Cima delle Donne (2723 m) - SKT
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Ah, le donne, le donne… Mi viene in mente una pubblicità che in questo periodo passa sulle televisioni italiane: “le donne saranno felici… una, sicuramente!” E siccome, da parte delle donne sembra non esserci tanto interesse per la “loro” cima (per la verità, nemmeno da parte degli uomini, se si vuole trovare il pelo nell’uovo) ci ha pensato il vecchio tapio ad andare a fare visita alla Cima delle Donne.
Cito la guida CAS: “ Cima posta tra la Valle di Peccia e la regione di Robièi. Non si tratta di una meta molto conosciuta, ma dalla cima si gode un superbo panorama sul Basodino e sui molti laghi della zona. Nome particolare in omaggio al gentil sesso, infatti le montagne ticinesi hanno diverse vette denominate “Cima dell’Uomo”, ma vi è una sola “Cima delle Donne”.
Ribadisce la guida: ”Itinerario che richiede condizioni sicure. Parte alpinistica possibile solo se vi è neve a sufficienza”.
“Bene, questo non dovrebbe essere un problema, neve ce n’è” mi dico. Dunque, andiamo a vedere queste Donne.
Risparmio la descrizione dell’itinerario fino alla Passo di Cristallina: anche se da Ossasco sono 1250 metri di dislivello, penso che sia a tutti noto.
Per i 170 metri di discesa successivi fino al Lago Sfundau, evito di spellare, tanto la neve è costituita da cartone cedevole e non sarebbe comunque una bella discesa. Ovviamente, con le pelli sotto gli sci devo scendere in modo un po’ comico, prediligendo molto spesso la scivolata nuda e cruda alle curve.
Al Lago tengo la sponda sinistra, completamente avvolta nell’inverno più rigido (sembra strano ma qui siamo di parecchi gradi sotto lo zero, con un’escursione termica rispetto al pomeriggio di almeno 25° se non di più). Risalgo poi fino alla bocchetta di quota 2465 e da lì comincio la lunga traversata sulla Pianca.
Di tutta la gente che c’è in giro, tolti quelli che vanno al Cristallina (tanti) e quelli che raggiungono la Cima di Lago (tantissimi) rimangono due sparuti gruppetti, uno che mi precede e uno che mi segue sulla Pianca. Ma, inutile illudersi, tengono entrambi una linea bassa, probabilmente per aggirare la cresta SSW della Cima delle Donne e scendere poi a Robiei (o eventualmente per rientrare in Val Torta con ampio giro, via Bocchetta, Valle e Passo del Sasso Nero nonché Passo del Narèt).
Quindi anche oggi solo soletto nei passaggi chiave. Man mano che mi avvicino alle creste N e SW della Cima delle Donne arguisco che la SW difficilmente mi consentirà di passare. Scelgo allora di salire quanto possibile ed avvicinarmi alla cresta N in modo da minimizzare la parte alpinistica.
A ragion veduta la scelta migliore sarebbe stata quella di proseguire perdendo qualche metro di dislivello (una decina, non di più) e portarmi sotto la verticale della cima. Da lì avrei potuto risalire per direttissima: ripida sì, ma meno complessa e faticosa della via seguita. In ogni caso, niente di male, solo qualche goccia di sudore in più. E poi, ho comunque trovato un posto comodo per il cambio di assetto.
Dunque, arrivato sotto la cresta N della Cima delle Donne tolgo gli sci, li metto sullo zaino, indosso i ramponi e salgo in traversata obliqua verso la suddetta cresta. La traversata obliqua comporta che la gamba a monte si sposti sempre con gran fatica, perché trova l’ostacolo del pendio nevoso. In ogni modo, raggiunta la cresta, deposito lo zaino (compreso di sci) e proseguo unicamente con picca, (ramponi) e macchina fotografica.
Devo aggirare due spuntoni, sempre in obliquo e con poca risalita: lo spostamento laterale lo supero agevolmente (come se salissi), mentre l’obliquo presenta le controindicazioni di cui sopra. Arrivato alla stessa quota della vetta non mi rimane altro che un avvicinamento orizzontale senza più problemi di gambe (e di ramponi che possono bucare i pantaloni).
In vetta un bell’ometto triangolare fa bella mostra di sé: per i panorami, la parola va alle foto.
Torno senza problemi al deposito (la neve tiene ancora bene, non si affonda per niente) e mi concedo l’agognata birretta.
Poi, sci ai piedi, passo il pendio in contropendenza che prima avevo salito con i ramponi e continuo su questa bella Pianca in traversata verso la bocchetta che porta al Lago Sfundau. Discesa su polvere, ripellata e risalita nella gola che da Polo Nord sembra essersi tramutata in Equatore. Al Passo di Cristallina nuovo cambio di assetto e bella discesa in Val Torta e poi giù fino ad Ossasco.
Cima delle Donne: cima affascinante, come suggerito dal nome.

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