Monte Gradiccioli per la "via" Svizzera
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La recente e bella relazione di
GAQA mi riaccende la voglia di Gradiccioli.
Dovrò essere veloce oggi, alle 14.00 mi attende il lavoro a Gallarate e l'incredibile caos alla dogana di Ponte Tresa mi fa perdere quaranta minuti.
Ad Arosio, tralascio il solito parcheggio alla chiesa e mi spingo sino alla sbarra dove, vicino ad un'enorme catasta di legno lascio l'auto.
Alla grande vitesse percorro la ponderale sin dove il bosco si fa fitto. Qui tralascio i nuovi cartelli e, seguendo i vecchi bolli, risalgo per splendidi boschi sino a pervenire alla Bassa di Arosio. Complice il vento caldo, la giornata è limpidissima e rovente. Strada facendo sono andato progressivamente svestendomi ed ora son quasi nudo come la Dyane Mello che fa il bagno nel torrente gelido, durante le riprese del reality "Monte Bianco".
La cresta sud est del Gradiccioli è lì che mi aspetta evocandomi mille ricordi: questa montagna è stata una delle prime salite in solitaria con un dislivello importante. Ai tempi della mia prèmiere, c'era una nebbia fittissima ed ogni passo era una scoperta dell'ignoto e un'emozione in più. Questa cresta mise il timbro sulla mia fanatica voglia di andare in montagna ed io non la voglio dimenticare. Per me, la "via" Svizzera al Gradiccioli rimarrà una grande classica.
Superate le prime sterpaglie, la salita si fa decisa ed occorre affrontare almeno tre rampe con pendenze notevoli per risolvere i seicento metri di dislivello della cresta. La seconda, in particolare, è la più lunga e faticosa, ma in nessun punto vi sono pericoli rimanendo il tracciato molto ampio.
Con immensa gioia, due ore dopo la partenza tocco la vetta che oggi presenta il panorama dei giorni speciali con visibilità ottima a trecentosessanta gradi.
Ho tuttavia poco tempo per godermelo. Mangio una fetta di torta accerchiato da golosissime capre e prendo a scendere percorrendo la cresta nord che, in breve, mi deposita sulla bassa di Montoia. Di là, c'è il Tamaro che mi chiama ma io devo declinare l'invito e, all'altezza di un cancelletto, volto a destra su sentiero non segnalato ma estremamente visibile.
Tale via (da evitare se c'è molta neve) traversa le pendici prima settentrionali poi orientali del Gradiccioli e si abbassa in un bosco di pini e faggi che in questa stagione si presenta con una gamma impressionante di colori.
Il rientro su questo sentiero è molto agevole e permette di evitare gli scivoloni sull'erba secca della cresta ma comporta un maggior sviluppo. Dopo un'ora di marcia sono di nuovo alla Bassa di Arosio dove, sul percorso dell'andata, rientro quasi di corsa all'auto che mi attende da quattro ore.
Sviluppo: 12 km circa; SE: 22.5 km circa.
Se si decide di partire dalla chiesa di Arosio (parcheggio) aggiungere un paio di km pianeggianti (a\r).

Dovrò essere veloce oggi, alle 14.00 mi attende il lavoro a Gallarate e l'incredibile caos alla dogana di Ponte Tresa mi fa perdere quaranta minuti.
Ad Arosio, tralascio il solito parcheggio alla chiesa e mi spingo sino alla sbarra dove, vicino ad un'enorme catasta di legno lascio l'auto.
Alla grande vitesse percorro la ponderale sin dove il bosco si fa fitto. Qui tralascio i nuovi cartelli e, seguendo i vecchi bolli, risalgo per splendidi boschi sino a pervenire alla Bassa di Arosio. Complice il vento caldo, la giornata è limpidissima e rovente. Strada facendo sono andato progressivamente svestendomi ed ora son quasi nudo come la Dyane Mello che fa il bagno nel torrente gelido, durante le riprese del reality "Monte Bianco".
La cresta sud est del Gradiccioli è lì che mi aspetta evocandomi mille ricordi: questa montagna è stata una delle prime salite in solitaria con un dislivello importante. Ai tempi della mia prèmiere, c'era una nebbia fittissima ed ogni passo era una scoperta dell'ignoto e un'emozione in più. Questa cresta mise il timbro sulla mia fanatica voglia di andare in montagna ed io non la voglio dimenticare. Per me, la "via" Svizzera al Gradiccioli rimarrà una grande classica.
Superate le prime sterpaglie, la salita si fa decisa ed occorre affrontare almeno tre rampe con pendenze notevoli per risolvere i seicento metri di dislivello della cresta. La seconda, in particolare, è la più lunga e faticosa, ma in nessun punto vi sono pericoli rimanendo il tracciato molto ampio.
Con immensa gioia, due ore dopo la partenza tocco la vetta che oggi presenta il panorama dei giorni speciali con visibilità ottima a trecentosessanta gradi.
Ho tuttavia poco tempo per godermelo. Mangio una fetta di torta accerchiato da golosissime capre e prendo a scendere percorrendo la cresta nord che, in breve, mi deposita sulla bassa di Montoia. Di là, c'è il Tamaro che mi chiama ma io devo declinare l'invito e, all'altezza di un cancelletto, volto a destra su sentiero non segnalato ma estremamente visibile.
Tale via (da evitare se c'è molta neve) traversa le pendici prima settentrionali poi orientali del Gradiccioli e si abbassa in un bosco di pini e faggi che in questa stagione si presenta con una gamma impressionante di colori.
Il rientro su questo sentiero è molto agevole e permette di evitare gli scivoloni sull'erba secca della cresta ma comporta un maggior sviluppo. Dopo un'ora di marcia sono di nuovo alla Bassa di Arosio dove, sul percorso dell'andata, rientro quasi di corsa all'auto che mi attende da quattro ore.
Sviluppo: 12 km circa; SE: 22.5 km circa.
Se si decide di partire dalla chiesa di Arosio (parcheggio) aggiungere un paio di km pianeggianti (a\r).
Tourengänger:
rochi

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Kommentare (3)