Incompiuta sul Zapporthorn
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Zapporthorn... questa la bella proposta domenicale di
Ewuska e Fausto. Nome già sentito, più che altro perchè mi rievoca il nome della capanna omonima a NE della catena dell'Adula: della cima in realtà so ben poco, dunque mi documento alla meglio capendo solo che sarà una bella "macinata" dato il dislivello da affrontare.
"Macinato" in realtà sono io, poichè uscendo di casa faccio una dimenticanza - oggi - imperdonabile, di cui a breve dirò. Lo scorso anno ero riuscito nell'impresa di dimenticare le ciaspole, ma il Pizzo Tignolino non si offese, permettendomi di salire solo con gli scarponi. :) Ma stavolta mi supero, perchè le ciaspole ci sono, ma dimentico le bacchette... Ergo, tutto il peso e l'equilibrio della salita - per inciso di pendenza abbastanza blanda - è caricato esclusivamente su gambe e piedi già parzialmente provati dalla salita al Monte Lema di ventiquattro ore prima: una faticaccia enorme. Ovvio che, con questa premessa, salire in cima diventava quasi una chimera... mentre
Ewuska davanti a me letteralmente "volava" verso la meta. Mai mi son sentito così a disagio, rendendomi conto di averle un po' tarpato le ali... Anche il buon Fausto oggi soffre un po', ma pian pianino ci avviciniamo al Zapporthorn, il quale comincia purtroppo a velarsi, come sul lato opposto il bellissimo Piz de Mucia. Eva, giunta ai piedi delle prime rocce, capisce che non è il caso di proseguire con queste nebbie che ormai avvolgono la sommità delle cime: abbiamo avuto giusto il tempo di notare tre scialpinisti salire prima il canale, poi la cresta terminale, quindi la nebbia. Dopo aver dato forfait li notiamo ridiscendere rapidi. E anche a noi tocca scendere, non prima d'aver comunque fatto uno spuntino tra le nevi...
Peccato davvero. Aldilà della mia "leggerezza" non si direbbe una salita durissima nonostante il dislivello: questo discorso vale, quantomeno, per la parte che precede il ripidissimo canale d'accesso alla cresta terminale, al quale non siamo giunti e quindi non possiamo giudicare.
Ma una cosa è certa: non è finita così.
Grazie ad
Ewuska e Fausto per la bella giornata insieme. Sempre e comunque... avanti così.
NOTA: La quota cui ci siamo fermati non è sicura: avevamo un altimetro manuale che indicava m.2850 alla nostra fermata, ma può anche darsi che fossimo ancora oltre.

"Macinato" in realtà sono io, poichè uscendo di casa faccio una dimenticanza - oggi - imperdonabile, di cui a breve dirò. Lo scorso anno ero riuscito nell'impresa di dimenticare le ciaspole, ma il Pizzo Tignolino non si offese, permettendomi di salire solo con gli scarponi. :) Ma stavolta mi supero, perchè le ciaspole ci sono, ma dimentico le bacchette... Ergo, tutto il peso e l'equilibrio della salita - per inciso di pendenza abbastanza blanda - è caricato esclusivamente su gambe e piedi già parzialmente provati dalla salita al Monte Lema di ventiquattro ore prima: una faticaccia enorme. Ovvio che, con questa premessa, salire in cima diventava quasi una chimera... mentre

Peccato davvero. Aldilà della mia "leggerezza" non si direbbe una salita durissima nonostante il dislivello: questo discorso vale, quantomeno, per la parte che precede il ripidissimo canale d'accesso alla cresta terminale, al quale non siamo giunti e quindi non possiamo giudicare.
Ma una cosa è certa: non è finita così.
Grazie ad

NOTA: La quota cui ci siamo fermati non è sicura: avevamo un altimetro manuale che indicava m.2850 alla nostra fermata, ma può anche darsi che fossimo ancora oltre.
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