Pizzo Formico 1636 m

Ieri non ci siamo fatti mancare nulla, dislivello, km e ore in montagna per cui oggi giornata più tranquilla. Il Pizzo Formico fa al caso nostro, sono anni che non ci andiamo e poi questa volta vogliamo partire da Clusone, m’incuriosisce il tratto di sentiero con le sculture prima del rifugio San Lucio.

Lasciamo l’auto nel piccolo posteggio al tornante della strada per il rifugio San Lucio. Il sentiero parte da qui. Ci sono due possibilità, scegliamo di salire con la direttissima che si unisce a quella più tranquilla poco prima della zona con le sculture.

Il sentiero sale ripido e con solo brevi tratti un po’ meno ripidi, ma sono 300 m e si possono sopportare. Al cartello che vieta la discesa a moto e cavalli svoltiamo a dx e poco dopo a sx dove nel bosco oltre agli innumerevoli funghi intagliati ci sono altre sculture, alcune inerenti alla vita nel bosco altre meno, alcune ben fatte altre molto meno comunque un bel percorso. Arriviamo al rifugio San Lucio forse non proprio con il sentiero ufficiale ma seguendo una traccia ben evidente che probabilmente una volta era una mulattiera.

Dietro la chiesetta, parte il sentiero per il Pizzo Formico. Anni fa non c’erano molte indicazioni e ricordo che avevamo fatto un po’ di svarioni. Il sentiero all’inizio si sposta nella direzione opposta alla cima, già ben visibile, veramente già si vede da Clusone e, dopo aver superato dei bei prati, rientra nel bosco. Un lungo traverso raggiunge i piedi della cima nei pressi dell’ex Capanna Ilaria. Ancora un breve tratto di più ampio respiro e poi su più ripidi fino alla croce.

Oggi c’è parecchia gente in giro, come essere in Grigna. Il motivo potrebbe essere la messa che stanno per celebrare, forse in ricordo di qualcuno. Alle 11,00 inizia e poco dopo noi cominciamo la discesa sul versante opposto.

Raggiungiamo la sterrata, svoltiamo a sx e poco dopo imbocchiamo una traccia di auto a dx che attraversa i prati. Il nostro obiettivo è raggiungere la dorsale per il rifugio Parafulmine. Dalla cima però abbiamo visto che i prati sono tagliati da due solchi per cui dobbiamo trovare i punti migliori dove passarli. Il primo passaggio era già evidente dalla cima, quella traccia di auto appunto, il secondo rimane un mistero. Raggiungiamo il secondo, lo seguiamo in salita fino a trovare il punto di passaggio. Siamo ora sulla dorsale giusta, la risaliamo e poco dopo notiamo una cagnetta. Ci avviciniamo, un'annusatina a tutti e tre dopo di che mi si attacca alle gambe. E’ parecchio spaventata e tra una carezza e l’altra cerchiamo di telefonare al numero sul collare. Il proprietario ci risponde e ci conferma che era appena sceso alla macchina per lasciare il fucile per poi risalire a cercarla. Ci mettiamo quindi d’accordo per trovarci al rifugio. Andrea la lega con un cordino. Ora sembra più tranquilla e ci segue buona buona. Giunti al rifugio per nostra fortuna non ci sono cani attaccabrighe anche se ce ne sono parecchi, la leghiamo alla staccionata e ci mettiamo in attesa e visto che è anche ora, facciamo la nostra sosta pranzo. Poco dopo arriva il padrone, ci spiega cos'è successo, ringrazia e speriamo che lo spavento le sia stato di lezione poiché sembra sia sua abitudine prendere e andarsene per i fatti suoi!

Ripartiamo anche noi, scendiamo alla Cappelletta dei Morti, imbocchiamo il sentiero in leggera salita che ci porta alla selletta tra la Montagnina e il Monte Fogarolo dove abbiamo il piacere di incontrare tre amici del Cai di Villa Carcina.

Mentre sostiamo in chiacchiere Andrea scalpita, vuole un’altra cima e visto che la sosta si prolunga decide per un salto al Fogarolo, ma, quasi quasi…io dietro…beh sono cinque minuti di salita e di certo il Fogarolo non è una cima, il tempo di fare una foto e siamo di nuovo alla selletta. Scendiamo tutti insieme. Ancora qualche numero di equilibrismo nel fango, e al bivio per San Lucio decidiamo per il Sentiero delle Ore. All’inizio non sembra essere stata una grande idea, scende ripido e ancora fango e fango, radici scivolose ormai siamo diventati degli equilibristi da circo! Poi migliora. Raggiungiamo la località Pianoni e in breve siamo al rifugio San Lucio. Dato che è presto facciamo una sosta caffè e torta dopo di che ci dividiamo. Noi abbiamo ancora una mezz’oretta di discesa. Il sentiero più tranquillo è sì meno ripido ma più scassato. Poco prima di Clusone troviamo un altro cane solitario ma questo ha più l’aria di essere stato abbandonato. Ci segue fino al posteggio e dopo aver tentato inutilmente di salire nel bagagliaio ci abbandona.

A fine giornata il commento di Marco è stato “che strano togliersi gli scarponi e vederli, era un po’ che non succedeva!” Effettivamente ancora non ci eravamo adeguati al cambio dell’ora!

Poge: viva il Fogarolo ....