Coste Belle e Testa Nera : Quattro balordi sulle nevi nonese


Publiziert von Marco27 , 18. April 2012 um 08:14. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Trentino-Südtirol
Tour Datum:27 Januar 2007
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Schneeshuhtouren Schwierigkeit: WT1 - Leichte Schneeschuhwanderung
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 6:30
Aufstieg: 1150 m
Abstieg: 1150 m
Strecke:Rifugio Sores, Baita Kuhleger, Bocca di Val Calana, Schwarzer Kopf, Malghe Vecchia e Nuova di Coredo, Malga Rodeza, Rifugio Sores

Di solito non amo le relazioni "postume" ma mi è vento per le mani questa specie di racconto che avevo scritto anni fa per il Bolettino SAT, e siccome magari a qaulcuno può servire, ho pensato di pubblicarlo comunque. Le foto risalgono all'escursione stessa, mentre la traccia GPX è del 2010.

Quattro balordi sulle nevi nonese

Ci siamo alzati alle 4.00 per cogliere al volo la prima neve che quest’anno Giove Pluvio ha voluto donarci solo a gennaio inoltrato. Percorriamo la A22 del Brennero, per quanto mi riguarda la strada che porta nell’Eden, con la voglia di immergere le nostre ciaspole nella neve fresca e, speriamo, vergine, delle foreste trentine. Alle 7.30 siamo già a Romeno, Alta Valle di Non, per precipitarci nel “nostro” panificio, dove ci procuriamo i vettovagliamenti necessari per la giornata: più che alla spesa assomiglia a un saccheggio. Dopo una chiacchierata con la signora Adele (in questi piccoli paeselli  si usa ancora rivolgersi la parola quando ci si incontra….), facciamo tappa dal Macellaio (altre quattro chiacchere) e poi a casa per scaricare il bagaglio. Tra una cosa e l’altra sono le 8.30 quando riscendiamo verso Coredo, per poi proseguire verso il  Rifugio Sores (1205 m), dove finalmente comincia la nostra escursione. Imbocchiamo a buon ritmo la strada che conduce al Rifugio Predaia (segnavia 503); ci perdiamo Paolo, il quale non sappiamo se sia fermato a tarare il “computer di bordo” che si porta al polso, oppure a tacchinare una qualche cameriera del Rifugio Sores. Poco più avanti ci raggiunge e farfuglia qualcosa circa il ritmo con il quale abbiamo affrontato il primo tratto di strada, e sul fatto che quando il gruppo è composto solo da quei quattro o cinque balordi che hanno voglia di vedere il più possibile e di sfruttare ogni raggio di sole, i tempi e i dislivelli presunti si dilatano oltre l’immaginabile.
Superiamo il Rifugio Predaia,  ignoriamo il segnavia che indica la Malga di Coredo dalla quale torneremo, e in breve raggiungiamo la Malga Rodeza (1570 m), dove possiamo finalmente calzare i nostri ciaspoloni ammuffiti da quasi un anno di cantina. Giusto il tempo di scambiarci qualche opinione circa l’ora prevista per il ritorno e per calcolare se sarà  quasi buio, poco buio, o molto buio, che siamo già partiti con il vento in poppa, imboccando il sentiero 525b, alla volta della Costa Larga. Marco si pone alla guida del gruppo; questa mattina ha lasciato a casa i bastoncini e il pezzo di legno che ha trovato per sostituirli ha evidentemente insinuato in lui istinti tali da convincerlo a porsi quale guida dello sparuto ma chiassoso gruppo che lo segue. Le nevi però non se ne accorgono e si guardano bene dall’aprirsi al suo passaggio, per cui, finite le tracce che conducono al Corno di Tres, se la dovrà pestare tutta. Raggiunta la Costa Larga, imbocchiamo il segnavia 500 (Sentiero Italia) che, lungo il crinale o a suo ridosso, percorre la costiera che conduce al Monte Roen.
Dandoci il cambio di quando in quando, seguiamo i bolli segnavia posti sugli alberi e, non senza qualche piccola incertezza, raggiungiamo il piccolo Capitello di Santa Barbara e quindi, oltrepassata la depressione di Passo Predaia, la Baita Kuhleger (1819 m, 2.40 h), la quale viene ribattezzata in un modo che qui non riporterò, per decenza, e perché facilmente intuibile.
Qui incontriamo due ragazzi Sudtirolesi ai quali facciamo alcune domande circa le condizioni del percorso dalla baita in poi; i due si consultano fra loro, rigorosamente in tedesco, e poi ci dicono che la traccia dovrebbe essere battuta fino allo Schwarzer Kopf, meta presunta della nostra escursione, anche se nessuno, per scaramanzia, osa ipotizzare che saremo capaci di coprire tale distanza, prima del calar del sole.
Chiacchieriamo un po’ con i due, scambiandoci informazioni circa la quota della neve e dello zero termico, aldiquà e aldilà del confine fra Alto Adige e Trentino, ovvero a nord e a sud della traccia che stiamo percorrendo, e dopo poco siamo di nuovo in marcia, lungo una evidente pista di ciaspole. Poco oltre però la traccia scompare. Dobbiamo così continuare nell’opera di schiacciamento neve, senza sapere se i due tirolesi non ci hanno capito, se siamo stati noi a spiegarci male, o se si è trattato di una vendetta trasversale dovuta alle ferite, tuttora aperte, che Cannavaro e compagni hanno procurato all’orgoglio teutonico nella passata estate.
Oltrepassiamo il passo Grauner Joch  e l'intersezione con la strada che sale da Corona, e quindi  il bivio con il sentiero che a destra conduce allo Schweigel Hutte, raggiungendo così la Boccadi Val Calana (1868, 1.00 – 3.40 h), ove sorge una grande croce in legno detta "Croce del Tempo". Decidiamo che tale assolato luogo sarà ideale per la meritata pausa pranzo, non prima però di aver raggiunto lo Schwarzer Kopf, o Testa Nera. Cominciamo a salire ripidamente sulla neve immacolata, Marco, con il suo fido bastone, batte la traccia davanti a me; dopo un po’ gli chiedo se vuole il cambio e, per la prima volta da che si va in montagna insieme, lo sento rispondere come non avrei mai creduto: «si». La sorpresa per il compiersi di un così inaspettato miracolo è tale che per un momento mi sento disorientato; con Paolo e Cristina ci guardiamo in faccia sbigottiti e increduli; il cinguettio degli uccelli lascia il posto ad un silenzio quasi surreale; una lieve brezza si alza sopra di noi e anomali raggi di luce bianca accecante filtrano fra i rami degli abeti ……
oddio ! stanno per aprirsi le nevi !
Attendiamo in silenzio il compiersi del secondo miracolo, ma invano. Ahimè mi tocca andare avanti a batter traccia. Per mia sfacciata fortuna, il percorso diventa meno ripido, e in breve raggiungiamo la Testa Nera (2028 m, 0.25 – 4.05 h). Osservato il grandioso panorama sulla Val d’Adige e sulle Dolomiti, scattate le doverose foto ricordo e immaginata una grandiosa traversata integrale dalla Predaia al Lago di Tret, torniamo sui nostri passi, e raggiungiamo in breve la Croce del Tempo (0.15 – 4.20 h), dove ci accomodiamo in qualche maniera, per concederci una meritata sosta. Sono le 13.30 passate e il sole cuoce per bene le nostre teste, mentre Marco e Paolo, separati dal manto nevoso solo da un esile pellicola di cellophane,  rischiano il congelamento delle parti immediatamente a contatto.
Ricomposta la truppa, imbocchiamo la Val Calana che ripidamente scende verso la Malga Vecchia di Coredo (1624 m, 0.10 – 4.30 h), dove ci rendiamo conto che avremmo potuto sostare qui, comodamente seduti ad un tavolo. Da qui si imbocca la carrozzabile (segnavia 530) che conduce dapprima alla Malga Nuova di Coredo (1562 m, 0.55 – 5.25 h), per poi proseguire fino a ricongiungersi con la strada che dal Rifugio Sores conduce alla Malga Rodeza. Per scongiurare qualche scivolone sulla strada ghiacciata, scendiamo con le ciaspole fino al Rifugio Predaia, dal quale velocemente raggiungiamo il Rifugio Sores (1.05 – 6.30 h).
Una birra al bar Centrale di Coredo, tappa alla Coop per comprare qualche litro di Teroldego da portarci a casa e poi dritti al Caseificio sociale di Romeno, dove ci procuriamo la giusta razione di colesterolo. Dopo una lauta cena dagli amici di Casez, tutti a nanna, stanchi per la lunga camminata (oltre 18 km) su neve fresca, quasi sempre immacolata, ma soddisfatti per l’aver tenuto ancora una volta fede al nostro credo: «perché percorrere una via breve, se ne esistono di  molto, molto, ma molto più lunghe ?», che può apparire come una semplice baüsciata, ma che assume certamente contorni ben più chiari per coloro che non pongono freno alla propria curiosità. 

Tourengänger: cristina, Marco27
Communities: Hikr in italiano


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