Hochlicht o Alta Luce 3184 m
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Venerdì sapevamo che la situazione era di poca neve ma sapevamo anche che le previsioni davano delle precipitazioni nevose in giornata.
L’arrivo a Staffal ci coglie impreparati, sembra inverno, se non fosse che non fa freddissimo, anche se troviamo alberi imbiancati e posteggio ghiacciato!
La guida alpina posteggiata accanto a noi ci sconsiglia di salire al Gabiet per il sentiero, fino al giorno prima c’era fuori l’erba ma la nevicata di stanotte potrebbe creare qualche problema, ci consiglia quindi di seguire la pista da sci.
Una nera, come inizio non c’è male! Raggiunta la stazione intermedia, seguiamo la traccia dei due scialpinisti che ci precedono e invece di seguire il percorso per ciaspole facciamo un lungo traverso che porta verso il sentiero estivo. Lungo questo traverso, che poi ci dicono sia sconsigliato in salita per non scontrarsi con quelli che scendono, incrociamo uno del soccorso alpino. Ci ferma chiedendoci se siamo dotati di Artva, pala e sonda (è tutto l’inverno che li abbiamo, ma ieri, dopo che ci era stato detto che c’era poca neve, sono rimasti a casa!). Non è obbligatorio ci conferma, ma vista la nevicata più abbondante del previsto, e la risalita del grado di pericolosità, sarebbe stato meglio averli. Ci chiede dove siamo diretti, e perplesso ci riferisce che non c’è traccia. Ci consiglia quindi di arrivare all’Orestes Hutte e poi valutare. Così facciamo. A guardare i pendii non ci sembra ci siano pericoli di grossi distacchi a livello di seppellirci. Semmai il problema potrebbe essere scariche di neve e detriti e con quelle a poco serve l’ARTVA.
Al rifugio scambiamo qualche chiacchiera con i ragazzi che stanno spalando per liberare tavoli e tetto dalla neve. Al momento loro vedono un’unica traccia fino al Colle di Salza inferiore, secondo loro non ci sono pericoli perché i 20 cm di neve non costituiscono pericolo però non ci sono più tracce. Ci consigliano, se vogliamo avere una minima possibilità di arrivare in cima, di non raggiungere il Colle di Salza inferiore, ma di deviare prima dell’ultimo strappo.
Seguiamo quindi la traccia. Buoni zig-zag su neve purtroppo già pesante ma che perlomeno non fa zoccolo. Giunti al punto dove dovremmo lasciarla, vediamo una traccia di discesa che punta al Colle di Salza superiore, decidiamo quindi di provare a raggiungerla dall’alto piuttosto che da sotto, dove ci sembra ci sia troppa neve e troppo pesante. Raggiungiamo quindi il Colle di Salza inferiore, deviamo a dx ma arriviamo a un punto dove non possiamo proseguire. Torniamo quindi al colle e decidiamo di scendere sul versante nord e con un traverso raggiungere la traccia che scende dal Colle di Salza superiore. Non c’è molta neve, e quella che c’è è ancora farina, velocemente siamo sulla traccia di discesa e un po’ meno velocemente saliamo ripidamente al Colle di Salza superiore.
Un breve traverso e poi cominciamo a salire cercando di rimanere nella traccia di discesa. Il caldo è massacrante e la fatica parecchia, ma pian pianetto siamo a quota 3100 circa, dove la traccia ci abbandona definitivamente. Mancano un centinaio di metri di dislivello e quasi un km in linea d’aria. Raggiungerla ora è una questione di principio nonostante sia tardi e la stanchezza.
L’ultimo traverso, ormai in vista della campana di vetta, rende titubante il nostro socio, per precauzione lo percorriamo ben distanziati e finalmente siamo negli ultimi metri, campane e ometto…e fatta!!!!
Brevissima sosta e poi torniamo sui nostri passi. Ci incrociamo con un gruppo di scialpinisti entusiasti della discesa dalla Punta Giordani, la miglior sciata dell’anno!
Altra sosta alla Orestes Hutte e discesa per quella che la mattina era una traccia e ora invece è un pistone enorme. Non c’è più un quadratino di neve intonsa!
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