3 x 3000 Malvaglia e tentato concatenamento con gli altri 7
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Il mio è stato un ambiziosissimo progetto: il concatenamento dei 10 tremila della Val Malvaglia in un unico giorno. Era da tempo che intendevo recarmi in Val Malvaglia ma la neve caduta nei giorni precedenti ha resistito al rialzo termico e ha rallentato la nostra andatura facendo sfumare, via via che trascorrevano le ore, la speranza di una sua perlomeno mezza realizzazione.
Con me Deborah, non la mia
debbee, ma un contatto del gruppo Facebook "3000 climbing ticinesi", dove ho chiesto se qualcuno volesse partecipare.
Deborah, ostinata come me, ha condiviso con entusiasmo questo bel tentativo.
Cosa abbiamo fatto 18 ore lassù e cosa non ha funzionato ?
Siamo ascesi nel profondo della notte e nella nebbia e siamo riusciti senza difficoltà a conquistare la Cima dei Cogn e la Cima Rossa sebbene la neve ci abbia già rallentato parecchio.
Su quello che pensavamo fosse il tratto più semplice, quello per il Piz Piotta, abbiamo commesso un errore e trovato anche molta neve.
Il vero problema però è stato il Fraciòn. Inespugnabile ci ha "detto" di non passare. E noi gli abbiamo dato retta. Tuttavia non senza provare ad aggirarlo dal Passo di Stabi.
La cresta innevata l'avevamo scartata. Ma il Passo non siamo proprio riusciti a valicarlo.
Pertanto ci siamo portati a casa: un'alba spettacolare, 3 tremila, un'ampia ravanata, rispetto, timore e ammirazione per queste montagne e una divertente sfacchinata in compagnia.

Il momento più bello - mai vista un'alba così
Descrizione
Cima dei Cogn (3063 m)
L'aspetto interessante è stata la cresta che collega Alpe Piotta alla bocchetta q.2830 m (Anta della Parete)
Sveglia alle 00.15 e colazione. Ritrovo a Lugano alla 01.30.
Deborah ed io non ci conosciamo per cui abbiamo un'ora di viaggio fino a Fontané per cominciare ad interagire. Argomento principale ovviamente cosa sarà: la montagna.
A Fontané troviamo uno spiazzo adibito a parcheggio. Sotto la macchina ripongo 2 birre per il ritorno.
Senza attraversare il ponte sulla sinistra passiamo davanti alla casa e, dopo di questa, sulla destra inizia il sentiero.
Questo è sempre piuttosto evidente anche di notte e guadagna quota in modo gradevole fino all'Alpe Piotta dove alle 04.20 ci prendiamo una brevissima pausa. Siamo nella nebbia ed è freddo.
Ora risaliamo i prati in direzione sud-est spostandoci vieppiù a destra. Come suggerito da
m323, abitante della valle che conosce bene queste zone, puntiamo la cresta che risulterebbe più facile e agevole. Così nella fitta nube di nebbia, dopo una breve salita ripida, siamo sulla cresta. Ci aspettano diverse centinaia di metri di dislivello da percorrere sul filo. Talvolta ci sono torrette da aggirare o da arrampicare ma non ci sono difficoltà. Intorno è tutto bianco, quasi surreale, ma verso quota 2400 la cappa si assottiglia e intravvediamo la luna e le cime. È spettacolare.
Sopra i 2600 m la cresta rimane più a destra e precipita verticalmente sul versante di Fontané. Si segue un pendio di roccette.
Qui rallentiamo perchè veniamo sorpresi da un'alba di rara bellezza. Pertanto continuiamo a voltarci e a scattare fotografie.
Davanti a noi svetta la Cima Rossa da cui si snoda la sua cresta W/SW. La bocchetta da superare quotata 2830 m si situa lungo quella cresta nel punto in cui si orienta completamente ad ovest.
Tale punto si chiama in hikr "Anta della Parete".
Sono le 07.30, ora scolliniamo su un pendio erboso. Perdiamo forse 60 metri. Procediamo nel piatto per dirigerci verso la Bocchetta della Cima Rossa, quella che separa le 2 vette, ma anche la Val Malvaglia dalla Calanca.
La cresta nord della Cima dei Cogn è facile, o PD-. Tuttavia con la neve siamo lenti, si sprofonda, le rocce gelate sono insidiose. La parte finale è ripidella e noi abbiamo lasciato zaini e ramponi in bocchetta. Ma saliamo in vetta senza troppe acrobazie.
Vista superba: un mare immenso di nebbia nel quale avanzano fuori tutte le cime superiori ai 2400 m circa. Davanti a noi il gruppo dei Torrent.
Sono le 08.50.
È come se avessimo dormito in vetta ed ora iniziasse una giornata di creste: questo è il nostro sentimento.
Vista verso sud dalla Cima dei Cogn
Cima Rossa (3161 m)
Scendiamo in bocchetta e mangiamo. Quindi affrontiamo l'aerea cresta sud della Cima Rossa. 180 metri di dislivello.
Tramite una pietraia si risale il pendio a destra e ci si porta sul filo che si tiene per un po'. Poi si risale un camino (II) e si aggirano alcuni ostacoli portandosi in vetta.
Quello che abbiamo pensato di questa montagna è che non è per niente banale. La cresta sud non è difficile ma va seguita con serietà. Alcuni passaggi sono esposti.
Vetta dotata di croce.

Cresta sud della Cima della Rossa. Vista a sud.
Piz Piotta (3121)
Siamo convinti che ci aspetti una facile traversata in falsopiano di 10 minuti fino alla terza vetta da percorrere allegramente chiacchierando.
Assolutamente no. La facile cresta contiene una torre che rende la cresta percorribile sul filo solo fino ad un certo punto. Almeno con la neve. Neve che ora è abbondante e farinosa, per nulla coesa.
Inoltre noi abbiamo confuso la vetta senza nome con il Piz Piotta che invece è più avanti e più basso. Lo sbaglio è stato dovuto alla presenza di un gendarme su di essa.
Il Piz Piotta infine ci ha lasciati un po' confusi. Non ci è sembrato una cima ma la spalla settentrionale.
Ad ogni modo mentre camminiamo sulla cresta siamo affascinati dall'ambiente intorno a noi, è metà mattina, le vette successive si profilano davanti a noi e ne siamo attratti sebbene cominciamo a dubitare di riuscire ad avere abbastanza tempo.
Difatti dobbiamo superare alcuni passaggi ostici da disarrampicare con le rocce gelate o la neve.
Ad un certo punto non riusciamo a proseguire. Diventa pericoloso. Controlliamo la posizione e ci accorgiamo che il Piz Piotta è ben più avanti. Retrocediamo e scendiamo nella neve per aggirare dal lato ticinese tutto l'ostacolo sormontato dall'omino di pietre.
La progressione è poco fluida e ci troviamo in un traverso sufficientemente ripido da indurci a calzare i ramponi. Altri minuti preziosi.
Dopo di questo siamo ai piedi della vetta che raggiungiamo risalendo un facile pendio.
Altra pausa: accidenti è già mezzogiorno!
Riceviamo molti messaggi da chi ci segue da casa. Veniamo derisi. Siamo lentissimi.

E così siamo piombati in inverno (traverso sotto il Piz Piotta)
Passo di Giumello e Passo di Stabi
Da quante ore stiamo viaggiando? 10 ore!
Ma non ci arrendiamo. Sfumano le ultime 5 vette sebbene in fondo al cuore un posticino per loro c'è ancora.
Siamo in un momento critico, in estremo ritardo sulla tabella di marcia ma non ci scoraggiamo.
Per raggiungere il Fraciòn dobbiamo abbassarci a quota 2900m in una vasta ganna franosa e insidiosa saltando il Puntone della Parete. La neve diminuisce ma non ci abbandona mai. Nel punto più basso ci fermiamo ancora, siamo sorpresi dal mal di testa e prendiamo un'aspirina. Quindi lentamente riprendiamo quota e perveniamo al Passo di Giumello (2957 metri).
Osserviamo la cresta sud del Fraciòn: qualcuno ci ha detto che con la neve saremmo morti, qualcuno ci ha detto che è meno pericolosa del Passo di Stabi. Siamo tentati di affrontarla. Da sotto sembra breve. Ma l'esperienza ci dice che 250 metri di cresta con passaggi fino al terzo grado su terreno misto in quel momento è troppo per noi. Allungando dal Passo di Stabi siamo certi di riuscire a portare a casa sia il Puntone dei Fracion, sia il Pizzo de Stabi, lasciando perdere il resto.
Così ci abbassiamo di nuovo: terreno migliore della ganna precedente ma con molta neve. Siamo rallentati ulteriormente dalla presenza di ghiaccio sulle rocce. Raggiungiamo il ghiacciaio e iniziamo la salita verso il passo. Salita che diventa sempre più ripida.
La parete est del Puntone dei Fraciòn ci sembra offrire una o più vie ma non ci azzardiamo ad improvvisate.
Gli ultimi metri sono molto ripidi e la neve si intercala con una montagna instabile di terra. Difficile davvero non scivolare indietro ma raggiungiamo la parete di roccia e la corda.
Da casa ci avvisano: "non salite da dove scende la corda altrimenti morirete..spostate la corda il più possibile a sinistra e scavalcate la roccia".
Il Passo di Stabi ci dicono che è crollato qualche anno fa.
Come tocchiamo la corda ci arriva una raffica di pietre in testa. Per fortuna abbiamo i caschi. Siamo molto scoraggiati. Facciamo fatica a sostare in quel punto, schiacciati contro la parete sul pendio instabile.
Proviamo a capire come scavalcare le rocce ma non ce la facciamo. La corda non arriva abbastanza a sinistra e continua a staccarsi materiale. Più a destra la roccia è bagnata. Proviamo a cercare altre vie: un camino verticale a sinistra si rivela troppo rischioso. Tentiamo di risalire la placconata a sinistra che porta alla cresta nord del Fracion. Procediamo ma dopo un po', su rocce bagnate ed esposte, chiedo a Deborah se saremmo in grado di ritornare indietro qualora non trovassimo un passaggio per la cresta. Ci rendiamo conto che ci stiamo ingabolando. Telefono ad uno dei contatti di riferimento il quale ci rimanda alla corda: la placconata per lui è un suicidio.
Quindi giù di nuovo: ultimo tentativo. Mi isso sopra una sporgenza inclinata. Ma non mi sento sicuro, non ho appigli solidi per le mani e mi sento a rischio di cadere indietro sul ripido pendio.
A questo punto spariscono altre 2 cime dal programma giornaliero. Abbiamo tentato in tutti i modi. Siamo stanchi e decidiamo di tornare al Passo Giumello.
Io avevo studiato due "vie di fuga", una a sud del Fracion e l'altra a nord. Ero consapevole del rischio di non riuscire a concatenare le cime. L'aspetto più importante della pianificazione per me è stato quello di disporre di tracce gpx e informazioni per scendere da almeno 2 punti intermedi. Saggia pianificazione.

Intaglio verticale presso la base del Passo di Stabi
1600 metri di discesa
Ahahah la discesa!
Ogni volta che mi trovo lungo una discesa di tale lunghezza, dopo tante ore di cammino, mi dico che prossimamente mi dedicherò a cose tranquille come il Monte Boglia. Ma il giorno dopo ho già voglia di ritornare in alto.
Sono le 17.45 e dopo un meritato caffè scendiamo sereni di aver ripiegato.
Seguiamo una traccia gpx di
ueli e
igor, Dapprima almeno 300 metri di ganna franosa, quindi pendii erbosi misti roccette. Ci sono alcuni balzi rocciosi da aggirare. Ci godiamo il tramonto e attraversiamo la lunghissima piana che separa Alpe Giumello e Alpe di Piotta.
Presso quest'ultima ci fermiamo un'attimo, siamo a metà discesa. Ci mancano 800 metri.
Scende la notte e sale la nebbia. Sembra di aver fatto un lungo sogno. Nessun incontro. Solo noi.
Riprendiamo il sentiero del mattino e al buio scendiamo a Fontanè. Qui un uomo locale ci aspetta e ci accoglie. Ha voglia di chiacchierare. Ha trovato le nostre birre e le ha riposte nella fontana. Sono belle fredde.
Lo ringraziamo ma non ci fermiamo: sono le 21.15 e siamo in giro dalle 02.40. Meglio rientrare a casa!

Tramonto sulla Val Malvaglia scendendo verso l'Alpe di Piotta
Ringrazio Deborah per la sua compagnia. Mi complimento per la sua forza fisica e psichica. Mi sono divertito con lei e ci siamo sempre trovati in accordo.
Ringrazio anche la mia Deborah (
debbee) per avermi lasciato andare con una donna sconosciuta in montagna. Non tutte lo accetterebbero serenamente.
La montagna crea un contatto intimo: si condividono emozioni forti, ci si tira fuori dai guai insieme, si risolvono problemi e si crea inevitabilmente un'amicizia.
Le altre 7 le faremo con
m323 promesso!
Con me Deborah, non la mia

Deborah, ostinata come me, ha condiviso con entusiasmo questo bel tentativo.
Cosa abbiamo fatto 18 ore lassù e cosa non ha funzionato ?
Siamo ascesi nel profondo della notte e nella nebbia e siamo riusciti senza difficoltà a conquistare la Cima dei Cogn e la Cima Rossa sebbene la neve ci abbia già rallentato parecchio.
Su quello che pensavamo fosse il tratto più semplice, quello per il Piz Piotta, abbiamo commesso un errore e trovato anche molta neve.
Il vero problema però è stato il Fraciòn. Inespugnabile ci ha "detto" di non passare. E noi gli abbiamo dato retta. Tuttavia non senza provare ad aggirarlo dal Passo di Stabi.
La cresta innevata l'avevamo scartata. Ma il Passo non siamo proprio riusciti a valicarlo.
Pertanto ci siamo portati a casa: un'alba spettacolare, 3 tremila, un'ampia ravanata, rispetto, timore e ammirazione per queste montagne e una divertente sfacchinata in compagnia.

Il momento più bello - mai vista un'alba così
Descrizione
Cima dei Cogn (3063 m)
L'aspetto interessante è stata la cresta che collega Alpe Piotta alla bocchetta q.2830 m (Anta della Parete)
Sveglia alle 00.15 e colazione. Ritrovo a Lugano alla 01.30.
Deborah ed io non ci conosciamo per cui abbiamo un'ora di viaggio fino a Fontané per cominciare ad interagire. Argomento principale ovviamente cosa sarà: la montagna.
A Fontané troviamo uno spiazzo adibito a parcheggio. Sotto la macchina ripongo 2 birre per il ritorno.
Senza attraversare il ponte sulla sinistra passiamo davanti alla casa e, dopo di questa, sulla destra inizia il sentiero.
Questo è sempre piuttosto evidente anche di notte e guadagna quota in modo gradevole fino all'Alpe Piotta dove alle 04.20 ci prendiamo una brevissima pausa. Siamo nella nebbia ed è freddo.
Ora risaliamo i prati in direzione sud-est spostandoci vieppiù a destra. Come suggerito da

Sopra i 2600 m la cresta rimane più a destra e precipita verticalmente sul versante di Fontané. Si segue un pendio di roccette.
Qui rallentiamo perchè veniamo sorpresi da un'alba di rara bellezza. Pertanto continuiamo a voltarci e a scattare fotografie.
Davanti a noi svetta la Cima Rossa da cui si snoda la sua cresta W/SW. La bocchetta da superare quotata 2830 m si situa lungo quella cresta nel punto in cui si orienta completamente ad ovest.
Tale punto si chiama in hikr "Anta della Parete".
Sono le 07.30, ora scolliniamo su un pendio erboso. Perdiamo forse 60 metri. Procediamo nel piatto per dirigerci verso la Bocchetta della Cima Rossa, quella che separa le 2 vette, ma anche la Val Malvaglia dalla Calanca.
La cresta nord della Cima dei Cogn è facile, o PD-. Tuttavia con la neve siamo lenti, si sprofonda, le rocce gelate sono insidiose. La parte finale è ripidella e noi abbiamo lasciato zaini e ramponi in bocchetta. Ma saliamo in vetta senza troppe acrobazie.
Vista superba: un mare immenso di nebbia nel quale avanzano fuori tutte le cime superiori ai 2400 m circa. Davanti a noi il gruppo dei Torrent.
Sono le 08.50.
È come se avessimo dormito in vetta ed ora iniziasse una giornata di creste: questo è il nostro sentimento.

Cima Rossa (3161 m)
Scendiamo in bocchetta e mangiamo. Quindi affrontiamo l'aerea cresta sud della Cima Rossa. 180 metri di dislivello.
Tramite una pietraia si risale il pendio a destra e ci si porta sul filo che si tiene per un po'. Poi si risale un camino (II) e si aggirano alcuni ostacoli portandosi in vetta.
Quello che abbiamo pensato di questa montagna è che non è per niente banale. La cresta sud non è difficile ma va seguita con serietà. Alcuni passaggi sono esposti.
Vetta dotata di croce.

Cresta sud della Cima della Rossa. Vista a sud.
Piz Piotta (3121)
Siamo convinti che ci aspetti una facile traversata in falsopiano di 10 minuti fino alla terza vetta da percorrere allegramente chiacchierando.
Assolutamente no. La facile cresta contiene una torre che rende la cresta percorribile sul filo solo fino ad un certo punto. Almeno con la neve. Neve che ora è abbondante e farinosa, per nulla coesa.
Inoltre noi abbiamo confuso la vetta senza nome con il Piz Piotta che invece è più avanti e più basso. Lo sbaglio è stato dovuto alla presenza di un gendarme su di essa.
Il Piz Piotta infine ci ha lasciati un po' confusi. Non ci è sembrato una cima ma la spalla settentrionale.
Ad ogni modo mentre camminiamo sulla cresta siamo affascinati dall'ambiente intorno a noi, è metà mattina, le vette successive si profilano davanti a noi e ne siamo attratti sebbene cominciamo a dubitare di riuscire ad avere abbastanza tempo.
Difatti dobbiamo superare alcuni passaggi ostici da disarrampicare con le rocce gelate o la neve.
Ad un certo punto non riusciamo a proseguire. Diventa pericoloso. Controlliamo la posizione e ci accorgiamo che il Piz Piotta è ben più avanti. Retrocediamo e scendiamo nella neve per aggirare dal lato ticinese tutto l'ostacolo sormontato dall'omino di pietre.
La progressione è poco fluida e ci troviamo in un traverso sufficientemente ripido da indurci a calzare i ramponi. Altri minuti preziosi.
Dopo di questo siamo ai piedi della vetta che raggiungiamo risalendo un facile pendio.
Altra pausa: accidenti è già mezzogiorno!
Riceviamo molti messaggi da chi ci segue da casa. Veniamo derisi. Siamo lentissimi.

E così siamo piombati in inverno (traverso sotto il Piz Piotta)
Passo di Giumello e Passo di Stabi
Da quante ore stiamo viaggiando? 10 ore!
Ma non ci arrendiamo. Sfumano le ultime 5 vette sebbene in fondo al cuore un posticino per loro c'è ancora.
Siamo in un momento critico, in estremo ritardo sulla tabella di marcia ma non ci scoraggiamo.
Per raggiungere il Fraciòn dobbiamo abbassarci a quota 2900m in una vasta ganna franosa e insidiosa saltando il Puntone della Parete. La neve diminuisce ma non ci abbandona mai. Nel punto più basso ci fermiamo ancora, siamo sorpresi dal mal di testa e prendiamo un'aspirina. Quindi lentamente riprendiamo quota e perveniamo al Passo di Giumello (2957 metri).
Osserviamo la cresta sud del Fraciòn: qualcuno ci ha detto che con la neve saremmo morti, qualcuno ci ha detto che è meno pericolosa del Passo di Stabi. Siamo tentati di affrontarla. Da sotto sembra breve. Ma l'esperienza ci dice che 250 metri di cresta con passaggi fino al terzo grado su terreno misto in quel momento è troppo per noi. Allungando dal Passo di Stabi siamo certi di riuscire a portare a casa sia il Puntone dei Fracion, sia il Pizzo de Stabi, lasciando perdere il resto.
Così ci abbassiamo di nuovo: terreno migliore della ganna precedente ma con molta neve. Siamo rallentati ulteriormente dalla presenza di ghiaccio sulle rocce. Raggiungiamo il ghiacciaio e iniziamo la salita verso il passo. Salita che diventa sempre più ripida.
La parete est del Puntone dei Fraciòn ci sembra offrire una o più vie ma non ci azzardiamo ad improvvisate.
Gli ultimi metri sono molto ripidi e la neve si intercala con una montagna instabile di terra. Difficile davvero non scivolare indietro ma raggiungiamo la parete di roccia e la corda.
Da casa ci avvisano: "non salite da dove scende la corda altrimenti morirete..spostate la corda il più possibile a sinistra e scavalcate la roccia".
Il Passo di Stabi ci dicono che è crollato qualche anno fa.
Come tocchiamo la corda ci arriva una raffica di pietre in testa. Per fortuna abbiamo i caschi. Siamo molto scoraggiati. Facciamo fatica a sostare in quel punto, schiacciati contro la parete sul pendio instabile.
Proviamo a capire come scavalcare le rocce ma non ce la facciamo. La corda non arriva abbastanza a sinistra e continua a staccarsi materiale. Più a destra la roccia è bagnata. Proviamo a cercare altre vie: un camino verticale a sinistra si rivela troppo rischioso. Tentiamo di risalire la placconata a sinistra che porta alla cresta nord del Fracion. Procediamo ma dopo un po', su rocce bagnate ed esposte, chiedo a Deborah se saremmo in grado di ritornare indietro qualora non trovassimo un passaggio per la cresta. Ci rendiamo conto che ci stiamo ingabolando. Telefono ad uno dei contatti di riferimento il quale ci rimanda alla corda: la placconata per lui è un suicidio.
Quindi giù di nuovo: ultimo tentativo. Mi isso sopra una sporgenza inclinata. Ma non mi sento sicuro, non ho appigli solidi per le mani e mi sento a rischio di cadere indietro sul ripido pendio.
A questo punto spariscono altre 2 cime dal programma giornaliero. Abbiamo tentato in tutti i modi. Siamo stanchi e decidiamo di tornare al Passo Giumello.
Io avevo studiato due "vie di fuga", una a sud del Fracion e l'altra a nord. Ero consapevole del rischio di non riuscire a concatenare le cime. L'aspetto più importante della pianificazione per me è stato quello di disporre di tracce gpx e informazioni per scendere da almeno 2 punti intermedi. Saggia pianificazione.

Intaglio verticale presso la base del Passo di Stabi
1600 metri di discesa
Ahahah la discesa!
Ogni volta che mi trovo lungo una discesa di tale lunghezza, dopo tante ore di cammino, mi dico che prossimamente mi dedicherò a cose tranquille come il Monte Boglia. Ma il giorno dopo ho già voglia di ritornare in alto.
Sono le 17.45 e dopo un meritato caffè scendiamo sereni di aver ripiegato.
Seguiamo una traccia gpx di


Presso quest'ultima ci fermiamo un'attimo, siamo a metà discesa. Ci mancano 800 metri.
Scende la notte e sale la nebbia. Sembra di aver fatto un lungo sogno. Nessun incontro. Solo noi.
Riprendiamo il sentiero del mattino e al buio scendiamo a Fontanè. Qui un uomo locale ci aspetta e ci accoglie. Ha voglia di chiacchierare. Ha trovato le nostre birre e le ha riposte nella fontana. Sono belle fredde.
Lo ringraziamo ma non ci fermiamo: sono le 21.15 e siamo in giro dalle 02.40. Meglio rientrare a casa!

Tramonto sulla Val Malvaglia scendendo verso l'Alpe di Piotta
Ringrazio Deborah per la sua compagnia. Mi complimento per la sua forza fisica e psichica. Mi sono divertito con lei e ci siamo sempre trovati in accordo.
Ringrazio anche la mia Deborah (

La montagna crea un contatto intimo: si condividono emozioni forti, ci si tira fuori dai guai insieme, si risolvono problemi e si crea inevitabilmente un'amicizia.
Le altre 7 le faremo con

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