Cima dei Cogn (3062 m) – Cima Rossa (3161 m) – Piz Piotta (3121 m)
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Nonostante sia cosa nota che il dislivello per la sola Cima dei Cogn si avvicini ai 2000 metri, proprio per evitare di portare il computo complessivo a 4000 o addirittura a 6000 metri in caso di tre uscite separate, decido di concatenare le tre vette, aggiungendo alla predetta Cima dei Cogn anche la Cima Rossa ed il Piz Piotta. Scelta ragionevole, ma pur sempre una mazzata.
Parto da Dandrio e, dopo aver raggiunto Fontanè su strada sterrata, salgo sul sentiero non segnalato ufficialmente ma ottimamente curato (è comunque presente un'indicazione dipinta su di un masso; una freccia rossa con la scritta gialla "Piotta") che via Soregn porta all’incantevole Alpe di Piotta. Già questo luogo magico da solo vale la gita.
Proseguo poi un po’ nell’imbuto sovrastante, fino al momento di guadagnare la cresta in località Pian Bògia. Seguendo tracce di animali mi sposto poi anche sul lato di Val Malvaglia, estremamente ripido e scosceso (1000 e più metri di salto fino a Dandrio). La soluzione migliore è però restare sempre in cresta: più panoramica, più sicura. Proseguo così sempre su questa cresta fino a piegare verso Est in direzione del P. 2832, unico passaggio accettabile dalla conca dell’Alpe di Piotta a quella del Piano della Parete.
L’idea originaria di descrivere un ampio semicerchio in modo da non perdere quota si rivela di difficile attuazione (non impossibile ma inutilmente faticosa): scendo allora fino ai pianori inferiori – pur non andando a toccare il punto di minima 2696 posizionato sul limite del baratro sopra le cascate del Ri della Fürbeda – per poi risalire in direzione della cresta W della Cima dei Cogn.
Raggiungo la cresta poco oltre il P. 2925, e la percorro in direzione della vetta. Bisogna aiutarsi ogni tanto con le mani, ma in complesso la F del Brenna è veritiera. Raggiungo la vetta – delle tre è quella a cui tenevo maggiormente, ammirata più volte da lontano e da vicino – con una meteo ancora quasi totalmente cristallina, anche se i primi banchi di nebbia cominciano a salire dalla Val Calanca.
Riparto quasi subito per la cresta N, molto facile, in direzione della Bocchetta della Cima Rossa. Dopo averla raggiunta ricomincio a salire sul versante S della Cima Rossa raggiungendo il Filo Rosso (cioè la cresta SSE) più o meno a metà, dopo essermi lasciato sulla mia destra il bastione di quota 2961 ed alcune torrette successive. Il Brenna dice: “Si segue quindi con percorso logico tutta la lineare cresta, evitando ora a destra, ora a sinistra alcuni ripidi tratti rocciosi (del resto superabili con non facile scalata). In particolare, poco prima dell’edificio sommitale, c’è da risalire con prudenza a destra del filo di cresta una specie di camino di una decina di metri con roccia un po’ friabile (II)”. Rispetto alle parole del Brenna, “il camino” (se tale lo si può definire) arriva molto in anticipo rispetto alla vetta. Meglio così, almeno gli ultimi minuti si percorrono in tranquillità…
In vetta faccio l’unico incontro di giornata, con un ragazzo della zona (saprò poi dal libro di vetta che il suo nome è Alessandro). Riguardo alla via di discesa – la nebbia intanto sta crescendo – sostiene che costeggiare la cresta WSW non dia problemi e che non ci siano salti di roccia, ma solo un’infinita ganna…
Dopo i saluti e la firma del libro di vetta, contenuto in una scatola attaccata alla croce, mi dirigo verso il Piz Piotta. La cresta è molto facile, se si esclude una cengetta rocciosa sovrastata da un tettuccio che mi obbliga a disfarmi dello zaino e della borsa della fotocamera per poter passare. Al ritorno supererò questa cengia rocciosa dal basso: un passaggio leggermente delicato (la roccia è umida e fredda) ma meno complicato. In pochi minuti sono al torrione sommitale del Piz Piotta, che si supera traversando verso la Calanca e risalendo poi verso sinistra. Anche qui, come sulla Cima dei Cogn e sulla Cima Rossa (che però presentava anche una croce), campeggia un bell’omone di pietra.
Per il ritorno ripercorro il filo di cresta fino ad intravedere (tra la nebbia) la vetta della Cima Rossa. Poi scendo, ma devo risalire visto che un salto di roccia impedisce di procedere (un sentore di come sarà la discesa sul versante WSW della Cima Rossa…). Oltrepassata la fascia rocciosa inizio la discesa su ganna. In prossimità dei torrioni della cresta WSW (dove vado anche a controllare come sarebbe un'eventuale discesa verso S sul Piano della Parete: troppo ripida ed esposta…) devo affrontare un passaggio obbligato in un ripido canalino, alla cui base c’è del ghiaccio. A proposito di questo tratto il Brenna si esprime così: “C’è da superare una modesta fascia rocciosa un po’ arcuata nel suo punto manifestamente più facile posto sulla sinistra (passaggi di II)”. Passo il canalino, scendo su terreno sempre delicato (franoso e con emergenze rocciose, oltre che freddo) e poi approfitto di un bel nevaio per accelerare le operazioni. Altri passaggi più semplici ma sempre da effettuare con prudenza mi portano poi alle Tane Russei, da cui, con più fiducia, raggiungo Pian Bògia. Finalmente qui posso rilassarmi con una bella birra (sono al limite della disidratazione e non ho ancora mangiato nulla pur essendo già le 15.30 inoltrate).
Terminata la pausa continuo la discesa su terreno libero fino all’Alpe di Piotta, dove reincontro il sentiero del mattino che seguo fino a Dandrio.
Creste selvagge, conche favolose, dirupi raggelanti: uno scenario di assoluta bellezza per queste montagne che richiedono comunque un bel tributo di fatica. Ma ne vale la pena.
Tempi:
Dandrio – Cima dei Cogn: 5 ore e 15’
Cima dei Cogn – Cima Rossa: 1 ora e 30’
Cima Rossa – Piz Piotta: 15’
Piz Piotta – Dandrio (via Ganne d. Marcia e Tane Russei) : 4 ore e 15’
Specchietto riassuntivo delle difficoltà:
Cima dei Cogn, cresta W |
F / I |
Cima dei Cogn, cresta N |
T4 |
Cima Rossa, cresta SSE |
PD- / II |
Cima Rossa, cr. NNE (Piz Piotta cr. SSW) |
F / I |
Cima Rossa, versante WSW |
PD / II |

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