Alpe Loccia - Val Divedro
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L'Alpe Loccia si trova su un ripiano prativo posto circa 1000 metri sopra il torrente Diveria, sulla destra idrografica della Val Divedro, l'incassata valle che porta al valico italo-svizzero del Sempione. Da sempre una valle di transito che mette in comunicazione il sud e il nord delle Alpi, il suo ripido fianco destro è poco frequentato dagli escursionisti per la scomodità di accesso, la scarsità di sentieri segnalati e i dislivelli notevoli che bisogna mettere in conto per avvicinarsi a cime che si lasciano raggiungere più agevolmente dal versante di Bognanco.
L'interesse, come in altre occasioni, non è tanto per quel poco che resta di un alpeggio abbandonato, ma per gli arditi sentieri che permettono di raggiungerlo, testimonianza preziosa della capacità degli alpigiani di un tempo di sfruttare i pochi punti deboli di versanti ripidissimi. In quest'occasione, viste le previsioni del tempo tutt'altro che buone, mi sono limitato a raggiungere l'Alpe Loccia seguendo quella che potremo chiamare "la via normale", un sentiero che è stato segnalato dal CAI locale non molti anni fa ma che ora versa in stato di evidente abbandono.
In effetti l'ideale sarebbe stato compiere un percorso ad anello salendo dal vecchio sentiero che porta direttamente all'Alpe Loccia da Iselle, ma al mattino pioveva ed era tutto troppo bagnato per andare in cerca di un percorso su cui non avevo avuto il tempo di documentarmi. Infatti il programma per la giornata, fino alla sera prima, prevedeva tutto un altro genere di escursione ma è stato rivoluzionato all'ultimo momento, quando i tuoni e la pioggia mi hanno svegliato in anticipo rispetto all'orario previsto...
L'interesse, come in altre occasioni, non è tanto per quel poco che resta di un alpeggio abbandonato, ma per gli arditi sentieri che permettono di raggiungerlo, testimonianza preziosa della capacità degli alpigiani di un tempo di sfruttare i pochi punti deboli di versanti ripidissimi. In quest'occasione, viste le previsioni del tempo tutt'altro che buone, mi sono limitato a raggiungere l'Alpe Loccia seguendo quella che potremo chiamare "la via normale", un sentiero che è stato segnalato dal CAI locale non molti anni fa ma che ora versa in stato di evidente abbandono.
In effetti l'ideale sarebbe stato compiere un percorso ad anello salendo dal vecchio sentiero che porta direttamente all'Alpe Loccia da Iselle, ma al mattino pioveva ed era tutto troppo bagnato per andare in cerca di un percorso su cui non avevo avuto il tempo di documentarmi. Infatti il programma per la giornata, fino alla sera prima, prevedeva tutto un altro genere di escursione ma è stato rivoluzionato all'ultimo momento, quando i tuoni e la pioggia mi hanno svegliato in anticipo rispetto all'orario previsto...
Da Iselle a Osone
Parto, questa volta da solo, da Iselle, paese posto sulla strada del Sempione in prossimità del confine italo-svizzero. Una grande stampa sul muro di una casa rievoca i tempi dell'emigrazione con l'ingrandimento di una cartolina d'epoca con il suo struggente "Ciao mamma"...
Attraverso il ponte sospeso che collega Iselle con il rione in sponda destra e con il cimitero, mi inoltro tra le case e imbocco una bella mulattiera di pietra. Giunto all'acquedotto, vado a dare un'occhiata ad una traccia che passa a destra della costruzione. Sembra l'inizio di un ardito (e pericoloso) sentierino, con tanto di muretti franati... Visto che non è giornata per questo genere di avventure, riprendo la mulattiera e subito inizia a piovere. Passo un quarto d'ora in una nicchia tra le rocce aspettando che smetta e quindi proseguo.
Subito riprende a piovere e mi riparo in una baita abbandonata con il tetto ancora in piedi. All'interno c'è parte del mobilio e, in un cassone, pagine di testi scolastici stampati a fine '800. Ai bambini si insegnava a leggere,a scrivere, a far di conto e...a raccogliere la meliga, termine piemontese per il mais, per un breve periodo sopravvissuto nella didattica post-unitaria.
Un quadretto impolverato dell'immacolata concezione con il titolo nelle tre lingue delle Americhe testimonia un'emigrazione che è andata più lontano di quanto la cartolina di Iselle facesse intendere...
Nel frattempo ha smesso di piovere. Salgo tra i terrazzamenti fino ad un gruppo di ruderi, senza nome sulle carte consultate (quota 885 m sulla carta IGM ed. 1914), dove riprendo la mulattiera. In breve sono sui prati (fradici) di Osone (1005 m), al cospetto della chiesa visibile anche da Iselle.
Tempi: in condizioni normali (non quelle di oggi) penso che 30' siano un tempo ragionevole per arrivare a Osone.
Da Osone all'Alpe Tenda
Seguendo le indicazioni, proseguo per l'Alpe Tenda. Dopo un tratto iniziale più ripido sul colmo di una dorsalina, la mulattiera volge a sinistra (SE) e sale con pendenza regolare in una bella faggeta, sfruttando in alcuni casi delle cenge naturali. Dopo un tratto in un bosco primordiale, con grandi rocce scure e tronchi coricati, arrivo all'Alpe Tenda (1507 m): un pugno di ruderi circondati dalle ortiche (1 ora da Osone). Da segnalare le costruzioni miste di pietra e legno, alla maniera dei Walser, e la presenza di un baitello con tetto ad una sola falda.
In pochi minuti esce il sole. Decido quindi di proseguire.
Tempi: 1 ora da Osone
Tempi: in condizioni normali (non quelle di oggi) penso che 30' siano un tempo ragionevole per arrivare a Osone.
Da Osone all'Alpe Tenda
Seguendo le indicazioni, proseguo per l'Alpe Tenda. Dopo un tratto iniziale più ripido sul colmo di una dorsalina, la mulattiera volge a sinistra (SE) e sale con pendenza regolare in una bella faggeta, sfruttando in alcuni casi delle cenge naturali. Dopo un tratto in un bosco primordiale, con grandi rocce scure e tronchi coricati, arrivo all'Alpe Tenda (1507 m): un pugno di ruderi circondati dalle ortiche (1 ora da Osone). Da segnalare le costruzioni miste di pietra e legno, alla maniera dei Walser, e la presenza di un baitello con tetto ad una sola falda.
In pochi minuti esce il sole. Decido quindi di proseguire.
Tempi: 1 ora da Osone
Dall'Alpe Tenda all'Alpe Loi
Il sentiero, sempre visibile anche se in parte soffocato dalla vegetazione (con predominanza del tossico Veratro e di varie ranuncolacee, anch'esse tutte tossiche, come il Ranuncolo a foglie di platano, dai bei fiori bianchi, e il Talittro) sale la dorsale a destra dell'Alpe Tenda e giunge ad un bivio con le indicazioni dei sentieri sparpagliate a terra. A sinistra (E) il sentiero prosegue verso Corgiolo. Un cartello invita alla prudenza nell'attraversare una zona franosa. Io proseguo a destra (W) e, con un traverso panoramico, raggiungo in breve l'Alpe Loi. Qui una baita è ancora in piedi e c'è un fontanella funzionante.
Il pianoro dell'Alpe Loi è un ampio terrazzo con vista sul Monte Leone, sul gruppo Cistella - Diei e verso i monti di Antigorio, dal Corno di Cramec al Larone e oltre, fino all'inconfondibile profilo della Scheggia.
Alle spalle dell'alpe, si stagliano il Pizzo Giezza e Il Dosso ma è sicuramente il Pizzo del Rovale, sulla sinistra, quello che calamita l'attenzione con il suo profilo slanciato.
Tempi: circa 30' da Tenda a Loi; 1:30 da Osone a Loi
Dall'Alpe Loi all'Alpe Loccia
Per raggiungere l'Alpe Loccia, proseguo seguendo inizialmente le indicazioni per l'Alpe Camona. Il sentiero (sempre segnalato CAI) sale su una dorsale alle spalle dell'Alpe Loi, quindi traversa a destra (W). Superato un primo canale dal fondo roccioso, si abbandona quello che appare come il sentiero principale (e che in realtà porta solo fino alla presa dell'acquedotto) e scendere nel canale successivo, poggiando inizialmente sul fianco destro. Un palo metallico e una freccia caduta a terra (senza scritta leggibile...) indicano il bivio. Il sentiero in questo primo tratto ha tutto l'aspetto di una traccia di animali: discesa ripida, terreno sconnesso (terra, sassi malfermi), rami a intralciare il cammino. Si giunge in un punto più aperto, in prossimità del punto in cui è fissato un cavo che sottende un tubo dell'acqua, alto sopra il canale. Il sentiero, ora più evidente, scende ripido fino al greto del canale, lo supera in un punto in cui pianeggia e traversa in direzione W fino al poggio dove si trovano i ruderi azzerati dell'Alpe Loccia.
Tempi: circa 45' da Loi a Loccia; 2:15 nette da Osone a Loccia
Alla ricerca del sentiero per Iselle
Provo a scendere alla ricerca del sentiero per Iselle ma trovo solo quelle che sembrano tracce di animali. Sotto il pianoro dell'alpe c'è un bosco intervallato da fasce rocciose. Non vedo né tagli, né altri segni inequivocabili di passaggio umano. Cercando di seguire il tracciato della carta svizzera mi porto intorno ai 1500 m di quota, dove trovo un segno rosso sbiadito seguito a breve distanza da una paretina con indicate le direzioni principali.
Dalla Svizzera si sentono i tuoni di un temporale imminente, che ha chiuso la visuale verso il Monte Leone.
Anche se so di essere sul sentiero, con la pioggia in arrivo e gli scarponi già pieni d'acqua come conseguenza dello struscio continuo con la vegetazione bagnata, decido di non affrontare in discesa per la prima volta un percorso che per me presenta troppe incognite, non ultimo il tratto finale che si svolge - stando alle mappe - a livello del torrente Diveria, dal quale ritengo che oggi sia meglio tenersi a debita distanza...
Ritorno
Risalgo i 200 m di dislivello che mi separano dall'Alpe Loccia (circa 15'), senza riuscire nemmeno in salita a trovare qualcosa di simile ad un sentiero. Inizia a piovere. Mi incammino senza indugi lungo il percorso dell'andata, ritornando a Osone in 1:30. Qui mi riparo sotto una tettoia con fontana, completamente fradicio, a consumare un frugale pasto che fino a quel momento era stato differito per sfruttare al massimo la giornata. Sono le 15:30 e il sole beffardo riappare. In 20' ritorno a Iselle sotto un cielo blu, la degna conclusione di una giornata senza rimpianti...
Tourengänger:
atal
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