Il mio Gaggio
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Vi confesso che questo rapporto avrebbe dovuto, nelle mie intenzioni, chiamarsi "La mia Cima dell'Uomo", ma non è andata così e tra poco capirete il perché.
Lascio Chiasso con l'ICN per Zurigo alle 07:45, arrivo a Bellinzona alle 8:33 ed ho ancora mezz'ora prima della coincidenza con il bus n°2, ne approfitto per fare un sopralluogo seguendo i primi metri del percorso n°88, la Magadino Skate, che forse un giorno mi porterà in Roller da Bellinzona a Locarno.
Arrivo così alla stazione della funivia di Monte Carasso poco prima che la folla invada l'impianto, le cabine portano solo 8 persone e se qualcuno volesse ripetere questo mio itinerario, posso vivamente consigliargli di arrivare qui di buon ora e, soprattutto, di non tardare tanto altrimenti si troverebbe davanti ad una lunga coda anche al ritorno, al capolinea di Mornera. Tra l'altro anche i parcheggi mi paiono sottodimensionati, per la mole di persone che vuole utilizzare l'impianto.
Appena scesi dalla funivia al capolinea di Mornera, si vedono subito le indicazioni per la Capanna Albagno e, poco più in alto, uno strano segnale attaccato ad un albero indica una scorciatoia rispetto al normale sentiero bianco-rosso-bianco. Dopo un primo tratto in salita, si raggiunge il bacino di Pian Nar, un luogo quasi idilliaco immerso nel verde e con un pittoresco laghetto. Da lì si riprende a salire nel bosco un po' a zig-zag, ed arrivati in quota il sentiero diventa più battuto e, seguendo la dorsale, il paesaggio diventa splendido e la vista si apre meravigliosamente sulle montagne circostanti.
Godendo di un'invidiabile pace e tranquillità, in poco tempo raggiungo la Capanna Albagno (ca. 1h20min), qui mi prendo il tempo di fare un paio di foto e di bere un po' della mia riserva d'acqua, mentre vedo il cielo diventare sempre più scuro. Alla biforcazione poco sopra la capanna, decido di rinunciare al mio programma originale: invece di provare a raggiungere la Cima dell'Uomo, decido di virare a destra e di cominciare a salire l'erta che conduce al Gaggio. Ho preso questa decisione sostanzialmente per risparmiare tempo (più di 3 ore a dar retta ai segnavia) e per prendere meno pioggia possibile, visto il colore scuro del cielo, ed anche per non arrivare tardi alla stazione della funivia: un habitué di questi luoghi mi aveva raccontato che, intorno alle quattro del pomeriggio, la funivia è presa d'assalto da una folla di gitanti ed i tempi di discesa si allungano notevolmente.
Al bivio dopo la capanna scelgo di prendere a destra, il Gaggio sarà la mia meta, è deciso. Ho letto varie relazioni qui su HIKR anche su questa montagna, tra cui quelle di
GIBI e Amedeo e quella di
igor, (che mi fa un po' vergognare, dato che lui ha fatto a piedi anche il tratto che io ho percorso in funivia) e penso che anche quest'altra cima mi darà tante soddisfazioni, nonostante avrei sicurmente preferito aggiungere 100 mt in più di dislivello al mio modesto palmarès escursionistico. La salita comincia subito con buona pendenza, il sentiero è ben marcato ma ciò non toglie che un grosso ciottolo, calpestato maldestramente dal mio piede, rimbalzi direttamente sul mio stinco destro. Stringo i denti, ormai il più è fatto, ed in un tempo abbastanza breve (ca 1h) raggiungo la vetta. Il tempo decisamente non è dei migliori, si sente anche qualche goccia cadere (ed in cima mi coprirò con una giacca a vento leggera), ma anche oggi si distinguono il Pizzo di Claro, che mi piacerebbe affrontare uno di questi giorni, la val Mesolcina (ed anche qui...); in un altra giornata avrei potuto scorgere anche il Rheinwaldhorn, ma le nuvole oggi lo nascondono abbastanza bene.
Quasi mi commuovo osservando dall'alto lo svincolo autostradale di Bellinzona: quanti ricordi legati a queste strade! Giravo per l'A13 e il passo del San Bernardino quando, tra il 90 e il 93, me ne andavo in Polonia (paese che ancora oggi un po' mi è rimasto nel cuore) per incontrarmi con il mio folle amore, KK, poi quando la storia tra noi due finì in malo modo, continuai a percorrere quell'autostrada per andare verso la Allgaeu: a furia di passarci mi ero fatto parecchi amici tra Isny e Leutkirch. Invece la direzione A2, quella che va verso il Gottardo, mi ha aperto la via della Francia, e perdendomi gioiosamente tra Alsazia e Lorena, ho imparato un'altra lingua che oggi mi da grandi soddisfazioni grazie ad una letteratura che adoro: Hugo, Balzac, Gide, Proust, Camus... Che gioia per la mente e per il cuore! Davvero, uno svincolo autostradale può diventare un luogo fondamentale, nella vita di un uomo!
Mi rilasso sotto la croce di vetta, mangio i miei biscotti Bio con grande appetito, e ripenso a tutti i chilometri che ho macinato con la mia vecchia Peugeot, percorrendo i 1200 km che separano Milano da Wroclaw; ma è inutile rimuginare il passato quando il presente è sicuramente migliore!
È venuto il momento di rientrare e comincio la discesa verso la capanna Albagno e, anche stavolta, non mi accorgo di una pietra ben celata da dei ciuffi d'erba: risultato una seconda dolorosa botta sullo stesso stinco di prima, il destro. Doppiamente stringo i denti, raggiungo la Capanna e poi, attraverso il comodo sentiero, raggiungo piuttosto rilassato, nonostante lo stinco dolorante, la stazione della funivia, ripassando dalle "chiare fresche e dolci acque" del Pian Nar. A Mornera simpatizzo con una coppia di Como che legge HIKR per documentarsi: spero di non averli delusi con questa mia relazione e con le mie foto.
Lascio Chiasso con l'ICN per Zurigo alle 07:45, arrivo a Bellinzona alle 8:33 ed ho ancora mezz'ora prima della coincidenza con il bus n°2, ne approfitto per fare un sopralluogo seguendo i primi metri del percorso n°88, la Magadino Skate, che forse un giorno mi porterà in Roller da Bellinzona a Locarno.
Arrivo così alla stazione della funivia di Monte Carasso poco prima che la folla invada l'impianto, le cabine portano solo 8 persone e se qualcuno volesse ripetere questo mio itinerario, posso vivamente consigliargli di arrivare qui di buon ora e, soprattutto, di non tardare tanto altrimenti si troverebbe davanti ad una lunga coda anche al ritorno, al capolinea di Mornera. Tra l'altro anche i parcheggi mi paiono sottodimensionati, per la mole di persone che vuole utilizzare l'impianto.
Appena scesi dalla funivia al capolinea di Mornera, si vedono subito le indicazioni per la Capanna Albagno e, poco più in alto, uno strano segnale attaccato ad un albero indica una scorciatoia rispetto al normale sentiero bianco-rosso-bianco. Dopo un primo tratto in salita, si raggiunge il bacino di Pian Nar, un luogo quasi idilliaco immerso nel verde e con un pittoresco laghetto. Da lì si riprende a salire nel bosco un po' a zig-zag, ed arrivati in quota il sentiero diventa più battuto e, seguendo la dorsale, il paesaggio diventa splendido e la vista si apre meravigliosamente sulle montagne circostanti.
Godendo di un'invidiabile pace e tranquillità, in poco tempo raggiungo la Capanna Albagno (ca. 1h20min), qui mi prendo il tempo di fare un paio di foto e di bere un po' della mia riserva d'acqua, mentre vedo il cielo diventare sempre più scuro. Alla biforcazione poco sopra la capanna, decido di rinunciare al mio programma originale: invece di provare a raggiungere la Cima dell'Uomo, decido di virare a destra e di cominciare a salire l'erta che conduce al Gaggio. Ho preso questa decisione sostanzialmente per risparmiare tempo (più di 3 ore a dar retta ai segnavia) e per prendere meno pioggia possibile, visto il colore scuro del cielo, ed anche per non arrivare tardi alla stazione della funivia: un habitué di questi luoghi mi aveva raccontato che, intorno alle quattro del pomeriggio, la funivia è presa d'assalto da una folla di gitanti ed i tempi di discesa si allungano notevolmente.
Al bivio dopo la capanna scelgo di prendere a destra, il Gaggio sarà la mia meta, è deciso. Ho letto varie relazioni qui su HIKR anche su questa montagna, tra cui quelle di


Quasi mi commuovo osservando dall'alto lo svincolo autostradale di Bellinzona: quanti ricordi legati a queste strade! Giravo per l'A13 e il passo del San Bernardino quando, tra il 90 e il 93, me ne andavo in Polonia (paese che ancora oggi un po' mi è rimasto nel cuore) per incontrarmi con il mio folle amore, KK, poi quando la storia tra noi due finì in malo modo, continuai a percorrere quell'autostrada per andare verso la Allgaeu: a furia di passarci mi ero fatto parecchi amici tra Isny e Leutkirch. Invece la direzione A2, quella che va verso il Gottardo, mi ha aperto la via della Francia, e perdendomi gioiosamente tra Alsazia e Lorena, ho imparato un'altra lingua che oggi mi da grandi soddisfazioni grazie ad una letteratura che adoro: Hugo, Balzac, Gide, Proust, Camus... Che gioia per la mente e per il cuore! Davvero, uno svincolo autostradale può diventare un luogo fondamentale, nella vita di un uomo!
Mi rilasso sotto la croce di vetta, mangio i miei biscotti Bio con grande appetito, e ripenso a tutti i chilometri che ho macinato con la mia vecchia Peugeot, percorrendo i 1200 km che separano Milano da Wroclaw; ma è inutile rimuginare il passato quando il presente è sicuramente migliore!
È venuto il momento di rientrare e comincio la discesa verso la capanna Albagno e, anche stavolta, non mi accorgo di una pietra ben celata da dei ciuffi d'erba: risultato una seconda dolorosa botta sullo stesso stinco di prima, il destro. Doppiamente stringo i denti, raggiungo la Capanna e poi, attraverso il comodo sentiero, raggiungo piuttosto rilassato, nonostante lo stinco dolorante, la stazione della funivia, ripassando dalle "chiare fresche e dolci acque" del Pian Nar. A Mornera simpatizzo con una coppia di Como che legge HIKR per documentarsi: spero di non averli delusi con questa mia relazione e con le mie foto.
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