Cima di Piazzo 2057 m e Sodadura 2010 m
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Pronti via, Alessandro esordisce “Non inventarti cose strane che più di 1000 m non posso e voglio fare….” “Niente di strano però almeno una cimetta…che dici?”
Scansiamo la pioggia prevista nella mattinata e su un leggero straterello di neve raggiungiamo l’ex rifugio Casari. Entriamo nel Vallone e, raggiunta la sterrata abbiamo l'unica visione della Cima di Piazzo e del Rifugio Cazzaniga, spariranno a breve nella nebbia. Per noi fa lo stesso, sono zone che conosciamo benissimo, ci spiace per Alessandro che, non essendoci mai stato, non vedrà assolutamente nulla!
Facendo un ampio anello ci portiamo sul sentiero per la Cima di Piazzo, che raggiungiamo su neve portante e sotto un leggero nevischio. Veloce foto di vetta e la proposta, poiché è ancora presto, di salire anche alla Sodadura. Alessandro si affida a noi che gli diciamo che è più lo spostamento che non la risalita, cosa che effettivamente è. Scesi al piano tra il rifugio Cazzaniga e Nicola, oltre a non vedere assolutamente nulla, non troviamo tracce di passaggio che possano darci un aiuto su come proseguire. Sentiamo solo il rumore di una sega elettrica, probabilmente nei pressi del rifugio Nicola. Affidandoci al rumore ma soprattutto al GPS rintracciamo il sentiero svoltiamo a sx e ci portiamo verso la dorsale della Sodadura. Il sentiero è coperto da un leggero strato di neve e sotto ghiacciato, onde evitare di trovarci in difficoltà sulla salita, tra l’altro Alessandro non ha nemmeno i bastoncini, calziamo i ramponcini e velocemente saliamo in cima, anche qui foto e discesa immediata. Ora rifugio Cazzaniga e gambe sotto il tavolo.
Al rifugio ci siamo solo noi e un altro gruppetto di sei. Mangiamo e chiacchieriamo con Elena e Gigi, poi chiacchieriamo solamente e solo dopo un paio d’ore riusciamo a lasciare il rifugio. Fosse stato per noi un’altra oretta al calduccio e in loro compagnia l’avremmo fatta volentieri ma Alessandro ha un impegno serale per cui…
Discesa di buon passo fino ai Piani di Artavaggio dove usciamo dalla nebbia. Rientro a Moggio passando dalle Baite Faggio.
….e la giornata migliora!
P.S.: a sorpresa, sono stati messi i cartelli segnavia nei numerosi bivi e da quanto ci hanno riferito i gestori del rifugio la stessa cosa è stata fatto in altre parti dei Piani di Artavaggio.
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