Pizzo dei Tre Signori grand tour
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Quando alle 5.45, con l'amico Francesco giungiamo ad Introbio, la sorpresa è grande nel vedere un'immensa processione che dirige verso i monti. Dietro al Sacerdote, ai chierichetti, alle pie donne, un'onda di persone, giovani, vecchi, soli, in coppia o in famiglia piano piano si inerpica lungo le vie del paese ostruendoci la strada e procurandoci qualche problema di parcheggio che troviamo in periferia del paese.
Ci incamminiamo dunque verso la via strettoia al centro del paese e pieghiamo a sinistra con i segnavia che indicano il sentiero 27 della Foppabona verso il rifugio Grassi. Su lastricato procediamo spediti con pendenze sostenute inoltrandoci nel bosco di castagni e raggiungiamo la coda della processione che tuttavia ben presto ci abbandona perché scopriremo proseguire verso la Madonna della Neve in val Biandino (oggi è proprio la festa della Madonna).Noi invece deviamo a destra seguendo le indicazioni e saliamo senza tregua con forte umidità sino a raggiungere una baita ove termina una sterrata. Continuiamo a sinistra sulla mulattiera e saliamo ancora per pervenire all'affascinante passo di Pianca, un intaglio nella roccia dove in passato veniva fatto passare il bestiame per la conta. Da questo punto procediamo su un lungo traverso spesso intasato dalle felci o corrotto da pietraie ed arriviamo alla base di una dorsale che risaliamo senza tregua utilizzando circa venticinque stretti tornanti. Giunti alla parte superiore, dopo aver superato un masso segnavia, il sentiero tende a perdersi nell'erba. Occorre puntare in alto e superare due zucchi erbosi dove si incontra un abbeveratoio, dopo di che si esce sul pianoro dell'alpe di Foppabona, attualmente carica di bestiame. Puntiamo la casera, dietro la quale il sentiero ora evidente conduce in breve all'omonima bocchetta. In caso di nebbia, questa zona può provocare un certo disorientamento. Con il bel tempo, invece, dalla bocchetta il rifugio Grassi è già ben visibile, come il Pizzo dei Tre Signori che sta alla sua destra. Con un traverso arriviamo al Rifugio e procediamo su larga cresta verso la vetta. Ad un certo punto il sentiero si fa più ostico ed attrezzato sino a pervenire all'edificio sommitale che si risale con pendenze molto accentuate, sempre in cresta. L'ultima parte del tragitto è di nuovo attrezzata, faticosa ma non difficile ed adduce al famoso caminetto, un caratteristico intaglio che si risale senza difficoltà e che, in sostanza, porta in cima. Purtroppo le nuvole di calore hanno in parte celato il bellissimo panorama che si gode da questa elevazione ma non hanno impedito una felice pausa pranzo.
Grazie ai consigli di un escursionista in loco, decidiamo per un ritorno ad anello che transiti dalla val Biandino. Scendiamo allora verso il lago Inferno superando alcune placche che si potrebbero rivelare ostili in caso di bagnato e senza giungere all'invaso idrico pieghiamo su sentiero segnalato alla benemeglio verso il rifugio Santa Rita. Ben prima di raggiungerlo, tuttavia, alla bocchetta di Piazzocco, grazie ad un pannello mappa, individuiamo la via di discesa alla valle e la percorriamo. Anche qui, a causa di segnalazioni insufficienti, la scarsa visibilità potrebbe portare problemi. Per fortuna le nuvole si dissolvono e ben presto, sotto di noi, vediamo il lago di Sasso che puntiamo in discesa percorrendo tracce di sentiero o su percorso libero che transita al centro del canale che scende dalla cresta del Pizzo.
Arriviamo al lago e ci fermiamo ad ammirare questo piccolo gioiello, quindi lo costeggiamo sulla sua sinistra (catene su placche) e al termine dell'invaso scendiamo veloci puntando la strada agrisilvopastorale della val Biandino. Ormai con i piedi al sicuro, procediamo su questa strada transitando dalla chiesetta di Madonna della Neve, superaffollata dai partecipanti alla mattutina Processione. Insieme a molti di essi, con santa pazienza, ci incamminiamo verso Introbio percorrendo gli otto chilometri che ci separano dall'auto, avvalendoci ogni tanto della mulattiera che constateremo non essere una vera e propria accorciatoia, bensì un'alternativa alla strada.
Così facendo, con i piedi a pezzi, dopo aver superato il rifugio Tavecchia, il cippo Brigata Rosselli, l'agriturismo la Baita e la fontana San Carlo, dopo dieci ore e mezzo di camminata torniamo all'auto che ci attende al focoso sole della Valsassina.
Volendo evitare il tragitto al lago di Sasso, è possibile continuare sino al rifugio Santa Rita e da lì scendere per prati alla Madonna della Neve.
Tempi comprensivi di pause (un'ora circa) e dislivello relativo a qualche breve saliscendi.
Sviluppo: 28 Km; SE: 48 km circa.
Ci incamminiamo dunque verso la via strettoia al centro del paese e pieghiamo a sinistra con i segnavia che indicano il sentiero 27 della Foppabona verso il rifugio Grassi. Su lastricato procediamo spediti con pendenze sostenute inoltrandoci nel bosco di castagni e raggiungiamo la coda della processione che tuttavia ben presto ci abbandona perché scopriremo proseguire verso la Madonna della Neve in val Biandino (oggi è proprio la festa della Madonna).Noi invece deviamo a destra seguendo le indicazioni e saliamo senza tregua con forte umidità sino a raggiungere una baita ove termina una sterrata. Continuiamo a sinistra sulla mulattiera e saliamo ancora per pervenire all'affascinante passo di Pianca, un intaglio nella roccia dove in passato veniva fatto passare il bestiame per la conta. Da questo punto procediamo su un lungo traverso spesso intasato dalle felci o corrotto da pietraie ed arriviamo alla base di una dorsale che risaliamo senza tregua utilizzando circa venticinque stretti tornanti. Giunti alla parte superiore, dopo aver superato un masso segnavia, il sentiero tende a perdersi nell'erba. Occorre puntare in alto e superare due zucchi erbosi dove si incontra un abbeveratoio, dopo di che si esce sul pianoro dell'alpe di Foppabona, attualmente carica di bestiame. Puntiamo la casera, dietro la quale il sentiero ora evidente conduce in breve all'omonima bocchetta. In caso di nebbia, questa zona può provocare un certo disorientamento. Con il bel tempo, invece, dalla bocchetta il rifugio Grassi è già ben visibile, come il Pizzo dei Tre Signori che sta alla sua destra. Con un traverso arriviamo al Rifugio e procediamo su larga cresta verso la vetta. Ad un certo punto il sentiero si fa più ostico ed attrezzato sino a pervenire all'edificio sommitale che si risale con pendenze molto accentuate, sempre in cresta. L'ultima parte del tragitto è di nuovo attrezzata, faticosa ma non difficile ed adduce al famoso caminetto, un caratteristico intaglio che si risale senza difficoltà e che, in sostanza, porta in cima. Purtroppo le nuvole di calore hanno in parte celato il bellissimo panorama che si gode da questa elevazione ma non hanno impedito una felice pausa pranzo.
Grazie ai consigli di un escursionista in loco, decidiamo per un ritorno ad anello che transiti dalla val Biandino. Scendiamo allora verso il lago Inferno superando alcune placche che si potrebbero rivelare ostili in caso di bagnato e senza giungere all'invaso idrico pieghiamo su sentiero segnalato alla benemeglio verso il rifugio Santa Rita. Ben prima di raggiungerlo, tuttavia, alla bocchetta di Piazzocco, grazie ad un pannello mappa, individuiamo la via di discesa alla valle e la percorriamo. Anche qui, a causa di segnalazioni insufficienti, la scarsa visibilità potrebbe portare problemi. Per fortuna le nuvole si dissolvono e ben presto, sotto di noi, vediamo il lago di Sasso che puntiamo in discesa percorrendo tracce di sentiero o su percorso libero che transita al centro del canale che scende dalla cresta del Pizzo.
Arriviamo al lago e ci fermiamo ad ammirare questo piccolo gioiello, quindi lo costeggiamo sulla sua sinistra (catene su placche) e al termine dell'invaso scendiamo veloci puntando la strada agrisilvopastorale della val Biandino. Ormai con i piedi al sicuro, procediamo su questa strada transitando dalla chiesetta di Madonna della Neve, superaffollata dai partecipanti alla mattutina Processione. Insieme a molti di essi, con santa pazienza, ci incamminiamo verso Introbio percorrendo gli otto chilometri che ci separano dall'auto, avvalendoci ogni tanto della mulattiera che constateremo non essere una vera e propria accorciatoia, bensì un'alternativa alla strada.
Così facendo, con i piedi a pezzi, dopo aver superato il rifugio Tavecchia, il cippo Brigata Rosselli, l'agriturismo la Baita e la fontana San Carlo, dopo dieci ore e mezzo di camminata torniamo all'auto che ci attende al focoso sole della Valsassina.
Volendo evitare il tragitto al lago di Sasso, è possibile continuare sino al rifugio Santa Rita e da lì scendere per prati alla Madonna della Neve.
Tempi comprensivi di pause (un'ora circa) e dislivello relativo a qualche breve saliscendi.
Sviluppo: 28 Km; SE: 48 km circa.
Tourengänger:
rochi

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