Pizzo dell'Uomo: sperone centrale (2650 m) - SKT
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La relativa mancanza di neve se non a quote molto elevate, l’avvicinarsi ormai prossimo del solstizio d’inverno e la percorribilità incondizionata della strada del Lucomagno sono, a mio giudizio, tre buone ragioni per tornare nuovamente in zona: questa volta la meta è il Pizzo dell’Uomo. Dopo l’ormai remota salita con gli sci alla sua anticima nord e dopo quella estiva, anche’essa non recente, alla cima principale in compagnia di Zaza (concatenata al Pizzo Colombe), sarebbe il momento buono per tornare sulla vetta, ma stavolta con gli sci. Un piccolo errore di valutazione mi fa però scoprire un nuovo picco, posizionato tra l’anticima nord e la vetta principale (più prossimo a quest’ultima). Si tratta dello sperone immediatamente a NNE della vetta, molto marcato se visto dalla Val Termine, quasi invisibile invece dalla Valle Santa Maria. Sulla CNS è riconoscibile perché si trova proprio sopra il secondo “6” della quota 2663 della vetta, e si sostanzia in una grande “V” grazie ai suoi costoni NNW e NNE.
Dal Passo dell’Uomo (o poco prima, cioè dal cartello che reca “Val Termine”, P. 2198 m) non è facilmente riconoscibile quale sia la cima effettiva: abituato a non avere aiutini da tracce precedenti, preferisco tenere una posizione centrale nella salita verso il Pizzo dell’Uomo, e questo si rifletterà anche nella cima raggiunta.
Dai passaggi molto facili della parte inferiore, trovo poi cospicue inclinazioni nella zona superiore; ma con l’ausilio dei rampanti, visto che la neve è quasi sempre una lastra ghiacciata, raggiungo la cima di questo sperone senza dover fare spallaggio.
Riguardo alla difficoltà: mi permetto di quotare AD in relazione a questo ultimo tratto poiché rispetto alla montagna dirimpettaia, il Piz Rondadura (nella pala finale ufficialmente quotato AD-), qui c’è una pendenza leggermente più marcata; per cui non è difficile trarre le opportune conclusioni.
Com’è, come non è, la punta raggiunta è davvero affilata: la difficoltà maggiore sta nel cambiare assetto senza farsi scappare gli sci e senza rischiare di abbattere le cornici già cospicuamente presenti. Verso il Lucomagno c’è un salto di roccia; lo stesso in direzione della cima principale. Solo dalla parte dell’anticima nord il pendio è un po’ più accettabile (ed infatti passa di qui la via di salita).
Scesa la pala terminale, sarebbe anche possibile ripellare e rivolgersi alla cima principale: ma per oggi sono contento di questo “picco centrale”. Per l’altra vetta mi riservo di tornare più avanti, con neve migliore e con temperature più abbordabili (temperatura alla partenza: -6°; all’arrivo: -1°; durante la salita, tutta rivolta a N e senza un raggio di sole se non in cima, presumibilmente sempre inferiore ai -6° della partenza; la discesa, salvo una breve eccezione al Passo dell’Uomo, anch’essa sempre all’ombra).
La neve: dura, ventata, cartonata, soffiata; anche ghiaccio vivo sulla stradina che costeggia il lago. Insomma, un mix non troppo entusiasmante.
Però… però…, questo corno rivolto al cielo, a metà strada tra le due cime, mi ha colpito ed affascinato. Assolutamente non male… davvero una bella sorpresa.
Per concludere, solo tre parole sul Pizzo dell’Uomo visto oggi: breve ma intenso!

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