non raggiungere il bivacco Del Piero e il monte Confinale.
Il bivacco Del Piero senz’altro è rimandato al prossimo anno, per il Monte Confinale dobbiamo studiarci un po’.
Ci dirigiamo verso il rifugio Forni e ad un certo punto si trova uno spiazzo a destra pochi metri oltre il rifugio Stella Alpina.
A sinistra parte una ripida stradina agro-pastorale, che dapprima attraverso una splendida cembreta, poi per pascoli sale alle belle baite di Pradaccio di Sotto e quindi Pradaccio di Sopra .
Si prende la mulattiera e ad un vicino bivio si seguono le segnalazioni che conducono per sentiero nella valle della Manzina.
Si attraversa una conca pascoliva e poi con un tratto a zig zag ripido si sale fino al falsopiano che precede il bel lago della Manzina.
Da questo bellissimo lago godiamo di un bel ampio panorama su tutte le cime intorno al ghiacciaio dei Forni.
Cerchiamo un posticino dove fare pic nic e ci sdraiamo al sole, finendo poi per addormentarci……………. coccolati dai raggi caldi del sole e dal leggero rumore delle onde del lago che vanno e vengono.
Voglio lasciare queste splendide giornate trascorse in Valtellina, ricordando una bella leggenda che ho trovato e che è proprio legata al lago della Manzina.
“Si diceva che dentro il lago, come in tutti i laghi di un certo prestigio, abitasse un mostro.
Per questo la zona era ritenuta una delle più pericolose dell’intera val Furva.
Nessuno aveva mai visto il mostro, ma tutti ne parlavano con terrore.
La maggior parte degli abitanti della val Furva, seguendo in questo il parroco di Sant’Antonio, don Simone Cola, diceva che quel mostro non fosse altro che il diavolo in persona, e che lì, proprio nel lago della Manzina, ci fosse una delle entrate all’Inferno.
Era stato proprio una certa Brigida Compagnoni di Pradaccio a confermare la tesi del luogo infernale, raccontando l don Simone quello che le era capitato al Sasso Prealda.
Era andata a pascolare le sue pecore poco sopra il dosso delle Piatte in una giornata fredda di nebbia. Così, seguendo i suoi animali che pascolavano senza una meta precisa alla ricerca dell’erba nuova, era finita senza rendersene conto nella valle della Manzina. Del resto la nebbia si estendeva così fitta da ogni parte, coprendo ogni cosa che era impossibile capire dove ci si trovasse.
Poi però, dopo alcune ore di quella cappa grigia, veloce come era arrivata, la nebbia se ne andò e il cielo fu abbagliato da uno splendido sole.
Intirizzita per il freddo e l’umidità, Brigida Compagnoni si sedette appoggiando la schiena a un sasso e, lasciandosi andare a quel piacevole calore, si addormentò.
Fu svegliata da un urlo disperato e solo allora si ricordò del lago, del mostro che vi abitava e delle molte storie che le avevano raccontato.
Dimenticò le pecore e si mise a correre verso il basso senza mai voltarsi.
Aveva perso gli zoccoli, si era scorticata le gambe e le braccia e doveva avere un taglio in testa, perché gli faceva male e gli usciva del sangue. Per fortuna le sue pecore, eccitate da quella corsa sfrenata, erano scese con lei.
In ogni caso non sarebbe mai risalita a riprenderle, per niente al mondo.
Invece Brigida Compagnoni crebbe, diventò una bella ragazza e, come succede spesso, dimenticò il proposito di non ritornare in quei luoghi.
Era un martedì, il 23 luglio, Santa Brigida, il giorno del suo onomastico, quando uscì al mattino verso le otto dalla sua baita al Pradaccio .
Poi, senza pensarci entrò nella valle della Manzina.
Era una giornata incantevole.
Girovagando qua e là alla ricerca delle erbe più tenere e profumate, le pecore si diressero verso il lago.
Le acque, appena mosse da un filo di vento, creavano delle piccole onde che andavano e venivano dalle rive, con un moto lento e continuo.
Adagio adagio Brigida si liberò dalla paura e si sedette sulla sponda. Come aveva fatto tante volte quando era bambina, iniziò a giocare lanciando nel lago piccoli sassi. Le pecore pascolavano intorno a lei, muovendosi su un tappeto di piccoli fiori bianchi e azzurri.
Poi...
Improvvisamente le acque del lago esplosero e con un assordante urlo, comparve il mostro. Non aveva due teste e nemmeno tre, ma quell’unica che possedeva era enorme e spaventosa, con una gigantesca cresta ossea che gli scendeva fin sulla schiena. Dai lati della sua bocca smisurata uscivano due grandi fiamme che salivano dietro gli occhi, dando alla sua faccia un aspetto ancora più orribile.
Il mostro la fissò e, proprio quando il terrore avrebbe dovuto impadronirsi del suo corpo e paralizzarla … lei si mise a ridere.
Gli occhi del mostro erano come quelli dell’agnellino che le era nato due giorni prima, dolcissimi e pieni di tenerezza.
Colpito da quella risposta inattesa, il mostro cessò di fiammeggiare e le si avvicinò.
Lei stese la mano, gli accarezzò la testa e gli baciò la punta del naso.
Fatto rivivere da quelle carezze e da quel bacio che aspettava da secoli, l’orribile mostro si trasformò in un bellissimo principe.”
Nadia
Decidiamo per il Lago della Manzina.
Certo è un delitto fermarsi solo al lago e non raggiungere il bivacco Del Piero e il monte Confinale.
Il bivacco Del Piero senz’altro è rimandato al prossimo anno, per il Monte Confinale dobbiamo studiarci un po’.
Ci dirigiamo verso il rifugio Forni e ad un certo punto si trova uno spiazzo a destra pochi metri oltre il rifugio Stella Alpina.
A sinistra parte una ripida stradina agro-pastorale, che dapprima attraverso una splendida cembreta, poi per pascoli sale alle belle baite di Pradaccio di Sotto e quindi Pradaccio di Sopra .
Si prende la mulattiera e ad un vicino bivio si seguono le segnalazioni che conducono per sentiero nella valle della Manzina.
Si attraversa una conca pascoliva e poi con un tratto a zig zag ripido si sale fino al falsopiano che precede il bel lago della Manzina.
Da questo bellissimo lago godiamo di un bel ampio panorama su tutte le cime intorno al ghiacciaio dei Forni.
Cerchiamo un posticino dove fare pic nic e ci sdraiamo al sole, finendo poi per addormentarci……………. coccolati dai raggi caldi del sole e dal leggero rumore delle onde del lago che vanno e vengono.
Voglio lasciare queste splendide giornate trascorse in Valtellina, ricordando una bella leggenda che ho trovato e che è proprio legata al lago della Manzina.
“Si diceva che dentro il lago, come in tutti i laghi di un certo prestigio, abitasse un mostro.
Per questo la zona era ritenuta una delle più pericolose dell’intera val Furva.
Nessuno aveva mai visto il mostro, ma tutti ne parlavano con terrore.
La maggior parte degli abitanti della val Furva, seguendo in questo il parroco di Sant’Antonio, don Simone Cola, diceva che quel mostro non fosse altro che il diavolo in persona, e che lì, proprio nel lago della Manzina, ci fosse una delle entrate all’Inferno.
Era stato proprio una certa Brigida Compagnoni di Pradaccio a confermare la tesi del luogo infernale, raccontando l don Simone quello che le era capitato al Sasso Prealda.
Era andata a pascolare le sue pecore poco sopra il dosso delle Piatte in una giornata fredda di nebbia. Così, seguendo i suoi animali che pascolavano senza una meta precisa alla ricerca dell’erba nuova, era finita senza rendersene conto nella valle della Manzina. Del resto la nebbia si estendeva così fitta da ogni parte, coprendo ogni cosa che era impossibile capire dove ci si trovasse.
Poi però, dopo alcune ore di quella cappa grigia, veloce come era arrivata, la nebbia se ne andò e il cielo fu abbagliato da uno splendido sole.
Intirizzita per il freddo e l’umidità, Brigida Compagnoni si sedette appoggiando la schiena a un sasso e, lasciandosi andare a quel piacevole calore, si addormentò.
Fu svegliata da un urlo disperato e solo allora si ricordò del lago, del mostro che vi abitava e delle molte storie che le avevano raccontato.
Dimenticò le pecore e si mise a correre verso il basso senza mai voltarsi.
Aveva perso gli zoccoli, si era scorticata le gambe e le braccia e doveva avere un taglio in testa, perché gli faceva male e gli usciva del sangue. Per fortuna le sue pecore, eccitate da quella corsa sfrenata, erano scese con lei.
In ogni caso non sarebbe mai risalita a riprenderle, per niente al mondo.
Invece Brigida Compagnoni crebbe, diventò una bella ragazza e, come succede spesso, dimenticò il proposito di non ritornare in quei luoghi.
Era un martedì, il 23 luglio, Santa Brigida, il giorno del suo onomastico, quando uscì al mattino verso le otto dalla sua baita al Pradaccio .
Poi, senza pensarci entrò nella valle della Manzina.
Era una giornata incantevole.
Girovagando qua e là alla ricerca delle erbe più tenere e profumate, le pecore si diressero verso il lago.
Le acque, appena mosse da un filo di vento, creavano delle piccole onde che andavano e venivano dalle rive, con un moto lento e continuo.
Adagio adagio Brigida si liberò dalla paura e si sedette sulla sponda. Come aveva fatto tante volte quando era bambina, iniziò a giocare lanciando nel lago piccoli sassi. Le pecore pascolavano intorno a lei, muovendosi su un tappeto di piccoli fiori bianchi e azzurri.
Poi...
Improvvisamente le acque del lago esplosero e con un assordante urlo, comparve il mostro. Non aveva due teste e nemmeno tre, ma quell’unica che possedeva era enorme e spaventosa, con una gigantesca cresta ossea che gli scendeva fin sulla schiena. Dai lati della sua bocca smisurata uscivano due grandi fiamme che salivano dietro gli occhi, dando alla sua faccia un aspetto ancora più orribile.
Il mostro la fissò e, proprio quando il terrore avrebbe dovuto impadronirsi del suo corpo e paralizzarla … lei si mise a ridere.
Gli occhi del mostro erano come quelli dell’agnellino che le era nato due giorni prima, dolcissimi e pieni di tenerezza.
Colpito da quella risposta inattesa, il mostro cessò di fiammeggiare e le si avvicinò.
Lei stese la mano, gli accarezzò la testa e gli baciò la punta del naso.
Fatto rivivere da quelle carezze e da quel bacio che aspettava da secoli, l’orribile mostro si trasformò in un bellissimo principe.”
Nadia
Tourengänger:
ralphmalph

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (9)