Lago di Cingino (2250 m) e Lago di Camposecco (2325 m)
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Interessante escursione ad anello nel Parco Naturale dell’Alta Valle d’Antrona sul confine tra Piemonte e Vallese, separati dalla Cresta di Saas e collegati dall’Antronapass o Passo di Saas.
Gita consigliata a tutti coloro che desiderano osservare e fotografare gli ormai famosi “stambecchi equilibristi” che scalano la diga del Cingino per qualche leccata di salnitro.
Inizio dell’escursione: ore 8:10
Fine dell’escursione: ore 16:35
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1020 hPa
Temperatura alla partenza: 13°C
Temperatura al Lago di Cingino, ore 11.30: 10,5°C
Temperatura al rientro: 24°C
Isoterma di 0°C alle 9:00: 3800 m
Velocità media del vento: 0 km/h
Sorgere del sole: 6:34
Tramonto del sole: 20:25
Sono solo le 7:30 quando già percorro la strada della Valle d’Antrona, una delle sette valli che si diramano dalla Val d’Ossola, alla destra del torrente Ovesca. All’altezza di Viganella riesco a scorgere sul versante settentrionale il grande specchio (8 x 5 m) che in inverno regala per riflesso qualche raggio di sole alla piazza del villaggio. Qui a partire dall’11 novembre fino al 2 febbraio cala infatti l’ombra invernale. Il sindaco ha voluto questa installazione, inaugurata il 17.12.2006 e costata 100'000 €, sia per creare un ambiente più piacevole nel luogo d’incontro dei 166 abitanti del paese sia per richiamare l’attenzione dei turisti su questa curiosità più unica che rara.
Proseguo lentamente lungo la stretta valle, ancora piuttosto buia, forse non a caso detta Antrona. Ad Antronapiana (908 m) la Pro Loco sta preparando dei capannoni per le abituali feste d’agosto: c’è una simpatica aria di fine settimana improntata alla spensieratezza e al piacere di stare fra la gente. La strada entra in un bellissimo bosco e sale gradualmente fino al terrazzo successivo dove sorge la località Antronalago (1101 m), sulle sponde del Lago di Antrona. Questo bacino fu generato da un evento tragico avvenuto il 27 luglio 1642.
“Sassi di smisurata grossezza” e terra, una mezza montagna si staccò dal Pozzuoli e invase il fondovalle. Una furia immane, una valanga ciclopica di massi e polveri coprì “quel pocho piano di prati, che era rimasto dall’inondationi passate del 1640 in particolare”. Ma non si arrestò e “soffocò e sotterrò” quarantadue case. Dentro quelle abitazioni, come in una Pompei alpina, trovarono la morte intere famiglie. Quelli che si poterono estrarre furono più di centocinquanta, raccontano le cronache dell’epoca. E nessuno che respirasse ancora.
La frana del monte Pozzuoli cancellò 150 vite antronesi, 42 case e creò quel bacino che oggi è un paradiso per pescatori e gitanti. Lo sbarramento della valle chiuse infatti la via al passaggio delle acque del Troncone che a monte della massa franata si allargò in un lago, ora detto il lago di Antrona.
Un cartello triangolare informa che la strada privata per il Bacino di Campliccioli è pericolosa, soggetta a frane e valanghe e priva di barriere di protezione. Sono proprio le strade che più detesto! Che fare? Mi faccio coraggio e affronto i quattordici tornanti della stradina, che per la verità qualche gard rail ce l’ha. Ho la fortuna sfacciata di non incontrare nessuno, così che verso le otto raggiungo il parcheggio della Diga di Campliccioli (1360 m).
Così come studiato a tavolino, decido di percorrere la corona della diga e di seguire il sentiero per il Cingino, percorso che il segnavia indica di 3 h e 30 min.
Alcuni giovani, che hanno piazzato due tende sulle sponde settentrionali del lago, stanno alimentando il fuoco di una griglia. Passo alle spalle dell’Alpe Vassoncino (1417 m), in splendida posizione sul bacino lacustre. Venti minuti dopo raggiungo l’Alpe Granarioli (1412 m), ubicata ai margini di un bellissimo lariceto, che farà da splendida cornice fino alla successiva Alpe Casaravera (1433 m), caricata con bovine bianche da carne, di razza Piemontese.
Una targa mi informa che mi trovo sul sentiero denominato “Cammino tra natura e spiritualità”, un importante progetto finanziato da INTERREG Italia-Svizzera, che ha reso possibile la valorizzazione di un percorso fondamentale nella storia dei collegamenti transfrontalieri fin dai tempi antichi e che oggi come ieri, attraverso le Vie Storiche, collega Domodossola con Saas Fee, unendo in particolare la “Via delle cappelle” di Saas Fee con il sito UNESCO del Sacro Monte Calvario di Domodossola.
Proseguo ancora per un chilometro e seicento metri lungo il lato orientale del torrente per poi svoltare a destra, in forte salita verso l’Alpe Saler (1912 m). È in prossimità di questo alpeggio che mi imbatto in una sosta della cosiddetta Strada Antronesca.
La “Strada Antronesca” - Sosta del Saler
La “Strada Antronesca”, sul fondovalle ossolano si staccava dall’antica “Via Francisca” che nel Medioevo era battuta dai mercanti lombardi per recarsi nella Svizzera centrale. I transiti commerciali vedevano venire dal Vallese bestiame e il famoso “panno valesino” mentre dall’Ossola prendevano la via della montagna l’aspro vino prodotto sui terrazzamenti allo sbocco delle valli, il ferro estratto dalle miniere della Brevettola e gli oggetti di un artigianato povero ed essenziale. A questo c'è da aggiungere il sale, indispensabile per la conservazione degli alimenti. Con tutto questo ecco la necessità di dare luoghi di sosta alle bestie da soma lungo il percorso, quello del Saler rappresentava un comodo punto prima di intraprendere la parte terminale della salita al Passo di Saas a cui seguiva la discesa fino a Saas Grund, Saas Fee e Visp.
Dopo le nuvole, ora la meteo mi regala qualche occhiata di sole: il paesaggio è ancora più bello e la salita mi sembra meno impegnativa. È un lento susseguirsi di tornanti fra rocce metamorfiche e praterie che cominciano ad assumere una tonalità gialla: l’estate alpina è agli sgoccioli. In lontananza osservo una bellissima cascata di almeno 50 m di altezza, generata dal torrente Troncone.
Dopo 3 h e 20 min di piacevole cammino raggiungo la casa dell’ENEL poco sopra la diga del Lago di Cingino (2250 m).
Sebbene non sia una sorpresa, l’osservazione degli “stambecchi equilibristi” mi lascia basito. Che spettacolo! Suppongo che tale fenomeno sia unico al mondo. Per qualche leccata di salnitro (KNO3), gli stambecchi scalano la parete di pietre della diga fino a 50 m d’altezza! Benché la pendenza sia di circa 80° e gli appigli ridotti a pochi cm, alcuni spiccano addirittura dei salti. Il fenomeno ha attirato troupe televisive dall’Italia, dalla Gran Bretagna, dalla Francia e persino dal Giappone.

Gli stambecchi scalatori della Diga del Lago di Cingino
Il salnitro o nitrato di potassio in natura si può trovare sotto forma di efflorescenze in ambienti umidi, quali cantine, grotte, gallerie e stalle, dove è possibile l’azione dei batteri nitrificanti. In questi casi il salnitro si presenta come una specie di polverina o lanugine bianca che si forma sulle superfici umide quali pareti e pavimenti. Oltre all’umidità occorre anche il carbonato di calcio, che sulla diga è presente nell’intonaco che cementa le pietre.
I sali minerali sono indispensabili per gli stambecchi sia per la crescita delle corna sia come integratori alimentari minerali, soprattutto per le femmine durante la gravidanza e l’allattamento dei piccoli.
Mi soffermo a lungo ad osservare e fotografare questi eccezionali scalatori, in particolare i piccoli capretti, dell’età di due mesi e mezzo circa, che già si dimostrano particolarmente abili.
Dai piedi della diga riprendo il cammino verso la condotta sotterranea dell’ENEL. Prima di raggiungere l’imbocco ho la fortuna di imbattermi ancora in un branco di stambecchi, per nulla spaventati, che posso avvicinare fino a circa 7 m di distanza.
Alle 12:30 inizia l’avventura nel buio cunicolo, di fianco alla condotta forzata dell’impianto idroelettrico. Accendo la lampada frontale ed entro solo soletto nelle viscere della montagna strisciando fra le pareti e gli enormi tubi metallici. Le pozzanghere sono frequenti: il livello dell’acqua raggiunge in alcuni punti 10 cm d’altezza. Il silenzio delle viscere della terra è interrotto unicamente dal rumore dei miei passi e dallo stillicidio d’acqua, in alcuni punti preoccupante. Le pareti della piccola galleria presentano delle spolverate di salnitro, proprio quello che gli stambecchi leccano sulla diga del Cingino. Un cartello con il simbolo di radioattività segnala che la dose di gas radon supera abbondantemente la soglia di sicurezza.
Dopo 37 minuti di camminata sulla roccia, nel fango, nelle pozzanghere o su piccole passerelle raggiungo finalmente la porta d’uscita … chiusa dall’esterno con un poderoso chiavistello. Un piccolo pertugio mi permette di snodare e allungare il braccio per aprire la porta della libertà. È un’avventura che sconsiglio a coloro che soffrono di claustrofobia.
Dall’uscita del cunicolo, a circa 2151 m di quota, il sentiero, molto evidente, taglia in leggera discesa il versante NE della Punta di Saas (3198 m), fino a riprendere la salita, questa volta assai tosta, di fianco ad una ex funicolare, usata probabilmente per la costruzione della diga del Lago di Camposecco (2325 m), ultima meta prima del rientro a valle.
Durante la discesa, su un sentiero più impegnativo rispetto a quello della salita, incontro altri tre escursionisti della valle, tra i quali un fotografo e guida naturalistica che mi dà delle importanti informazioni sul parco, sugli stambecchi, sulla flora e su alcuni itinerari scialpinistici dell’Ossola. Grazie Roberto è stato un piacere incontrarvi e condividere una parte della gita.
La mia prima escursione nel Parco Naturale dell’Alta Valle d’Antrona mi ha regalato l’osservazione degli stambecchi equilibristi: uno spettacolo della natura credo unico al mondo.
Percorso in auto
Dogana Chiasso Brogeda – Gallarate – Gravellona Toce – Villadossola – Val d’Antrona – Antrona – Diga di Campliccioli (162 km); 15,20 € di pedaggio autostradale (a/r); 2 h 25 min.
Spesa benzina: 32.- CHF.
Tempo di salita fino al Lago di Cingino: 3 h 20 min
Tempo totale: 8 h 25 min
Tempi parziali
Diga di Campliccioli (1360 m) – Alpe Granarioli (1412 m): 40 min
Alpe Granarioli (1412 m) – Alpe Saler (1912 m): 1 h 40 min
Alpe Saler (1912 m) – Lago di Cingino (2250 m): 1 h
Lago di Cingino (2250 m) – Ingresso galleria ENEL: 15 min
Ingresso galleria ENEL (2190 m) – uscita galleria ENEL (2151 m): 37 min
Uscita Galleria Enel (2151 m) – Lago di Camposecco (2325 m): 45 min
Lago di Camposecco (2325 m) – Alpe Banella (1807 m): 1 h
Alpe Banella (1807 m) – Diga di Campliccioli (1360 m): 1 h 10 min
Coordinate Diga Lago di Cingino: 646.362 / 97.800
Dislivello in salita: 1583 m
Sviluppo complessivo: 18,1 km
Difficoltà: T3
Copertura della rete cellulare: 2/5 (diverse zone senza campo)
Partecipanti: salita in solitaria, discesa con Jessica, Umberto e Roberto.

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