Valsolda trail
La Valsolda è la valle sul ramo di Porlezza del Ceresio, cantata dal Fogazzaro per la bellezza del paesaggio e il clima mitissimo, che permette pure all'ulivo di fruttificare. Deve il suo clima a una corona di montagne che la abbracciano e la proteggono dai freddi venti settentrionali, corona che culmina nei 1800 metri della Foiorina. Il giro di questo anfiteatro è la meta della gita di oggi.
Albeggia appena quando sono al Santuario della Garavina: la giornata è limpida e fredda, in alta montagna c'è gran freddo e forte vento. Dopo le abbondanti libagioni di ieri sera il corpo fa un po' fatica ad abituarsi, anche perché il sentiero che da Cima sale all'Alpe Vecchio è molto ripido., Sopra la Val d'Intelvi Venere occhieggia ancora, per poi lasciare la scena al rosa dell'alba che colora in fondo il Generoso. Il sentiero è bello e ardito, si alza a risvolti fra placche di roccia, sfruttando i punti deboli del fianco dei Pizzoni. In un'oretta sono al bel Alpe Vecchio, in posizione molto panoramica sul lago: la cascina è stata sistemata a piccolo rifugio, bello pernottare qui sopra!
Dall'Alpe continuo in salita verso la Forcola, sul sentiero che scenderebbe rapidamente in Valsolda; lascio a sinistra la deviazione per Porlezza e raggiungo il passo; grande vista sui torrioni dei Pizzoni. Io prendo invece a destra seguendo la marcatura che sale sulla schiena del Bronzone; qui si è fuori dal bosco e i panorami sul lago sono eccellenti. Dopo una ripida salita il sentiero aggira a destra la cima e raggiunge una sella boscosa; qui tralascio la marcatura (che sale in vetta) e invece scendo leggermente sull'altro versante, dove una traccia quasi orizzontale porta a sinistra (non scendere direttamente perché si finisce su terreno friabile) fino ad una costa che permette di scendere verso Nord abbastanza facilmente sulla Bocchetta di Pessina, dove si incrocia il sentiero che da Porlezza porta a Dasio.
Da qui ci sono due modi di raggiungere il passo stretto: il più semplice è di scendere fino all'Alpe Pessina (verso Dasio) e poi prendere il sentiero marcato che aggira lo sperone fra le due valli. Io scelgo quello un po' più complesso salendo verso nord (la CNS riporta un sentiero, che però non c'è più) fino allo spartiacque; qui ci si trova sopra il passo, ma scendere è tutt'altro che semplice, il terreno e ripido e ci sono salti di roccia. Il percorso del vecchio sentiero traversa in leggera discesa verso destra per poi arrivare poco oltre il passo sul versante della Cavargna.
A Passo Stretto si comincia finalmente la salita alla Foiorina! Proprio in corrispondenza del passo sale verso Nord una traccia (segnata da bolli gialli) che risale un ripido valloncello; raggiunta la prima sella si continua a destra su di un pendio ripido fra le rocce (tracce di camosci) fino a che si trova un sentierino quasi piano che porta nel vallone appena sotto la Bocchetta del Boj, incrociando il sentiero che sale da Dasio (i bolli gialli probabilmente traversavano più in basso, ma questa variante è più diretta e panoramica). Di qui, la via "normale" alla Foiorina scende leggermente all'Alpe Fiorina, da cui un sentiero marcato porta in cima.
Ma c'è un percorso più avventuroso, diretto e anche più panoramico, a patto di avere il piede sicuro. Dal Boj salgo subito a sinistra sul crinale, dopo un ottantina di metri entro nel primo canalone (quello sotto la grande torre che domina il passo) e lo risalgo fino a metà. Qui, sotto una grande parete parte una rampa erbosa dove c'è una traccia di animali; sembra che non si passi ma in cima un ripido e esposto passaggio porta su di una seconda rampa. Il posto è molto bello, si è letteralmente a metà del torrione, il terreno però è scivoloso ed esposto, da evitare con tempo umido. In cima alla seconda rampa c'è un intaglio che permette di scendere nel pendio boscoso alle spalle della grande torre ed il gioco è fatto! Salgo in breve in cresta (il percorso più comodo è tutto a sinistra sotto le rocce): di qui la cresta è semplice e porta ad un grande pendio che raggiunge la cresta finale della Foiorina. L'ambiente è straordinario: di fronte a me il Torrione di Val Solda risplende al sole, abbellito da una spruzzata di neve; in fondo il blu intenso del lago e, dall'altro lato, lo schienone del Bregagno avvolto da una tempesta di neve.
Raggiungo il sentiero "ufficiale" e percorro rapidamente il tratto quasi piano che precede la vetta della Foiorina, dove c'è una bandiera e una palina segnaletica svizzera (la cima è proprio sul confine). La Foiorina non smentisce il suo ruolo di nume tutelare della Valsolda: in cima c'è un po' di neve e tira un vento pungente, proprio di fronte il Gazzirola è avvolto dalla tempesta. Ma verso sud, tutto è luce e colore, il Ceresio splende di un blu intenso, poi più in là lo schienone del Boglia e in fondo il lago Maggiore e sua maestà il Monviso sullo sfondo. Faccio un po' di foto e mi avvio rapidamente verso il Pairolo: la prima parte della discesa richiede un po' di attenzione, il gelo ha trasformato il sentiero in una lastra di ghiaccio.
Appena possibile giro sul lato italiano dove il clima è molto più mite: la discesa verso il Pairolo è bellissima, un velo di neve rende più suggestiva la faggeta che ricopre tutto il crinale. Una mezz'ora sono al Pairolo: di qui un vero Valsolda trail attaccherebbe il bel sentiero dei Denti della Vecchia, poi scenderebbe al Pian di Scagn e attaccherebbe lo schienone del Boglia, affacciandosi così su Lugano. Di birra ce ne sarebbe ancora (ieri sera ne ho bevuta abbastanza), ma ho promesso di essere a casa a pranzo e così scelgo il sentiero diretto che scende a valle.
In breve sono di nuovo nel mondo caldo del meridione: l'Alpe di Puria mi accoglie con un verde e ridente prato, dove canta il torrente in un susseguirsi di pozze e cascatelle, quasi sembra primavera. Il sentiero però non sembra aver fretta di scendere a valle: si aggira per le vallette, poi sale e scende lungo il fiume per un lungo tratto e solo alla fine si affaccia sulla Valsolda scendendo una ripida parete fino a San Rocco. Raggiunta la strada, resta solo da recuperare l'auto, che vuol dire traversare tutta la Valsolda di nuovo! Per fortuna c'è una bella mulattiera che scende rapidamente fra prati e nuclei suggestivi. Poi finalmente si staglia il campanile del Santuario, sono arrivato. Mi porto negli occhi e nel cuore i meravigliosi scenari e i colori pastello di questa splendida giornata.
Il percorso è originale perché permette di traversare tutti i monti della Valsolda; fatto in un colpo e parecchio lungo, un bel week-end sarebbe senz'altro di arrivare il primo giorno fino al Pairolo e di completare l'anello sino al Boglia il giorno dopo. In condizioni normali è escursionistico; il percorso che è ho fatto io per scendere al passo Stretto è T4 (ma evitabile sul sentiero), la salita diretta alla Foiorina T4+ (ma anche questo tratto è evitabile). Attenzione però in primavera, se nevica molto la neve può rimanere a lungo nelle vallette dove non entra il sole e complicare notevolmente il percorso.
Albeggia appena quando sono al Santuario della Garavina: la giornata è limpida e fredda, in alta montagna c'è gran freddo e forte vento. Dopo le abbondanti libagioni di ieri sera il corpo fa un po' fatica ad abituarsi, anche perché il sentiero che da Cima sale all'Alpe Vecchio è molto ripido., Sopra la Val d'Intelvi Venere occhieggia ancora, per poi lasciare la scena al rosa dell'alba che colora in fondo il Generoso. Il sentiero è bello e ardito, si alza a risvolti fra placche di roccia, sfruttando i punti deboli del fianco dei Pizzoni. In un'oretta sono al bel Alpe Vecchio, in posizione molto panoramica sul lago: la cascina è stata sistemata a piccolo rifugio, bello pernottare qui sopra!
Dall'Alpe continuo in salita verso la Forcola, sul sentiero che scenderebbe rapidamente in Valsolda; lascio a sinistra la deviazione per Porlezza e raggiungo il passo; grande vista sui torrioni dei Pizzoni. Io prendo invece a destra seguendo la marcatura che sale sulla schiena del Bronzone; qui si è fuori dal bosco e i panorami sul lago sono eccellenti. Dopo una ripida salita il sentiero aggira a destra la cima e raggiunge una sella boscosa; qui tralascio la marcatura (che sale in vetta) e invece scendo leggermente sull'altro versante, dove una traccia quasi orizzontale porta a sinistra (non scendere direttamente perché si finisce su terreno friabile) fino ad una costa che permette di scendere verso Nord abbastanza facilmente sulla Bocchetta di Pessina, dove si incrocia il sentiero che da Porlezza porta a Dasio.
Da qui ci sono due modi di raggiungere il passo stretto: il più semplice è di scendere fino all'Alpe Pessina (verso Dasio) e poi prendere il sentiero marcato che aggira lo sperone fra le due valli. Io scelgo quello un po' più complesso salendo verso nord (la CNS riporta un sentiero, che però non c'è più) fino allo spartiacque; qui ci si trova sopra il passo, ma scendere è tutt'altro che semplice, il terreno e ripido e ci sono salti di roccia. Il percorso del vecchio sentiero traversa in leggera discesa verso destra per poi arrivare poco oltre il passo sul versante della Cavargna.
A Passo Stretto si comincia finalmente la salita alla Foiorina! Proprio in corrispondenza del passo sale verso Nord una traccia (segnata da bolli gialli) che risale un ripido valloncello; raggiunta la prima sella si continua a destra su di un pendio ripido fra le rocce (tracce di camosci) fino a che si trova un sentierino quasi piano che porta nel vallone appena sotto la Bocchetta del Boj, incrociando il sentiero che sale da Dasio (i bolli gialli probabilmente traversavano più in basso, ma questa variante è più diretta e panoramica). Di qui, la via "normale" alla Foiorina scende leggermente all'Alpe Fiorina, da cui un sentiero marcato porta in cima.
Ma c'è un percorso più avventuroso, diretto e anche più panoramico, a patto di avere il piede sicuro. Dal Boj salgo subito a sinistra sul crinale, dopo un ottantina di metri entro nel primo canalone (quello sotto la grande torre che domina il passo) e lo risalgo fino a metà. Qui, sotto una grande parete parte una rampa erbosa dove c'è una traccia di animali; sembra che non si passi ma in cima un ripido e esposto passaggio porta su di una seconda rampa. Il posto è molto bello, si è letteralmente a metà del torrione, il terreno però è scivoloso ed esposto, da evitare con tempo umido. In cima alla seconda rampa c'è un intaglio che permette di scendere nel pendio boscoso alle spalle della grande torre ed il gioco è fatto! Salgo in breve in cresta (il percorso più comodo è tutto a sinistra sotto le rocce): di qui la cresta è semplice e porta ad un grande pendio che raggiunge la cresta finale della Foiorina. L'ambiente è straordinario: di fronte a me il Torrione di Val Solda risplende al sole, abbellito da una spruzzata di neve; in fondo il blu intenso del lago e, dall'altro lato, lo schienone del Bregagno avvolto da una tempesta di neve.
Raggiungo il sentiero "ufficiale" e percorro rapidamente il tratto quasi piano che precede la vetta della Foiorina, dove c'è una bandiera e una palina segnaletica svizzera (la cima è proprio sul confine). La Foiorina non smentisce il suo ruolo di nume tutelare della Valsolda: in cima c'è un po' di neve e tira un vento pungente, proprio di fronte il Gazzirola è avvolto dalla tempesta. Ma verso sud, tutto è luce e colore, il Ceresio splende di un blu intenso, poi più in là lo schienone del Boglia e in fondo il lago Maggiore e sua maestà il Monviso sullo sfondo. Faccio un po' di foto e mi avvio rapidamente verso il Pairolo: la prima parte della discesa richiede un po' di attenzione, il gelo ha trasformato il sentiero in una lastra di ghiaccio.
Appena possibile giro sul lato italiano dove il clima è molto più mite: la discesa verso il Pairolo è bellissima, un velo di neve rende più suggestiva la faggeta che ricopre tutto il crinale. Una mezz'ora sono al Pairolo: di qui un vero Valsolda trail attaccherebbe il bel sentiero dei Denti della Vecchia, poi scenderebbe al Pian di Scagn e attaccherebbe lo schienone del Boglia, affacciandosi così su Lugano. Di birra ce ne sarebbe ancora (ieri sera ne ho bevuta abbastanza), ma ho promesso di essere a casa a pranzo e così scelgo il sentiero diretto che scende a valle.
In breve sono di nuovo nel mondo caldo del meridione: l'Alpe di Puria mi accoglie con un verde e ridente prato, dove canta il torrente in un susseguirsi di pozze e cascatelle, quasi sembra primavera. Il sentiero però non sembra aver fretta di scendere a valle: si aggira per le vallette, poi sale e scende lungo il fiume per un lungo tratto e solo alla fine si affaccia sulla Valsolda scendendo una ripida parete fino a San Rocco. Raggiunta la strada, resta solo da recuperare l'auto, che vuol dire traversare tutta la Valsolda di nuovo! Per fortuna c'è una bella mulattiera che scende rapidamente fra prati e nuclei suggestivi. Poi finalmente si staglia il campanile del Santuario, sono arrivato. Mi porto negli occhi e nel cuore i meravigliosi scenari e i colori pastello di questa splendida giornata.
Il percorso è originale perché permette di traversare tutti i monti della Valsolda; fatto in un colpo e parecchio lungo, un bel week-end sarebbe senz'altro di arrivare il primo giorno fino al Pairolo e di completare l'anello sino al Boglia il giorno dopo. In condizioni normali è escursionistico; il percorso che è ho fatto io per scendere al passo Stretto è T4 (ma evitabile sul sentiero), la salita diretta alla Foiorina T4+ (ma anche questo tratto è evitabile). Attenzione però in primavera, se nevica molto la neve può rimanere a lungo nelle vallette dove non entra il sole e complicare notevolmente il percorso.
Tourengänger:
blepori

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