Monte Stabbiello m.2116
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Poncione
Pasqua con giornata assolutamente variabile e imprevedibile, scegliamo una meta che le nuvole in loco però ci convingono a rinviare a data da destinarsi... vediamo però un bello spiraglio in Val Cavargna e visto che siamo in zona la decisione è presto presa pur ignorando ancora cosa combineremo. Neve in quota non ce n'è poi moltissima, ma siamo senza attrezzatura adeguata: male che vada ci inventeremo un giretto senza meta. Il Pizzo di Gino è in queste condizioni assolutamente inespugnabile, ma tutt'intorno è comunque una bella corona di vette arrotondate dove ampie zone prative sono soltanto in parte ricoperte di neve. Già alla partenza da Finsuè di Cavargna c'è un vento forte e gelido che ci accompagnerà con rare soste per l'intera giornata: la Val Cavargna crea una serie di correnti fredde davvero insidiose, ma man mano che ci spostiamo lato monte comincia a dare un po' di tregua. Giungiamo con un breve traverso nevoso su sentiero all'Alpe Stabbiello, isolata in un'ampia conca racchiusa tra lo Stabbiello, la Cima della Valletta e il Motto della Tappa. Qui giunti ci rendiamo conto che salire su una di queste cime sarà assai arduo in queste condizioni, visti i "muri" quasi completamente nevosi che ci circondano: ma dopo uno spuntino rigenerante le idee si chiariscono.
Ale va in esplorazione verso l'aspro pendio sovrastante l'alpe, il quale può essere l'unico accesso ai piani alti alla nostra portata, a lui la parola: froloccone Dall'alpe individuo un canale e ben presto mi trovo a "ravanare" tra roccette ,ghiaccio e rododendri e proprio grazie a quest'ultimi,saggiandone la tenuta ogni volta, comincio a salire quasi in verticale e in esposizione fino a quando incontro una serie continua di rocce , individuate prima,sentendomi subito più a mio agio,infatti con le mani sulla roccia comincio a salire più facilmente e mi ritrovo così,sulla bella dorsale di salita dello Stabbiello. Ora tocca a Emiliano...
Poncione Seguo le tracce di Ale sino al ripidissimo e scosceso canale misto da lui scelto, ma non sono convintissimo della sua via, pertanto proseguo con un lungo traverso su ottima neve portante in direzione N sino a un accenno di pendio con rocce ed erba, il quale mi fa guadagnare quota rapidamente sino a raggiungere ancora la neve: ora salgo la ripida china, con neve quasi sempre ottima, finchè il pendio diventa ripidissimo, costringendomi a fermarmi poco sotto l'agognata cresta che intanto Ale ha raggiunto. Non manca poi molto... ci sarebbe da traversare stavolta a sinistra (S) in risalita con una neve fattasi durissima benchè non ghiacciata, ma preferisco gradinare e puntare ancora in alto nonostante la pendenza quasi impossibile: il rischio è notevole perchè un'eventuale scivolata sarebbe difficile da fermare, ma riesco a toccare la roccia e l'erba, alle quali fiduciosamente m'aggrappo traversando diagonalmente. Con tecnica molto personale ma efficace vinco comunque il non banale passaggio e raggiungo Ale in cresta: siamo consci entrambi d'aver corso un bel rischio, ma sappiamo che fatto questo il resto sarà più semplice.
Nonostante l'adrenalina accumulata ci faccia sentire oltremodo la salita residua, i ripidi pendii erbosi che adducono allo Stabbiello non offrono particolari difficoltà e la vetta è raggiunta. C'è un po' di vento e non sostiamo molto, ma il panorama davvero sontuoso su cime vicine e lontane ci convince d'aver fatto un'ottima scelta nonostante i rischi. Il pendio non c'impone di tornare all'alpe, ma prosegue oltre riportandoci piuttosto agevolmente sul sentiero di salita: giunti a un classico "pianoro della meditazione" con grossi massi ci gustiamo il nostro pranzo sotto l'imponente e slanciata guglia del Pizzo di Gino, finchè ristorati dalla tanta bellezza offerta dalla Val Cavargna torniamo a Finsuè, dove il giro ha termine.
Davvero una bella cima lo Stabbiello, la quale vinta a questo modo ci resterà in mente ancora un bel po' di tempo: salita inoltre utilissima per capire bene anche la complicata orografia di questa valle e delle cime che la circondano. Grazie ad Ale per la compagnia... non vorrei annoiare, ma... avanti così. ;)
NB. Come difficoltà indico T3, specificando che va intesa come "media": T2 fino all'Alpe, T5 (se non qualcosina in più) le nostre rispettive salite in cresta e T3 il pendio finale.
froloccone
Bella e selvaggia,la Val Cavargna è stata una buona alternativa..........Il Ginone in primo piano era il protagonista, ma anche queste vette minori hanno il loro perchè,soprattutto dal punto di vista panoramico.
Bisogna tornarci!!!!!!
Pasqua con giornata assolutamente variabile e imprevedibile, scegliamo una meta che le nuvole in loco però ci convingono a rinviare a data da destinarsi... vediamo però un bello spiraglio in Val Cavargna e visto che siamo in zona la decisione è presto presa pur ignorando ancora cosa combineremo. Neve in quota non ce n'è poi moltissima, ma siamo senza attrezzatura adeguata: male che vada ci inventeremo un giretto senza meta. Il Pizzo di Gino è in queste condizioni assolutamente inespugnabile, ma tutt'intorno è comunque una bella corona di vette arrotondate dove ampie zone prative sono soltanto in parte ricoperte di neve. Già alla partenza da Finsuè di Cavargna c'è un vento forte e gelido che ci accompagnerà con rare soste per l'intera giornata: la Val Cavargna crea una serie di correnti fredde davvero insidiose, ma man mano che ci spostiamo lato monte comincia a dare un po' di tregua. Giungiamo con un breve traverso nevoso su sentiero all'Alpe Stabbiello, isolata in un'ampia conca racchiusa tra lo Stabbiello, la Cima della Valletta e il Motto della Tappa. Qui giunti ci rendiamo conto che salire su una di queste cime sarà assai arduo in queste condizioni, visti i "muri" quasi completamente nevosi che ci circondano: ma dopo uno spuntino rigenerante le idee si chiariscono.
Ale va in esplorazione verso l'aspro pendio sovrastante l'alpe, il quale può essere l'unico accesso ai piani alti alla nostra portata, a lui la parola: froloccone Dall'alpe individuo un canale e ben presto mi trovo a "ravanare" tra roccette ,ghiaccio e rododendri e proprio grazie a quest'ultimi,saggiandone la tenuta ogni volta, comincio a salire quasi in verticale e in esposizione fino a quando incontro una serie continua di rocce , individuate prima,sentendomi subito più a mio agio,infatti con le mani sulla roccia comincio a salire più facilmente e mi ritrovo così,sulla bella dorsale di salita dello Stabbiello. Ora tocca a Emiliano...
Poncione Seguo le tracce di Ale sino al ripidissimo e scosceso canale misto da lui scelto, ma non sono convintissimo della sua via, pertanto proseguo con un lungo traverso su ottima neve portante in direzione N sino a un accenno di pendio con rocce ed erba, il quale mi fa guadagnare quota rapidamente sino a raggiungere ancora la neve: ora salgo la ripida china, con neve quasi sempre ottima, finchè il pendio diventa ripidissimo, costringendomi a fermarmi poco sotto l'agognata cresta che intanto Ale ha raggiunto. Non manca poi molto... ci sarebbe da traversare stavolta a sinistra (S) in risalita con una neve fattasi durissima benchè non ghiacciata, ma preferisco gradinare e puntare ancora in alto nonostante la pendenza quasi impossibile: il rischio è notevole perchè un'eventuale scivolata sarebbe difficile da fermare, ma riesco a toccare la roccia e l'erba, alle quali fiduciosamente m'aggrappo traversando diagonalmente. Con tecnica molto personale ma efficace vinco comunque il non banale passaggio e raggiungo Ale in cresta: siamo consci entrambi d'aver corso un bel rischio, ma sappiamo che fatto questo il resto sarà più semplice.
Nonostante l'adrenalina accumulata ci faccia sentire oltremodo la salita residua, i ripidi pendii erbosi che adducono allo Stabbiello non offrono particolari difficoltà e la vetta è raggiunta. C'è un po' di vento e non sostiamo molto, ma il panorama davvero sontuoso su cime vicine e lontane ci convince d'aver fatto un'ottima scelta nonostante i rischi. Il pendio non c'impone di tornare all'alpe, ma prosegue oltre riportandoci piuttosto agevolmente sul sentiero di salita: giunti a un classico "pianoro della meditazione" con grossi massi ci gustiamo il nostro pranzo sotto l'imponente e slanciata guglia del Pizzo di Gino, finchè ristorati dalla tanta bellezza offerta dalla Val Cavargna torniamo a Finsuè, dove il giro ha termine.
Davvero una bella cima lo Stabbiello, la quale vinta a questo modo ci resterà in mente ancora un bel po' di tempo: salita inoltre utilissima per capire bene anche la complicata orografia di questa valle e delle cime che la circondano. Grazie ad Ale per la compagnia... non vorrei annoiare, ma... avanti così. ;)
NB. Come difficoltà indico T3, specificando che va intesa come "media": T2 fino all'Alpe, T5 (se non qualcosina in più) le nostre rispettive salite in cresta e T3 il pendio finale.
froloccone
Bella e selvaggia,la Val Cavargna è stata una buona alternativa..........Il Ginone in primo piano era il protagonista, ma anche queste vette minori hanno il loro perchè,soprattutto dal punto di vista panoramico.
Bisogna tornarci!!!!!!
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