Monte Bisbino (1325 m) - Ciaspolata transfrontaliera
|
||||||||||||||||||||||
Incantevole racchettata in fondo alla Valle della Crotta, valle laterale della Valle di Muggio, su neve farinosa.
Percorso:
Bruzella – Zöch (717 m) – Crotta (655 m) – Alpe Alveggia (952 m) – Rifugio Bugone (1119 m) – Monte Bisbino (1325 m) – Alpe Cavazza (1180 m) - Sella Cavazza (1162 m) – Bruzella.
Sviluppo complessivo di 13,1 km, interamente su neve.
Le abbondanti nevicate degli ultimi giorni ci hanno regalato un’indementicabile racchettata a bassa quota e a pochi chilometri da casa.
Il Monte Bisbino è meta molto frequentata in inverno, partendo però da Sagno oppure, sul versante italiano, dalla strada che sale da Rovenna.
Noi abbiamo cercato un itinerario più selvaggio, poco seguito, forse anche meno panoramico, ma molto suggestivo.
Lasciata l’auto poco sotto l’oratorio di Zöch (717 m) in territorio di Bruzella, ci si incammina su una stradina pianeggiante, a tratti in leggera discesa, passando di fronte a numerosi edifici rurali, alcuni dei quali riattati, fino in fondo alla Valle della Crotta (655 m). Da qui il percorso si addentra nel bosco in lieve ma costante salita in direzione dell’Alpe Alveggia (952 m) in territorio italiano. Poco prima dei resti della rete di frontiera la stradina svanisce, a causa di piccole frane e scoscendimenti. Dopo aver raggirato diverse piante cadute per le abbondanti nevicate, si arriva alla base del pascolo dell’Alpe Alveggia (820 m). La salita che porta all’edificio è piuttosto ripida e molto faticosa, anche perché non ci sono tracce.
Dall’alpe il percorso ci concede circa duecento metri pianeggianti, che ci permettono di prendere fiato prima di affrontare l’impegnativa salita, interamente nella faggeta che raggiunge la Colma del Bugone (1119 m). Qui sorge un’accogliente rifugio, posto nel territorio comunale di Moltrasio. Ammiriamo il bel panorama sul Lago di Como e sulle cime innevate dei Monti Lariani gustandoci un caffè corretto grappa. Il paesaggio fiabesco ci induce a fotografare il maestoso faggio prospiciente il Rifugio Bugone. Si tratta dello storico Fuatèl, ovvero il piccolo faggio, ora recensito come pianta monumentale. Ha l’aspetto di chi di cose ne ha viste davvero molte. Sta lì, davanti al Rifugio Bugone, da almeno quattrocento anni, per intenderci dai tempi della famosa peste del 1630 che colpì anche i paesi sulle sponde del lago di Como. Quella descritta dal Manzoni nel XXXI capitolo dei “Promessi Sposi”. Proprio davanti al Fuatèl sostavano coloro che, per sfuggire al contagio, dal lago scappavano sugli alpeggi tra il Bugone e l’Alpe di Carate. La maggior parte di loro però non riuscì a sfuggire alla pestilenza e trovò quindi sepoltura nella zona vicina, chiamata “Doss di mort”. Qui ancora oggi sono visibili delle pietre che per il loro posizionamento fanno pensare trattarsi di tombe comuni.
Calziamo di nuovo le ciaspole e ci avviamo lungo la carrozzabile, risistemata di fresco, che a suo tempo serviva a mettere in collegamento le caserme della Guardia di Finanza, ora cedute al CAI e trasformate in rifugi.
Impieghiamo ancora 40 minuti di faticosa salita per raggiungere la vetta del Monte Bisbino (1325 m), che a dispetto della bassa quota, offre un panorama a 360° invidiabile: dall’Appennino Tosco-Emiliano, al Monviso, al gruppo del Monte Rosa, alle Alpi Bernesi, al Monte Disgrazia, alle Grigne, ...
La discesa sul versante occidentale, nei pressi dell’Alpe Cavazza, è a dir poco da favola! Ci fermiamo più volte, ammutoliti di fronte a tanta bellezza.
Poco sotto Sella Cavazza si rientra nella foresta, attraversando tratti di bosco misto a latifoglie e di betullete. Prima di raggiungere Zöch notiamo numerose tracce di cinghiali e sfregoni di cervo sui tronchi degli alberi.
Gita faticosa ma forse irripetibile per le eccezionali condizioni meteo e per l’abbondante neve polverosa.
Partecipanti: Daniele e siso
Kommentare