Culmine di Campo
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Bella passeggiata molto frequentata fino alla visita al piccolo villaggio di Sostìla (che comunque vale da solo la fatica di essere raggiunto) e che poi si allunga su percorsi poco frequentati fino al dosso boscoso che domina la sella di Campo - confine fra i comuni di Forcola e Tartano - e soprattutto si pone in posizione unica di panorama sulla Bassa Valtellina fino al bacino del Lago di Como e sui monti di confine dell'Alto Lario. Pochi anni fa tutta la Val Fabiòlo (il solco lungo cui gravita gran parte della gita) venne devastata da una frana innescata da piogge torrenziali: ora però tutto è stato risistemato - e anche fortunatamente senza eccessi - facendo sì che l'ambiente non sembri aver subito danni.
Dal parcheggio si inizia a risalire la via centrale della frazione fino alla piazza dominata dalla cupola della chiesa: qui si trovano le prime indicazioni per Sostìla. In breve si raggiungono le ultime case e subito si affronta la salita della mulattiera secolare che sale a risvolti il versante boscoso; un lungo e panoramico traverso precede l'ingresso vero e proprio in Val Fabiòlo: un percorso a saliscendi a picco sulla forra del torrente - in ambiente umido e oscuro - permette di oltrepassare la strettoia di sbocco della piccola valle. Si risale per un tratto il torrente con due successivi attraversamenti tramite ponti di nuova costruzione, e quindi si raggiungono i prati e le poche baite di Bures. Sostìla è già visibile, in alto oltre una fascia di castagneto, e ci si arriva seguendo un sentiero a tratti gradinato e spesso bagnato, che si snoda nel folto del bosco. Il lavatoio comune anticipa di poche decine di metri il deserto abitato: la presenza di una chiesa, di una scuola e di un cimitero rendono evidente che fino a pochi decenni fa il villaggio era abitato lungo tutto l'anno, con una popolazione stabile e numerosa. Attualmente - in una baita isolata - abbiamo un solo residente di ritorno. Attraversata la contrada, il sentiero si fa più ripido al margine del bosco e velocemente sale ad una bocchetta erbosa affacciata sulla piana di Morbegno, compresa fra il Crap del Mezzodì e la vasta spalla che sale al Culmine. Tralasciata la deviazione che scende ad un parcheggio sulla provinciale per Tartano, si cerca a sinistra una labile traccia nell'erba che - sempre più evidente - si inoltra in un suggestivo bosco di betulle e pini silvestri: si sale lungamente e, oltrepassato un traverso sul versante settentrionale, si arriva ad una conca luminosa dove i pini si diradano. Qui si effettua la deviazione a sinistra che, preceduta da attrezzature costruite a scopo conviviale, conduce al pulpito roccioso che ospita una croce metallica in posizione dominante le tre contrade sottostanti: Campo, Cà e Somvalle. Tornati alla conca fra i pini, si imbocca il sentiero ripido e sassoso che scende a sinistra, andando velocemente a raggiungere le prime abitazioni di Cà; su asfalto si raggiunge la provinciale e - in poche decine di metri - si arriva alla sella erbosa di Somvalle. Prendendo come riferimento una visibile cappelletta votiva, si rintraccia il sentiero che scende in Val Fabiòlo: dapprima su quanto rimane dei citati sconvolgimenti franosi e poi sulla mulattiera restaurata, si affiancano i prati e le poche baite di Spunda. Da qui il percorso segue fedelmente il fondovalle, sempre più profondo fra i due versanti rocciosi, e, quando ci si ritrova ai prati di Bures, si riprende fino al termine il percorso di andata.
Dal parcheggio si inizia a risalire la via centrale della frazione fino alla piazza dominata dalla cupola della chiesa: qui si trovano le prime indicazioni per Sostìla. In breve si raggiungono le ultime case e subito si affronta la salita della mulattiera secolare che sale a risvolti il versante boscoso; un lungo e panoramico traverso precede l'ingresso vero e proprio in Val Fabiòlo: un percorso a saliscendi a picco sulla forra del torrente - in ambiente umido e oscuro - permette di oltrepassare la strettoia di sbocco della piccola valle. Si risale per un tratto il torrente con due successivi attraversamenti tramite ponti di nuova costruzione, e quindi si raggiungono i prati e le poche baite di Bures. Sostìla è già visibile, in alto oltre una fascia di castagneto, e ci si arriva seguendo un sentiero a tratti gradinato e spesso bagnato, che si snoda nel folto del bosco. Il lavatoio comune anticipa di poche decine di metri il deserto abitato: la presenza di una chiesa, di una scuola e di un cimitero rendono evidente che fino a pochi decenni fa il villaggio era abitato lungo tutto l'anno, con una popolazione stabile e numerosa. Attualmente - in una baita isolata - abbiamo un solo residente di ritorno. Attraversata la contrada, il sentiero si fa più ripido al margine del bosco e velocemente sale ad una bocchetta erbosa affacciata sulla piana di Morbegno, compresa fra il Crap del Mezzodì e la vasta spalla che sale al Culmine. Tralasciata la deviazione che scende ad un parcheggio sulla provinciale per Tartano, si cerca a sinistra una labile traccia nell'erba che - sempre più evidente - si inoltra in un suggestivo bosco di betulle e pini silvestri: si sale lungamente e, oltrepassato un traverso sul versante settentrionale, si arriva ad una conca luminosa dove i pini si diradano. Qui si effettua la deviazione a sinistra che, preceduta da attrezzature costruite a scopo conviviale, conduce al pulpito roccioso che ospita una croce metallica in posizione dominante le tre contrade sottostanti: Campo, Cà e Somvalle. Tornati alla conca fra i pini, si imbocca il sentiero ripido e sassoso che scende a sinistra, andando velocemente a raggiungere le prime abitazioni di Cà; su asfalto si raggiunge la provinciale e - in poche decine di metri - si arriva alla sella erbosa di Somvalle. Prendendo come riferimento una visibile cappelletta votiva, si rintraccia il sentiero che scende in Val Fabiòlo: dapprima su quanto rimane dei citati sconvolgimenti franosi e poi sulla mulattiera restaurata, si affiancano i prati e le poche baite di Spunda. Da qui il percorso segue fedelmente il fondovalle, sempre più profondo fra i due versanti rocciosi, e, quando ci si ritrova ai prati di Bures, si riprende fino al termine il percorso di andata.
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