Alp Vigon (2262 m) - Skitour
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Skitour attorno a San Bernardino: un “Vormittagstürli” tanto per sfruttare le splendide condizioni meteo del mattino.
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Inizio dell’escursione: ore 8:00
Fine dell’escursione: ore 12:15
Temperatura alla partenza: -4°C
Temperatura al rientro: 12°C
Oggi escursione in solitaria. Durante la trasferta in auto verso San Bernardino sento alla radio l’oroscopo. Non che ci creda, anzi; il più delle volte la lettura o l’ascolto delle “previsioni delle stelle” è motivo di dileggio nei confronti dei redattori. Ciò nonostante continuo ad ascoltarli. Per questo sabato l’astrologa di turno sentenzia: “Non mescolate scopi oggettivi con attacchi personali. Facilitate il ripensamento di un avversario. La reciproca buona volontà porta alla riconciliazione”. Mah, sarà…
Poco dopo passano una canzone che mi rincuora: “Ma il cielo è sempre più blu”, di Rino Gaetano. Evviva, la giornata è veramente splendida! L’unica preoccupazione è quel “pericolo marcato di valanghe”, che da ieri pomeriggio leggo più volte sul sito web dell’Istituto federale per lo studio della neve e delle valanghe (SLF).
Parcheggio l’auto poco dopo la Capanna Genziana (1670 m), lungo la strada del Passo del San Bernardino, all’altezza del campeggio. Seguo la carreggiata innevata per 850 m fino al Ponte Nef (1747 m). Qui l’abbandono e mi dirigo verso ovest. Dopo 200 m circa intravedo sotto la neve quella che potrebbe essere una stradina di campagna. La raggiungo e la seguo, procedendo verso nord. Non ci sono tracce. La neve presenta una crosta con numerose pieghe che sembrano dei drappeggi. Un pannello didattico informa che siamo nei pressi dei resti del Ponte Vittorio Emanuele: non voglio perderlo!
Il ponte Vittorio Emanuele era il fiore all’occhiello della nuova strada commerciale fra Bellinzona e Coira, che collegava la Lombardia e il Piemonte ai centri commerciali della Germania.
Progettista ed esecutore dell’opera fu Giulio Pocobelli, impresario e consigliere di Stato ticinese, assistito, per volere del Governo grigionese, da Riccardo La Nicca. I lavori per la costruzione della grande strada iniziarono nel 1818 e furono portati a termine nel 1823. Questi furono finanziati dai diretti interessati: dal Cantone e dai Comuni dei Grigioni, da una società per azioni e dal re di Sardegna.
Giulio Pocobelli scelse per il tracciato della strada il pendio destro della Moesa che attraversò dove la valle si restringe, con il gran ponte che dedicò al re di Sardegna Vittorio Emanuele.
A causa della troppa fretta, della poca precisione nell’esecuzione di alcuni lavori e della scarsa stabilità della roccia su cui era appoggiata la spalla sinistra del ponte, già alla fine dei lavori si notavano dei segni di cedimento (spaccature) che causarono, nel 1869, il crollo del ponte. Già nel 1864 fu aperto al traffico un nuovo tracciato sulla sponda sinistra della Moesa e il tratto di strada con la galleria e il ponte Vittorio Emanuele fu abbandonato.
In prossimità del ponte costruirono una galleria per proteggere i viandanti dagli scoscendimenti di neve. Qui il versante è veramente ripido. Una scivolata provocherebbe una rovinosa caduta di una quarantina di metri fino all’alveo della Moesa. Rinuncio a proseguire la salita in questo punto, per cui ritorno sui miei passi per circa 150 m, dove il versante è più invitante.
Non ci sono tracce; tuttavia, la neve crostosa, parzialmente portante, mi permette di superare il dislivello senza sforzi eccessivi. Intanto il panorama sul versante opposto e in particolare sulla Val Vignun è sempre più avvincente.
A quota 2000 m scorgo altri quattro sci escursionisti che hanno preso una via più diretta. Mi avvicino a loro con una lunga traversa di 500 m e li raggiungo all’Alpe Vigon (2125 m). Ci troviamo di fronte ad una piccola baita in muratura con il tetto in piode, protetta a nord da un enorme monolito sul quale è posto un omino di pietra. È un punto di riferimento e una tappa d’obbligo per rifocillarsi. Poco dopo arriva anche una ragazza. Sono diretti al Piz de Mucia (2967 m), una classica dello sci alpinismo in Mesolcina.
Mi invitano a seguirli. Cincischio, titubo…
Mi ricordo del “pericolo marcato” di valanghe, anche se le splendide condizioni meteo potrebbero farlo dimenticare. Guardo la carta topografica e vedo che da qui ci sono ancora circa 840 m di dislivello!
Ringrazio per l’invito e saluto cordialmente gli amici della montagna. Decido di proseguire tranquillamente con il mio passo, fino ad una quota che mi permetta di scattare delle foto al bellissimo Piz de Mucia.
Raggiungo così il terrazzo successivo, a quota 2262 m (secondo il mio altimetro), dove mi accampo su un affioramento di roccia. Che spettacolo! Faccio una carrellata di foto e un filmato a 360°, poi consumo il mio collaudato spartano pranzo al sacco.

Piz de Mucia (2967 m)
Non oso inviare il solito messaggio “geschafft!” in quanto questa non è una cima, bensì un alpeggio. Poco importa: il posto è bello assai. Mi riempio gli occhi e il cuore di queste visioni e cerco di catturarle con la macchina fotografica.
Per la discesa inseguo una via alternativa, spero così di evitare la “neve cartonosa”. Scendo in direzione sud-est. Aggiro a sud il Pan de Zucher, lasciandolo a destra e raggiungo le piste di sci di Confin Basso (1961 m).
Per la prima volta quest’anno posso finalmente sciare con curve a corto raggio malgrado l’elevato peso dello zaino, ovviamente sulla pista battuta…
Dall’Alpe Fracch devo caricare gli sci in spalla e raggiungere di nuovo la zona del campeggio posta a circa 1,3 km di distanza.
In prossimità del grande posteggio alle porte di San Bernardino rimpiango la pace dell’Alp Vigon. Infatti, sono accolto da un’impressionante cagnara di Husky siberiani: in questo fine settimana si svolgono delle gare con i cani da slitta.
Ad ognuno il proprio sport preferito. Francamente mi chiedo come questi musher possano sopportare per diversi weekend consecutivi dei continui latrati di decine di cani.
Tempo totale: 4:15 h
Salita: 2:40 h
Dislivello teorico in salita: 651 m
Sviluppo complessivo: 8,1 km
Difficoltà: PD
SLF: 3 (marcato)
Copertura della rete cellulare: buona.

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