Cime dei Forni (m.3232, m.3240, m.3247)
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Da Santa Caterina Valfurva (m.1741) si sale a svolte per comodo sentiero forestale a vari nuclei di baite (Ceisa di sotto, Monich, Ables), perlopiù poste in ampie balconate panoramiche sulla valle, con bella vista in particolare del Monte Sobretta, parzialmente incappucciato dalle nubi nonostante la bella giornata soleggiata. Giunti oltre quota m.2100 si inizia un lungo traverso ascendente perlopiù su prati in direzione E, lasciando a sinistra il percorso per il Lago Confinale. La traversata si conclude sotto l'ampia spianata erbosa al cui culmine si trova il magnifico Lago della Manzina (m.2785), raggiunto per agile e bel sentiero che sale a decise svolte.
Dopo breve sosta ristoratrice riparto seguendo la bollatura rivolta al Monte Confinale, presto abbandonata e lasciata a sinistra, a favore del dolce pendio erboso e poi detritico che va ad immettersi in un vallone che punta la Cima della Manzina con evidente andamento N-NW. Benchè l'idea iniziale fosse quella di salire anche quest'ultima cima, visto l'orario già avanzato e le parziali incognite del percorso da affrontare, mi convinco a dedicarmi esclusivamente alle attigue Cime dei Forni, dal profilo assai meno marcato ed evidente: se sino al Lago della Manzina si erano visti parecchi escursionisti qui regnano sovrani silenzio e solitudine. Una distesa infinita di blocchi e sfasciumi delle più svariate dimensioni e colori accompagnano ovunque lo sguardo, ravvivato solo in parte dai piccoli laghetti della Val Pisella. Nubi sempre più insistenti coprono il bel sole mattutino avvolgendo il tutto in un velo di mistero, mentre salendo di blocco in blocco verso NE individuo e raggiungo l'ampia insellatura tra la Cima della Manzina e la Cima Occidentale dei Forni.
Cima Occidentale che in realtà è divisa in almeno due quote, la cui prima (m.3227) si profila ardita e ripidissima su uno sfasciume poco promettente, che volentieri si aggira a destra con infido traverso ascendente e qualche zig zag tra rocce e blocchi pervenendo in cresta, da cui in pochi minuti si perviene all'anonima sommità, rappresentata da un piccolo uomo di vetta (m.3232). L'ambiente è aspro, davvero d'alta montagna, e si procede quasi esclusivamente su un'interminabile distesa di blocchi e pietrame, talora intervallati da gendarmi e ostacoli rocciosi, evitabili o affrontabili a seconda dei gusti. Il resto della traversata presenta dunque una bella serie di saliscendi alla lunga piuttosto snervanti, dovendo fare i conti con un terreno duro e accidentato, seppur solo raramente esposto. Dopo la depressione quotata m.3187 si sale gradualmente la Cima Centrale, preceduta a sua volta da un'anticima con qualche passaggio divertente (II°) tra blocchi e placche. Anche la Cima Centrale (m.3240) presenta un piccolo uomo di vetta, unico segno che rende riconoscibile le tre cime principali dalle quote secondarie, spesso inferiori di pochissimi metri ed a breve distanza reciproca. Sulla stessa falsariga si svolge la traversata alla Cima Orientale, preceduta dalla sella m.3181 e dal cocuzzolo m.3228, con la sola differenza che gli eventuali aggiramenti di ostacoli rocciosi si svolgono anche sul lato Val Zebrù, sino a quel momento assolutamente impossibile. Toccato l'omino di vetta della Cima Orientale (m.3247), unica delle tre dalla quale s'intuisce il Monte Confinale alle spalle della Cima della Manzina, si tocca infine l'ultima quota m.3243 prima d'iniziare la discesa. Tra la Cima Centrale e Orientale ha iniziato a nevischiare, ma la visibilità è comunque rimasta ottima pur bagnando le rocce e rendendo più complicata e cauta la discesa tra massi e placche. Anzichè puntare il Passo Zebrù S, come tradizionalmente d'uso per questa traversata, mi abbasso direttamente nella stretta valletta a E del Monte dei Forni con andamento SE e quindi S, in mezzo ad un'ennesima distesa detritica, intervallata da qualche bella placconata che avrei affrontato con maggior ardimento se asciutta. ;) Tuttavia, seppur lunga e stancante, la discesa gradualmente s'addolcisce sulle prime timide strisce erbose giungendo sul sentiero n.528 proprio all'altezza del bivio m.2671 (segnalato da ometto) per il Passo Zebrù S. Incontrato un manipolo di simpatiche mucche al pascolo il percorso diventa quasi pianeggiante, scendendo molto gradualmente ai resti della Caserma m.2547 e con più decisione per bel sentiero al Rifugio Ghiacciaio dei Forni (m.2161). Da qui, interamente su asfalto ma con percorso gradevole e "defaticante" si perviene dapprima al Rifugio Stella Alpina (m.2061) e, tramite alcuni graziosi nuclei di baite, con graduale discesa ai parcheggi di Santa Caterina Valfurva (m.1741), ove si chiude lo splendido e faticosissimo anello.
Avanti così.
NB. Escluso l'avvicinamento ed allontanamento, perlopiù valutabile T2/T1, la salita, attraversata e discesa delle Cime dei Forni è generalmente un T4 che si svolge interamente senza sentieri e tracce evidenti, in un ambiente assai "duro" benchè mai troppo difficile o pericoloso, salvo rari passaggi obbligati più impegnativi.
Dopo breve sosta ristoratrice riparto seguendo la bollatura rivolta al Monte Confinale, presto abbandonata e lasciata a sinistra, a favore del dolce pendio erboso e poi detritico che va ad immettersi in un vallone che punta la Cima della Manzina con evidente andamento N-NW. Benchè l'idea iniziale fosse quella di salire anche quest'ultima cima, visto l'orario già avanzato e le parziali incognite del percorso da affrontare, mi convinco a dedicarmi esclusivamente alle attigue Cime dei Forni, dal profilo assai meno marcato ed evidente: se sino al Lago della Manzina si erano visti parecchi escursionisti qui regnano sovrani silenzio e solitudine. Una distesa infinita di blocchi e sfasciumi delle più svariate dimensioni e colori accompagnano ovunque lo sguardo, ravvivato solo in parte dai piccoli laghetti della Val Pisella. Nubi sempre più insistenti coprono il bel sole mattutino avvolgendo il tutto in un velo di mistero, mentre salendo di blocco in blocco verso NE individuo e raggiungo l'ampia insellatura tra la Cima della Manzina e la Cima Occidentale dei Forni.
Cima Occidentale che in realtà è divisa in almeno due quote, la cui prima (m.3227) si profila ardita e ripidissima su uno sfasciume poco promettente, che volentieri si aggira a destra con infido traverso ascendente e qualche zig zag tra rocce e blocchi pervenendo in cresta, da cui in pochi minuti si perviene all'anonima sommità, rappresentata da un piccolo uomo di vetta (m.3232). L'ambiente è aspro, davvero d'alta montagna, e si procede quasi esclusivamente su un'interminabile distesa di blocchi e pietrame, talora intervallati da gendarmi e ostacoli rocciosi, evitabili o affrontabili a seconda dei gusti. Il resto della traversata presenta dunque una bella serie di saliscendi alla lunga piuttosto snervanti, dovendo fare i conti con un terreno duro e accidentato, seppur solo raramente esposto. Dopo la depressione quotata m.3187 si sale gradualmente la Cima Centrale, preceduta a sua volta da un'anticima con qualche passaggio divertente (II°) tra blocchi e placche. Anche la Cima Centrale (m.3240) presenta un piccolo uomo di vetta, unico segno che rende riconoscibile le tre cime principali dalle quote secondarie, spesso inferiori di pochissimi metri ed a breve distanza reciproca. Sulla stessa falsariga si svolge la traversata alla Cima Orientale, preceduta dalla sella m.3181 e dal cocuzzolo m.3228, con la sola differenza che gli eventuali aggiramenti di ostacoli rocciosi si svolgono anche sul lato Val Zebrù, sino a quel momento assolutamente impossibile. Toccato l'omino di vetta della Cima Orientale (m.3247), unica delle tre dalla quale s'intuisce il Monte Confinale alle spalle della Cima della Manzina, si tocca infine l'ultima quota m.3243 prima d'iniziare la discesa. Tra la Cima Centrale e Orientale ha iniziato a nevischiare, ma la visibilità è comunque rimasta ottima pur bagnando le rocce e rendendo più complicata e cauta la discesa tra massi e placche. Anzichè puntare il Passo Zebrù S, come tradizionalmente d'uso per questa traversata, mi abbasso direttamente nella stretta valletta a E del Monte dei Forni con andamento SE e quindi S, in mezzo ad un'ennesima distesa detritica, intervallata da qualche bella placconata che avrei affrontato con maggior ardimento se asciutta. ;) Tuttavia, seppur lunga e stancante, la discesa gradualmente s'addolcisce sulle prime timide strisce erbose giungendo sul sentiero n.528 proprio all'altezza del bivio m.2671 (segnalato da ometto) per il Passo Zebrù S. Incontrato un manipolo di simpatiche mucche al pascolo il percorso diventa quasi pianeggiante, scendendo molto gradualmente ai resti della Caserma m.2547 e con più decisione per bel sentiero al Rifugio Ghiacciaio dei Forni (m.2161). Da qui, interamente su asfalto ma con percorso gradevole e "defaticante" si perviene dapprima al Rifugio Stella Alpina (m.2061) e, tramite alcuni graziosi nuclei di baite, con graduale discesa ai parcheggi di Santa Caterina Valfurva (m.1741), ove si chiude lo splendido e faticosissimo anello.
Avanti così.
NB. Escluso l'avvicinamento ed allontanamento, perlopiù valutabile T2/T1, la salita, attraversata e discesa delle Cime dei Forni è generalmente un T4 che si svolge interamente senza sentieri e tracce evidenti, in un ambiente assai "duro" benchè mai troppo difficile o pericoloso, salvo rari passaggi obbligati più impegnativi.
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