Ai confini della Val Grande: Cima di Laurasca con circuito della Val Loana
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Un'inaspettata quanto gradita giornata libera contribuisce ad alimentare il Sacro Fuoco, pertanto ad un'ora insolitamente tarda per le mie abitudini, parto per la Val Vigezzo senza alcuna preparazione e con un'idea: la Cima della Laurasca.
Qualche piovasco sulla SS del Sempione non mi scoraggia, difatti, arrivato a Fondo li Gabbi dove parcheggio l'auto, il cielo è sufficientemente limpido e alla testata della Val Loana si presenta la mia meta esteticamente molto bella, una piramide che definirei un Monviso in miniatura.
La segnaletica è copiosamente presente e, come spesso accade in questi casi, non molto razionale. Costeggio il greto del torrente sulla sua sinistra (senso di marcia) sino ad arrivare al costone che serra la valle, quindi lo attraverso portandomi a destra dove, seguendo le indicazioni, procedo verso l'alpe Scaredi. La salita è costante ma assai camminabile perchè trattasi di un'ottima mulattiera che risale il pendio avvalendosi di dolci tornanti.
Superato il pendio giungo all'alpe Cortenuovo e continuo sul sentiero GTA per raggiungere, pochi minuti dopo, l'alpe Scaredi dotata di un bivacco. L'Alpe è giustamente definita la "porta della Val Grande", infatti sotto ad essa si apre un impressionante e sevaggissimo solco boschivo sormontato da una serie innumerevole di cime.
La Brasca (così è localmente chiamata la Laurasca) è proprio sopra di me e il suo piramidone è ora impressionante. Grazie ad un segnavia mi innesco facilmente sull'esile sentiero che scende in un valletto, supera un piccolo lago da scioglimento e comincia a salire deciso con stretti zig zag, Giunto ad un bivio proprio sotto l'edificio sommitale, è buffo constatare che tra i numerosi segnavia non ci sia quello riportante la mia meta. Ad istinto, vado a destra e sono fortunato perchè poche decine di metri oltre, una freccia indica finalmente la strada.
Risalgo nel cuore della parete tagliando diagonalmente verso sud, supero senza difficoltà alcune placche rocciose (se fosse stato bagnato le condizione sarebbero state assai diverse...) ed esco in cresta, dove la croce di vetta è visibile e vicinissima, infatti la raggiungo in breve dopo due ore dalla partenza.
E' mancata solo la vista del "mio" Monte Rosa (mancanza non da poco, tuttavia), per il resto il panorama è splendido, soprattutto verso i laghi Maggiore e d'Orta. Non essendo esperto di questi luoghi, purtroppo molte delle cime viste sono rimaste senza nome.
Uno sguardo alla sottostante Val Loana mi induce a tentare un circuito alternativo per il ritorno. Nelle mie intenzioni c'è l'idea di scendere all'alpe Cortevecchia che si trova nel fornale dell'alpe Scaredi ma sul lato opposto della valle, lato sul quale spero di trovare un sentiero tracciato.
Sulla via di salita, mi abbasso sino al predetto bivio dove devio a destra in direzione Alpe Cortechiuso. Un lungo traverso ascendente mi conduce alla bocchetta di Cortechiuso e qui mi rendo conto di aver fatto i conti senza l'oste. L'alpe Cortevecchia è sparita dalla vista e il sentiero si abbassa dalla parte opposta inoltrandosi in una valle laterale della Loana, da questa divisa da affilatissime creste.
Confidando in un aggiramento successivo scendo nello splendido vallone, abbondantemente frequentato da Camosci poco inclini a farsi fotografare e pervengo al bel pianoro dell'alpe Cortechiuso, luogo di triste vicende partigiane dove è stato da qualche tempo ricavato un comodo bivacco.
Evitando di dirigermi verso il sottostante villaggio di Finero per non dover tornare all'auto a notte fonda dopo aver usufruito di diversi mezzi pubblici, con un sospiro di sollievo intercetto una segnaletica che dirige verso una bocchetta in cresta e pertanto intuisco una possibilità di re-sconfinamento in val Loana.
Salgo alla bocchetta e procedo sulla cresta spartiacque su facile sentiero, quindi la traccia si abbassa sul versante occidentale della cima di Finero e un lungo traversa la taglia. Il traverso (un mezzo suicidio in inverno), è piuttosto stretto ma veramente mantenuto in modo eccellente con scalini e catene al solo scopo di rendere percorribile a tutti un tracciato comunque semplice in presenza di buone condizioni.
Nuova discesa ad un ulteriore bocchetta proprio sotto la cima Fornaletti che è lì ad una mezzora ma che lascio perdere perchè il tempo stringe. Prendo dunque a sinistra, discendo un ripido prato e mi immetto nel bosco ripidissimo e pertanto veloce a condurmi all'alpe Loana sulla strada dell'andata. transito in località Cascine dove una mandria di simpatici Angus è intenta al pascolo e al rinfresco e ritorno veloce a Fondo li Gabbi (detto anche Fondighebi) a ritrovare l'auto che mi attende da cinque ore e mezzo.
Il dislivello assoluto dal luogo di partenza alla cima (950 m) è incrementato dalla discesa a Cortechiuso e seguente risalita in cresta.
I passaggi T3 sono veramente rari (in condizione di asciutto e senza neve) e mai pericolosi, perciò la gita è, a mio parere, valutabile T2.
Sviluppo: 12 km; SE: 24 km.
Tempi comprensivi di circa un'ora di pause complessive.
Qualche piovasco sulla SS del Sempione non mi scoraggia, difatti, arrivato a Fondo li Gabbi dove parcheggio l'auto, il cielo è sufficientemente limpido e alla testata della Val Loana si presenta la mia meta esteticamente molto bella, una piramide che definirei un Monviso in miniatura.
La segnaletica è copiosamente presente e, come spesso accade in questi casi, non molto razionale. Costeggio il greto del torrente sulla sua sinistra (senso di marcia) sino ad arrivare al costone che serra la valle, quindi lo attraverso portandomi a destra dove, seguendo le indicazioni, procedo verso l'alpe Scaredi. La salita è costante ma assai camminabile perchè trattasi di un'ottima mulattiera che risale il pendio avvalendosi di dolci tornanti.
Superato il pendio giungo all'alpe Cortenuovo e continuo sul sentiero GTA per raggiungere, pochi minuti dopo, l'alpe Scaredi dotata di un bivacco. L'Alpe è giustamente definita la "porta della Val Grande", infatti sotto ad essa si apre un impressionante e sevaggissimo solco boschivo sormontato da una serie innumerevole di cime.
La Brasca (così è localmente chiamata la Laurasca) è proprio sopra di me e il suo piramidone è ora impressionante. Grazie ad un segnavia mi innesco facilmente sull'esile sentiero che scende in un valletto, supera un piccolo lago da scioglimento e comincia a salire deciso con stretti zig zag, Giunto ad un bivio proprio sotto l'edificio sommitale, è buffo constatare che tra i numerosi segnavia non ci sia quello riportante la mia meta. Ad istinto, vado a destra e sono fortunato perchè poche decine di metri oltre, una freccia indica finalmente la strada.
Risalgo nel cuore della parete tagliando diagonalmente verso sud, supero senza difficoltà alcune placche rocciose (se fosse stato bagnato le condizione sarebbero state assai diverse...) ed esco in cresta, dove la croce di vetta è visibile e vicinissima, infatti la raggiungo in breve dopo due ore dalla partenza.
E' mancata solo la vista del "mio" Monte Rosa (mancanza non da poco, tuttavia), per il resto il panorama è splendido, soprattutto verso i laghi Maggiore e d'Orta. Non essendo esperto di questi luoghi, purtroppo molte delle cime viste sono rimaste senza nome.
Uno sguardo alla sottostante Val Loana mi induce a tentare un circuito alternativo per il ritorno. Nelle mie intenzioni c'è l'idea di scendere all'alpe Cortevecchia che si trova nel fornale dell'alpe Scaredi ma sul lato opposto della valle, lato sul quale spero di trovare un sentiero tracciato.
Sulla via di salita, mi abbasso sino al predetto bivio dove devio a destra in direzione Alpe Cortechiuso. Un lungo traverso ascendente mi conduce alla bocchetta di Cortechiuso e qui mi rendo conto di aver fatto i conti senza l'oste. L'alpe Cortevecchia è sparita dalla vista e il sentiero si abbassa dalla parte opposta inoltrandosi in una valle laterale della Loana, da questa divisa da affilatissime creste.
Confidando in un aggiramento successivo scendo nello splendido vallone, abbondantemente frequentato da Camosci poco inclini a farsi fotografare e pervengo al bel pianoro dell'alpe Cortechiuso, luogo di triste vicende partigiane dove è stato da qualche tempo ricavato un comodo bivacco.
Evitando di dirigermi verso il sottostante villaggio di Finero per non dover tornare all'auto a notte fonda dopo aver usufruito di diversi mezzi pubblici, con un sospiro di sollievo intercetto una segnaletica che dirige verso una bocchetta in cresta e pertanto intuisco una possibilità di re-sconfinamento in val Loana.
Salgo alla bocchetta e procedo sulla cresta spartiacque su facile sentiero, quindi la traccia si abbassa sul versante occidentale della cima di Finero e un lungo traversa la taglia. Il traverso (un mezzo suicidio in inverno), è piuttosto stretto ma veramente mantenuto in modo eccellente con scalini e catene al solo scopo di rendere percorribile a tutti un tracciato comunque semplice in presenza di buone condizioni.
Nuova discesa ad un ulteriore bocchetta proprio sotto la cima Fornaletti che è lì ad una mezzora ma che lascio perdere perchè il tempo stringe. Prendo dunque a sinistra, discendo un ripido prato e mi immetto nel bosco ripidissimo e pertanto veloce a condurmi all'alpe Loana sulla strada dell'andata. transito in località Cascine dove una mandria di simpatici Angus è intenta al pascolo e al rinfresco e ritorno veloce a Fondo li Gabbi (detto anche Fondighebi) a ritrovare l'auto che mi attende da cinque ore e mezzo.
Il dislivello assoluto dal luogo di partenza alla cima (950 m) è incrementato dalla discesa a Cortechiuso e seguente risalita in cresta.
I passaggi T3 sono veramente rari (in condizione di asciutto e senza neve) e mai pericolosi, perciò la gita è, a mio parere, valutabile T2.
Sviluppo: 12 km; SE: 24 km.
Tempi comprensivi di circa un'ora di pause complessive.
Tourengänger:
rochi

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